Storia strana, la storia del nostro mondo; non tutta del mondo: non tutta nostra, non tutta storia; non tutta così strana. P. Celan
Dicembre è il mese in cui, sotto varie forme e riti, si celebra in tutto il mondo e nella maggioranza delle culture note la nascita del nuovo “essere”, la ri-nascita, l’avvento, in occidente il Natale. Sembra un momento propizio e appropriato per iniziare a indagare e cercare di comprenderne l’origine, archetipo della nascita dell’umanità nella forma sostanziale in cui oggi ci riconosciamo. In poco meno di un secolo e mezzo, infatti, nuove scoperte archeologiche, scientifiche, filologiche e storico-teologiche ci hanno consegnato e messo a disposizione una grande quantità di elementi e dati che mettono in autentica crisi tutto ciò che la cultura ci aveva insegnato per almeno tre millenni.

Le descrizioni delle origini dell’umanità ereditate dai racconti della Creazione per l’aspetto religioso, contrapposte al positivismo evoluzionista del XIX secolo, che hanno esercitato grande influenze culturali tuttora egemoni nei libri scolastici, accademici e nella grande massa delle popolazioni ignare, non hanno più ragione di esistere poiché non sono in grado di dare spiegazioni plausibili alle scoperte, non possono vantare evidenze che invero non hanno mai posseduto. La loro credibilità non è stata conquistata per mezzo di una autentica ricerca indirizzata alla verità, in risposta alla domanda che ciascun “nato da donna” si pone fin dall’infanzia, e cioè: chi siamo, dove siamo, da dove veniamo e dove andiamo e perché il mondo è così come ci appare. E non appare un mondo di pace e d’amore, quel mondo che invece ciascun piccolo umano desidera ed esige fin dalla sua incarnazione in un corpo fisico. E’ un compito complesso e multidisciplinare quello che ci proponiamo, ricco di ostacoli e povero di certezze, tuttavia riteniamo che una seria ricerca in questa essenziale direzione non possa più essere rimandata. Riassumiamo ora le direzioni che saranno sviluppate progressivamente e a più riprese, cercando di evidenziare quegli aspetti problematici che da soli potrebbero portare ad un cambio di direzione nel modo di intendere le nostre origini e, forse, la vita stessa.
Da dove o da chi discendiamo?
Quello che abbiamo appreso dai nostri studi scolastici e accademici ci ha portato fin qui a credere che l’umanità discenda per via evoluzionistica diretta dai primati.

I resti di due antenati ominidi: una scimmia antropomorfa chiamata Chororapithecus abyssinicus, trovata nell’Etiopia orientale, e il Nakalipithecus nakayamai farebbero riferimento ad una data risalente a 10 milioni di anni fa, ma ci dicono che dobbiamo arrivare a circa due milioni e cinquecentomila anni fa per trovare i primi manufatti creati da varie specie di proto-ominidi, gli australopitechi, discendenti dai proto-primati. Ed è solo duecentomila anni fa che ci saremmo evoluti nella forma di Homo, in seguito ad una differenziazione dell’habitat della Rift Valley, una zona geografica che coincide con l’attuale Etiopia, Kenya e Tanzania.
Sempre secondo la teoria evoluzionistica, i proto-ominidi che vivevano nella zona boscosa e protettiva sono rimasti allo stadio in cui erano, mentre quelli che si sono dovuti “arrangiare” nel versante arido hanno sviluppato nuove capacità e si sono evoluti, diffondendosi poi su tutte le terre emerse e dando origine ai vari stadi successivi: l’Homo ergaster, originario, diventa erectus migra in Eurasia diversificandosi in Homo heilbergensis e, successivamente, nel carnivoro neanderthalensis.
Da qui tutte le varie ibridazioni, nate esclusivamente dal ceppo proveniente dall’Africa, dove si sviluppò la variante sapiens che poi si impose su tutte le altre specie causandone la scomparsa e da cui discenderemo noi.

