La “Shoah” a teatro

Un coinvolgente lavoro di Roberto Cajafa, che verrà proposto nel Giorno della Memoria.

di Manuela Pompas. Una storia drammatica, nata “per non dimenticare”, sui giorni bui del nazismo.

Adattamento e regia: Roberto Cajafa.
Roberto Cajafa: Max, antiquario ebreo americano.
Mario Mantero: Martin, il socio tedesco.
Cinzia Damassa: Griselle, sorella di Max.
Cristina Vacchini: Frau Ursula, un’ebrea.
Matteo De Micheli: Herr Alfred, il nazista.
Costumi: Marzia Devoto.

Il 27 e 28 gennaio, Giorno della Memoria, ci saranno molti spettacoli in Tv e a teatro. Noi abbiamo scelto di presentarvi lo spettacolo di Roberto Cajafa, attore e regista, che metterà in scena “SHOAH”, proprio “per non dimenticare” – come dicono gli ebrei – il terribile periodo nazista legato alla persecuzione razzista degli ebrei.

Come è nato questo spettacolo? chiedo.

Roberto Cajafa, anche regista, è un antiquario americano.
Mario Mantero, il socio tedesco.

«Il palco è un contenitore molto potente per denunciare le situazioni storiche tragiche. E personalmente mi sento coinvolto dall’ingiustizia che sento esserci stata e continua a esserci nelle persecuzioni razziali.

Il testo di Shoah è tratto da una serie di storie che ho prima fuso e adattato, e poi diretto e interpretato: sono Destinatario sconosciuto di Kressmann Taylor, Anni d’infanzia di Jona Oberski, Mein Kampf di Hitler, Diario di Etty Hillesum, Storia segreta della Gestapo di Andre Brissaud e Problema di Harold Pinter.
La cosa incredibile è che il testo, nato dalla fusione di queste opere che si sono subito miscelate, si è creato nel giro di due giorni. La scrittura è scaturita come un fiume, come se in questo lavoro fossi stato guidato. La storia si svolge agli inizi degli anni ’30, quando Hitler sta conquistando il potere.
Da una parte c’è il rapporto epistolare tra un ebreo americano mercante d’arte e il suo socio tedesco, ritornato in patria, che all’inizio è suo amico, con un finale sconvolgente, crudele, dove si ribaltano i ruoli. Dall’altra c’è parallelamente lo stravolgimento dello stato sociale per l’avvento di Hitler, che sconvolge tutti i personaggi.

Com’è la trama?

La “Shoah” a teatro
Cinzia Damassa, sorella di Max.
La “Shoah” a teatro
Cristina Vacchini.

«Max e Martin sono molto legati, fanno affari insieme e gestiscono con successo una galleria d’arte a San Francisco. Si separano quando il socio decide di tornare in Germania con la sua famiglia. Inizia tra loro uno scambio epistolare nel quale traspare il reciproco dolore per la separazione avvenuta. Martin è perplesso per quello che sta accadendo in Germania e confida a Max le sue preoccupazioni.

Poco alla volta però, gli effetti della Storia incidono sul destino dei due amici. Hitler sale al potere, voci sempre più allarmanti giungono alle orecchie di Max, mentre Martin dapprima perplesso guarda poi con entusiasmo le scelte del Nazionalsocialismo. Ai cambiamenti sociali provocati dall’avvento del nazismo, fanno eco le oscillazioni emotive dell’amicizia tra Martin e Max. La performance sposta quindi a tratti i suoi riflettori sull’isolamento degli ebrei, sulle deportazioni e i campi di lavoro. Sarà un colpo di scena a chiudere la storia in maniera assolutamente imprevedibile». 

Com’è il cast?

Il cast al completo. Il bambino è figlio di Cajafa.

«Mario Mantero, il socio amico, Cinzia Damassa (la sorella del protagonista), Cristina Vacchini, Matteo de Micheli. Per tutti c’è sempre stato un coinvolgimento molto forte e siamo molto attenti in ogni spettacolo – che parte da una situazione molto favorevole tra i due protagonisti e uno stato sociale che incominciava appena appena a condizionare le persone – a seguire come un rituale per ricostruire queste emozioni.

Ognuno di noi, al di là del proprio personaggio, vive sempre  empaticamente il percorso globale dello spettacolo, che è stata un’esperienza molto potente anche per noi.
Rispetto ad altri lavori sulla Shoah, c’è questo cambiamento catartico dell’ebreo, che non è più una vittima, come nell’immagine classica cui siamo abituati, ma prende il sopravvento, si vendica con un escamotage crudele, che però per lo spettatore diventa liberatorio».

Hai proposto questo spettacolo anche a qualche scuola?

Matteo De Micheli, nazista.

«Sì, a Milano l’ho portato per esempio alla Libera Scuola Rudolf Steiner di via Clericetti, al liceo scientifico Volta, e in un altro ambito per il Comune di Milano. I ragazzi sono stati sempre molto coinvolti, è piaciuto. Del resto il teatro ha proprio una funzione non solo culturale, ma di tenere desta la coscienza e il pensiero critico».

Come mai questo tuo interesse per la Shoah?

«Da un punto divista storico l’Inquisizione e la Shoah sono due temi che mi prendono molto, per l’ingiustizia che sento esserci stata e continua a esserci in qualunque persecuzione razziale.

Sulla tematica della Shoah – dove l’essere umano ha toccato il fondo della sua crudeltà in modo inammissibile, spaventoso – ho fatto anche altri lavori, come L’Istruttoria di Peter Weiss, sul processo di Norimberga».

Informazioni: Lo spettacolo si terrà il 26 e 27 gennaio alle ore 21 al teatro laboratorio di Cajafa, in via Monte Suello 9.
Per prenotare, tel. 3427432524 – mail: rcprogetti@icloud.com
Website: www.robertocajafa.org

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Giornalista, scrittrice, ipnologa, è considerata un'importante divulgatrice nel campo della medicina olistica, la ricerca psichica, la psicoterapia transpersonale. Ha scritto numerosi libri su questi argomenti e la sua ricerca cardine riguarda la reincarnazione attraverso l'ipnosi regressiva. Spesso ospite nei convegni come relatrice sulle tematiche che riguardano la sopravvivenza, è stata spesso in radio e in Tv e ha condotto anche trasmissioni in una Tv privata. Mailto: manuela.pompas@gmail.com