di Massimo Bertolino. Così il Feng Shui, rivisitato dalla Gestalt, si può considerare come una forma di psicomagia ambientale.
La Terapia della Gestalt è frutto del lavoro dello psicanalista Fritz Perls tra la fine degli anni Trenta e l’inizio dei Cinquanta ed è un originale approccio terapeutico che riprende le idee tradizionali della classica psicoterapia insieme ai contributi filosofici dell’esistenzialismo, della fenomenologia e della psicologia della Gestalt da cui prende il nome.
La psicoterapia della Gestalt

La Gestalt è una modalità di aiuto esperienziale più che interpretativa: il suo strumento metodologico fondamentale è la focalizzazione sul presente che porta a sviluppare il proprio potenziale attraverso la consapevolezza e la creatività.
Con la consapevolezza ci si radica nel presente basandosi sulle proprie sensazioni in modo da scoprire e fare emergere i bisogni reali; con la creatività si abbandonano schemi ripetitivi di comportamento per mobilitare nuove risorse verso la propria realizzazione e crescita.
Uno dei concetti fondamentali della Gestalt è il Contatto. Il Contatto è adattamento creativo e co-creazione tra individuo ed ambiente; entrare in contatto significa assimilare e crescere con gli elementi dell’ambiente che attirano la nostra attenzione. Le novità che l’ambiente continuamente ci fornisce possono essere assimilate o rifiutate. L’assimilazione ed il rifiuto consapevoli consentono il contatto e la crescita, le interruzioni di questo contatto portano a comportamenti nevrotici. L’esperienza, secondo Perls, è ciò che avviene al confine del contatto tra organismo ed ambiente.
Il principio di Figura/Sfondo
Dal concetto di Contatto tra individuo ed ambiente deriva un altro principio fondamentale della Gestalt che è il rapporto tra Figura e Sfondo.
Il principio di Figura/Sfondo della Gestalt è una attitudine percettiva ad organizzare le sensazioni provenienti da uno sfondo indifferenziato per identificare una figura nitida. Dalle prime teorizzazioni della psicologia della Gestalt relative alla percezione di immagini reali, il concetto di Figura/Sfondo si è esteso con il lavoro di Fritz Perls alla dimensione psicologica ed al campo terapeutico.
Noi siamo collegati all’ambiente e normalmente viviamo in uno stato di confluenza con i nostri collegamenti, non li mettiamo a fuoco, li manteniamo nel vago e confuso del nostro sfondo, a meno che non intervenga qualche cambiamento, a volte in modo inaspettato e non voluto, e porti qualcosa in primo piano.
L’esperienza trasformativa del Ciclo di Contatto

Per poter uscire dallo stato di confluenza con i collegamenti in cui siamo immersi, e quindi poterci assumere la responsabilità delle conseguenze del nostro muoverci nell’ambiente, è necessario il processo di contatto.
Nel processo di contatto individuiamo un bisogno che l’ambiente può soddisfare, ne diventiamo consapevoli e mettiamo in atto dei comportamenti per fare evolvere la situazione partendo da quel bisogno per vivere in pieno l’esperienza. L’emergere del bisogno è quindi l’emersione di una figura dallo sfondo indistinto che attira al nostra attenzione. Il processo di contatto è una esperienza trasformativa che nella Gestalt viene identificata come Ciclo di Contatto.
La consapevolezza del processo di emersione di una figura dallo sfondo – dove lo sfondo è visto come il nostro potenziale inespresso – apre il campo alla creazione di nuove possibilità al momento nascoste attivando lo sviluppo e la crescita. Si tratta di portare alla luce e fare apparire ciò che non si vede ma che è presente, in un processo alchemico di trasformazione che ha un sapore quasi “magico”.
Tutto è spazio: la via del misticismo

