di Terry Bruno. Chi si fa ritrarre in pose sexy rischia di ritrovarsi online con conseguenze psicologiche drammatiche.
Come vi sentireste se il vostro corpo o un video di un vostro rapporto sessuale fosse visto da tutti, senza il vostro consenso? Come vi sentireste nel sapere che colui che lo ha fatto è una persona che avete amato, con la quale avete avuto una relazione, intimità?

Di fronte a tali azioni ci si sente violati, traditi, e l’emozione predominante è sempre la vergogna. L’imbarazzo e il sentimento di umiliazione sono alla base del revenge porn.
Vi sarà forse capitato di scattare una fotografia in cui mostrate una vostra nudità o di fare un video a contenuto sessuale, poi entrati in possesso di un’altra persona. Anche se siete stati voi a inoltrarli, non si possono diffondere.
Se tutto questo viene fatto senza il vostro consenso, si commette un reato: il revenge porn.
Questo modo di agire alquanto riprovevole si è purtroppo diffuso sia tra adulti che tra giovani in modo esponenziale negli ultimi anni.
Ma chi c’è alla base di tale fenomeno?
Un ex partner che vuole vendicarsi per un oltraggio subito, come ad esempio la non accettazione di essere stato lasciato; per rancore personale o per recare semplicemente un danno. Questa forma di violenza tecnologica, non accenna ad arrestarsi e ha raggiunto l’apice nel periodo pandemico e i relativi lockdown. Le conseguenze psicologiche per chi ne è vittima sono drammatiche e gli effetti si possono osservare nella vita relazionale e professionale della persona, oltre alla compromissione della loro reputazione digitale.
Le varie forme della pornografia non consensuale

Oltre al revenge porn abbiamo il sextortion, il sexting e il grooming.
Con il sextortion la vittima viene intimidita con la minaccia di condividere pubblicamente immagini e video intimi e privati se non paga un compenso o se non consente a instaurare una relazione.
L’estorsore potrebbe essere una persona vicina alla vittima, un adescatore/adescatrice che filma in tempo reale la vittima in atteggiamenti intimi.
Un’altra modalità è quella di registrare, attraverso un particolare programma che attiva la web del PC, delle abitudini insolite come il visitare un sito pornografico.
Il sexting è, invece, l’invio di messaggi, registrazioni audio, foto o video intimi di natura sessuale attraverso le piattaforme digitali, i social e il proprio smartphone. C’è però il rischio che tale invio possa diventare virale, in quanto può essere a sua volta inoltrato e condiviso senza il consenso di chi è oggetto di violazione. In questo caso parliamo di sexting secondario.
Voi potreste chiedervi perché avviene tutto questo? Ebbene tale fenomeno è comune tra gli adolescenti per esprimere ed esplorare la sessualità, ma anche per mantenere una relazione o per cercare feedback sul proprio aspetto fisico e aumentare la propria autostima. In pratica, è considerato una strategia per ottenere l’accettazione nel gruppo dei pari.

Il grooming, o adescamento online, che si basa sull’invio di immagini, video o situazioni online via webcam, di contenuto sessuale. In questo caso abbiamo un adulto che, desiderando una relazione che lo ecciti sessualmente, sceglie tra i vari minori, la vittima più fragile.
Il groomer conquista gradualmente la sua fiducia per indurla ad accettare un incontro offline. Inizia con argomenti banali (hobby, amici, scuola) per arrivare a richieste di confidenze sessuali, anche con dichiarazioni di trasporto sentimentale, sino a chiedere immagini osè a dimostrazione del legame instaurato. Purtroppo, in seguito, tutto questo viene anche utilizzata per far tacere la vittima dopo l’abuso.
Le conseguenze psicologiche e sociali
Le conseguenze psicologiche e sociali nelle vittime di revenge porn sono varie: un forte stress emotivo e/o depressione; danni significativi a livello sociale e/o lavorativo; ansia estesa e ricorrente; possibili pensieri suicidari.

