La leggenda dell’uomo-pesce

Un racconto stralunato tra l'horror, la fantascienza e il comic

di William Giroldini. Un mostro emerge dalle acque e mette in fuga due suore terrorizzate…

Forse non tutti sanno che da secoli nel basso delta del fiume Po e nella zona di Loreo si racconta la leggenda dell’uomo-rettile (o uomo-pesce secondo altri).

La leggenda dell'uomo-pesce
A Loreo (RO) è nata la leggenda dell’uomo – rettile: ecco una fake photo…

Si favoleggia di mitici uomini-rettile, simili a coccodrilli o pesci mostruosi dalle forme umane. Esseri misteriosi, forse venuti da altri mondi, che vivrebbero nelle acque del fiume e avrebbero mani e piedi palmate e la pelle squamosa.

Si racconta perfino che nel 1926 il celeberrimo scrittore americano Lovecraft abbia soggiornato a Loreo e sentendo le leggende locali abbia tratto ispirazione per i suoi racconti horror e i suoi mostruosi personaggi.

Poi per molti anni la leggenda dell’uomo-pesce è andata dissolvendosi, per mancanza di avvistamenti. Tutto questo fino alla vicenda di cui sono stato testimone diretto (e non solo io…). Nel novembre 2024 mi trovavo a Porto Viro, a pochi chilometri da Loreo, per una visita a certi miei lontani parenti che non vedevo da anni.
Avevo preso alloggio all’albergo-ristorante Anguilla Dorata,  posto a breve distanza da un ramo paludoso del grande fiume.

La leggenda dell'uomo-pesceEra una giornata nebbiosa e umida e nel tardo pomeriggio stavo sorseggiando un sangiovese nel bar del  ristorante. Pochi e sonnecchiosi clienti, tutta gente del luogo, si aggiravano nella piccola hall dell’albergo.

Improvvisamente, due suore entrarono nell’albergo gridando in stato di evidente agitazione psicomotoria: «L’abbiamo visto! L’abbiamo visto! Era orribile, mostruoso!» , urlò la prima suora.
«Sìii! Era orribile, l’ho visto anche io! Un demone, un demone orribile dalla faccia da pesce e piedi palmati! E la pelle rugosa da pesce di colore verde scuro!», aggiunse la seconda sorella.
Un mormorio fra i pochi clienti: «Hanno visto l’uomo-rettile!»
«Oh mamma! L’uomo-pesce! Erano anni che nessuno lo vedeva»,  esclamarono altri clienti.
Nel frattempo, il barman aveva offerto un cordiale a base di grappa alle due suore, che erano in preda a una logorroica descrizione della loro terribile esperienza.
«Stavamo passando sulla riva del fiume vicino al vecchio mulino diroccato, quando fra i canneti della riva abbiamo visto quel mostro. Che spavento! Abbiamo urlato, l’essere è fuggito in mezzo ai canneti, noi siamo subito scappate via e siamo venute qui».

E giù un sorso di cordiale, poi un altro e poi un altro (per annegare la paura).

Al quarto cordiale suor Gravina stava già intonando una canzoncina piuttosto sconcia (ma dove l’aveva imparata?). Per fortuna, arrivò in quel momento il padrone dell’Anguilla Dorata, il signor Umberto Cavalloni, che si offrì di accompagnarle al vicino convento di Santa Clotilde, per affidarle alle poche e vetuste consorelle e smaltire la sbornia e la paura.

La leggenda dell'uomo-pesce
Giornalisti all’attacco (gettyimages).

Come un fulmine, di bocca in bocca e messaggini WhatsApp, la notizia si era diffusa in tutto il paese di Loreo e poi nel paese vicino, e poi in tutta la zona del delta del Po… Mezz’ora dopo, due tizi della locale Tele DeltaPo (una scalcinata emittente televisiva locale) si fiondarono nella hall dell’albergo, chiedendo dove erano le testimoni di cotanta grande notizia.

Dopo essermi qualificato come ricercatore e parapsicologo, mi feci avanti e dissi loro che erano andate al vicino convento e che se fosse stato di qualche utilità avrei potuto segnalare il nome di qualche esperto per capire se le due donne avessero avuto allucinazioni para-religiose o avessero veramente visto ciò che dicevano.

La sera stessa, Tele DeltaPo mandò in onda un servizio dove le due suore replicarono e giurarono parola per parola quando detto agli attoniti clienti dell’albergo.

