di Donatella Galletti. Centinaia di splendide foto in bianco e nero svelano i mille volti della giungla.
Dove: alla Fabbrica del Vapore a Milano
Quando: dal 12 maggio al 28 gennaio 2024
Curatori: Lélia Wanick Salgado
Enti promotori: Comune di Milano | Cultura – Fabbrica del Vapore – Contrasto

Ci sono mostre e mostre: alcune rimangono nel cuore più di altre e quella sull’Amazzonia di Salgado è appunto una di quelle che lascia una traccia anche a distanza di giorni. Si tratta di foto in bianco e nero sia in vedute aeree dei fiumi e per la prima volta delle montagne, sia di indigeni di varie tribù.
La disposizione è lineare e senza divisioni, quindi si può decidere il proprio percorso in mezzo a grandi pannelli che dondolano al vento mentre mostrano i fiumi e la vegetazione amazzonica.
Al centro della sala distanziati, ma uno dopo l’altro, ci sono tre spazi chiusi simili a capanne. Al loro interno c’è uno schermo che riproduce delle interviste a colori a capi tribù, sciamani e persone importanti tra i nativi. Il visitatore capisce cosa significhi per loro il fatto che l’Amazzonia, la loro casa e parte del proprio essere, stia scomparendo.
Un’avventura alla Indiana Jones

Salgado è considerato uno dei più grandi fotografi esistenti al mondo. La sua presentazione alla mostra alla Fabbrica del Vapore non è meno interessante delle foto esposte e vale la pena capire come una mostra così approfondita sia stata concepita e realizzata, superando mille difficoltà.Il progetto è stato curato e realizzato insieme alla moglie ed è durato ben nove anni, mentre le foto sono state scattate nell’arco di sei anni.
Avete presente Indiana Jones, quando per salvare il padre fa il primo passo in un burrone, con un atto di fede, e non cade? I Salgado devono aver affrontato qualcosa del genere. Le difficoltà da superare sono state molte fin da prima che il progetto iniziasse: nessuno l’ha finanziato, tranne i coniugi Salgado che, indomiti, coraggiosi e con senso di avventura, sono arrivati a una realizzazione che sembrava impossibile.
Per poter scattare foto in Amazzonia e poter entrare, hanno dovuto affrontare la burocrazia del governo brasiliano. Ad esempio han dovuto chiedere il permesso a ciascun capo delle tribù che volevano visitare. Il problema è che per raggiungere una tribù ci vogliono da almeno dieci giorni a piedi nella giungla, quindi i Salgado hanno dovuto trovare dei messi che conoscessero i sentieri, le tribù, la lingua e andassero a chiedere i permessi. Non è stato semplice, in quanto le tribù sono nomadi e dopo dieci giorni potevano anche essersi spostate.
Per quanto riguarda il cibo, è vietato ai visitatori mangiare lo stesso cibo dei nativi, quindi i Salgado hanno dovuto portare cibo in quantità con quattro piroghe, almeno quattro rematori, avere una guida indigena e affidarsi ad un certo numero di persone. Per poter esplorare il territorio tramite il fiume, hanno dovuto noleggiare una nave che potesse tenere a bordo almeno 100 persone, che erano quelle che collaboravano al progetto. La nave doveva essere grande a sufficienza da tenere i viveri e da sistemare almeno 50 amache per dormire, perché nella giungla non si può dormire in modo diverso.
Tra mille pericoli e difficoltà

Per scattare le foto hanno dovuto affrontare vari pericoli, come l’anaconda o grandi coccodrilli e altri abitatori del fiume e della giungla.
Una volta incontrate le tribù, si trattava di farsele amiche, perché il fotografo per cogliere l’essenza di una persona deve prima conoscerla e avere qualcuno che collabori con lui. Salgado si è portato dietro un telo di nove metri per sei che doveva servire come set fotografico, visto che nella giungla non c’erano degli sfondi adatti.
Ci si può chiedere come sia stato possibile fare foto aeree così dettagliate e di una superficie così vasta, dato che l’Amazzonia si estende per più di 4500 km. Non avendo potuto usare i droni, dato che mancava una base d’appoggio, Salgado ha pensato quindi di scattare le foto a bordo di un elicottero. Quello noleggiato però doveva essere di tipo particolare, con un motore di emergenza, perché se qualcosa fosse successo a uno dei motori in mezzo alla giungla, nessuno sarebbe sopravvissuto.

Coprire una superficie così vasta per ore con un elicottero non era semplice, quindi a un certo punto la moglie ha avuto l’idea di chiedere ai militari. Esistono ben venti basi militari in Amazzonia e ben presto Salgado ha scoperto che i militari tengono molto alla giungla e alla vita degli indigeni.
Ottenuto il permesso di salire a bordo dei mezzi, Salgado, che ha ora 79 anni, dopo essere stato imbragato, si è sporto da un portellone aperto per poter fare le foto.
Tutto questo è probabilmente solo la parte principale di una serie di difficoltà e di problemi di adattamento che Salgado sicuramente hanno trovato davanti a sé e che hanno risolto con grande amore verso il progetto e i nativi. Nella mostra l’amore per il loro lavoro e la passione sono palpabili.
La disposizione delle foto

