dI Claudio Maneri. Dopo aver perso una figlia, ha fondato una onlus per aiutare persone e etnie in difficoltà

Chi ha perso un figlio sembra appartenere a una categoria molto speciale di persone, accomunate forse dall’esperienza più traumatica e difficile da affrontare nel mondo terreno. Il passo più difficile da compiere è quello di arrivare, prima o poi, all’accettazione di qualche cosa che umanamente ci sembra impossibile accettare, perché non prevedibile e fondamentalmente sbagliata.
A mio avviso è doveroso e molto importante fare un distinguo tra la parola “accettazione” e “rassegnazione” che rappresentano, di fatto, due strade completamente diverse per andare avanti.
L’accettazione deve, con i tempi di cui ciascuno ha bisogno, nascere dalla consapevolezza dell’assoluta impossibilità di poter cambiare qualcosa d’irreversibile che siamo coscienti di non poter cambiare, mentre la rassegnazione, che non deve esistere, comporta il nostro rinunciare a vivere e il morire noi stessi. Diventiamo genitori che sembrano continuare a vivere, ma di fatto sono morti dentro.
Dal mondo spirituale i nostri figli continuano a gridare che noi dobbiamo continuare a vivere, anche per loro, quasi a voler celebrare il loro ritorno alla “vera casa”. La migliore terapia per continuare a vivere dopo la morte di un figlio è quella di non fermare la nostra mente sul momento di quella morte, ma aprire il nostro cuore, facendolo finalmente vibrare in modo diverso. Questo significa metter in pratica la ragione più importante per la quale la nostra anima ha deciso si scendere sulla terra.
Siamo qui per amare e il ritorno a casa di un’anima con la quale abbiamo condiviso parte del nostro cammino, ma che non ci appartiene, di un’anima che aveva terminato il suo percorso, deve essere quel segnale che ci richiama a quello che la nostra anima aveva pianificato prima di scendere nella materia.
Da papà che ha dovuto arrendersi all’accettazione del fatto che sua figlia non fosse più presente fisicamente, ho deciso di non rassegnarmi a una sopravvivenza nel dolore di questa privazione temporanea, ma di nascere a nuova vita.
La Fondazione Butterfly nasce per trasformare il dolore
Ho creato la Fondazione Butterfly onlus, scegliendo proprio la farfalla quale simbolo di un processo di trasformazione del dolore in amore per altre persone. Quella morte, oltretutto particolarmente drammatica quale il suicidio, mi ha sicuramente riportato a riprendere quel cammino, previsto dalla mia anima, che avevo dimenticato. Mi ha fatto rinascere e di questa rinascita mia figlia è stata il primo artefice e motore con la sua presenza invisibile, ma estremamente concreta, durante tutti questi anni.
L’acqua è vita
In Etiopia, grazie alla nostra Fondazione, sono stati inaugurati circa 300 pozzi che garantiscono acqua potabile a oltre centomila persone.
Un pozzo, trivellato a una profondità media di 50 metri, consente di assicurare acqua potabile a oltre cinquecento persone e risparmia alle donne la fatica di lunghe ore di cammino, oltre a ridurre sensibilmente il tasso di mortalità infantile dovuto a un approvvigionamento idrico malsano.
La scuola è futuro
Siamo convinti che l’istruzione sia lo strumento più importante in grado di offrire a qualunque bambino del mondo una concreta possibilità di vita futura, che lo salva da una condizione di povertà e ignoranza, che rischia invece di portarlo facilmente al degrado morale e alla delinquenza.
Grazie all’aiuto di tanti donatori, alla data odierna, sono nate oltre trenta scuole, operative in Paesi di cui occupa la Fondazone Butterfly, quali Nepal, Etiopia, Myanmar, Madagascar e Mozambico.
La salute è un diritto di tutti
Le condizioni sanitarie in Etiopia e Madagascar sono assolutamente precarie e molte persone sono costrette ad affrontare estreme difficoltà per raggiungere in tempo il presidio medico più vicino. In questi anni sono state realizzate strutture sanitarie dedicate in modo particolare all’assistenza di donne partorienti e sostenuto mense scolastiche in Madagascar, dove sussiste il problema della malnutrizione infantile e una sana alimentazione contribuisce ad un sensibile aumento del tasso di scolarizzazione.
La nostra mission
Ho deciso di mettere la mia esperienza personale a disposizione di tante persone in questi ormai oltre vent’anni da quando è nata la fondazione; tanti genitori “orfani” dei propri figli, hanno trasformato la propria vita pensando al prossimo e donando un pozzo d’acqua, regalando aule, banchi, scuole a chi ne aveva bisogno estremo.
Ho visto genitori completamente rinati dopo l’esperienza di avere abbracciato tanti altri figli in Africa o in Paesi lontani, e avere versato lacrime di commozione e gioia, leggendo il nome del proprio figlio sulla targa di un pozzo d’acqua o all’ingresso di un’aula scolastica tra le montagne dell’Etiopia.
Di fatto, questi genitori hanno compreso che i loro figli continuano a vivere tra gente che finalmente può bere acqua non contaminata o bambini che possono seguire le lezioni seduti sui banchi di una vera scuola. Questi genitori sono spesso diventati amici e si sono fatti a loro volta motore per sostenere il volo di questa farfalla.
Il nostro amore per gli altri è ciò che consente ai nostri figli di continuare a starci accanto con un sorriso, sussurrandoci: bravo papà…grazie mamma, perché continuate a farci vivere grazie all’amore che donate a nostro nome!!
Per saperne di più:
Fondazione Butterfly Onlus – www.butterflyonlus.org – email: info@butterflyonlus.org
“Pagine d’amore per una nuova consapevolezza” su Karmanews
“I progetti della Fondazione Butterfly”, un articolo precedente sull’Etiopia
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