Piero il Magnifico

Un altro personaggio per la serie suI pittori e il loro linguaggio simbolico

di Giorgio di Salvo. Un’analisi dello stile di un grande pittore rinascimentale, che sembrava togliere movimento ed espressività ai protagonisti dei suoi ritratti.

Comprendere il linguaggio simbolico di Piero della Francesca non è facile. Anzi. Credo che sia solamente per veri iniziati. Perché egli veniva considerato tra i più grandi durante il suo passaggio sulla terra?
Il fenomeno che si crea nel contemplare le sue pitture si comprende  dopo aver osservato tutta la pittura rinascimentale dopo  di lui.

Piero della Francesca. Battesimo di Cristo

Esattamente, so che queste mie parole sia aprono su se stesse come  scatole cinesi. Solitamente in tutte le arti conosciute, per comprendere la grandezza di un artista bisogna studiare il passato, la vita, da chi venne influenzato, chi gli fece da maestro e via discorrendo. Per Piero della Francesca questo non è.

Bisogna fare un viaggio in un futuro passato ipotizzando di partire dalle sue opere per  bucare il tempo fino a raggiungere la dimensione di Caravaggio. Pian piano scoprire dove si celano le tracce pittoriche di Piero all’interno delle opere dello stesso Caravaggio. Questo esercizio mentale deve essere riprodotto a ritroso  per ogni maestro d’arte come per Tintoretto, Raffaello, Michelangelo e Leonardo, fino a ritornare al punto di partenza. Riniziare da Piero della Francesca con una nuova conoscenza. Solo dopo aver effettuato questo viaggio si potrà comprendere l’assoluta grandezza di questo Maestro.
(consiglio: tenete a mente queste ultime cinque righe)*

Partiamo da un indizio: perché clonare i volti?

Arezzo. Cappella Bacci. Particolari femminili.
Le figure maschili dalle “storie della vera Croce”.

Nella Basilica minore di San Francesco ad Arezzo, all’interno della cappella centrale dipinta da Piero della Francesca vi è un ciclo di affreschi denominati “Storie della vera Croce”. In partica è la storia della nascita della croce di Cristo fino al ritrovamento di Sant’Elena madre dell’imperatore Costantino.

In queste raffigurazioni se ci si sofferma più del dovuto notiamo un’abitudine molto strana del pittore. Raffigura con gli stessi volti i personaggi più illustri nello scenario storico da esso rappresentato.

I personaggi di spicco come Re Salomone, l’imperatore Costantino, Set figlio di Adamo e lo stesso Dio sono tutti dipinti utilizzando lo stesso modello maschile.  Anche nelle donne avviene lo stesso enigma. La Regina di sale è identica a Sant’Elena. Perché?

Di certo non si può accusare l’artista di non essere in grado di immaginare altri volti o di peccare di poca fantasia. Allora perché il pittore si ostinava a utilizzare sempre gli stessi volti?

In verità egli voleva comunicare attraverso le sue opere nuove capacità di linguaggio. Comunicare come si fa con le note musicali che pur essendo sempre se stesse cambiano asseconda della posizione creando assonanza o dissonanza. Un concetto di armonia totalmente fuori dal tempo e dallo spazio creativo di ogni suo predecessore e precursore. Nessuno mai ha e aveva concepito tale metodo prima e dopo di lui….

Movimento fermo!

“Flagellazione di Cristo”. I tre uomini a dx, contemporanei di Piero, è come se parlassero del martirio di Gesù.

All’inizio, la critica contemporanea non vide di buon occhio la sensazione di staticità che esprimevano le pitture del magnifico Piero. O forse sarebbe meglio dire che non compresero perché egli non esprimeva nessun movimento nelle azioni o negli aneddoti prevalentemente religiosi. Angeli inermi, senza espressività, santi senza gioia né dolore. Tutto immutato.

Pensarono che esso fosse un antesignano del Rinascimento o un post medievale o un ante proto-raffaelita, insomma non riuscirono ad etichettarlo come spesso accade nella nostra epoca, per poi scoprire che questi sono più che altro nostri meri schemi mentali che tanto piacciono alle intellighenzie di un certo settore.

Comunque non basterebbe un tomo universitario per capirne l’essenza vera. Credo che Piero della Francesca intuì dove la pittura dopo di lui sarebbe andata a parare, volgendo l’attenzione più sulla dinamica degli eventi. Infatti tutti i pittori dal 1400 in poi andavo tutti alla spasmodica ricerca del movimento. Più l’opera dava la sensazione di azionarsi e più l’immagine, qualunque essa fosse stata, appariva più viva. Tutti i più grandi seguirono questa linea universale. Lui no!

Lui conosceva bene lo sbaglio che avrebbe portato tutti a creare nel tempo e nei secoli un’immagine sempre più spasmodica fino a perdere di vista la dimensione figurativa. Così da non riconoscere più neppure un’immagine umana neppure nella sua forma archetipale, cosi da perdere per sempre la possibilità di leggere l’aspetto più importante, quello simbolico. Ma allora, come possiamo comprendere il messaggio che egli voleva donarci? Immagini prive di movimento facce perdute nella fisiognomica, sfondi geometrici che aiutano ben poco ad orientarsi nella  normale comprensione storica di alcuni eventi. Dunque?

Dove troviamo la vitalità nelle sue opere ?

Battesimo di Cristo

*Vi ricordate il mio consiglio inziale messo in parentesi?
Il segreto per comprendere la vastità di questo genio, oramai incompreso, sta tutto nell’eseguire questo l’esercizio mentale che come sopra mi sono sforzato di rendere comprensibile. Se si va a ritroso nella storia dell’arte, pian piano ci accorgeremo che il movimento creato da tutti i pittori nasce da una fonte iniziale. Quella della creatività di Piero della Francesca.

È solo allora, dopo esser partiti dalla fine noteremo che le immagini del Piero hanno il giusto movimento. Le immagini inizieranno a vivere dinnanzi a voi offrendovi un antico sapere. Tutto ciò accadrà all’interno di voi stessi e più sarà stato intenso il vostro cammino di ritorno verso di essi e più appariranno mondi fatti di pura energia vitale.

Quel Cristo battezzato da San Giovanni con una colomba che vola verso il vostro punto di vista, per voi,  non sarà più statico  e inerme ma sarà come vedere un film in 3D.
Se riuscirete a far tutto ciò capirete del perché ho intitolato questo testo come Piero il Magnifico.

In copertina. Piero della Francesca “Sacra Conversazione”

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Laureato il lettere. Regista e autore teatrale. Studioso di simbologia dell'arte, di testi sacri e letture esoteriche.