Se avete problemi d’intolleranza al glutine chiedetevi se per caso qualcosa vi ha portati a rifiutare i soldi. Scoppia la febbre? Pensateci, potreste essere molto arrabbiati. Nel caso in cui sia l’acufene a tormentarvi con fischi o fruscii perenni nelle orecchie, domandatevi se è possibile che vi stiate mettendo pressione per non ascoltare una paura dentro di voi. Da anni soffrite per il nervo sciatico? E’ possibile abbiate paura di quello che potrebbe succedere se… chi ne è affetto prosegua la frase.
“In Metamedicina non vi dirò mai: hai questo problema perché…Piuttosto, vi offrirò le chiavi per imparare a farvi le domande giuste”, spiega Claudia Rainville, ideatrice del metodo che ha diffuso prima in Québec dove è nata e poi in Europa. Alle sue spalle una carriera di microbiologa, abbandonata a poco più di trent’anni dopo un tentativo di suicidio che la condusse all’incontro col Centro Écoute ton corps (Ascolta il tuo corpo) di Lise Bourbeau e poi all’elaborazione del suo personale approccio, focalizzato sulla terapia individuale e di gruppo.
“Un approccio induttivo”, prosegue “dove si usano le domande per favorire il ritorno a se stessi e il risveglio della coscienza. Nei miei libri trovate più punti interrogativi che risposte perché lo scopo è invitarvi a trovare le vostre risposte. Se sapessi che cosa avete sarebbe come avere potere su di voi, ma se vi aiuto a vedere, voi riprenderete possesso del vostro potere e non avrete bisogno di me. La soluzione per far scomparire un male è sempre nella causa, che è contenuta in equazioni inconsce negative da individuare, decodificare e ‘disattivare’. Se, ad esempio, abbiamo la sensazione di passare la vita a combattere è possibile che abbiamo dentro di noi una credenza simile a questa equazione: vita uguale lotta. Tale credenza ci porta ad attrare e vivere situazioni sempre complicate per confermare il modello. Prendere consapevolezza che il conflitto risiede nell’equazione ci permette di crearne una nuova, come ad esempio: vita uguale sostegno, che attirerà eventi che confermino questa nuova credenza, più favorevole nel presente”.
Siamo più di sessanta ad ascoltare Claudia Rainville durante uno dei suoi seminari, organizzato a Milano grazie all’associazione Living Now. Per me è la prima volta, dal vivo. Candida, vestita di chiaro, l’autrice del best seller Ogni sintomo è un messaggio sembra una principessa delle fiabe. Incredibile pensare alla disperazione e ai gesti estremi della gioventù e alla tormentata vita prenatale durante la quale – feto – viveva le percosse del padre e l’angoscia della madre.
Oggi ascolta accogliendo, parla sorridendo. Fronte aperta, promana dolcezza e luce, nello splendore leggiadro di un femminile che comprende, accetta e illumina. Un femminile che ha trasformato il dolore in lezione imparata, prova superata, dono per gli altri. E metodo. Senza tutti i mali e problemi di salute perenni vissuti in passato, Claudia non avrebbe forse sviluppato la Metamedicina. “Non basta ripetere un mantra per anni per risvegliarsi”, racconta. “Il Budda ha meditato sulle sue esperienze e così facendo ha aiutato gli altri a meditare sulle loro. Io ho meditato su tutto ciò che ho vissuto nella vita e così continuo a fare. Risvegliare me stessa mi permette di risvegliare gli altri. Non si può cambiare il proprio vissuto ma si può cambiare la visione del proprio vissuto. Nulla è da rifiutare, è solo da trasformare”.
Come trasformare il dolore in consapevolezza
“Comprendendo che ogni dolore fisico è un messaggio, la ‘voce’ attraverso la quale il corpo ci parla ed esprime un bisogno ignorato che chiede attenzione, legato a fatti, pensieri e convinzioni che ci fanno soffrire a livello inconscio. Come chiavi di accesso alla consapevolezza si usano delle domande, formulate dal consulente in Metamedicina a partire da un ascolto col cuore, l’unico capace di permettere all’intuizione di risvegliarsi, in quanto il quarto chakra (quello del cuore) è legato al sesto (quello del Terzo Occhio, la Visione). Domande che emergono dalla profonda connessione di questi due centri energetici saranno sempre perfette per aiutare chi abbiamo davanti. E’ quello che chiamo approccio di qualità femminile: non soluzioni né consigli, ma intuizioni. La Metamedicina non si limita a questioni di salute: prendendo coscienza delle cause dei nostri malesseri e delle nostre malattie, a mano a mano ci rendiamo conto che nulla è per caso. Tutto è utile e perfetto in relazione alla lezione che dobbiamo imparare. Ogni prova è lì per risvegliarvi di più, accoglietela pensando che vi vogliono insegnare qualcosa e avanzerete sulla strada della felicità”.
La scuola della felicità è proprio il nome che ha scelto di dare al suo percorso formativo. Le chiedo allora se si può imparare ad essere felici.