Questo è valido per coloro che sostengono che deriviamo tutti da un ceppo unico, mentre coloro che sostengono il pluricentrismo portano a supporto della loro tesi il ritrovamento recentissimo a Denisova, di un sito dove gli archeologi hanno rilevato nella caverna vicina agli scavi sia i resti di Homo di Neanderthal che tracce di Homo di Denisova: i due ominidi erano quindi vissuti contemporaneamente. Avrebbero così tracciato la mappa dell’albero genealogico del genere umano: le specie di esseri umani moderne sarebbero state quattro: l’Homo Sapiens africano, l’eurasiatico Homo di Neanderthal, l’Homo di Denisova dei Territori dell’Altaj e l’Homo Orientale, che viveva dove ora c’è la Cina, ma si parla di quarantamila/sessantamila anni fa!
Quello che è certo, è che l’anello di congiunzione, la prova evidente del passaggio tra i primati e l’Homo, non si è mai trovata e questo ha acceso un altro dibattito infuocato tra evoluzionisti e antievoluzionisti, con un proliferare di accuse vicendevoli, compresa la costruzione ad arte di prove in un senso e nell’altro.
Evidenze scientifiche.
Nell’anno 2002 uno studio congiunto condotto dai ricercatori Fujikawa e Hancziz arrivò a dimostrare che un particolare tipo di argilla è in grado di catalizzare reazioni biologiche e di combinare e ricombinare l’RNA. Tali studi proseguono oggi in molti laboratori di ricerca. Tra questi mi sembra interessante citare quello condotto da J. Ferris, Prakash Joshi, M. Aldersley e J. Price che ha prodotto la pubblicazione, in collaborazione con la Nasa, il Dipartimento di chimica e biochimica ed il Dipartimento di Scienze Terrestri ed Atmosferiche dell’Università di Albany, un abstract dal titolo: “RNA uno Scenario per le origini della vita sulla Terra: formazione dall’argilla catalizzata Montmorillonite di Oligomeri di RNA“ (http://hudsonvalleyrnaclub.org/course/rna_lecture1_ferris012011.pdf).

Già di per sé questa scoperta avrebbe del sensazionale, ma a questo si aggiunge un altro pezzettino di questo intricato puzzle che sta a poco a poco rivelando un disegno stupefacente: circa due anni fa alcuni ricercatori del dipartimento di Genetica e Medicina Molecolare di Edimburgo hanno scoperto che è presente nel nostro DNA un gene responsabile dello sviluppo cerebrale, chiamato miR-941, emerso all’improvviso un milione di anni fa e sviluppatosi in un arco di tempo brevissimo. Tale gene, che appartiene solo ed esclusivamente al genere umano, è stato da subito operativo e discendeva da DNA non codificante, termine che indica un pezzetto di sequenza di un genoma che non è trascrivibile nell’RNA e considerato di nessuna o, meglio, sconosciuta utilità. Le conseguenze dell’avvento di questo gene hanno fatto la differenza tra le scimmie/proto-ominidi e l’Homo Sapiens Sapiens. I tempi di tale accadimento si collocano tra sei e un milione di anni fa, mentre gli studi che abbiamo fin qui citato fanno comparire lo switch-on umano circa duecentomila anni fa: di fatto, le ultime ricerche hanno spostato quel fatidico evento molto più indietro ed ora si parla di ottocentomila o più anni e questo farebbe coincidere le due cose. Ma neppure su questa tempistica gli studiosi riescono a mettere un “paletto” fermo.
Altro pezzetto del puzzle: studi comparativi, sembrerebbero rivelare che l’Homo Sapiens ed il suo parente più prossimo, il Neandethalensis, non siano stati il risultato dell’evoluzione diretta dall’Homo Erectus, dall’Homo Abilis e dall’Homo Rudolfensis, loro predecessori, ma un qualcosa di totalmente differente e autonomo.
Il fattore Rh
Accenniamo ora al fattore Rh, che ci porta ad un ennesimo punto interrogativo dirompente rispetto alla teoria della discendenza evoluzionistica pura dalle scimmie.

Tutti sappiamo che il nostro tipo di sangue si classifica secondo un parametro chiamato Rh, che sta per Rhesus (nome scientifico della specie di scimmie Macaco Rhesus) e si divide in positivo o negativo, con una serie di sottospecie definite 0, A, B, AB. Cosa significa? Significa che il sangue può reagire o meno con quello di una scimmia, cioè essere compatibile (simile, della stessa specie) o no. Dato che il gruppo sanguigno ed il fattore Rh sono ereditari, la domanda a cui gli scienziati non vogliono dare una risposta, a meno di entrare in un ambito molto periglioso è: come mai ci sono esseri umani che hanno un tipo di sangue che NON discende da quello dei primati?
Una prima immediata riflessione sulla questione è che siamo di fronte ad una diga, eretta dalla comunità scientifica, che ormai ha troppe falle e che non riesce più a trattenere informazioni diventate oltremodo dirompenti e che minano la sua credibilità.
I testi antichi
Partiamo dalle religioni e dagli scritti universalmente conosciuti e riconosciuti e vediamo come e se descrivono la nascita dell’umanità.
Nei testi vedici non c’è la descrizione della creazione dell’uomo come la intendiamo noi ma di un’umanità archetipica, cosmica, maschile e femminile; vi si descrive, quindi, la nascita della dualità. Sempre di creazione si tratta, da qualche parte c’è l’azione del Creatore, o di un creatore, o di più creatori. Non è dato sapere dai testi.
Nella Genesi si narra che Dio creò l’uomo “a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò”. (Genesi 1:27) “Allora l’Eterno Dio formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito di vita, e l’uomo divenne un essere vivente”. (Genesi 2:7) “Allora il Signore Dio …gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo…”. (Genesi 2:18-24).
Ora, questa è molto simile, in partenza a quella Vedica, dove prima Uomo e Donna sono simbolici e poi diventano materiali nella loro rappresentazione di uomo da cui viene, in seguito, “estratta” la famosa costola.
Per quanto riguarda la religione mussulmana, nella surah Al Mu’minun (23:14) leggiamo: “Allah creò l’uomo da un estratto di argilla. Poi ne facemmo una goccia… posta in un sicuro ricettacolo, poi di questa goccia facemmo un’aderenza e dell’aderenza un embrione; dall’embrione creammo le ossa e rivestimmo le ossa di carne. Poi Noi sviluppammo da essa una creatura. Quindi sia benedetto Allah, il Creatore Perfetto”. (Corano 23:12)
Quindi l’Essenza divina, comunque la si voglia definire, prima crea la vita e poi, attraverso l’argilla – che entrambi i testi citano – crea l’uomo: ma non abbiamo scoperto che un certo tipo di argilla…? Ecco un primo dato interessante e coincidente. Una seconda annotazione è che la creazione dell’uomo sembra quasi essere stata fatta da qualcun altro: nel testo della religione islamica si passa, infatti, dal singolare al plurale. Addentrandoci nella lettura che Mauro Biglino dà della Genesi biblica, avremmo certamente una descrizione chiara, razionalmente perfetta ed esaustiva di ciò che, secondo questa ipotesi, è stato il nostro principio.

