L’intelligenza dei fiori

A questo tema è stata riservata l’ultima edizione di Orticola

di Cristina Penco. Belli, profumati, fanno bene alla vista e alla salute, e sono anche intelligenti.

Ai primi di giugno molte storiche piazze italiane sono state animate e colorate da variopinte “infiorate” sparse per l’Italia, dalla Liguria alle Marche, dall’Umbria al Lazio fino alla Sicilia: si tratta di composizioni di petali che raffigurano una sorta di mandala floreali, realizzati soprattutto in occasione della festa religiosa del Corpus Domini, che ha chiuso il ciclo liturgico post pasquale. Al di là dei riti simbolici e scenografici, da tempo (fortunatamente) i riflettori sono di nuovo accesi su piante e fiori, in tante dimensioni della vita quotidiana.

Un mercato in forte crescita

L'intelligenza dei fiori
Orticola 2023. Collezione Dianthus © Maurizio Tosto

Secondo un ultimo rapporto Istat disponibile, nonostante alcune criticità importanti – tra cui il rincaro dei costi per l’energia e le materie prime, le preoccupazioni per il cambiamento climatico e i danni per disastri ambientali come quello che ha colpito di recente la Romagna – il mercato in questione appare in forte crescita.

In base ai dati resi noti dall’indagine, nel 2022 in Italia si è registrato un aumento del giro d’affari del comparto tricolore, per un valore di circa 3 miliardi di euro, il 15% dell’intera produzione dell’Europa comunitaria.

Ogni giorno, in quest’ambito, nello Stivale sono impiegati 200.000 addetti in 24.000 imprese e per 30.000 ettari di terreno coltivato. Vanno bene anche le esportazioni, che hanno superato i 900 milioni di euro. Numeri e scenari di cui si tornerà a parlare in occasione della 72esima edizione di Flormart – The Green Italy, in programma dal 20 al 22 settembre 2023 a Padova, con ampio focus incentrato sulle frontiere innovative legate alla tecnologia, all’uso dei droni e all’intelligenza artificiale.

Nelle città

rouge parfumé Pied-mère
Orticola Mistica-Umbria

È un settore, quello nel segno del “verde”, che, complice una nuova sensibilità e consapevolezza dei cittadini, è diventato uno dei protagonisti di punta dell’arredamento domestico e del design urbano, con aree metropolitane integrate in modo strategico da piccole oasi naturali e fiorite. In particolare, a mettere a segno ottime performance è il green living, con la progettazione e l’arredo degli spazi urbani nell’ottica del benessere collettivo.

Una recente ricerca realizzata dagli studiosi del Barcelona Institute for Global Health (ISGlobal), in collaborazione con la Colorado State University e con l’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS), ha messo in relazione la prossimità degli spazi verdi urbani, il proprio ambiente domestico e una minore incidenza di patologie sviluppate precocemente.

Oltre gli orti urbani e le serre verticali
Il tema del connubio tra green e salute, tra estetica e funzionalità trova sempre più spazio anche nelle agende politiche delle amministrazioni locali, in cerca di nuovi sviluppi dopo il successo degli orti urbani prima – strisce di terreno tra coltivazioni, apicoltura, momenti comunitari e occasioni di socializzazione – e del vertical farming poi, con “serre verticali” curate in ambienti chiusi e controllati attraverso metodi come quelli dell’idroponica (in cui le radici delle piante sono immerse nell’acqua arricchita da sostanze nutritive) e dell’aeroponica (in cui esse sono “sospese nell’aria” e irrigate tramite soluzioni nebulizzate).

L'intelligenza dei fiori
Foto di Anelka dai Pixabay

L’uso crescente a tavola…
Sul versante culinario, i fiori edibili trainano un’interessante filiera emergente dell’agroalimentare, con un’impennata delle aziende produttrici del 600% in dieci anni.

Non si parla solo di alta ristorazione, pasticceria e mixology (l’arte dei cocktail): anche nella grande distribuzione si vedono sempre più spesso confezioni pronte per l’utilizzo casalingo.

Del resto, molte infiorescenze rientrano già nella tradizione gastronomica, anche se sono per lo più considerate delle verdure: si pensi, per esempio, a broccoli, carciofi, fiori di zucca e capperi. Negli ultimi anni sono stati sdoganati nei piatti anche viole, rose, calendule, petunie, begonie, ma, nel complesso, se ne potrebbero mangiare molti di più, oltre 1.600, per la precisione, come indica il centro di ricerche Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria), ovviamente quando non sono trattati con prodotti chimici e pesticidi.