Come conseguenza della diffusione di materiale sessuale le vittime di revenge porn possono essere anche vittime di stalking e di molestie sessuali da parte di sconosciuti che hanno trovato i loro riferimenti sul web.
Talvolta le molestie possono diventare così intollerabili da indurre a cambiare il proprio nome e Paese. Le donne possono subire anche la perdita del lavoro a causa della visione di materiale sessualmente esplicito. È un danno continuo e di lunga durata in cui le vittime vivono costantemente la paura di essere riconosciute. Il non sapere chi e quanti possano aver visto il materiale condiviso può interferire negativamente nella quotidianità.
Si ha la perdita della propria autostima e la solitudine diventa la compagna quotidiana. Molto spesso si vivono sensi di colpa collegati al pregiudizio sociale che possiamo sintetizzarlo nella frase: “Se l’è cercata”. Un dato importante è che tra le vittime di revenge porn solo il 10% è di sesso maschile.
Perché un uomo attua tale comportamento?

Nei casi di revenge porn, spesso l’uomo prova piacere nel sentire di poter controllare la ex partner anche dopo la fine della relazione. Il pensiero di poter ancora infliggerle sofferenza lo fa sentire potente. In genere è psicologicamente instabile, con una personalità narcisistica o paranoide. Il narcisista è vulnerabile sul piano dell’autostima, per cui si percepisce inferiore sia dal punto di vista psicologico che fisico.
Questo determina l’insorgenza di rabbia e rancore che alimentano le vendette. Minato nel suo ego, non accetta i rifiuti da parte del partner. Il paranoide è, invece, concentrato sulle considerazioni negative dei comportamenti altrui. Il suo obiettivo è sventare quei tentativi che potrebbero umiliarlo, per cui contrattacca.
Dal punto di vista legale, chi diffonde immagini/video di organi sessuali o a contenuto sessualmente esplicito, senza il consenso delle persone rappresentate viene punito penalmente con la reclusione da uno a sei anni e con una multa da 5.000 a 15.000 euro. Questa pena può essere aumentata se la diffusione viene effettuata dall’ex coniuge o da qualcuno che è o è stato legato in modo intimo con la vittima. Ma anche se la vittima è una persona con inferiorità fisica o psichica, o in stato di gravidanza.
Come tutelarsi dal Revenge Porn?
Occorre evitare lo scambio di immagini di natura sessuale anche ai fidanzati, perché nel momento della chiusura del rapporto potrebbero condividere le immagini intime nelle chat di Revenge Porn. Sarebbe opportuno evitare di tenere tali immagini nei propri device (cellulari e computer) perché possono essere hackerati. Se si sospetta di essere vittime di Revenge Porn, segnalare subito alla Polizia Postale.
Sarebbe opportuno un maggiore dialogo tra gli adulti di riferimento e i ragazzi (addirittura anche in tenera età), un dialogo spesso bloccato perché i genitori si aspettano che siano i figli a porre loro delle domande. A loro volta i ragazzi non fanno domande sul sesso perché in imbarazzo e perché temono di essere giudicati o che i loro quesiti siano “sbagliati”. Preferiscono, allora, cercare le risposte sui social, su Internet o su blog gestiti da altri pari, trovando risposte non sempre del tutto corrette. Il rischio è la diffusione di false credenze e aspettative sbagliate sulla sfera sessuale, emotiva e relazionale. Allora occorre effettuare un’educazione sessuale, emotiva, di genere, che porti i ragazzi al rispetto e non alla sopraffazione, e le ragazze a non fare nulla per compiacere il maschio se non vogliono.
Aumentare la consapevolezza del fenomeno del revenge porn permette di riconoscere quanto la tecnologia possa essere sempre più utilizzata per molestare, intimidire, umiliare gli altri. E quanto sia importante effettuare un’educazione digitale utile a conoscere i rischi e le conseguenze su ciò che viene effettuato in rete e su come tutelarsi.
Foto di copertina di Roy Clarke da Pixabay
Per saperne di più:
Leggere anche di Terry Bruno: “Mia” come distruggere una vita
Revenge porn: Wikipedia
Cosa dice la legge
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