di Renata Pompas. Fashion Natural Dye Day: la bellezza sostenibile e i colori eco-compatibili, in mostra al giardino Lea Garofalo
L’evento Fashion Natural Dye Day si è svolto nel giardino comunitario che nel 2013 il Comune di Milano ha dedicato alla memoria della testimone di giustizia Lea Garofalo, dove Rosella Cilano – studiosa, ricercatrice e coordinatrice delle attività della “Associazione Colore e Tintura Naturale M. E. Salice” – si è inserita nel progetto “Giardini in transito” con l’allestimento di quattro aiuole di piante tintorie, suddivise in base ai colori che si possono estrarre: giallo, blu, rosso e bruni.
Il giardino è di libera fruizione e tutti i visitatori sono stati invitati durante la manifestazione a conoscere le diverse piante tintorie la cui funzione è indicata nella locandina. È stata raccontata la storia della loro coltivazione ed uso nel tempo.
L’evento era articolato in visita alle aiuole del giardino, esposizione di campionature, documentazione sulle piante tintorie, workshop e sfilata.
Dal green washing alla sostenibilità

Perché parlare di colori naturali? Perché è un argomento attuale e molto sentito, come si deduce dalle ultime ricerche di mercato che dimostrano come i consumatori siano diventati più esigenti riguardo l’impatto che i prodotti possono avere sull’eco-sistema, in particolar modo i millennial.
Oggi il mercato ha capito l’importanza della sostenibilità e sta “ripulendo” l’immagine dei propri prodotti con un lavaggio green, talvolta pretestuoso e circoscritto alla la comunicazione, ma sta anche rispondendo con ricerche e produzioni molto interessanti. Le tematiche ambientali richiedono il risparmio dell’acqua, l’uso di energie rinnovabili, l’abolizione degli inquinanti chimici e l’uso di coloranti che non siano nocivi. Negli ultimi tempi sono nate delle certificazioni integrate di sostenibilità ambientale e di responsabilità sociale.

Alcune aziende tessili stanno producendo una moda etica, che attribuisce una grande attenzione alla sostenibilità della materia prima, ai processi industriali di lavorazione, allo smaltimento dei prodotti, al riciclo, alla riduzione dei consumi di energia e all’impatto sociale, nell’ottica di una economia circolare.
Un mercato da conquistare

Attualmente il trasferimento su scala industriale dei colori naturali nella tintura e nella stampa tessile presenta ancora alcune problematiche di tipo tecnico, per esempio nella difficoltà di utilizzare gli impianti destinati ai coloranti di sintesi.
Questi problemi potrebbero influire sulla qualità del risultato e, in attesa di risolvere queste difficoltà oggettive, nonostante la realizzazione di alcuni casi interessanti, scarseggiano gli investimenti in una comunicazione che ne valorizzi l’aspetto estetico, salutistico e ambientale.

E mentre l’industria sta gradualmente sostituendo i coloranti chimici derivati dal petrolio con coloranti a minor tasso di inquinanti, nelle piccole produzioni artigianali si registra la crescita dell’interesse per l’impiego di coloranti naturali, privi di sofisticazioni, di additivi o di contaminazioni chimiche, completamente ecologici.
I colori naturali
Belli, atossici, anallergici, non inquinanti, rinnovabili, la caratteristica estetica dei colori naturali è che essendo composti da più cromofori (atomi che conferiscono il colore a una sostanza) – e non da uno solo come nel colore chimico – si genera una ricchezza di stimoli visivi racchiusi in un solo colore apparentemente percepito che appaga la vista con una sensazione di pienezza e di piacevolezza inimitabili.

Cosa sono i coloranti naturali?
Sono costituiti da materie coloranti che possono essere di origine vegetale, estratte secondo il tipo di pianta dalle sue diverse parti, ad esempio: dalla radice di robbia un bellissimo rosso, dal fusto del legno Brasile un bel rosso ciliegia, dalla corteccia del legno campeggio un viola bluastro, dalle foglie del guado un blu turchese, dal fiore dello zafferano un bell’arancione, dalle bacche del mirtillo un azzurro, dal frutto del melograno un giallo oro intenso, ma si possono utilizzare anche alghe, licheni e funghi…

O possono essere di origine animale, estratti da alcuni insetti e molluschi, ad esempio: dalla cocciniglia il magnifico rosso carminio, dai murici il rosso violaceo della porpora che in antichità fece la fortuna dei Fenici.
Ricerca e Formazione
Durante il Fashion Natural Dye Day si sono svolti quattro workshop liberi che hanno coinvolto diverse persone presenti, invitandole a sperimentare – attraverso la manipolazione di fili di seta, di cotoni da ricamo e di tessuti tinti in colori naturali – la loro bellezza: in quello dedicato al rappezzo è stata applicata la tecnica giapponese tradizionale “boro”, mediante applicazione di tessuti precedentemente tinti con indaco naturale. La dimostrazione di tintura con bucce di avocado ha mostrato come ottenere una serie di bellissime e sofisticate gamme di rosa.
Rosella Cilano ha presentato i risultati della ricerca sull’applicazione del colore naturale sui filati, sui tessuti e nell’abbigliamento eco-sostenibile, condotta da sei neo-laureate di diverse scuole di Milano, che hanno lavorato nel laboratorio dell’Associazione.
Martina Brunati alla NABA, Nuova Accademia di Belle Arti; Cristina Corvi e Francesca Lorizzo all’Accademia di Belle Arti di Brera; Cecilia Simeoni al FADU, Facultad de Arquitectura, Diseño y Urbanismo di Buenos Aires. Irene La Manna si è formata in un Atelier di tessitura di Vienna. Elisa Marazzi si è laureata al al Politecnico di Milano con l’ideazione di una piattaforma multimediale che permettere di orientarsi nell’attuale panorama italiano della offerta di colorazione naturale. Il suo relatore Giovanni Maria Conti ha presentato a Marsala la sua ricerca alla “MDA – 3dt International Conference on Environmental Design”, dedicata alla sostenibilità ambientale.
La sfilata

Ricordiamo tra i capi presentati da Martina Brunati un cappotto di lana cotta tinto in rosso con radici di robbia.
Tra quelli di Cristina Corvi un abito e un kimono decorati con una cascata di cordoncini ritorti e fettucce di tessuto nei toni di tinto in robbia il primo e di indaco e guado il secondo.

Francesca Lorizzo ha lavorato valorizzando alcuni capi di lingerie esternabile, tinti e ricamati con colori naturali. Elisa Marazzi ha giocato con i cromatismi sfumati dei suoi capi di maglieria, tinti in acacia catecù, reseda e avocado.
Cecilia Simeoni ha presentato una collezione policroma dedicata alle bambine, arricchita da ricami color pastello. Irene La Manna alcune stole tessute a mano, con intrecci di lana e seta nei colori grigio, blu e viola, ottenuti con indaco e legno di campeggio. Il successo dell’evento mostra l’attualità e la validità delle ricerche.

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