Il segreto di Senenmut

Un trhriller avvincente che si svolge tra le rovine dell'Antico Egitto

di Silvia Alonso. L’eterna lotta tra il Bene e il Male nel cuore del deserto egiziano

Egitto, Mausoleo Djeser Djeseru -Tebe- 1873 d.c.

Silvia Alonso. Questo racconto, edito da Damster Ed., è stato premiato al Giallo Fest 2022 come miglior thriller storico.

Quando il professor Panofsky si trovò a contemplare quel tesoro fino ad allora ignorato dall’archeologia ufficiale, non poté credere ai suoi occhi. Per tutta la vita aveva visitato imponenti tombe e sfarzosi mausolei, per non parlare delle monumentali piramidi, ma quell’edificio racchiuso nel cuore del deserto, tra le montagne di rocce che da lontano facevano da cornice alla Valle dei Re, poco distante dalle meraviglie di Luxor, nascondeva qualcosa di unico.

Sapeva i rischi che stava correndo cimentandosi in quell’impresa che sia il governo egiziano che i colleghi gli avevano dipinto come folle, ma per nulla al mondo avrebbe desistito dal suo intento.
“Quello che il resto del mondo chiama follia, il visionario chiama nuovo inizio”, pensò tra sè, per darsi conforto in quell’ultima e difficilissima impresa che forse, se tutto fosse andato come doveva, avrebbe cambiato le sorti dell’intera storia. I numerosi ostacoli che lui e il suo fedele assistente si erano trovati a fronteggiare lungo il cammino erano infatti stati tutt’altro che irrilevanti, e quasi certamente disseminati  dai loro nemici allo scopo di dissuaderli.

Per nulla al mondo però avrebbe rinunciato a quanto in quel momento i suoi occhi, ancora increduli, stavano a poco a poco decifrando, nell’intento di riconsegnare alla luce quello che per secoli, forse addirittura per millenni, era rimasto avvolto dalle tenebre.

Foto di Souza_DF da Pixabay

Tremante per l’emozione, rivolse in alto la lampada a olio in modo da rischiarare meglio quanto la volta sopra il suo capo era in procinto di rivelargli. Trattenne a stento il respiro, cercando di non sobbalzare, perché la sorpresa di quanto stava per scoprire rischiava di far infrangere al suolo la sua unica fonte di illuminazione.
Al centro del soffitto, un geroglifico univa a cerniera le immagini del riquadro superiore con quelle della parte inferiore. “Parebbe la rilegatura di un libro”, pensò, “ma le verità che esprime sono molto più potenti di qualsiasi altro collante, capaci addirittura di unire con pochi ideogrammi mondi apparentemente distanti nello spazio e nel tempo.”
I concetti espressi su quelle pareti, benché trasmessi da una scrittura criptica, mai del tutto decifrata, che a sua volta corrispondeva a una cosiddetta lingua morta, sotto la flebile luce della sua lampada risaltavano invece pulsanti come dei radar, e in quel momento venivano a segnalargli percorsi di conoscenza prima di allora inimmaginabili.

Lesse con estrema attenzione ogni singolo geroglifico, da destra verso sinistra, dall’alto verso il basso e poi dal basso verso l’alto, per accertarsi che quanto sfiorato dal suo intuito non fosse il mero frutto di un’allucinazione dovuta al caldo torrido di quelle latitudini. Poi, ne scandì ad alta voce la traduzione letterale, affinchè anche il suo assistente potesse intendere. “Avendo percorso tutti gli scritti dei saggi, non ignoro nulla di quel che è successo a partire dal primo giorno. Senenmut“.

Foto di Oberholster Venita da Pixabay

Fissò il ragazzo, mentre nel suo intimo si prometteva di custodire con la vita quanto si stava accingendo a rivelargli di lì a poco. «Incredibile. Samuel, ti ricordi di quel testo che abbiamo letto le scorse settimane nella piramide di Giza?»
«Certo, professore: Vivi e sii giovane di fianco a tuo padre Orione nel cielo
«Esatto! Direttamente sopra alle nostre teste, proprio davanti ai nostri occhi, ecco le immagini di quanto riportato dalle piramidi: Il Duat ha afferrato la tua mano nel luogo dove si trova Orione … capisci? A mille anni di distanza, queste stesse verità vengono nuovamente chiarite fornendo ai posteri una specie di dettagliata mappa celeste. La cintura di Orione, qui raffigurata proprio sopra il dio Osiride, simbolo di rinascita, sembra corrispondere a una specie di via iniziatica per una nuova vita oltre quella terrena.»

