di Terry Bruno. In questo delizioso film, Cédric Klapisch celebra il suo amore per la danza.
Titolo originale: En corps
Regia: Cédric Klapisch
Interpreti: Marion Barbeau, Hofesh Shechter, Denis Podalydès
Distribuzione: BIM Distribuzione
Durata: 117′
Origine: Francia, 2022

La vita è una danza è una commedia francese sofisticata, che porta lo spettatore a vedere gli ostacoli che possono presentarsi nel corso della sua vita, non come battute d’arresto, ma come momentanee sospensioni.
È un film sulla rinascita, sul non arrendersi mai, anche quando si pensa che tutto sia finito e il mondo ti crolli addosso. Occorre spostare lo sguardo dal lato oscuro verso quella parte luminosa che si vede prima lontana, ma che poi acquista una dimensione e una chiarezza sempre maggiore.
“Approfitta di tutte le vite che la vita ti offrirà”, è un messaggio chiaro e definito – con cui termina il film diretto da Cédric Klapisch – che ognuno di noi dovrebbe sempre aver presente.
Significa che le opportunità che la vita ci propone vanno abbracciate, colte, evitando di piangersi addosso rimanendo in uno stato di apatia e disperazione che non porta a nulla. La vita è un fiume che scorre fluido e noi dobbiamo imparare a navigarlo.
Il movimento corporeo diventa metafora di vita
En corps (il titolo francese del film), rende proprio l’idea centrale del film, di come il movimento corporeo attraverso la danza diventi metafora di vita e resilienza.
Lo spettatore può, allora, immedesimarsi e confrontarsi con i sogni, i conflitti e le speranze che non sono solo della protagonista. Attraverso la danza, prima classica e poi contemporanea, vengono trasmesse emozioni coinvolgenti e intraducibili che portano il pubblico a viverle appieno.

In questo percorso tortuoso non manca il tema genitori/figli, descritto dal regista attraverso un rapporto conflittuale e scarsamente comunicativo tra la protagonista Elise e suo padre.
Molto spesso i genitori non riescono a comprendere il mondo dei loro figli, le loro aspirazioni e necessità, in quanto distanti dalle proprie. Nascono così le incomprensioni, gli allontanamenti, gli isolamenti, sino al momento in cui una causa stimolo non li porta a vedere le cose diversamente.
È quello che succede al padre di Elise, rimasto vedovo precocemente e un po’ rigido, con tre figlie da allevare. Elise continua quello che aveva iniziato con la madre, la danza, che diventa la sua vita, la sua passione, in contrapposizione alle aspettative paterne che sperava in una laurea in giurisprudenza.
Quando la magia si dissolve con la perdita dell’amore
Nei primi 15 minuti del film si assiste a un pezzo di bravura di danza classica di Elise, interpretata da Marion Barbeau (prima ballerina dell’Opéra di Parigi). Infatti la nostra protagonista è diventata una promettente ballerina di danza classica e vive a Parigi col fidanzato, anche lui ballerino, di cui scopre per caso il suo tradimento.

La magia della sua vita che sembrava quasi perfetta, si dissolve insieme alla perdita dell’amore. Come conseguenza di questo profondo dolore cade sul palcoscenico, subendo un grave danno alla caviglia. Responso: sospensione per un paio d’anni dal palcoscenico. E come spesso accade quando si ha una diagnosi nefasta, una profonda delusione, si precipita in un baratro emotivo che porta a rivedere la propria vita, a ristrutturarla e, se non ci si lascia avvolgere dall’apatia, dalla disperazione, dal vittimismo, dal rancore, si incomincia a osservarla da una prospettiva diversa, si pensa a una seconda vita.
Elise, infatti, impara a domare le sue debolezze e a convivere con le sue fragilità, cercando un nuovo spazio nel mondo che la porterà in Bretagna, insieme con una coppia di amici cuochi.
In questa residenza, adibita a centro per artisti, lei impara a pelare carote e patate, a vivere una vita più bucolica, semplice e riscopre l’amore. Inizia la sua rinascita! Dà tempo a se stessa di rieducare la propria anima, di reimparare ad avere fiducia nelle sue capacità e risorse. Sì, perché ognuno ha i propri tempi per ritornare a vivere, a ritrovarsi. Il segreto è non accelerare i tempi e assaporare ogni piccola conquista, ogni piccolo passo verso la luce.

In questo suo desiderio inconscio di ritrovarsi, di riavere un ruolo nella sua vita, Elise incomincia a osservare una compagnia di ballerini giunti alla tenuta per provare la coreografia di una danza moderna da portare in scena, per poi unirsi a loro nelle prove. Risultato? Non zoppica più e il suo corpo si muove libero e armonioso, seguendo la musica in una coreografia collettiva.
In questo ultimo passaggio il regista descrive splendidamente i conflitti che spesso ci attanagliano, quando ci troviamo di fronte a decisioni amletiche: seguire la parte razionale o lasciarsi andare all’istinto? E quasi sempre vince la parte inconscia che conosce molto di più ciò che accade dentro di noi.
La vita è una danza parla attraverso i corpi, quei corpi che nel ballo finale hanno un contatto meraviglioso con la terra, con la natura in un ritmo quasi tribale che coinvolge chi lo guarda. Ed è una metafora della vita come danza, in quanto nulla è scontato, tutto può succedere. Un film da vedere e ricordate che è bene “Approfittare di tutte le vite che la vita vi offrirà”.
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