Nel 2007 viene istituito il Consiglio Economico Transatlantico e stabilite le condizioni per la creazione di una zona di libero scambio comune alle due macroaree di Stati Uniti d’America ed Unione Europea.

Nel febbraio del 2013 il presidente Usa Barack Obama, il Presidente della Commissione Ue José Manuel Barroso e il Presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy comunicano ufficialmente l’avviamento delle procedure interne per perfezionare il negoziato.
Il 14 giugno del 2013 il Consiglio europeo dà mandato alla Commissione per negoziare a nome dell’Ue sul TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership, Trattato Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti). Il Trattato dovrà essere completato entro il 2015 e votato dal Parlamento Europeo, da parte della Direzione Generale Commercio della Commissione Europea.
Contenuti e impatti socio-economici
Il TTIP viene definito un accordo transatlantico commerciale e per gli investimenti. La finalità dell’accordo è aumentare gli scambi e gli investimenti tra l’UE e gli Stati Uniti, attraverso l’eliminazione di barriere tariffarie e non, che attualmente limitano gli scambi tra i due Paesi, ottimizzando le potenziali prospettive di un mercato globale, generando nuove opportunità economiche di creazione di posti di lavoro e di crescita mediante un maggiore accesso al mercato e una migliore compatibilità normativa e ponendo le basi per norme a livello mondiale.
Al di là dei potenti messaggi contenuti all’interno del Trattato, è necessario comprendere bene la posizione di ciascuna delle parti coinvolte nel negoziato e quantificare gli effetti che l’approvazione definitiva di questo negoziato potrebbe creare sull’economia globale.
Quanto al primo punto, è noto a tutti che l’egemonia statunitense di origine storica, ereditata dal famoso Piano Marshall, non mette sullo stesso piano le due parti contraenti e si ha la reale sensazione che si tratti di uno strumento utilizzato dall’economia americana per estendere la propria influenza oltre oceano e ampliare il proprio giro d’affari (e quindi i propri valori politici ed economici), quasi imponendoli all’economia europea. Quest’ultima, vivendo attualmente una fase di difficoltà economica e intravvedendo un modo per rilanciarsi a livello sovranazionale, accetterebbe questo ruolo di dipendenza, pur di uscirne con numeri positivi.
Quanto al secondo punto, i primi studi commissionati e i report ufficiali ipotizzano un effetto prospettico di crescita del PIL per ciascuna area pari ad un 0,1% nell’arco di un decennio, riportando un risultato alquanto ridotto rispetto alle aspettative di tutti gli attori del negoziato.
Un altro importante aspetto da considerare, circa gli effetti quantitativi del Trattato, è legato alle profonde differenze che hanno sempre contraddistinto le due aree, sia dal punto di vista tecnologico, sia e soprattutto, dal punto di vista normativo. E’ risaputo, infatti, che il principio di prudenza tipico della società europea va poco d’accordo con lo stile della deregolamentazione caratteristica della realtà economica americana: questo renderebbe il tutto molto difficile per la prima a totale vantaggio della seconda, se consideriamo che ha avuto modo di sperimentare a lungo al proprio interno questo modo di gestire l’economia e gli scambi e risulta, quindi, avanti anni luce rispetto all’area europea sotto questo punto di vista. Si pensi, solo a titolo di esempio, al mercato del lavoro. Quali sarebbero gli effetti sociali di una parziale (o addirittura totale) eliminazione delle tutele dei posti di lavoro di cui oggi beneficiano parecchi paesi in zona Ue ?
Se poi pensiamo al settore sanitario, è doveroso riflettere sul fatto che in Europa, fin dal 2007 sono state approvate leggi che permettono di tutelarsi dall’invasione di prodotti farmaceutici potenzialmente nocivi per la salute umana e animale.
In quanto al settore dell’alimentazione, abbiamo ben presenti le limitazioni che la Ue impone all’uso ed all’importazione degli Ogm e delle carni trattate con ormoni o sterilizzate tramite l’uso di cloro. Grazie a questi interventi, in zona Ue, sino ad oggi prodotti di questo tipo non possono essere diffusi sui campi o distribuiti nei supermercati.