Fissò negli occhi il suo discepolo, consapevole che tutto quel concentrato di verità alternative, totalmente fantascientifiche rispetto ai dati considerati oggettivi dalla storiografia ufficiale, avrebbero potuto sconvolgerlo. Ma il sangue freddo di Samuel pareva aver superato la prova, come se da sempre anche lui avesse sospettato dell’esistenza di quanto ora, innanzi ai loro occhi, si stava chiaramente disvelando. La preesistenza di civiltà molto più antiche alla loro, e in qualche modo il loro collegamento col cielo.

Karnak.oto di Dezalb da Pixabay.

«Vuol dire che…»
«Che Orione corrisponde al concetto di Duat, l’Aldilà egiziano, e che l’uomo sepolto in questa tomba, Senenmut, che era venuto a conoscenza di tali verità, non era solamente un architetto di grandissima levatura, ma addirittura un iniziato! Deve aver avuto accesso agli scritti segreti del tempio di Karnak. Questo spiegherebbe tutto. Anche la successiva damnatio memoriae imposta dai faraoni dopo la morte della regina Hatshepsut.»

Il ragazzo scosse vigorosamente la testa, incredulo.
«Ma che interesse avevano gli antichi a occultarne gli scritti?»
«Gli stessi che oggi spingono i nostri nemici a ostacolarci. Come puoi capire, caro Samuel, queste sono verità che oltrepassano il sapere dogmatico. Parlano di un oltretomba legato realmente in senso fisico, oltre che spirituale, al cielo. Ho come la sensazione che vogliano addirittura indicarci l’esistenza di una civiltà antecedente alla nostra, che ce le ha tramandate. Se la gente comune desse loro credito, tutta la storiografia ufficiale crollerebbe, e con essa moltissimi centri di potere.»

Il ragazzo assentì con fare grave. «Capisco. Dunque secondo quanto qui c’è scritto, le piramidi non erano semplici tombe come ci hanno voluto far credere.»
«Cerca da te le risposte, Samuel… Vedi quel triplice cerchio a forma di goccia che incornicia la stella al centro della cintura di Orione? È il simbolo dell’origine della vita. Come se in un luogo non luogo, da qualche parte nel cielo, fosse esistita una porta invisibile per unire la vita terrestre a quella del cielo.»

Fu come se Samuel fosse stato colto da una specie di improvvisa visione, e iniziando a percorrere come un invasato i quattro lati del mausoleo, esaminò nei minimi dettagli ogni singolo indizio che potesse suggerirgli una conferma di quanto appena rivelatogli dal maestro. Fino a quando gli occhi non gli si illuminarono, come in preda all’estasi, travolti dalla forza dell’Eureka.
«Professore, guardi la diagonale delle stelle: Sirio, Orione, le Pleiadi ed Alcione. Sono tutte allineate! Quasi a voler tracciare una rotta invisibile nella direzione della via Lattea, che per gli antichi egizi era assimilata al Nilo! Ecco la conferma di quanto rivelato dall’antico Libro Dei Morti: proprio qui, sulla parete laterale. »

di Nadine Doerlé da Pixabay.

Il professor Panofsky sorrise. Come diceva il detto, quando l’alunno supera il maestro, se veramente costui è un saggio, non può avere maggiore gioia. Il dipinto raffigurava il faraone defunto che veniva trasportato nel Nilo su una barca alata, come recitava il Libro che il suo discepolo aveva citato. Ora Samuel sapeva, e nel caso a lui fosse successo qualcosa, sarebbe stato in grado di portare avanti il suo lavoro.
Gli mancava solo un ultimo dettaglio, per completare la sua opera. Doveva rivelargli quale fosse la chiave segreta simbolo dell’origine della vita, a cui tutte le religioni antiche, soprattutto quella egizia, avevano fatto riferimento, e che quei geroglifici implicitamente citavano, come il vertice apicale di tutto il loro sapere. Appoggiò a terra la lampada a olio e, cercando un angolo libero sul suolo dissestato, si fece spazio per sedersi nell’unico punto privo di fango che le pozze di umidità avevano risparmiato. Potè così sfilarsi la pesante sacca che teneva sulle spalle ed estrarne il prezioso taccuino su cui, inseparabile come un tesoro, appuntava le più grandi scoperte.

