di Giorgio Cozzi. Moltissime le persone – e i bambini, come Cameron Macaulay – che ricordano le vite passate.
Capita spesso di incontrare persone che raccontano episodi che attribuiscono a vite passate. L’ondata culturale che ha attraversato questi ultimi decenni ha molto sensibilizzato le persone su una tematica scontata nel mondo orientale e oggetto di indagine in quello occidentale. Mentre un tempo si pensava solo a fantasie o fideismi, oggi si cercano le prove, le corrispondenze, i segnali di una possibile realtà di una vita dopo la vita. Innumerevoli libri lo sostengono e riportano esperienze che è proprio difficile rifiutare tout court.

Ritorniamo anche in questa sede ad affrontare un argomento intrigante e che ha delle implicazioni notevoli, sia nel caso che esista la possibilità di reincarnarsi, sia in caso contrario. Il dilemma non si può risolvere solo con la fede, cosa che ha senso a livello individuale e molto meno sul piano collettivo.
Prima di tutto le esperienze: sono abbondanti e significative. Ricordo qui il caso di un bambino inglese, Cameron Macaulay, di cui si parlò a Voyager, dove fui intervistato da Giacobbo proprio su questo caso. Sin dalla primissima Cameron infanzia manifestò strane sensazioni, come se la casa in cui viveva non fosse la propria e la famiglia che l’aveva generato non fosse la sua, diceva di avere un cane bianco e nero, della sua famiglia a Barra, della vista dalle finestre, che suo padre era un altro e descriveva una casa vicino al mare con una radura su cui atterravano gli aerei. La madre non sapeva come comportarsi, tuttavia ebbe l’intelligenza di approfondire e di prendere sul serio ciò che diceva il figlio.
Si mise in contatto con il Dr. Tucker che aveva studiato fenomeni di questo tipo e con lui raccolse in dettaglio le informazioni che Cameron dava con sicurezza e convinzione. Lo studioso scoprì che le indicazioni fornite dal bambino corrispondevano alla località indicata, Barra, un’isola realmente esistente. Organizzò un viaggio e portò Cameron nei luoghi che lui segnalava e che tuttavia gli apparivano diversi da come li ricordava. Del resto le prime informazioni raccolte localmente sembravano smentire le dichiarazioni del piccolo.

Tuttavia, andando indietro nel tempo, effettivamente sull’isola atterravano aerei dove diceva Cameron, che riconosceva i luoghi, ma non tutta la casa e stranamente si sentiva perfettamente a suo agio.
Proseguendo nelle ricerche si scoprì che molti anni prima un personaggio, Robertson, che corrispondeva alla descrizione, aveva abitato in quel posto e in quella casa, che aveva avuto un cane uguale a quello descritto da Cameron e che erano state apportate variazioni alla casa che ne avevano cambiato la fisionomia interna.
Scoperto il nome si seppe che esisteva una figlia (quindi possibile sorella di Cameron) e la si rintracciò, ritrovando foto di famiglia che riportavano i dettagli forniti dal bambino, casa, giardino, cane. Grazie al Dr. Tucker e al coraggio della madre fu svelato il collegamento tra ciò che Cameron sosteneva e i fatti, reali, corrispondenti. Il bambino dopo quel viaggio e quella scoperta non manifestò più problemi e si adattò perfettamente alla vita nella (nuova) famiglia.
Straordinarie prove a favore

Dal punto di vista scientifico non sapremo mai se un’entità incarnata nel bambino di allora è la stessa identità presente in Cameron: certo che le prove a favore sono veramente straordinarie e non riguardano solo Cameron, bensì decine di altri bambini con un perfetto ricordo di vite passate.
Anzi. Stevenson raccolse la testimonianza di 2.500 bambini che ricordavano vite precedenti, con dovizia di dettagli. E di questi su 102 fece un’indagine approfondita, spesso trovando riscontri oggettivi tra le narrazioni e la realtà, quasi come se fosse la stessa coscienza presente in due realtà e vite diverse. In India la cultura locale sembra riportare una casistica impressionante di vissuti simili.
Un altro tipo di prove di esistenze precedenti viene dall’ipnosi regressiva, dove in stato di rilassamento profondo si induce una persona a andare indietro nel tempo, sino all’infanzia, alla nascita e oltre. Ricordo un caso in cui ero presente, con il Prof. Berlingheli e il Prof. Crosa tentammo un esperimento su Venia, sensitiva assai nota e di cui ho parlato tante volte. La prova era frutto di un esito interessante di una ipnosi condotta dalla Dr.ssa Capasso su Venia, che aveva, in quello stato inconscio di bambina, descritto Genova nel Medioevo al tempo di Campanella, parlando con accento genovese, cantando una canzoncina antica e descrivendo una realtà corrispondente a quell’epoca, ignara di nomi come Cristoforo Colombo e di fatti appartenenti alla nostra epoca.