Il servizio venne poi ripreso e ritrasmesso perfino da Canale 5 e altre emittenti nazionali. Ormai la macchina della notizia clamorosa si era messa in moto, e niente e nessuno l’avrebbe più fermata. Fu così che una misconosciuta TV locale, quasi sempre sull’orlo del fallimento, che campava di serie TV di quarta mano e un po’ di pubblicità locale, fece il suo vero colpo grosso.

E non solo la TV locale. Anche l’Albergo Anguilla Dorata aveva visto quadruplicare i suoi clienti in tre giorni… mentre i prezzi delle camere erano solo raddoppiati. Il signor Umberto Cavalloni era al settimo cielo e dava ordini a destra e manca per soddisfare i nuovi clienti (giornalisti, presunti studiosi dei paranormale, turisti e curiosi attirati dalla strana notizia).

Nel frattempo il regista-padrone di Tele DeltaPo mi aveva chiesto di trovare un “esperto di ipnosi regressiva o qualcosa del genere” per vedere se le due testimoni erano attendibili. Volendo fare un servizio mi chiesero di partecipare a un bel dibattito dal vivo.

Fu così che ebbi l’idea di proporre il prof. Campanazzi, psicologo ed ipnologo, esperto in regressioni alle vite precedenti, attuali e future.

E ovviamente tramite l’ipnosi poteva stabilire se uno raccontava balle a tutto spiano. In seguito mi sono pentito (ma troppo tardi) di avere consigliato proprio il prof. Campanazzi (che già qualche lettore conosce da un mio precedente resoconto).
Nel frattempo, i due personaggi di Tele DeltaPo avevano già trovato un secondo esperto di ipnosi, per rendere (a detta loro) il dibattito più interessante e coinvolgente.

La leggenda dell'uomo-pesce
Foto di David Zydd da Pixabay

Mercoledi sera siamo tutti nel piccolo studio di Tele DeltaPo, in un capannone arredato alla meno peggio, con una telecamera e una luce elettrica proveniente da un faro di seconda mano.

Siamo io, il prof. Campanazzi, le due suore, il regista, un tecnico audio-video e (sorpresa, sorpresa) l’altro esperto di ipnosi. Chi avevano mai pescato? Ironia della sorte (giuro, non so come, io non c’entro nulla) si trattava dell’esimio prof. Harris.

Come alcuni lettori già sanno, non correva buon sangue fra il Campanazzi e il prof. Harris. Semplicemente, si odiavano a vicenda per motivi professionali e per pura innata antipatia.

Il prof. Campanazzi inizia a mettere in ipnosi la prima suora: «Rilassati, rilassati… libera la mente da pensieri oscuri, torna indietro nel tempo… a tre giorni fa… sulle rive del fiume… fra il canneto, cosa vedi?» Piano piano, Suor Gravina conferma tutto, rivive quei terribili momenti, descrive con dettagli la orribile diabolica creatura.

Poi tocca a suor Carola, stessa ipnosi, stessa solfa e praticamente stesse parole per descrivere la terribile esperienza vissuta. Vivamente soddisfatto, il prof. Campanazzi conclude che l’intera vicenda è realmente accaduta e che le due suore non stanno affatto mentendo,  sono sane di mente e non soffrono di allucinazioni a base religiosa o schizoide.

Ora il regista si rivolge al prof. Harris, che per tutto il tempo stava scuotendo la testa, mentre si beveva (in diretta TV) uno o due bicchieroni di birra. «E lei prof. Harris, che ne pensa?»
«Beh, io penso che le due sante donne dicano il vero, ma che il prof. Campanazzi stia prendendo un grosso granchio!» «Come un grosso granchio! Stupido idiota! se dicono il vero ma che granchio può essere? Ma stai zitto, che di ipnosi non ne sai nulla, sei un ciarlatano!»

Foto di Roland Steinmann da Pixabay.

«Stai zitto tu, buffone che ti mandi da solo in autoipnosi cronica per stupidità acuta!! So quel che dico, tutta la storia dell’uomo-pesce è una grossa balla e tu sei un idiota che la sta avvallando».
A questo punto il Campanazzi si alzò di scatto dalla sua poltrona e si buttò (a pesce) addosso al prof. Harris cercando di strozzarlo a due mani. Il tutto in diretta sotto gli occhi esterefatti degli astanti.