“Quella della Metamedicina è una scuola sperimentale, non didattica, dove si impara a collegare il cuore con l’intuizione, liberandosi di ciò che crea sofferenza, o più precisamente si impara a comprendere la particolare lezione contenuta in ogni specifica sofferenza per permetterci di andare oltre, proprio come dice il prefisso. Meta in greco significa andare al di là. Non solo, in lingua pali (la lingua parlata in India all’epoca di Gesù) significava ‘amore’ o ‘compassione’. La Metamedicina è infatti una medicina di risveglio e di compassione, ispirata da Sua Santità il Dalai Lama, che è il mio modello, sebbene non rinneghi il mio battesimo. Buddismo, cristianesimo… sono solo ‘parole per chi ha bisogno di parole’. Il principio fondante è lo stesso ed è per questo che darà il titolo al mio prossimo libro in uscita a novembre, La mia vita per la Luce (Edizioni del Cigno). Sbagliano a dirci che non si può avere tutto perché l’Amore ti dà tutto. In questo libro racconterò dei miei viaggi spirituali e dell’incontro con personaggi illuminati che sono stati fondamentali per me. Uno di loro mi disse una frase che non potrò mai dimenticare: “il tempo che credi di perdere è tempo guadagnato”. Ogni prova è una rampa di lancio. Vivere nella speranza che le cose cambieranno ci mantiene nella sopravvivenza, non nella vita. Finché ci crediamo vittime ci mettiamo in situazioni che ci vedono in questo ruolo. Appena usciamo da questo ruolo capiamo che tutto serve a qualcosa. Se vuoi credere che nulla funzionerà io rispetto la tua libertà di scelta ma se vuoi cambiare la tua vita puoi”.
Che fare, una volta compreso il messaggio che ci ha portato il nostro sintomo?
“E’ utile imparare a parlare con il proprio corpo, come se fosse un’altra persona. Una volta compreso il messaggio di cui si è fatto portatore, ad esempio un dolore al ginocchio, si potrà dirgli: “Ho capito e ora mi darò il diritto di… al posto che negarmelo, come facevo prima”. Se la causa riguarda invece un’equazione che ci crea sofferenza (es. vita uguale lotta), sarà necessario cercare il momento della vita in cui per la prima volta abbiamo creduto fosse vera e riviverlo, cambiandolo con l’immaginazione. Se sono stati i nostri genitori a farcelo credere, possiamo tornare con il pensiero alla loro immagine (com’erano una volta) e parlar loro: ‘Papà, mamma, vi sbagliate. Quando cerchiamo di risolvere tutto da soli, è vero, la vita è complicata, ma se vediamo la vita con fiducia essa ci porta sempre le persone e le situazioni migliori per noi. Se pensate che per voi la vita sia una lotta lo sarà sempre, ma io oggi scelgo di credere che la vita mi è amica’. Riuscire a fare ciò è parte del processo di guarigione che si può raggiungere attraverso il percorso in Metamedicina”
Come se la cava quando è lei stessa ad avere dei grattracapi?
“Canto una canzoncina-mantra che mi fu donata, appunto, da uno dei miei guru spirituali. La canzoncina dice: “Affida le tue preoccupazioni all’energia divina e puoi stare sicuro che si risolveranno”. A volte, quando vogliamo trovare da soli le soluzioni, ci arrabbiamo e questo impedisce all’energia di venire in nostro aiuto. Io faccio del mio meglio e lascio il resto a Dio. Anziché nutrire la paura, che blocca l’energia e provoca dolori, nutro la fiducia. In questo momento storico la positività, la felicità sembrano mettere addirittura a disagio. C’è chi si sente in colpa di darsi il diritto di provare gioia mentre ha attorno tante persone in difficoltà, c’è la crisi.. Crediamo che essere felici sia, in un certo senso, una mancanza di rispetto e questa credenza ci porta a impedirci di essere felici, in effetti. Proviamo a sostituire l’equazione essere felici uguale mancanza di rispetto, con una nuova: essere felici uguale dare agli altri la voglia di esserlo”.
Che immagine ha oggi di se stessa e della sua missione?
“Una volta ero idealista e sognatrice. Ora sono idealista e realista. Volevo un team perfetto che si occupasse solo di Metamedicina, ora invece ho un team perfetto, perché lascio liberi coloro che studiano con me di utilizzarla insieme ad altre discipline, come ad esempio l’omeopatia. Non cerco il riconoscimento a tutti i costi della Metamedicina, perché voglio resti libera: è importante che continui ad appartenere alle persone. Ho sempre voluto collaborare con la medicina tradizionale, perché penso che entrambe possano contribuire alla salute: la prima col suo approccio maschile e quindi interventista, la seconda con il suo contributo femminile legato ad ascolto e intuizione. La stessa Sanità riconosce che moltissimi problemi di salute hanno origine psicosomatica. Anche se mancano prove scientifiche, i risultati di approcci come il nostro si riscontrano nei fatti. Per me la Metamedicina è un modo per creare un nuovo modello di società, un nuovo modello di funzionamento, in cui sia coinvolta la responsabilità di ognuno nell’aiutare gli altri a vedere che hanno del potenziale ed esortarli a collaborare tra loro. Quando abbiamo il naso attaccato all’etichetta di una bottiglia è quasi impossibile leggerla. Occorre l’aiuto dell’altro. Aiutare l’altro può voler dire semplicemente mettergli uno specchio davanti in modo che possa vedersi. E se tutto ciò aiuta una persona in più ad autoguarire, e questa aiuterà qualcuno a sua volta, potrò dire: missione compiuta!”.
Per saperne di più:
http://it.metamedicina.it/benvenuto.php
http://www.livingnow.it
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