La profezia della Lupa d’Argento

Una novella che richiama il mito della trasformazione delle Metamorfosi di Ovidio

Lupa bianca. Foto di doreen kinistino 600

di Matteo Fontana. Per rimanere uniti per sempre, due amanti si trasformano in una pianta.

La profezia della Lupa d'Argento
Matteo Fontana.

Molti anni fa, in un misero villaggio al limitare di una grande foresta, viveva una giovane lupa di nome Mehet. Ella abitava assieme al padre e ad altri quattro fratelli in una vecchia casa, nella quale erano nati e cresciuti.

Sua madre era morta di malattia molti anni prima e visto che i suoi fratellini erano tutti poco più che cuccioli, lei era l’unica che poteva aiutare il padre nel suo lavoro di contadino.

La fatica era tanta e i loro guadagni, invece, talmente miseri che spesso per poter mettere qualcosa sotto i denti erano costretti a cibarsi di quella poca selvaggina che riuscivano a procurarsi battendo i margini della foresta.

Nessuno infatti osava mai addentrarsi al suo interno, perché tra quegli alberi vi dimoravano degli orsi enormi che avrebbero potuto uccidere in pochi istanti anche il cacciatore più forte ed esperto.

La famiglia viveva in condizioni prossime alla miseria, tanto che Mehet lavorava nei campi ogni giorno fino allo stremo delle forze pur di fare in modo che ai suoi fratellini non mancasse mai il cibo in tavola. Vedere però i loro volti sorridenti accoglierla la sera, quando rientrava per la cena, la ripagava sempre per tutta la fatica compiuta.

Poi, un giorno, al villaggio arrivò un piccolo gruppo di guerrieri in viaggio verso la capitale. Erano di ritorno da una missione che la hatsh, la reggente del loro popolo, aveva affidato loro in una terra lontana, e decisero di fermarsi lì per la notte. Tra di essi, vi era lupa di nome Djunet.

Mentre camminava per le strade del villaggio, Djunet notò Mehet lavorare in un campo poco distante e, per qualche motivo, si fermò ad osservarla. Pochi istanti dopo la contadina alzò il muso e osservò a sua volta la nuova arrivata da sotto il suo grande copricapo di paglia che la riparava dal sole. Nel momento esatto in cui i loro sguardi si incrociarono, tra le due fu amore a prima vista.

La profezia della Lupa d'Argento
Foto di Customs112 da Pixabay

In quel primo incontro si dissero solo poche parole, ma in quegli attimi fugaci entrambe avevano già capito che le loro vite sarebbero state indissolubilmente legate. Pur di non allontanarsi da lei, Djunet decise di rimanere lì al villaggio anche dopo che i suoi compagni se ne furono andati, incurante degli ordini che le erano stati impartiti.

Lei e Mehet iniziarono ben presto a darsi appuntamento ogni sera poco fuori dal paesello, vicino ai primi alberi del bosco. Alla contadina non piaceva essere costretta ad uscire di casa di nascosto, ma durante il giorno non c’era possibilità di incontrarsi e pur di vedere la sua amata era disposta a fare qualunque cosa.

Quelle intense notti di passione non rimasero però segrete a lungo. Nonostante Mehet facesse tutto il possibile per occultarlo, il padre alla fine si accorse che sua figlia portava sulla pelliccia l’odore di un’altra femmina, al che la minacciò di interrompere immediatamente quella relazione a suo dire scabrosa e immorale. Lei si rifiutò, e così il padre decise di chiuderla a chiave nella sua stanza tutte le sere, lasciando la poveretta a struggersi e a disperarsi tra quelle quattro aride mura.

Djunet, vedendo che Mehet non si era presentata al solito appuntamento, si recò a casa sua il giorno successivo per sincerarsi che la sua amata stesse bene. La contadina, che era costantemente controllata a vista dal padre, riuscì a parlare con lei solo per pochi secondi, nei quali le spiegò rapidamente la situazione. Djunet, guerriera il cui carattere era stato temprato dalle innumerevoli difficoltà incontrate negli anni sui campi di battaglia, le promise che l’avrebbe tirata fuori di lì a qualunque costo, anche se fosse stata costretta a rapirla. Allarmata, Mehet cercò di dissuaderla, dichiarando che non aveva alcuna intenzione di lasciare soli il padre e i suoi fratelli più piccoli, perché senza di lei sarebbero sicuramente morti di fame. Djunet decise così di prendere la situazione di petto: si presentò davanti al padre della contadina, dichiarando in maniera chiara e formale che era innamorata di sua figlia e che avrebbe voluto prenderla in sposa. L’altro rispose che, piuttosto che acconsentire ad un simile matrimonio, avrebbe di gran lunga preferito morire gettandosi tra le fiamme. Dopodiché, le sputò in faccia e le intimò di sparire per sempre dalla sua vita.

La profezia della Lupa d'Argento
Immagine di JOhaza da Poixabay

Mehet era disperata. Trascorreva notti insonni ululando di dolore e piangendo fino a quando non le rimaneva più nemmeno una lacrima da versare. In quelle condizioni anche l’appetito iniziò a venirle meno, col risultato che ogni giorno che passava si sentiva sempre più debole e affaticata. Continuando di quel passo era convinta che sarebbe morta e, rispetto alla misera esistenza che stava trascorrendo, la prospettiva di lasciare per sempre il mondo dei vivi iniziò quasi ad assumere un aspetto gradevole e confortante.

