Come veniva annunciato in conclusione del precedente articolo, iniziamo ora ad occuparci della via maestra della disintossicazione, il digiuno, nelle sue variabili e livelli, degli effetti e trasformazioni che induce, oltre che di alcune osservazioni pratiche per poterlo realizzare.
Prima di entrare nel mondo del digiuno, è opportuno un breve resoconto storico – filosofico – religioso di tale pratica, nata in tempi remoti quando l’esperienza e le informazioni scientifiche a tale riguardo in ipotesi non erano conosciute.
“Che cosa sai fare, dunque?”. “Io so pensare. So aspettare. So digiunare“. (Hermann Hesse, Siddharta).
Nel qui ed ora si realizza l’illuminazione, o risveglio, cioè la presenza della Coscienza a se stessa, e quando accade si compone l’Unità del tutto, la presenza di tutto l’essere al Tutto. Pensare, attendere, digiunare, costituiscono una unità, sono la ‘stessa cosa ’, non sono attività separate o azioni distinte. Alla domanda il risvegliato potrebbe rispondere indifferentemente, tali sono le infinite cose che sa fare: mangiare o digiunare sono la stessa cosa, il digiuno consapevole è come il mangiare consapevole. L’insegnamento acquista un sapore universale, il risvegliato non appartiene a una forma religiosa, cosi come appartiene a tutte le forme religiose; infatti le religioni conducono in vie separate quando riferiscono a dei separati e/o unici, tuttavia conducono a una prima forma di ricerca di consapevolezza che le accomuna. Il risvegliato le osserva con rispetto e tuttavia da molteplici punti di vista e in lontananza, e le lascia andare …

Rassegna storico filosofica
“Digiuno e attesa, digiuno e astinenza, digiuno e dolore, digiuno ed esercizio della pazienza, digiuno e non giudizio, distacco, digiuno e elevazione oltre la materialità; digiuno e autocompiacimento con la pretesa di rivendicare diritti di fronte a Dio, e guarigione, digiuno e purificazione, digiuno e preghiera, digiuno e pentimento dai peccati, digiuno e carità fraterna, digiuno e preparazione dell’incontro con l’unico Dio, digiuno e rinuncia, digiuno e astinenza, digiuno e assistenza ai malati e bisognosi; digiuno e protesta (sciopero della fame), contestazione e richiesta“. Sono invero innumerevoli i diversi usi e orientamenti del digiuno nei resoconti delle più svariate culture e religioni che si possono trovare fin dall’inizio della nostra era, come si può vedere, persino contraddittori.
Ne diamo qui una breve rassegna. Vi sono molti riferimenti (circa un’ottantina) a questa pratica nel Vecchio e nel Nuovo Testamento. Mosè digiunò per quaranta giorni e quaranta notti prima di ricevere le tavole della Legge sul Monte Sinai. Lo stesso fece Elia prima di raggiungere la Montagna, Daniele digiunò prima di ricevere la rivelazione divina, il libro Le Cronache dichiara che si ottenne maggior vicinanza a Dio in tutta la Giudea a seguito della proclamazione di un digiuno nazionale. Gli antichi Ebrei digiunavano in segno di lutto e in momenti di pericolo, come pure per esprimere la loro gratitudine a Dio per la sua compassione nel risparmiarli da castighi, pericoli e calamità. Anche Gesù digiunò quaranta giorni e quaranta notti nel deserto. Così dice: ”Quando digiunate non prendete un’aria triste, come fanno gli ipocriti” (Vangelo di Matteo). Andando a Oriente, gli yogi indù digiunano spesso poiché questa pratica facilita il raggiungimento dell’illuminazione. In Giappone i discepoli di Buddha si servono del digiuno come pratica di ascetismo. Gli asceti religiosi, che conducevano una vita di astinenza dal cibo, sono arrivati alla conclusione che questa pratica migliorava non solo la loro condizione spirituale, ma anche il loro fisico; e attraverso il digiuno si potevano curare molte malattie. I pittori di Icone praticavano il digiuno prima di dipingere, per prepararsi a entrare in una nuova dimensione e ispirazione. Gli antichi Egizi digiunavano tre giorni al mese per conservare buona salute e vitalità giovanile.