Tutto ciò che esiste e tutto ciò che possiamo immaginare appare nello spazio.
Tuttavia, in particolare nella società patriarcale del mondo occidentale in cui viviamo, guardiamo lo spazio in modo superficiale: lo spazio è per noi significativo solo nella misura in cui è disponibile ad essere occupato da ‘oggetti’, cose totalmente separate dallo spazio che le racchiude. Finché l’attenzione è sugli oggetti, lo spazio è semplicemente ‘vuoto’.
Secondo altre visioni del mondo invece la materia e gli oggetti sono essi stessi una proiezione dello spazio. Invece di essere un vuoto che si oppone alla materia, lo spazio sembra essere presente e attivo praticamente ovunque. Invece di essere uno “sfondo”, lo spazio in questo modo è visto come il “terreno” dell’esistenza.
Quando esploriamo gli oggetti e il loro spazio associato in questo modo, le differenze tra spazio e materia diventano molto sottili. Lo spazio diventa un campo di energia e materia che prende forma e significato di volta in volta diversi, in un universo in costante movimento.
Questo tipo di esperienza dello spazio rende i nostri confini permeabili fino anche a dissolversi per diventare tutt’uno con l’ambiente in cui siamo immersi in quel momento. Non ci sono più confini nel contatto tra organismo ed ambiente. Tutto è spazio.
L’esperienza di unità con il cosmo

È un tipo di esperienza di dissolvimento dei confini e di unità con il cosmo, che si può sperimentare nella meditazione e negli stati modificati di coscienza, descritta dalle grandi tradizioni mistiche.
È il concetto di vacuità del buddismo:
“Comprendi la mente come spazio, comprendi che la mente ha la natura dello spazio e riconosci che lì non c’è nulla; guarda con attenzione e renditi conto che non ha colore, non ha forma, non c’è pensiero; renditi conto che lì c’è puro silenzio”.
Si tratta di una concezione dello spazio che troviamo anche alla base delle tradizioni geomantiche quali il Feng Shui ed il Vastu, ma difficilmente utilizzabile nel processo omeostatico di crescita e sviluppo dell’individuo nel suo ambiente nel mondo occidentale di oggi.
Lo spazio della Gestalt e del Feng Shui

Tra la visione patriarcale delle società occidentali industrializzate in cui lo spazio è nulla se non riempito di oggetti e la visione delle filosofie orientali dove tutto è spazio possiamo individuare un approccio intermedio che definiamo Gestaltico attraverso il quale conferire senso, attualità ed applicazione ad una tradizione antica come il Feng Shui (per una analisi più approfondita del Feng Shui vedi il precedente articolo “L’Arte dell’armonia tra uomo e natura”).
“In tutti gli esseri umani, scrive Perls “sembra ci sia una tendenza innata al rito. Se non ci fosse alcun rito in un’occasione importante l’intera faccenda apparirebbe vuota e priva di significato. Il rito sembra conferire ordine, forma e scopo ad una simile esperienza. In termini gestaltici diremmo che rende la gestalt più chiara, rende la figura più preminente”.
L’essenza del rito, con il suo linguaggio gestuale e simbolico, è portare l’invisibile nel mondo visibile. Esso ha il potere di evocare il mondo divino, portandolo sulla Terra ma anche di elevare la coscienza verso le dimensioni superiori. Il simbolo è quindi il mediatore, quello che mette in comunicazione due realtà distinte, l’umano con il cosmo, la materia e lo spirito, è un messaggero tra mondi diversi.
Il processo di collegamento operato dal rito e dal simbolo