Fu proprio quell’esperienza a spingere i due clinici a riprovarci. Venia venne trasportata tramite l’ipnosi regressiva indietro nel tempo alla ricerca di una situazione che avesse a che fare con la paura dell’acqua.
Venia si trovò in Egitto o in un paese simile (dalla descrizione) e disse di essere una figlia naturale di un Console Romano, tale Gaio Licinio Muciano, legato della provincia di Licia. Con le ancelle era stata portata al fiume a fare un bagno e per celia le ragazze rischiarono di farla affogare e comunque la salvarono. Al risveglio facemmo delle ricerche scoprendo non senza stupore che un tale gaio Licinio Muciano era stato governatore in quelle zone. Venia aveva detto, in ipnosi, di chiamarsi Licinia.
Anche in questo caso non sapremo mai se sia trattato di una fantasmatica per sciogliere la paura dell’acqua (sta di fatto che dopo Venia la superò), ma ancora una volta la straordinarietà del fenomeno è fuori discussione e rende possibile l’ipotesi di una vita precedente rivissuta.
Indagando a fondo ho scoperto che Gaio Licinio Muciano ha scritto molte cose, riprese da Plinio il Vecchio, tra cui le esperienze di miracoli e di eventi inspiegabili (e allora il cerchio si chiude, perché Venia di cognome era Misciano).
Le tante vite di Eder

Sempre con l’intento di portare casi concreti vissuti, mi sembra interessante il caso di Eder, altro sensitivo di cui ho parlato spesso e con cui ho vissuto tante esperienze. Eravamo andati (mi aveva trascinato lui) in India per avvicinare Sai Baba, da cui lui era stato diverse volte. Decidemmo di fare un giro in una zona di templi antichi e ci trovammo in un posto dove si faceva una doccia “sacra” con acqua sorgiva e dove c’erano dei santoni che benedicevano a fronte di poche rupie.
Quando toccò a Eder, diede le rupie preparate al santone, ma questi le rifiutò e disse che doveva pagare molto di più. Al che Eder obiettò: «Perché agli altri poco e a me tanto?». «Perché tu hai molte più vite da farti perdonare». Restammo di stucco, ma conoscendo Eder, ci sembrò normale.
Del resto gli era già capitato di essere tirato fuori dalla folla in coda per visitare un tempio e onorato in modo speciale da altri santoni che l’avevano, per così dire, riconosciuto come entità spiritualmente evoluta e anima antica.
Una prova è un indizio, due un sospetto, tre la conferma. Andammo da una santona vicino a Bangalore di cui Eder aveva sentito parlare e come entrammo ci benedisse tutti, poi parlò direttamente a Eder riconoscendolo come entità che aveva molte vite alle spalle.
Per la scienza ci vuole un protocollo inoppugnabile
Con tutte queste esperienze dovrei non avere dubbi sulla possibilità che la vita oltre la vita e per riflesso la reincarnazione, siano effettivamente una realtà degli esseri umani, tuttavia il pensiero scientifico richiede prove che non possono essere solo narrazioni (area prescientifica), bensì rilevazioni ottenute con un protocollo inoppugnabile e ripetuto nello stesso modo da ricercatori diversi in laboratori diversi e qui sta la difficoltà per varcare il Rubicone, dalla possibilità alla verità conclamata.
Va anche detto che molti studiosi hanno riportato le esperienze in punto di morte (NDE, Near Death Experience) di persone che clinicamente morte avevano ripreso a vivere, ricordando nel risveglio eventi e situazioni accadute mentre erano in stato di cervello piatto e cuore fermo. Si porta questo tipo di prove a testimonianza di una sopravvivenza della coscienza alla morte fisica.
Memorie del passato o pescaggio nell’inconcio collettivo?

Anche le OOBE (Out of the body experience) appaiono una prova documentata e sperimentata della possibilità della coscienza di essere non locale e ciò può far ritenere che la sua esistenza non sia legata alla fisicità, con tutte le implicazioni che ne possono derivare.
È chiaro in ogni caso che delle informazioni arrivano alla coscienza del soggetto che vive queste esperienze straordinarie, da dove arrivano? Jung parlava di inconscio collettivo, dell’Akasha; altri potrebbero pensare a una sorta di telepatia retrocognitiva.
Altri ancora potrebbero sostenere che esiste un campo di connessioni che consente il collegamento, casuale o significativo, con informazioni del passato e la mente universale potrebbe anche spigare questi accadimenti. Per quello che ne sappiamo oggi, molte interpretazioni sono possibili, attraverso ipotesi che comunque chiamano in causa processi che in qualche modo devono sfuggire alle evidenze scientifiche classiche.
Quello che è certo è che le esperienze di vite pregresse, per chi le vive, sono sentite come se fossero proprie e le emozioni che si provano in quei casi sono indicibili e lasciano tracce importanti e di solito molto positive, che impregnano la vita di valori e aperture nuove, come dimostrato dalle ricerche sulle NDE da Pim Van Lommel, un cardiologo anestesista olandese che più di altri ha indagato scientificamente questo fenomeno.
Ultima osservazione, così come la fenomenologia spontanea di qualità paranormali è molto più diffusa nelle persone, di quanto possano dimostrare le sperimentazioni in laboratorio, altrettanto la quantità di persone (soprattutto bambini) che hanno ricordatovite precedenti, è di molto superiore alla narrazione ufficiale.
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