Allora Harris riusci con un guizzo (da pesce) a divincolarsi e prese a mordere un orecchio del Campanazzi. Il tecnico urlò al regista: «Facciamoli smettere!».
Ma il regista, nonchè proprietario della TV,  prese il tecnico per il bavero della giacca e gli intimò di continuare a filmare il tutto – che la scena era perfetta –  e di fare un primo piano della faccia di Harris mentre mordeva l’avversario, che urlava «Aia Aia! Brutto cane! Mi fai male all’orecchio!» .

Il regista vide con enorme soddisfazione che l’indice di ascolto stava schizzando alle stelle: un monitor mostrava il numero di utenti sintonizzati in tempo reale, un numero mai raggiunto, circa trentamila,  partendo da un misero 1500… 2000 medio degli ultimi mesi.
Passarono quasi  sette minuti nel caos totale, fra urla, insulti, suore allibite e regista in estasi mistica. A quel punto decisi di intervenire personalmente e con fatica tra le urla riuscii a staccare i due contendenti e a salvare l’orecchio destro sanguinante del prof. Campanazzi. Il quale lasciò la diretta urlando e imprecando e minacciando querele a destra e manca. Invece il prof. Harris finì di trangugiare la birra, ruttò e se ne andò tranquillo.

Il regista era felice come una pasqua. Avrebbe rivenduto il video a decine di importanti TV e fatto una montagna di soldi. Mi ringraziò di cuore e mi chiese di riaccompagnare in convento le due suore. Dopo questa pagliacciata, di cui a malincuore ammetto di essere parzialmente responsabile, forse penserete che la cosa sia più o meno finita lì.
Niente affatto.  Il bello doveva ancora venire.

Il giorno dopo, un vecchio pescatore del luogo avvista di nuovo l’uomo-pesce, nel canneto, vicino alla riva e a meno di cento metri dall’avvistamento precedente. Di nuovo, ma senza urlare, il vecchio si precipita all’albergo-ristorante Anguilla Dorata, dove incontra al bar i due solerti vigili urbani (gli unici due) del paese, che assieme al pescatore corrono verso il luogo dell’avvistamento.

Ecco: in breve tempo arrivano sul luogo, si guardano intorno, e scorgono una figura mostruosa fuggitiva che si addentra nel canneto. Il più giovane dei due agenti, il più veloce, estrae la pistola e si butta all’inseguimento. Non teme l’alieno, è  giovane e coraggioso. Uno sparo (in aria) e una voce dal canneto che implora: «No, pietà, non sparare. Mi arrendo, sono… io!»
Il giovane agente arriva trionfante con la sua preda.  Sorpresa: era il signor Umberto Cavalloni, proprietario dell’Anguilla Dorata, con addosso una mascheratura completa da alieno stile Halloween, modello uomo-coccodrillo, stivali modificati con pinne da sub, guanti e tuta con dettagli incollati a mò di scaglie, il tutto dipinto con bombolette spray di verde e marrone. Niente male come costume, ma ingombrante per fuggire veloci…

Condotto in caserma, confesserà tutto. La sera stessa nuovo servizio-bomba di Tele DeltaPo che racconta come il signor Cavalloni abbia confessato che «Il mio albergo era in piena crisi, pochi clienti, debiti da pagare. Così ho pensato di incrementare il turismo della zona con questo innocente costume, che non volevo spaventare nessuno (chiedo scusa a suor Gravina e suor Carola) e poi… forse che uno non può vestirsi come gli pare? Non è un delitto.»

Nuova intervista al prof. Harris (che aveva preso alloggio gratis all’Anguilla Dorata), che potè finalmente dimostrare: «Avevo ragione io! Era tutta una grossa sceneggiata! E quello scemo del mio collega, il Campanazzi,  ci era cascato con tutte le scarpe!».
Il Cavalloni venne denunciato per “schiamazzi notturni in pieno giorno e incitazione alla credulità popolare” e, in attesa di comparire davanti a un giudice, fu messo agli arresti domiciliari in una camera del suo stesso albergo. Albergo che nel frattempo continuava a fare il pienone di curiosi, giornalisti, turisti, parapsicologi della domenica e gente che diceva di essere in contatto psichico con vere razze aliene rettiloidi. E  giù tivù private di mezza Ialia, alcune anche francesi e tedesche, che improvvisavano servizi sull’accaduto, sulla leggende che circolavano, sulla nebbia del delta del Po e sulle ottime anguille arrosto dei ristoranti della zona, insieme ai meravigliosi vini tipici.