… e nella skincare
Anche la cosmesi impiega sempre di più queste categorie, di pari passo all’amore crescente degli italiani per i prodotti beauty naturali e biologici: nel 2022 i loro consumi hanno fatto registrare un fatturato di 2.893 milioni di euro, +9% rispetto al 2021. E non sono più appannaggio delle erboristerie: sempre più spesso, infatti, si trovano nelle profumerie e nelle farmacie, nelle offerte di alta gamma. Rosa, fiordaliso, orchidea, elicriso, camelia, lavanda, papavero, malva, peonia: l’elenco, ovviamente, non è esaustivo, ma comprende solo alcuni dei principali re e regine di campi e prati che sbocciano anche in creme, sieri e gel dalle molteplici proprietà per la cura e la bellezza di viso e corpo.

L’intelligenza dei fiori
Al tema dell’intelligenza dei fiori è stata riservata l’ultima edizione di Orticola, storica mostra mercato milanese dedicata alla natura e presentata dalla Fondazione Rovati. L’argomento in questione si richiama al libro L’intelligenza dei fiori di Maurice Maeterlinck del 1907. Ha scritto l’autore, Premio Nobel per la Letteratura nel 1911 (anche riferendosi alle precedenti dottrine di Linneo e Charles Darwin): “Il mondo vegetale che a noi sembra così pacifico, dove tutto appare accettazione, silenzio, obbedienza, è al contrario il luogo dove la rivolta contro il destino è la più veemente e la più ostinata”.

E ancora: “Se la prima cosa che ci colpisce è la bellezza del fiore, i fiori non sono solo ornamento, sono l’organo riproduttivo di molte piante che riescono ad attrarre gli insetti impollinatori e a guidarli, come Salvia sclarea che si è evoluta in modo da evitare l’autoimpollinazione oppure Dactylorhiza incarnata (ne parleremo in uno dei prossimi paragrafi, ndr) che attira l’insetto e riesce a fargli depositare il polline esattamente nel posto giusto!”. Concludeva Maeterlinck: “Le piante e i fiori sono quindi intelligenti, capaci di adattarsi, di crescere, di moltiplicarsi”.

La carnivora Drosera

Foto di Anelka di Pixabay
Anche la Drosera era presente a Orticola

Una delle maggiori “intelligenze vegetali” – protagonista, non a caso, del manifesto dell’esposizione meneghina del 2023 – è la carnivora Drosera, che utilizza i suoi tentacoli appiccicosi, simili, nella forma, a neuroni umani, per catturare e mangiare gli insetti. Le piante Drosera, inoltre, sono capaci di movimento e possono piegarsi verso la preda, mostrando un notevole livello di adattabilità e reattività.

Ma si può imparare qualcosa anche dal tasso barbasso delle campagne (Verbascum thapsus, detto anche candela del re o pianta di velluto), le cui foglie, coperte da una leggera peluria, rappresentano una vera e propria strategia evolutiva funzionale a resistere alle alte temperature e alla siccità estiva.

Le orchidee italiane

Foto di anncapictures da Pixabay,

Mettono in atto qualche trucchetto per riprodursi le orchidee italiane terricole, di per sé prive di nettare. In quelle del genere Dactylorhiza, piuttosto diffuse nella Penisola, l’impollinazione si avvale del contributo degli imenotteri, in particolare dei bombi.

Tali insetti si posano su di esse, attratti dall’ingannevole aspetto, quindi si agitano e si sfregano contro il ginostemio (la struttura con stami e pistillo). Questo vibra, rilasciando del polline che va a depositarsi sui corpi pelosi dei bombi, i quali poi lo depositeranno su un’altra orchidea, dove sarà raccolto grazie a una sostanza vischiosa che caratterizza il fiore.

Adattamento spontaneo
Le erbacee autodisseminanti sono quelle piante che lasciano cadere i loro semi in giardino, in modo da poter germogliare da sole l’anno successivo: è il caso della valeriana rossa (Centranthus ruber) e della margheritina dei muri (Erigeron karvinskianus). Che dire, poi, delle orchidee epifite, che crescono negli habitat tropicali e si sviluppano sopra un’altra pianta, utilizzandola per salire più in alto e così raggiungere meglio la luce del sole.
Le geofite, invece, sono le piante perenni che presentano gemme inserite su organi sotterranei, come bulbi, tuberi, rizomi: vanno in riposo con il troppo caldo o con il troppo freddo e fioriscono solo quando riconoscono condizioni favorevoli. Insomma, quante lezioni possiamo imparare dal mondo naturale!

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Giornalista, genovese di nascita ma milanese di adozione, si occupa di attualità, costume, società, non profit, moda ed entertainment, e anche di teatro e cinema ("grandi fabbriche di sogni", dice, "officine di creatività e cultura"). Anche se si è dedicata prevalentemente alla carta stampata, è presente in rete e ha fatto brevi incursioni in radio e in Tv. Mailto: cristina_penco@yahoo.it