Pitagora affermava che il digiuno aiutasse i processi mentali. Egli usava digiunare quaranta giorni e spronava i suoi discepoli a fare altrettanto. Anche Socrate e Platone digiunavano per dieci giorni, convinti che li aiutasse a raggiungere il massimo della funzionalità cerebrale. ”E’ meglio digiunare che usare medicine”, diceva Plutarco. Il medico – filosofo arabo Avicenna prescriveva il digiuno per tutte le malattie. In Iran ci si asteneva dal cibo ogni cinque giorni, in Siria ogni sette. Tornando in Europa, i sacerdoti Celti, i Druidi, si sottoponevano a digiuni prolungati prima di essere iniziati ai misteri. I primi cristiani digiunavano il mercoledì e il venerdì e in seguito il sabato, anche per espiazione. Il rapporto fra elemosine e digiuno iniziò con il costume di donare ai poveri le provviste risparmiate nei giorni di digiuno. Un tempo si credeva che i demoni si incarnassero in un uomo quando questi mangiava. Per comunicare con Dio l’uomo doveva prima esorcizzare i demoni e purificarsi attraverso il digiuno; così il Vangelo di Matteo: “Non se ne vanno se non con preghiere e digiuni”. Policarpo, vescovo di Smirne, incitava a digiunare come mezzo per tenere lontane le tentazioni e la lussuria. Per i cristiani il digiuno simboleggiava le sofferenze di Cristo. Verso l’inizio del quarto secolo, fu introdotto il digiuno quaresimale. Con i quaranta giorni di astensione si volevano emulare gli esempi precedenti di Mosè, Gesù ed Elia. Molti secoli dopo, durante l’occupazione dell’Egitto da parte di Napoleone, gli ospedali adottarono il digiuno come cura per le malattie veneree.
Diffusione planetaria del digiuno e pratica di purificazione
Anche il mondo vegetale digiuna: nella stasi o sonno invernale, le piante non assumono minerali e carbonio fino alla primavera successiva. L’ibernazione con il relativo digiuno è comune tra gli insetti e anche tra molti mammiferi e vertebrati (orsi, pipistrelli, roditori, marmotte); rane, lucertole e salamandre si auto-seppelliscono sotto il terreno prima dell’arrivo del gelo e così trascorrono l’inverno. Può essere vista come una strategia adottata per superare la carestia invernale.
Nei tempi moderni, la riscoperta del digiuno come terapia è attribuita al Movimento d’Igiene Naturale, nato nel 1829 negli Stati Uniti d’America. Il digiuno, lo stile di vita, le rappresentazioni mentali (J. Tilden), vengono considerati dagli igienisti ottimi strumenti per rimuovere gli accumuli tossici, che sono importanti concause del malessere. Molti gli autori che hanno pazientemente lavorato col digiuno portandolo a ‘dignità’ scientifica.
Fisiologia del digiuno
L’organismo utilizza le riserve che sono state accumulate e ci riferiamo non solo ai grassi, ma allo zucchero, alle proteine, alle vitamine. I tessuti degli organismi viventi possono continuare a trarre il proprio nutrimento mediante l’autolisi.