Foto di mdall_olio0 da Pixabay.

Poi, come tutte le sbornie giornalistiche che durano troppo, anche questa nel giro di una settimana si sgonfiò e l’albergo ritrovò la sua consueta scarsa presenza di gente, quasi tutti se ne andarono e la pace tornò sulle rive del grande fiume.

Anche io avevo ormai deciso di tornare a Milano, Harris era già ripartito dopo tre birre e un breve commiato (senza avere pagato alcun conto).
Finalmente tranquillo, mi feci una bella passeggiata lungo le rive di uno dei canali che costituivano il delta del grande fiume. La giornata era molto nebbiosa, e dai canneti e dalle acque limacciose ogni tanto uscivano piccole increspature e guizzi di anguille e qualche pesce.

Stavo meditando sui quei recenti avvenimenti turbolenti, con lo sguardo perso nel banco di nebbia, qualo lo vidi. Rimasi senza fiato per qualche istante, con lo sguardo fisso sulla creatura, che era sorta dalle basse acque con uno scroscio leggero. Era a meno di quattro metri da me.

Era lui, non c’era dubbio, era  proprio l’Uomo-pesce, che mi stava fissando con enormi occhi gialli rotondi, con pupilla verticale, come quelli di un gatto. Era alto almeno due metri, corpo robusto, piedi palmati, braccia muscolose con due mani dotate di vistosi artigli, e la testa… aveva come due branchie laterali, due grandi orecchie a punta e una cresta ossea al centro della testa. L’intero corpo aveva un colore fra il verde scuro ed il marrone, con tonalità azzurre nelle orecchie.

Dal film “L’isola degli uomini pesce”.

Mi fissò per lunghi momenti che sembravano senza tempo, lo guardai a mia volta senza muovermi o emettere alcun suono. Era orribile e meraviglioso allo stesso tempo.
Poi aprì la bocca, in cui intravidi due file di acuminati aguzzi denti e con un solo morso tagliò a metà una anguilla che teneva in una mano. Poi  ingoiò i due pezzi in un solo boccone.

Di certo non era il signor Cavalloni o qualsiasi altro idiota travestito. Infine, si buttò nelle torbide acque del fiume, con un tonfo sordo, e sparì alla mia vista in pochi istanti. Le acque schiumarono per qualche secondo poi tornarono lente e limacciose come prima.

Ecco, questa è la mia genuina testimonianza, e ora so per certo che la leggenda dell’Uomo-pesce non è solo una leggenda. Quella creatura esiste veramente.
Tornai sui miei passi e in mezz’ora raggiunsi la sede dei vigili urbani in quel di Loreo ove feci un resoconto del mio avvistamento. I due vigili (c’era anche un poliziotto) presero nota con apparente interesse del mio racconto.
Ma appena misi piede fuori della palazzina, sentii le rumorose risate dei tre personaggi. Non credo  avessero creduto una sola parola del mio racconto, ma li posso comprendere. Infatti nè Tele DeltaPo nè i giornali locali riportarono nulla di quanto io avevo visto. Tuttavia, se andrete questa estate o meglio in autunno e inverno (quando c’è più nebbia) sulle rive del delta del Po potrete notare che sono comparsi nuovi cartelli (affissi dalle autorità competenti) con sopra scritto: “È severamente vietato dare cibo alla fauna ittica, incluso l’Uomo-pesce. I trasgressori saranno puniti con 200 euro di ammenda.”

Quindi, se cercherete d’ora in poi di aggirarvi sulle rive del Po per adescare l’Uomo-pesce offendogli anguille fritte o hamburger, allo scopo di fare un selfie con lui, scordatevelo:  rischiate una bella e giusta multa. Io vi ho avvisato…..

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Laureato in Chimica, sviluppatore software ed elettronica, da almeno 30 anni si interessa di Ricerca Psichica con particolare attenzione allo studio della Telepatia e Psicocinesi utilizzando tecniche Elettro-Encefalografiche. Autore di numerose ricerche pubblicate anche su riviste scientifiche internazionali. Direttore Scientifico di AISM (Ass. Italiana Scientifica di Metapsichica).