Poi, in una delle rare notti in cui riuscì a prendere sonno, alla ragazza apparve in sogno la dea Anapa. La Lupa d’Argento, con voce dolce e compassionevole, le rivelò che esisteva un modo per far sì che lei e Djunet potessero trascorrere il resto della loro vita l’una accanto all’altra: “Nel giorno della prossima luna nuova, esci di casa poco prima dell’alba e incontrati con la tua amata nei campi che sei solita lavorare. A quel punto scambiatevi un bacio e se l’amore che esso trasmetterà sarà sincero, nel momento esatto in cui il primo sole illuminerà i vostri volti nulla e nessuno potrà mai più separarvi”, le disse. Mehet non capì, ma non osò mettere in discussione la profezia della progenitrice.

Al suo risveglio, la giovane annotò su uno stralcio di pergamena ciò che la dea le aveva riferito, prima che i ricordi del sogno svanissero come nebbia al vento, e alla prima occasione lo diede ad un ragazzino che conosceva, ordinandogli di consegnarlo il prima possibile ad una lupa corrispondente alla descrizione di Djunet. Da quel momento in poi, non le restò altro da fare che pregare.

Passarono i giorni, e giunse così la sera del novilunio. Poiché la notte la ragazza era ancora sotto il rigido controllo del padre, prima di andare a dormire Mehet gli chiese se la mattina seguente avesse potuto svegliarla prima dell’alba, in modo da essere già al lavoro quando il sole sarebbe sorto. Lui acconsentì di buon grado, ignaro di ciò che la sorte aveva in serbo per lui.

La profezia della Lupa d'ArgentoLa mattina seguente Mehet uscì nei campi quando le prime, timide luci dell’alba stavano iniziando a fare capolino nel cielo notturno. Immediatamente cercò con lo sguardo Djunet, temendo che non sarebbe venuta, ma con suo immenso sollievo la trovò pochi passi innanzi a lei. Le due lupe si abbracciarono, piangendo entrambe lacrime di gioia nel rivedere la propria amata dopo un tempo che a loro era parso infinito.
Il sole sorse rapidamente, e le due decisero che era venuto il momento di mettere in atto ciò che la Lupa d’Argento aveva suggerito loro. Ancora avvinghiate l’una all’altra, con la pelliccia umida delle loro lacrime, si scambiarono un bacio lungo ed intenso, dal quale nessuna delle due si sarebbe staccata per nulla al mondo. Quel semplice ma potente gesto d’amore avrebbe trasmesso calore, affetto e sicurezza a chiunque avesse posato lo sguardo su di loro, ma non al padre di Mehet, che era uscito di casa in quell’esatto momento. Alla vista della figlia e dell’amante che amoreggiavano in quel modo così sfrontato per i suoi gusti in lui montò all’istante una furia cieca, che però ben presto si dissolse alla vista dello spettacolo che tosto si parò dinnanzi ai suoi occhi.

Quando il sole illuminò i corpi delle due lupe, qualcosa in loro cambiò. La loro pelliccia divenne dura e rugosa, le loro zampe si allungarono incuneandosi poco a poco nel terreno e dalle loro teste iniziarono a spuntare dei rami che crebbero rapidamente fino a formare una folta chioma verde. Ancor prima di rendersi conto di cosa stesse succedendo, il padre di Mehet si trovò davanti ad uno stupendo ulivo, sulle cui fronde erano già distinguibili i frutti maturi, pronti per essere colti.

Ulivo
Foto di liggraphy da Pixabay.

Nulla, in quella pianta, lasciava pensare che fino a pochi attimi prima in quel punto si trovassero sua figlia e la sua amante, eccezion fatta per il tronco: esso infatti pareva formato da due corpi distinti, come due alberelli cresciuti troppo vicini l’uno all’altro e fusi insieme durante la crescita, in una sorta di abbraccio eterno e indissolubile.

Il padre urlò e si disperò fin quando la voce non lo abbandonò, ma questo non bastò a ridargli sua figlia. Reso folle dal dolore, cercò di togliersi la vita squarciandosi il ventre con la falce che adoperava solitamente nella raccolta delle messi, ma l’attrezzo, già parecchio rovinato, si ruppe appena lo prese in mano. Quell’assurda coincidenza pareva quasi un monito della Lupa d’Argento, che voleva fargli capire quanto fosse da vigliacchi rinunciare alla propria esistenza dopo aver stoltamente impedito a sua figlia di raggiungere la felicità.

Da quel momento, il vecchio non fu mai più lo stesso. Nessuno riuscì mai a capire se si fosse pentito per ciò che aveva fatto passare a sua figlia, ma non tentò più di togliersi la vita. C’è chi dice però che non abbia mai più sorriso per il resto dei suoi giorni.

Mehet però non abbandonò mai la sua famiglia. L’ulivo in cui lei e Djunet si erano trasformate fornì a suo padre e ai suoi fratelli una quantità tale di frutti che ben presto capirono che non era più necessario lavorare quella terra dura e avara per poter campare, e usando i suoi semi piantarono altri alberi tutto attorno fino a creare un magnifico uliveto. Nessuno di loro patì mai più la fame.

Nato il 14 novembre 1992, vive a Bibbiano (RE). Fin da piccolissimo dimostra una spiccata passione per la lettura. Nel luglio del 2011 si diploma come perito meccatronico, ma i libri rimangono sempre una delle sue più grandi passioni e il suo sogno più ambizioso è diventare scrittore. Il suo obiettivo è quello di pubblicare un romanzo, ma non disdegna altre forme di scrittura, come il racconto breve. Il Ciclo dell’Eredità di Christopher Paolini è l’opera che più lo ha ispirato ad intraprendere questa strada.