Nella Genesi biblica, il primo libro della Torah, la legge ebraica, troviamo una descrizione per quanto rimaneggiata (ci sono due racconti della creazione) che riprende i testi della creazione Sumerici molto precedenti, rivelativi ad azioni compiute dagli ‘Dei’. L’Adamo della Bibbia non è il primo uomo, ma una particolare ibridazione e la terra era già popolata. I testi da cui la Bibbia attinge esistevano da più di tre millenni precedenti, ricalcandone la tipologia, i tempi, l’esito. Il popolo degli Accadi si definì con il termine di Sumeri: “… (abitanti di Šumer, egiziano Sangar, biblico Shinar, nativo ki-en-gir, da ki = terra, en = titolo usualmente tradotto come Signore, gir = colto, civilizzato, quindi “luogo dei signori civilizzati”) … Erano rappresentati da un’etnia della Mesopotamia meridionale (l’odierno Iraq sud-orientale), autoctona o stanziatasi in quella regione dal tempo in cui vi migrò (attorno al 4000 a.C.) fino all’ascesa di Babilonia (attorno al 1500 a.C.). Preceduta da una scrittura fondamentalmente figurativa, a base di pittogrammi, la sua successiva stilizzazione condusse alla scrittura cuneiforme e sembra aver preceduto ogni altra forma di scrittura codificata comparendo attorno all’ inizio del IV millennio a.C” (vedi: http://it.wikipedia.org/wiki/Sumeri)
Essi hanno lasciato un’infinità di tavolette su cui narravano di tutto: la loro vita quotidiana, le loro gesta e, soprattutto, una Genesi ante litteram, precedente a tutti gli altri testi, in cui raccontano la nascita del nostro Sistema Solare, della Terra e di come un popolo venuto da un’altra costellazione e pianeta, gli Anunnaki, attraverso l’apporto di una modificazione genetica hanno fatto sì che dei primati diventassero simili a loro in modo da poter lavorare per loro.

In realtà gli esperimenti pare che siano stati molteplici, dando origine ad ibridi che non si rivelarono molto funzionali fino ad arrivare a generare … il Sapiens Sapiens (?). La differenza razziale fenotipica, ancora oggi sotto i nostri occhi, può essere dunque così spiegata.
Da queste brevi note si comprende come la storia che ci è stata raccontata dovrà essere riscritta daccapo e con essa l’idea di mondo, pianeta, sistema planetario, galassia, poiché gli sviluppi delle scienze si è basata su convinzioni, sistemi di credenze, religioni e conoscenze tramandate nei secoli. Solo in apparenza le grandi scosse hanno cambiato il modo di pensare il mondo e la vita – si pensi al passaggio dalla centralità della terra a quella del Sole nel nostro sistema planetario – in realtà hanno propiziato e mantenuto ad arte l’unica dinamica che non permette un vero avanzamento e cioè il dualismo, la divisione dell’umanità in poteri, religioni, filosofie, interessi finanziari e economici. Il dualismo, importante per la decodifica del mondo in 3D, entrato così nella mente degli umani, ha permesso il perdurare della concezione, cioè dell’idea di limite che dura appunto da millenni. Le religioni hanno insistito sui limiti dell’uomo, le scienze sui limiti dell’energia disponibile e le finanze sui limiti della ricchezza ad essa conseguente. Questa concezione egemone ma arbitraria sta vacillando e lo stanno dimostrando le nuove ricerche libere da qualsivoglia legame.
(1a puntata – Continua)
in collaborazione con Ubaldo Carloni
ma esiste il continuo? Grazie!