Esso è analogo al processo dell’emergere di una figura dallo sfondo indistinto di cui parla la Gestalt.
Se applichiamo questi principi allo spazio in cui abitiamo, osserviamo come la casa, da sfondo dato che si risolve in una percezione vaga dell’ambiente, può diventare una “scultura psichica” (secondo la definizione di Emanuele Coccia).
In questo ambito si può attuare il passaggio dal livello di inconsapevolezza e confluenza con lo spazio ad un livello di connessione e contatto, un laboratorio dove sperimentare le nostre modalità di contatto con l’ambiente. In questa ottica il Feng Shui, filtrato attraverso la Gestalt, può essere utilizzato come una forma di psicomagia ambientale.
La psicomagia di Jodorowsky affonda le sue radici nelle tradizioni popolari e negli antichi rituali curativi degli sciamani e dei guaritori. Si tratta di una forma di terapia in cui il terapeuta fa compiere un’azione precisa, a forte connotazione emotiva e simbolica, al proprio paziente.
Utilizzando la metafora ed il linguaggio dei sogni, l’atto psicomagico permette di realizzare in maniera simbolica, ma non solo, ciò che sembra impossibile fare nella vita quotidiana.
Un atto rituale che appare incomprensibile alla mente, ma che giunge all’ inconscio in modo diretto e seguendo il suo codice di comunicazione che è il simbolo.
Un nuovo livello di consapevolezza
Ma oltre alla comunicazione diretta con l’inconscio, l’atto psicomagico richiede un nuovo livello di consapevolezza. Come scrive Jodoroswky, “Nella psicomagia, al posto della credenza superstiziosa, è necessaria la comprensione da parte del paziente, che deve conoscere il perché di tutte le sue azioni. Lo psicomago da guaritore si trasforma in consigliere: grazie alle sue ricette il paziente diventa medico di se stesso.”
La forte carica simbolica e rituale del Feng Shui con i suoi “rimedi” o “cure” dello spazio, indicati dal terapeuta/coach/facilitatore ed elaborati dallo stesso abitante, possono essere visti come atti di psicomagia ambientale.
Il linguaggio simbolico ed evocativo di una attivazione dello spazio effettuata con le tecniche del Feng Shui agisce direttamente sull’ inconscio ed allo stesso tempo emerge come “figura” dallo sfondo indistinto. Come nell’atto psicomagico la comprensione e consapevolezza da parte dell’abitante è fondamentale per lo sviluppo, la trasformazione e la crescita.
La Gestalt ed in particolare l’utilizzo di tecniche Gestaltiche espressive utilizzate nel Counseling e nel Coaching, è una cornice all’ interno della quale il Feng Shui o altre antiche discipline dello spazio (il Vastu della tradizione indo-vedica o il Sache tibetano) trovano uno sviluppo applicativo concreto finalizzato allo sviluppo delle potenzialità latenti dell’individuo, allo stesso modo in cui ciò è avvenuto per altre forme espressive (arteterapia, teatro, ecc..).
Come scrive Gabriele Baroni nel libro “Gestalt Coaching” : “ Il risultato è un coaching poco incentrato sulla dimensione mentale e spostato, invece, su una dimensione simbolica e rituale, che appoggia il proprio lavoro sull’esplorazione dei cinque sensi e sul cambiamento di visione rispetto alla figura/sfondo. La dimensione simbolica è il luogo principe dove attingere le risorse inespresse”.
Abitare per costruire: lo spazio creativo
Nel suo scritto Costruire abitare pensare, Martin Heidegger arriva a rovesciare segno e direzione alla sequenza gerarchica costruire-abitare tipica della società patriarcale tecnologica. “Solo se abbiamo la capacità di abitare possiamo costruire. La vera crisi dell’abitare consiste nel fatto che i mortali sono sempre in cerca dell’essenza dell’abitare, che essi devono anzitutto imparare ad abitare” scrive Heidegger.
Quindi il costruire è una conseguenza dell’abitare che diventa l’atto fondante dell’essere al mondo. Il costruire diviene come il coltivare in agricoltura, il prendersi cura della terra e della natura nella misura in cui la si trasforma, un trasformare e costruire se stessi nella co-creazione con l’ambiente.
La psicomagia ambientale, definita attraverso la Gestalt ed il Feng Shui, risponde a questa intuizione di Heidegger nella misura in cui lo spazio abitativo viene utilizzato come sostegno e supporto alla costruzione del proprio essere al mondo ed allo sviluppo consapevole e creativo delle proprie potenzialità.
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