di Donatella Galletti. I nostri protagonisti ricevono insegnamenti su simboli e geometria esoterica.
Con l’entrata di Markantus l’atmosfera era diventata elettrica, polarizzava l’attenzione. Arabella si sentiva in uno stato strano, attenta e vigile e come in sogno allo stesso tempo.
Markantus era avvolto da un bagliore verde, quasi fosse un ologramma. «Miei cari», disse in modo pacato ma autorevole. «Ora state bene attenti, perché vi sto per dire cose importanti. In realtà sono insegnamenti che sono giunti ai vostri tempi e al vostro mondo, ma sotto mentite spoglie, perché la simbologia applicata e la parte di emozione e potere insito nei simboli si è perso.».
I tre si sedettero su scranni apparsi in quel momento, verde per Arabella, blu per Lino e bianco per Aramis. Sullo schermo era apparso un quadrato, dai bordi verdi che mutavano in violetto. Era in continuo movimento, ruotava su un asse e poi su un altro.
«Il quadrato che vedete è a due dimensioni, come disegnato su di un piano, ma ogni dimensione ha in se stessa il potenziale di una aggiunta. Questo significa che la seconda dimensione ne presuppone una terza, la profondità, la terza una quarta e così via.
Il mondo come lo conoscete voi è a tre dimensioni, perché la vostra struttura e i vostri corpi lo possono percepire così, allo stesso modo in cui un punto su un piano potrebbe percepire solo due dimensioni ma solo ipotizzarne una terza, se avesse capacità di pensiero.»
Markantus fece una pausa, li osservò attentamente, e proseguì. Nessuno dei tre osava interrompere.
«Nel vostro mondo la terza dimensione è ben nota, mentre la quarta viene ipotizzata. In realtà le dimensioni sono molte di più. Esistono una quinta, una sesta e una settima dimensione: quando queste vengono messe insieme creano un mondo come lo vedete, con tutte le varianti, perché a questo punto si parla anche di varianti temporali e di quelle che vengono inserite nel cosiddetto libero arbitrio.
Un quadrato, una figura complessa
Ritorniamo al nostro quadrato: sappiate comunque che è molto più complesso di quanto possiate pensare, infatti vedete che se il quadrato ruota su se stesso crea uno spazio che è tridimensionale, per cui potrebbe creare un cilindro. Con tanti punti potrebbe creare anche un cubo, a seconda di come vengono uniti i punti della rotazione del quadrato. Se poi il quadrato si allunga avremo un rombo.»
Arabella iniziava a essere confusa. Si trattava di un quadrato o di un cubo? Quanti punti di vista dovevano avere? Cos’erano le varianti? Come se Markantus l’avesse richiamata, si ricordò che il suo nome era Nànteke, e nella mente vide le varie figure geometriche che le venivano spiegate. Facile: un cubo era formato da quadrati, anche le scatole dei dolci erano fatte così, piatte una volta aperte.
I punti di vista erano limitati dai sensi, le varianti erano i fatti possibili della vita, dati dal libero arbitrio, in realtà limitato, e da tutte le dimensioni presenti in un determinato episodio. Evidentemente alcune dimensioni determinavano il tempo, misurabile e modificabile come un metro da sarta.
I due uomini tacevano, meditabondi. Lino e Aramis non osavano parlare.
Markantus lisciò una piega del mantello con due dita e proseguì. «Quello che ci importa è quello che voi visualizzate come una croce a quattro bracci, vedete infatti che ci sono quattro quadrati negli spazi vuoti. Ci sono tantissimi simboli antichi che hanno questi quattro punti che indicano non solo i punti dell’orientamento: l’alto, il basso, l’ovest e l’est, ma anche i punti che sono riferimento del vostro mondo.
Ogni figura in due dimensioni si può anche immaginare osservandola come se fosse una figura a tre dimensioni proiettata su un piano. Se voi pensate ai punti del quadrato e fissate questo quadrato, pensate che vadano giù, sempre più in fondo, e vedete che il quadrato forma delle vele e si deforma.»
Aramis eseguí mentalmente: più fissava il quadrato, guardando i quattro punti agli angoli, più gli sembrava di caderci dentro, mentre il mondo circostante svaniva e la caduta era il preludio di un numero indefinito di dimensioni, lo capiva d’intuito.