Altra caratteristica peculiare che emerge dall’analisi del Trattato è la totale assenza di norme riguardanti il settore della finanza e le banche. Questo potrebbe significare dare il via alla diffusione di una serie di strumenti finanziari, gestiti ormai da anni nel sistema economico americano, che in Europa sono quasi sconosciuti e che potrebbero esporre l’economia del Vecchio Continente a reali rischi di complicazioni finanziarie, con inevitabili effetti anche su tutte le economie collegate.
La segretezza dei negoziati
Un altro aspetto da considerare tutt’altro che secondario è la segretezza, almeno in parte, di questi negoziati, poiché accessibili solo agli addetti ai lavori che se ne occupano, cioè il Governo degli Stati Uniti e la Commissione europea. Perché, ci domandiamo, se questo Trattato ha lo scopo di offrire un grande beneficio a tutta l’economia mondiale, con risultati positivi e dimostrabili su entrambe le aree coinvolte, è così tanto nascosto all’opinione pubblica e ai media? Perché, se veramente è destinato al progresso di tutte le comunità mondiali, ormai strettamente collegate tra loro grazie alla globalizzazione, è così difficile reperirne informazioni e dati? Questa segretezza ha causato buona parte delle opposizioni da parte di molte organizzazioni, sociali e non, sia negli Stati Uniti che nei paesi dell’Unione Europea.
Un altro spunto di riflessione è l’esplicito riferimento a barriere non tariffarie: è questo il fattore che sta scatenando la maggior parte delle reazioni e che suscita molti disappunti. Infatti, finchè si parla di aspetti puramente economici, vale a dire limitazioni tariffarie come ad esempio i dazi doganali, tutto ciò viene visto con relativa disattenzione. Ma quando si parla di eliminazione di barriere anche non tariffarie, la cosa cambia e anche di molto. In quest’ultimo caso vengono coinvolte tutte le parti sociali e tutti gli accordi in essere all’interno di un sistema economico e dei Paesi che lo compongono. Ne consegue un livello di attenzione molto maggiore, perchè vengono messi in discussione tutti gli equilibri.
Ma la clausola su cui attirare la massima attenzione è che il TTIP prevede il diritto per gli investitori internazionali di citare in giudizio, presso un tribunale arbitrale creato ad hoc (ISDS, Investor-State Dispute Settlement, Risoluzione delle controversie tra Stato e investitore) i governi sovrani e le autorità locali, qualora le loro società subissero perdite, anche potenziali, di profitti, in seguito a decisioni di politica pubblica adottate dalle autorità medesime. Per la prima volta si assiste ad un’importante delegittimazione del potere statale in senso stretto e della crescente supremazia che le multinazionali stanno costantemente sviluppando, di pari passo con il fenomeno della globalizzazione. Questo è, forse, il punto più delicato da considerare, che sta ispirando parecchi professionisti dell’informazione ad attirare l’attenzione di tutta l’opinione pubblica su questa tematica.
Gli aspetti positivi
Esaminando invece gli aspetti positivi che deriverebbero dall’approvazione di questo Trattato, si realizzerebbe un aumento generale del volume degli scambi, specialmente delle esportazioni europee verso gli Stati Uniti. Aumenterebbe anche il PIL mondiale (anche se in proporzione contenuta, come visto agli inizi dell’articolo) e quello dei singoli Stati. Infine, si potrebbero ottenere benefici, grazie alla semplificazione burocratica e delle regolamentazioni, tra Stati Uniti ed Europa.
Ora, considerato che l’obiettivo è quello di offrire i principali elementi di analisi per una rapida ma concreta idea di cosa significherà approvare il TTIP, è opportuno poter conoscere i dati quantitativi che fanno capo a questo negoziato e che con estremo impegno il Movimento 5 Stelle sta analizzando e divulgando.
Attualmente sono state raccolte più di un milione di firme per opporsi all’approvazione di questo Trattato e stiamo assistendo ad un crescente interesse da parte dell’opinione pubblica su questo delicato tema. Gli esiti di questo negoziato si vedranno entro la fine di quest’anno, per cui è adesso il momento di approfondirne i contenuti e, se in disaccordo, agire di conseguenza.
Per saperne di più:
La ricerca su Youtube del Movimento 5 stelle: https://www.youtube.com/watch?v=uEIewEgzilc
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