La coscienza e la mente

Vediamo chi decide per noi, chi ci spinge ad agire, la mente o la coscienza?

Foto di Gerd Almann

Cerchio Demofilo Fidani. La realtà della coscienza secondo un “Fratello” canalizzato dal medium del Cerchio.

Quando vivevo sulla Terra, pur volendo seguire i precetti morali o della religione, cascavo sempre in atteggiamenti di giudizio e di confronto, perché questa non è qualcosa che ti appartiene, ma è la realtà della materia, che offre questo tipo di prospettiva, la quale va poi corretta nel giusto modo, quando la coscienza si misura con una visione che non ritiene giusta.

La coscienza e la mente
Foto di John Hain da Pixabay.

Questo è importantissimo, perché una visione che non si ritiene adeguata, in cui però capita di scivolare comunemente, è una possibilità per la nostra coscienza, dato che in qualche modo ci si accorge che non è quello che noi vorremmo essere. Quindi, anche se vissuta internamente, è comunque una realtà esterna che quotidianamente ci viene presentata attraverso le cose, attraverso le opinioni degli altri, il cosiddetto senso comune. Perciò ci si misura costantemente con qualcosa che non è soltanto una reazione, chiamiamola impropria, nostra, ma è una visione non esatta, che caratterizza la vita nella materia.

Tuttavia è proprio questo il campo dell’esperienza, altrimenti non avremmo termini di confronto, non verremmo qua ad “affrontare” situazioni che ci permettono di capire qual è la via: saremmo su una specie di piattaforma senza nessuna direzione. Di conseguenza non si tratta di sentirsi in qualche modo in colpa, se la realtà ci provoca queste reazioni, perché la realtà ha questo compito. Quella che io chiamo “realtà” in modo un po’ generico è il mondo terreno, che vive di queste convenzioni e di questi modi di essere, perché sono la materia su cui agire, con la possibilità di elevarla.

Se infatti uno mi infonde un sentimento di astio ma io non lo ricambio, lo trasformo da piombo in oro, cioè elevo la materia; se la materia mi provoca con delle situazioni per cui io reagisco con preoccupazione, ma poi faccio subentrare la serenità, io elevo quella situazione. La materia è così, è una materia mentale, potremmo dire, è qualcosa che si presenta in un certo modo, perché ci provoca, nel senso buono della parola, ad una reazione che è più elevata, che è in grado di misurarsi con questo e vedere come non è l’anima questa, ma è qualcosa che può servire all’anima, perché possa mutare in oro il piombo, trasformando queste situazioni, che si presentano sempre un po’ ostili e un po’ inquietanti, in qualcosa di più leggero, di più favorevole a se stessa e agli altri: è come una vittoria sulla materia.

Ma la materia si offre generosamente, perché noi possiamo vincerla e così trasformarla: è questo il senso dell’antica alchimia. Perciò non vi preoccupate, se le situazioni sono “plumbee”, perché questa è la condizione normale; non vi autogiudicate o rattristate, se entra dentro di voi questo “grigiore”, perché con la spada della luce e della discriminazione voi potete dissolverlo.

La coscienza e la mente
Foto di John Hain da Pixabay.

Non so se vi risulta chiaro questo discorso. Mettiamo pure la dualità nella sua funzione più utile: lo schermo negativo, perché tu possa in esso vederti splendere, il buio, perché tu possa portare luce.
Se questo buio entra dentro di te, non devi dire: «Come sono sfortunato!» o «Come sono indegno rispetto a quello che mi hanno detto i Maestri!» o cose del genere, perché questo fa parte del buio. Dirai invece senza alcun dubbio: «Bene! Questa è la mia reazione, perché la mente percepisce questa visione. Ottimo. Io sono la mia mente? Mi limito alla mia mente? Ho una coscienza superiore».
Ecco allora che l’esperienza si avvia e la coscienza entra in funzione nell’esperienza e dice: «Questo è il mio campo di azione. Questo non sono io, ma il campo di azione che mi si presenta».