Markantus fece una pausa, in attesa che Maniùk (ovvero Aramis) terminasse l’esperienza e tornasse a seguire. «Dipende dal vostro punto di vista: se il quadrato fosse su un piano curvo o deformato non sarebbe più quello che voi definite quadrato. Pensate quindi in quanti modi si possa cambiare la vostra realtà.
L’unione dei DNA per creare la pace nel mondo

Adesso al fine di creare pace nel mondo e un ordine che in questo momento non esistono, abbiamo bisogno come vi ho già detto di unire le vostre forze, ovvero il DNA umano a quello che vi è stato dato, che è un DNA diciamo non umano ma più alto e con dei componenti diversi. Questi componenti possono accedere, per farvela breve, a delle dimensioni diverse.»
Markantus smise di parlare e li guardò. «È chiaro quello che vi dico?»
Arabella, Aramis e Lino seduti si guardarono. Guardavano lo schermo, poi guardavano Markantus e apparivano abbastanza confusi. «Markantus», disse Arabella, «non sono sicura di avere capito tutto, però cerchiamo di seguire quello che dici, perché capiamo che è importante avere un alto grado di concentrazione.» Quindi si zittì.
Ujimoro (Lino) disegnava col dito un quadrato nell’aria e poi sul dorso della mano sinistra chiusa a pugno, curva, meditabondo. «Dunque guardate ora il quadrato», disse Markantus. «Osservate il punto di sinistra e mentre lo guardate pensate agli altri tre: andate da sinistra in alto a destra e quindi in basso.»
Si aprì in quel momento un altro schermo rosso. Markantus proseguì: «Quello che vedete è lo schermo che proietta i vostri pensieri: se riuscirete a pensare tutti e tre allo stesso quadrato che vedete a sinistra allo stesso modo, apparirà un quadrato anche a destra.»
I tre si concentrarono, seri. Apparvero un rombo, un trapezio e un cubo, che sparirono subito. Il primo tentativo non era confortante.
«Bè, almeno non è un cerchio o una stella, sui quattro angoli siamo d’accordo», disse Ujimoro. «Se il vostro pensiero non sarà unito, non avrà sufficiente energia per interagire tra di voi, e quindi non potrà interagire neanche con la macchina.»
I tre si concentrarono e dopo qualche tentativo apparve un quadrato. L’immagine era stabile e non spariva, questa volta. Markantus fece un leggero movimento con le sopracciglia, che indicava la sua approvazione.
«Adesso possiamo continuare. ll cerchio con un punto al centro, che vedete ora sullo schermo, indica i mondi. Il cerchio interno o il punto interno indica la terra, mentre il cerchio esterno indica tutto il conoscibile. Tutto il conoscibile non è né un inizio né una fine, perché appunto il cerchio è come un serpente che si morde la coda. Indica l’infinito. Gli antichi lo avevano capito benissimo e lo rappresentavano come origine del Tutto.
Il prossimo simbolo è una specie di scala a tre gradini. Questo simbolo venne usato anche in tempi molto più recenti dei nostri, dai Maya.»
Lino si ricordava di aver visitato una mostra sugli Inca, dove il simbolo veniva replicato in vari oggetti sacri. Gli era già stato spiegato che indicava tre mondi. Interruppe i pensieri perché Markantus proseguiva.
«Il simbolo indica il mondo sotterraneo, quello in cui viviamo e quello in alto. Esiste poi un altro simbolo importante che come vedete è un quadrato che si arrotonda su se stesso.» Videro un quadrato come un ricciolo però fatto con gli angoli. «Questo indica che c’è un’apertura tra il mondo della mente e quello esterno, per cui se voi guardate lo spazio negativo, vedete che tutti i mondi si compenetrano: sia il mondo che voi potete vedere indicato dalla linea, che tutto il restante.»
Markantus si era fermato. Maniùk era pensoso. «Ujimoro, mi sembra di essere tornato a scuola, forse sarebbe stato meglio prendere appunti.»
«Maniùk hai ragione.» Disse Ujimoro, ovvero Lino. Arabella li interruppe. «Insomma, invece di chiacchierare sarebbe meglio concentrarsi, mi sembra chiaro che abbiamo una missione che dipende da quanto sapremo apprendere. Non si può fare questo tipo di lavoro se non in piena coscienza dei simboli che si usano».
La riatttivazione dei simboli perduti
Markantus annuí compiaciuto. Non era che l’inizio. L’insegnamento andò avanti per giorni, ogni volta si aggiungevano nuovi simboli e i tre si esercitavano. Alla fine arrivarono alla macchina. Era quella con tutti i colori in ologramma. Era stato loro spiegato che l’armonia nel mondo andava ricostituita perché i simboli erano stati distrutti o deformati su vari piani, causando il caos anche morale ormai visibile a tutti.
