di Peter Hubscher. Un patto scellerato, la vendita dell’anima per avere tutto dalla vita.
Il cielo sopra la mia stanca e vecchia anima si scurì e la luce del sole penosamente filtrò fra le lucenti metalliche piume che coprivano le arcuate ali. I taglienti artigli che ornavano le sue zampe strinsero i miei fianchi e mi portarono in alto.
Percorrendo le lande desolate, dall’alto vidi la terra sofferente in parte oscurata dal corpo del grifone כרוב) kerúv). Benché impaurito, mi feci forza considerando che nelle mie tre vite mai avessi avuto una simile esperienza e che quindi il presente terrore padrone del mio cuore mi avrebbe arricchito.
Il silenzio, rotto in quelle alte sfere solo dal periodico richiamo rauco del grifone, mi ricordò il vuoto della Creazione.
Reso abitato quando Lui, benedetto sia il suo nome, permise a Adamo di dare un nome a cose ed esseri viventi. La stretta degli artigli mi fece capire quanto i miei pensieri irritassero il grifone. Così la mia mente si tacque e mi limitai a riempire gli occhi con l’immensa bellezza del Creato.
Dopo un tempo infinito, le grandi ali rallentarono il battito e volando in tondo scendemmo verso la pianura, che pallida come luce lunare sembrava attenderci. Giusto prima di posarsi, il grifone allargò gli artigli e piombai pesantemente al suolo. Mi rialzai dolorante. Ripiegate le ali, il grifone come un cane da guardia che controlli un lupo feroce si posizionò alle mie spalle.
Di fronte a me l’Oscura Presenza riempì l’orizzonte.
«Benvenuto», disse con voce ironica. «Finalmente ci rincontriamo». Tacque attendendo che parlassi, ma io restai muto. Allora l’Ombra proseguì. «Abbiamo un accordo. Ecco, ti ho portato il cartiglio con l’impegno che al tempo sottoscrivesti. Lo ricordi vero?»
«Certo», risposi. «Ho firmato con il mio sangue».
L’Oscuro rise e i suoi denti risplendettero come stalattiti di ghiaccio in una parete di nera ossidiana. «Bene. E cosa hai firmato?», chiese fissando bramoso il mio cuore. «Che in cambio di lussuria soddisfatta, potere esercitato, conoscenza acquisita nei e per i tempi da me desiderarti, ti avrei donato quando fossi stato stanco di vivere, quanto agognavi. Una anima cristiana che avrei con cura scelto e fatta precipitare all’inferno», risposi, con la composta sicurezza del colpevole. «Si», rispose Lucifero sbattendo nervosamente come fosse un pipistrello gigante le grandi ali membranose. «Ma come potevo allora sapere che tu, misera creatura uscita dal grembo di Eva, mi avresti imbrogliato?»
«Signore della luce del mattino, avresti dovuto leggere con cura quanto col il mio rosso sangue scrissi. Non è colpa mia se tu pensasti che l’anima sarebbe stata la mia. Ricordi? Dopo aver firmato ti dissi che ero giudeo e ateo e che avrei impiegato un tempo infinito a trovare una anima di cristiano per te.»
«Hai ragione», rispose Satana. «Fui frettoloso e avido ma ora ho capito che sei stanco di vivere e voglio la mia anima». «Hai ragione», risposi. «Grazie a te ho potuto godere della sfrenata lussuria della gioventù, saziandomi di vergini e giovinetti pronti a ogni mio capriccio. Ti sono anche grato per il potere che ho esercitato da uomo adulto, dominando e corrompendo ogni umano pronto a piegarsi al mio volere. Ma ancora ti sono più grato perché mi permettesti nella vecchiaia di accedere alla conoscenza assoluta dell’Universo. Potei così saziare completamente l’ansia di conoscenza della mia mente.»
Lui, il Nero Signore mi guardò soddisfatto. Intorno a lui, gli arcidemoni cantarono le sue lodi accompagnati dal coro monodico di legioni di demoni. Satana si protese in avanti con i suoi unghiuti artigli pronti a ghermirmi.
«Allora dammi questa anima del cristiano che sceglierai. Possibilmente nera come antracite perché bruci meglio nelle fiamme dell’inferno», ringhiò. Alle sue parole, a oriente i vulcani eruttarono fiamme e lava e a occidente la terra si squarciò e dalle fenditure si videro rosseggiare le fiamme dell’Inferno. Stanco, stanco di vivere, stanco di essere, risposi: «Nessuna anima. Rinuncio ad essere ateo e mi dichiaro cristiano. Prendi me.»
Ma prima che le nere ali mi avvolgessero, l’arcangelo Michele si interpose tra Satana e l’uomo ed esclamò: «L’uomo, creazione del Signore dell’Universo, ha riparato il Mondo.» L’Universo restò immoto in equilibrio, gelato nel Nulla Infinito. Poi la Voce riempì di luce gli Spazi ed i Tempi. «Il Figliuol Prodigo, l’Agnello del Signore ha fatto teshuvah* ed è tornato a Me. Egli è salvo, perché chi salva un’Anima salva tutto l’Universo». Poi tutto scomparve nella sua Luce Infinita.
Nota
* Teshuvah o Teshuva (תשובה, letteralmente “ritorno”), ovvero il Pentimento, nell’ebraismo è il modo di espiare i peccati, raggiungendo la redenzione, collettiva e individuale.
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