Presagiva di aver ancora poco tempo. Se qualcuno lo avesse voluto pedinare per impedirgli di parlare, come temeva, nonostante tutte le precauzioni prese, sarebbe prima o poi riuscito a trovarlo. Sebbene fosse stato attento a non lasciar traccia del suo effettivo passaggio, e soprattutto avesse mantenuto il più assoluto riserbo sullo scopo della sua missione, sapeva che qualcuno stava seguendo le sue tracce, marcandolo a vista come un’ombra.
Le intimidazioni in codice che era stato in grado di intercettare nell’ultimo anno erano chiaramente rivolte a lui, al fine di comunicargli che, qualsiasi cosa avesse scoperto, doveva prima riferirla a un gruppo indefinito ma ben identificato di “loro”, la cui firma era sempre la stessa. Un geroglifico contenuto in un ovale, una specie di formula chimica che, per gli antichi egizi, stava a designare l’essenza ultima del nome personale.

Quello che apparteneva al suo pericoloso mittente risaliva a una misteriosa Setta che faceva inequivocabilmente riferimento a Seth, l’antica divinità egizia simbolo di caos, morte e distruzione. Del resto, anche la semantica rivelava che Emet, la Verità, era sempre stata contrapposta a Met, la Morte. E lui, che conosceva alla perfezione i segreti della Torah e del Talmud, sapeva che la setta di Seth, lungi dall’essere portavoce di verità, era solo foriera di morte.

Foto di Mario da Pixabay

Si fermò un attimo, per prendere il giusto respiro, e sforzandosi di mantenere il suo solito tono pacato e calmo mostrò al suo discepolo il prezioso taccuino, aprendolo esattamente nel punto centrale in cui vi aveva disegnato un simbolo fondamentale.
«Come ti dicevo, caro Samuel: gli antichi erano molto più consapevoli di noi del fatto che vita e morte si rincorrono in un cerchio continuo, come il giorno con la notte, e come il caos con il cosmos. Questo, mio caro Samuel, è il loro grande insegnamento, racchiuso in un simbolo segreto potentissimo, che sta all’origine del tutto, affinché la luce prevalga sempre sull’abisso delle tenebre.»
Non fece però in tempo a concludere la sua spiegazione. Dal fondo della tomba risuonò improvvisamente un’eco cupa. Era il rumore pesante di un portone in ferro, che le pareti spesse di quell’edificio, incastrato nella roccia, amplificavano. Qualcuno era entrato abusivamente nel mausoleo.
«Le guardie all’entrata ci avevano assicurato che ci avrebbero lasciati soli… » esclamò allarmato Samuel. Non c’era tempo per rispondergli. Balzò in piedi con uno scatto felino afferrando la lampada a olio, e dopo avergli messo in mano il taccuino, lo spinse nella direzione opposta a lui.
«Ma cosa succede …»
«Sono arrivati molto prima di quanto mi aspettassi. Ma tu puoi scappare: proprio lì, dietro al sarcofago, c’è una piccola rientranza nella parete, dovrebbe esser un passaggio segreto. Imboccalo veloce. Io li distrarrò per un po’, dandoti un margine per la fuga. Ora vai, veloce!»

Prigioniero
«Siamo la morte, la distruzione, l’oblio e la superstizione. In forza del potere del nostro dio, comunemente chiamato Male, tu e le tue presunte verità ritrovate ritornerete presto alla cenere.»
Samuel era legato, le mani incrociate dietro alla schiena, mentre davanti a lui una grande pira si ergeva sempre più maestosa, per trasformarlo, di lì a breve, in agnello scarificale.
Sudava freddo, non tanto perché temesse l’avvicinarsi inesorabile della morte, che in fondo considerava come una lontana amica, ma semplicemente perché il pensiero del dolore gli incuteva paura. Contro le sue spire, nemmeno l’indole ascetica del saggio professore, supponeva, sarebbe stata capace di restare impassibile, nella ferma convinzione che la realtà è solo un’illusione.