Con un rito segreto che non verrà rivelato qui, i tre visualizzarono, con l’indicazione di Markantus e di altri sacerdoti presenti in quel momento, una serie di simboli in un certo ordine. I simboli andavano visualizzati in movimento. Sentirono una vibrazione sotto i loro piedi, Markantus li tranquillizzò. Disse loro che la vibrazione indicava che i simboli venivano trasferiti alla Terra.
Erano sotto il lago Titicaca e quindi dal lago i simboli passavano ad altri laghi attraverso una rete di tunnel labirintici sotterranei esistenti all’interno della Terra. Passando riempivano quindi di luce ed energia i tunnel. «L’energia che stiamo usando è dello stesso tipo di quella che permea il pianeta. Dai tunnel sotterranei sale poi come un effluvio all’esterno. Gli uomini sono composti così.»
L’invasione dei mostri
Le spiegazioni di Markantus erano complesse, ma venivano viste come immagini nella loro mente, questo semplificava la comprensione.
«Nel mondo umano non c’è solo una parte fisica ma ci sono anche altre dimensioni, quelle di cui vi ho parlato all’inizio. Le dimensioni più sottili, dalla quarta in su, si intende da quella temporale, recepiscono le energie sotto forma di effluvi. In realtà altro non sono che codici di luci geometrici e figure trigonometriche.
Percependole nei livelli più sottili del loro essere, gli uomini contribuiscono ad un’armonia generale.»
Il lavoro con la macchina per equilibrare la terra andò avanti per giorni. Un giorno però sentirono una vibrazione dall’alto, come un rombo di tuono. Erano soli, Markantus e gli altri in quel momento si erano allontanati. Non era un bel presagio: improvvisamente videro arrivare degli esseri scuri, vischiosi. Non avevano contorni definiti, ma riflettevano la luce, erano lucidi con riflessi violetti. Si muovevano lentamente, ma in ogni loro parte non era un bel vedere. Davano sensazioni di caos e malvagità.
Arabella arretrò mentre avanzavano verso di lei e Aramis le si parò davanti a proteggerla, con le braccia allargate. «Andatevene, non vi vogliamo!» Gridò loro. I neri avanzavano silenziosi e compatti. La macchina si stava fermando ed emetteva bagliori blu e verdi.
«Markantus, aiuto!», gridò Lino, capendo che da soli non avrebbero potuto far fronte al pericolo. Dalle caverne sopra di loro si aprì un cilindro di luce e vennero risucchiati verso l’alto. Non si sentiva nessun suono tranne un lungo fischio sottile.
Ritorno al Medioevo
Si trovarono un po’ frastornati su un prato. Era ai bordi di un lago rotondo: sembrava un lago vulcanico. Davanti a loro c’era un’altra figura che non avevano ancora visto, un essere alto quasi tre metri, sottile con una testa allungata simile a quelle umane, ma si capiva che non era umano.
«Buongiorno e ben arrivati», disse lo sconosciuto. «Il mio nome è Deutelius. Qui siete in Italia. Questo lago è un lago vulcanico, siete stati portati qui per una questione di sicurezza.
Forse non sapete che anche il nostro regno e il nostro tempo vengono invasi da visitatori oscuri. Qualcuno se ne sta occupando. Voi però siete stati portati per vostra protezione in un tempo diverso, per non essere rintracciati dai Mordoch. Qui ed ora siete al sicuro. Siamo infatti in quello che in Italia chiamate il Medioevo. Seguitemi, vi mostrerò il luogo e come potete aiutarci.»
L’acqua del lago scese rapidamente per un foro centrale, tanto che si prosciugò in un attimo. Videro un’entrata laterale all’interno del bacino, nella quale entrò Deutelius. Lo seguirono, notando che la parete rocciosa si ricomponeva alle loro spalle, mentre un rumore di acqua faceva loro pensare che il lago fosse tornato alla normalità.
Credits Donatella Galletti e Leonardo.AI
Foto di copertina di StockSnap da Pixabay
(Quarta puntata – continua)
Le puntate precedenti:
1a puntata: Aramis e il viaggio nel tempo
2a puntata: Oltre la porta del tempo
3° puntata: Sotto il lago Titicaca
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