Questo processo porta alla digestione dei tessuti mediante gli enzimi elaborati dalle stesse cellule: è un vero processo di auto-digestione intracellulare. A presiedere all’autolisi c’è un’intelligenza somatica: i tessuti vengono utilizzati e consumati in ordine inverso rispetto alla loro importanza vitale, iniziando con l’ utilizzare soprattutto i tessuti meno nobili. Dopo che il glucosio, lo zucchero del sangue, viene consumato in poco più di un giorno per le funzioni di base (temperatura, funzioni cerebrali, cardiache ecc.), inizia la trasformazione delle riserve lipidiche, i grassi. Vengono prodotti i cosiddetti corpi chetonici, che vengono metabolizzati da tutto il corpo e il cervello per produrre il glucosio necessario. Appena i corpi chetonici raggiungono un valore di soglia nel sangue, l’organismo – e in particolare le cellule del sistema nervoso – li utilizzano per produrre energia senza dover più “scomodare” le proteine: si tratta di un adattamento fisiologico perfetto, che consente anche di risparmiare le proteine. Da questo momento iniziano a intervenire meccanismi biochimici (in pratica dopo il terzo giorno) che porteranno alla compensazione fisiologica: il lavoro digestivo, l’affluenza di sangue, etc., sono sospesi e con essi il grande dispendio energetico. Inizia il dimagrimento ‘fisiologico’, il riposo di praticamente tutti gli organi, sistema nervoso compreso. Non esiste altro che al pari del digiuno sia in grado di aumentare l’eliminazione delle sostanze tossiche dai tessuti.
Le secrezioni vengono espulse dall’organismo ed il sistema risulta purificato
Servono pochi giorni per liberare il sangue e la linfa dalle tossine, ma il digiuno prosegue nella sua azione e provoca l’espulsione delle tossine che da molto tempo erano depositate nei tessuti meno importanti (grasso, organi, ecc.)
Il digiuno tuttavia non può semplicisticamente essere visto come una semplice stimolazione emuntoriale, ma va vissuto come un eccezionale mezzo per riappropriarci della nostra esistenza, ma destinato a ‘fallire’ od a dare risultati infinitamente minori se non seguito da un accurato periodo di eliminazione tossinica e soprattutto da una alimentazione corretta.
Nei giorni antecedenti il digiuno si consiglia una dieta più leggera. Dal secondo giorno oltre alla fame si possono cominciare ad avvertire sensazione di cerchio alla testa, gambe pesanti, alitosi (presenza di acetone, corpo chetonico volatile), nausea, spesso si avverte un odore penetrante ed acido del sudore.. Anche nel terzo giorno lo stimolo della fame è presente, anche se statisticamente diminuisce. I dolori in genere si possono acuire. Dal quarto al settimo giorno poi, si assiste a un calo sempre maggiore della fame assieme ad una scomparsa dei sintomi sopra citati. E’ fondamentale l’apporto idrico che dovrà assestarsi a circa due litri al giorno.
In compenso cresce sempre più la capacità di concentrazione. E’ buona pratica fare precedere il digiuno con una pulizia intestinale mediante l’utilizzo di sali o una seduta di idrocolonterapia. La produzione di corpi chetonici (chetonemia) del digiuno non è patologica, ma è l’adattamento biochimico fondamentale per assicurare la sopravvivenza, anche per lungo periodo (oltre le tre settimane).
Il cambio del substrato biochimico del cervello è probabilmente il correlato organico dei profondi cambiamenti psicologici associati al digiuno, come la chiarezza mentale.
Il digiuno provoca dunque cambiamenti organici che si riflettono nelle capacità cognitive e mentali che le diverse tradizioni ci hanno tramandato e di cui abbiamo accennato in apertura. La pratica del digiuno, dopo la derisione accademica iniziale, in questi ultimi anni è diventata parte integrante di molti metodi naturali del recupero della salute, oltre che di metodi terapeutici. Alla domanda se il digiuno può curare, vorremo ricordare che per se non è una terapia, ma un periodo di riposo e recupero fisiologico, l’arrestarsi di ogni fatica organica. E’ la base che permette all’organismo di fare il suo ‘lavoro’ senza altri impegni pressanti e intossicanti, e poiché la tossicosi o tossiemia, come ormai ribadito anche dalla scienza, sta alla base di ogni patologia, l’eliminazione fisiologica permette al corpo di iniziare ad operare l’autoguarigione. Cura dal latino significa cautela, guarire ha un altro significato. Guarire è un processo biologico, la vera cura è quella che accompagna questo processo.
Per saperne di più
Vedi: www.igienenaturale.it/ e le molte pubblicazioni e link correlati
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