Gli uomini che invece si trovava in quel momento davanti erano veri e concreti, uno gruppo di brutti ceffi in carne e ossa, i volti sudici dall’incuria, gli abiti logori, le lunghe barbe nere che il sapone non sfiorava da chissà quanto tempo, sembravano tutti particolari atti a sottolinearne la bestialità più crudele.
Poco distante dalla pira davanti a lui, circondato da un raggera di otto pugnali, giaceva per terra il taccuino del professore. Capì che in quel modo avevano riprodotto il logo del Caos a cui apparteneva la loro setta, lo stesso simbolo che riportavano sui loro malconci turbanti blu scuro: un cerchio incorniciato da una corolla di otto frecce. Di lì a poco avrebbero gettato nel nulla, restituendolo al buco nero dell’ignoranza più abissale, anche lo sforzo del suo mentore.

Sopprimere il prezioso taccuino avrebbe garantito la permanenza dello status quo, uno stato dominato dall’oblio di quanto realmente accaduto nel corso delle millenarie evoluzioni storiche. Perché lungi dall’essere governato da un presupposto ordine, lui questo lo sapeva bene, tutto era sempre stato retto dalla menzogna, cui il Caos faceva capo.
Qualcun altro, forse un giorno, avrebbe osato intraprendere il loro stesso percorso, ma poiché ci sarebbero voluti secoli per cambiare le intere gerarchie dei poteri, solo il tempo avrebbe saputo dare la giusta misura per trasformare il seme delle verità scoperte nel loro degno frutto. Fino ad allora, per dirla con le parole del professore, Met avrebbe regnato indisturbato sopra Emet.

L’Ankh, la croce egizia (da Wikipedia)

Abbassò lo sguardo al suolo, sentendosi disperatamente solo. Fu allora che nel fango distinse nettamente una sagoma, il cui disegno brillava fulgido al riflesso delle fiamme. Era una piccola chiave fatta a croce, una figura forse insignificante agli occhi dei profani, ma non per i suoi.

Corrispondeva al disegno posto al centro del taccuino del suo maestro, lo stesso che quel fatidico giorno, all’interno del mausoleo, era stato in procinto di mostrargli prima che tutto precipitasse.
Era l’Ankh: la croce ansata della mitologia egizia, simbolo sacro di energia e di vita, che traeva la sua luce dal disco solare. Ebbe un sussulto, sentendosi salvo come per miracolo. Ricordava bene gli appunti del professore, che per tutto quel tempo aveva avuto modo di studiarsi nel dettaglio, custodendone nel cuore ogni singola frase.

Allungò il piede, attento a non farsi vedere, mentre i suoi carnefici continuavano a vomitare una lunga serie di parole ormai senza senso, cui forse avrebbe presto potuto porre fine. Quando con un ultimo sforzo riuscì a portarsi il piede all’altezza della mano destra, capì di essere salvo.

Il dio Ra

Una luce abbagliante si sprigionò davanti a lui non appena la sommità della croce ansata fu rivolta in direzione del fuoco. Da lì, a raggera, esattamente come raffigurato nei geroglifici che aveva studiato, si sparsero lingue incandescenti.
Erano i raggi di Ra che come ali di drago si dirigevano sui suoi nemici, per inghiottirli, mentre il piccolo taccuino continuava a giacere per terra, incolume, come se fosse protetto da una guaina invisibile.

Allora gli vennero in mente queste parole:
Ra porta in mano l’Ankh. I suoi raggi gli conferiscono energia eterna…”
Era quello, l’ultimo segreto racchiuso negli appunti del maestro, il messaggio riportato nel Libro dei Morti che per millenni il mausoleo di Senenmut aveva custodito criptato.
Si abbassò davanti a lui per riprendere il taccuino, e dopo averlo aperto nel centro,  ne concluse  la frase.
«…Così Emet vince su Met.»

Foto di opertina di aldboroughprimaryschool da Pixabay

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Avvocato milanese, specializzata in diritto civile e internazionale, ha lasciato la professione forense con l'arrivo del primo figlio per dedicarsi alla scrittura e ad approfondire studio e insegnamento della danza orientale e del flamenco, sue passioni, insieme alla pole dance, la mitologia e l’esoterismo. A dicembre 2019 pubblica “I love Mammy in Montecarlo – come sopravvivere a una vita glitter” (Genesis Publishing). Con “L’angelo veste Sado” entra in finale al premio Nabokov 2020 per la sezione romanzi inediti. Altri racconti: "Avventure al volante","Sulle ali della primavera","Racconti di Halloween","Tenebrae: verso un mondo oscuro e ammaliante","Natale Horror 2020". Sito web: https://silviaalonsowriter.com/