L’alluvione che ha devastato le terre del’Emilia Romagna si è abbattuta anche sulla riviera Adriatica, devastando le spiagge, spazzando via ombrelloni e sdraio che i bagnini avevano già preparato per l’estate. A Rimini, Riccione, Cattolica, l’acqua del mare è arrivata non solo fino ai bar delle spiagge, ma anche sino alle strade, alle case, trascinando con sè detriti e sporcizia, rami, pezzi di legno, plastica che l’impeto dell’acqua ha portato sulle spiagge.
In alcuni lidi è scattato il divieto balneazione, che avrebbe danneggiato gravemente il turismo di queste zone (oggi revocato). Ma i romagnoli non si sono persi d’animo.
In tempi da record, con la consueta efficenza, si sono tirati su le maniche e hanno ripulito tutto, riportando la Riviera al suo splendore, pronta a ricevere come ogni anno turisti italiani e stranieri.
Personalmente amo il mare delle isole, le spaggette meno frequentate, con gli scogli. Ma devo dire che l’ospitalità della Romagna, sia negli alberghi di lusso che in quelli più semplici, è esemplare.
«Ho sempre considerato la Riviera romagnola un caso di scuola senza tempo a livello mondiale, per quanto concerne la gestione del turismo, l’idea stessa di relax e divertimento», scrive Fulvio Giuliani, direttore de La ragione. «Un esempio, studiato in ogni angolo della terra, di cui andare sinceramente orgogliosi da italiani.
In Romagna si lavora per permettere agli altri di divertirsi e soprattutto “star bene” e lo si fa facendosi il mazzo, ma senza perdere mai di vista quel po’ di buon umore che accorcia e alleggerisce anche le giornate più pesanti. Il mix, in fin dei conti, resta sempre quello: efficienza assoluta, ospitalità certosina, attenzione, cortesia, uno storico occhio di riguardo alle famiglie, perché la Riviera romagnola resta uno dei pochi posti dove la famiglia con bimbi si sente realmente coccolata da quando arriva a quando va via.»
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