Le foto sono in alcuni casi molto grandi e sono appese in forma di pannelli visibili sui due lati, pendenti dal soffitto in mezzo al nulla vorrei dire, ovvero in mezzo ad altre foto disposte in modo lineare e messe in modo che lo spettatore possa girare attorno e scegliere un proprio percorso.
Il bianco e nero è voluto, perché si tratta, come afferma l’autore Salgado, di far arrivare all’animo dello spettatore il concetto. Il colore in un certo senso distrae e dipinge una realtà, mentre il bianco e nero è più simile alla grafica e può portare più facilmente al cuore l’idea che il fotografo vuole trasmettere.
Le costruzioni color mattone rotonde sono abbellite da foto nel loro perimetro sia all’esterno che all’interno. Ogni costruzione è dedicata a una o due tribù diverse e pannelli esplicativi ne descrivono le caratteristiche.
Le interviste filmate a colori rendono molto bene l’interiorità dei personaggi e la loro preoccupazione per il fatto che la giungla è la loro casa, che la loro vita è tutt’uno con quella della natura, compresi i medicinali, che sono erbe che si possono trovare nella giungla.
I coloni sempre più numerosi danno fuoco alle terre, in modo che la distruzione si propaghi anche alla parte teoricamente protetta dei nativi, così che a poco a poco anche i nativi scompariranno insieme alla foresta che dà loro con sostentamento. Il progetto dei Salgado vuole sensibilizzare il mondo intero al fatto che buona parte della dell’Amazzonia sta scomparendo per questioni economiche, perché ci sono miniere d’oro e di altri metalli e terre coltivabili.
Una delle voci che mi ha colpito di più è quella di una sciamana che dice che insieme alla scomparsa degli alberi scompaiono anche l’entità connesse alla foresta, e non parlano più. Se scompaiono le entità, scompare la vita e la protezione che viene data sia alla parte vivente vegetale e animale che umana.
Avatar non è solo un film

La prima correlazione che viene in mente è quella con il film Avatar. Si vede infatti la sciamana ai piedi del grande albero, si vedono i movimenti dei nativi che sono come quelli dei Navi in Avatar e si capisce con facilità come l’avidità umana dei conquistatori bianchi voglia distruggere questo mondo tutto sommato ancora puro e incontaminato.
In una delle foto si vede un gruppo di sciamani che fuma: nel fumo sopra due di loro si possono intuire dei visi. Solo abilità del fotografo? Salgado probabilmente sa molto di più di quanto dice e avendo vissuto così a lungo tra i nativi e gli sciamani non può essere diversamente, ma non parla di entità, o spiriti o magia sciamanica, Lascia intuire. Per chi ha visto Avatar si tratta di vedere la documentazione reale, il paragone è immediato.
Le donne sono inferiori?


Non mancano alcune note tristi: ad esempio viene mostrato come alcune tribù uccidano gli animali lanciando dardi avvelenati o avvelenando i pesci, e si cibino dello stesso veleno per una questione culturale. Una bella ragazza giovane ritratta in una foto infatti è morta pochi mesi dopo che la foto è stata scattata proprio per aver ingerito volontariamente il veleno.
Si viene anche a sapere che per alcune tribù solo gli uomini possono suonare i flauti o compiere opere magiche, che sono precluse alle donne. Si vedono anche donne cariche di grandi e pesantissimi caschi di banane che portano nella giungla aiutate da una fascia sopra la testa. Lascia con un punto interrogativo la foto della ragazza lasciata al buio completo per un anno. Un rituale? Una futura sciamana che deve percepire oltre i sensi? Non viene detto.
Una traccia rimane nell’animo

C’è anche un accenno agli esploratori che negli anni hanno cercato di trovare la città El Dorada, spesso svanendo nel nulla, probabilmente perché uccisi da un serpente o da un animale feroce, oppure dai nativi. Alcuni di loro sembra che abbiano deciso di rimanere presso le tribù e vivere con loro.
C’è la foto di una famiglia che sembra di indigeni ma è bianca. Non c’è spiegazione, ma potrebbe essere la famiglia che ha come antenato un esploratore.
A distanza di giorni le foto entrano nel cuore come dardi ed è molto difficile dimenticare l’atmosfera di una serenità conosciuta e perduta e di un essere uno con la natura che probabilmente è all’interno di ciascuno di noi, ma è andato perduto con le sovrastrutture della civiltà.
La mostra è completata da due film di 20 minuti circa ciascuno, con musiche di compositori brasiliani, uno tutto sui territori dell’Amazzonia, fiumi e monti, e l’altro su ritratti di indigeni. Nell’ultima sala è illustrato il progetto di una ONG voluta da Salgado che si occupa di riforestazione in Amazzonia. È stato anche creato un libro con tavole in rilievo ricavate dalle fotografie, che possa essere letto in questo modo da ipovedenti.
Un Premio prestigioso dalla Sony
(Dal sito della Sony, 14 novembre 2023)
La World Photography Organisation è lieta di annunciare che il premio Outstanding Contribution to Photography, nell’ambito dei Sony World Photography Awards 2024, è stato assegnato al celebre fotografo brasiliano Sebastião Salgado. Sebastião Salgado, uno dei fotografi più affermati e celebrati in tutto il mondo, ha ottenuto grande prestigio a livello internazionale grazie alle sue straordinarie composizioni in bianco e nero, scattate nel corso di una carriera lunga più di cinquant’anni.In novembre Salgado ha ricevuto l’Outstanding Contribution to photography per l’edizione 2024 dei Sony World Photogrphy Awards.
Tutte le foto sono di © SebastiãoSalgado/Contrasto
Per saperne di più:
Il sito della Fabbrica del Vapore
Intervista a Salgado
Salgado in dialogo con Scianna (Fabbrica del Vapore maggio 2023)
Video di uno youtuber sulla tribù dei Waorani nella foresta amazzonica in Ecuador
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