La mente giustamente registra questo campo di azione, perché, se io non lo percepissi, non potrei fare esperienza. Quindi viene percepito come qualcosa di interiore, perché è la percezione di una “realtà”, per così dire, che è così concepita, affinché io possa prenderne atto, ma non come un mio difetto o una mia debolezza, ma prenderne atto come il vasaio che mette sulla ruota la creta e poi la plasma. Altrimenti come faccio a dare una forma alla materia, se io non ho questo impatto “reale” con la materia (diciamo così), ma la materia mi sporca le mani? Non è questa la giusta visione: questa è la visione materiale, quella dell’ego, come si suol dire, per cui io dovrei comportarmi in un certo modo.

L’anima non dice: «Tu devi comportati in un certo modo». L’anima dice: «Cerca di sentire l’amore che è dentro di te». E, quando senti l’amore, metti le mani con amore sulla materia, fai girare la tua ruota e dai la forma: così elevi la materia. La materia assume una forma e la forma è la tua interpretazione che la coscienza dà alla materia. Quindi ascolta bene quello che ti dico: quando hai certe reazioni, non sono le tue reazioni, ma è la materia, che attraverso la mente ti si presenta nella sua, diciamo così; “informità”.

La coscienza e la mente
Foto di Pexels da Pixabay

Allora tu dirai: «Bene, queste sono le reazioni che la materia suscita attraverso la mente, ma io mi appello alla coscienza e con la coscienza trasformo il piombo in oro». Altrimenti non si capisce su cosa lavorare. Si confonde l’elemento che deve essere strumentale alla nostra esperienza come qualcosa che invece imbratta la nostra esperienza, come se fossi io a essere imbrattato, ma io ho a che fare con delle situazioni.

E come si manifestano le situazioni? Solo in un mondo inafferrabile e impercepibile? Le situazioni si manifestano come io le percepisco. E, se io le percepisco con ansia, allora devo forse dirmi: «No, non devo percepirle con ansia»? No, non è così semplice. Questa è la realtà che mi si manifesta. Benissimo: l’accetto in questo modo? Oppure mi raccolgo in me stesso, magari formulo una preghiera e dico: «Signore, questa è la realtà che mi si presenta, ma io ho desiderio di effondere la mia anima, non di seguire la mia mente».

La tua mente ti presenta su un vassoio gli elementi dell’esperienza: la tua coscienza ne farà uso. Questo è molto importante. Dunque non c’è spazio per essere delusi da se stessi, se la mente presenta gli elementi da mettere nella giusta costruzione. Perciò non cascare in questa visione di te stesso, ma, se qualche volta la mente sembra avere il sopravvento, allora, benissimo, mi ricordo, grazie a tutto questo cammino di coscienza, che prosegue anche da vite passate, che c’è della materia che urge, preme, mi “minaccia”, ma non è così: mi spinge non a seguire la mente, ma a seguire l’insegnamento che mi è stato trasmesso e che è nella mia coscienza, cioè la mia reazione sarà proporzionata a questa situazione, ma comunque verrà dalla coscienza, non verrà dalla mente, perché la mente registra, non ha grandi poteri di scelta, mentre la coscienza sì. Tanto è vero che, quando una persona è senza coscienza, fa delle scelte sconsiderate, eppure queste scelte sconsiderate passano attraverso la sua mente, ma non è la mente che sbaglia, è la coscienza che è assente o non è abbastanza capace di arginare, incanalare e trasformare gli elementi che la mente registra, perché noi registriamo il mondo esterno attraverso la mente, ma è soltanto una rappresentazione.

La coscienza e la menteIl lavoro incomincia proprio di fronte alla rappresentazione. Anche se constatiamo che la rappresentazione ha questo potere di condizionarci, a maggior ragione avremo la forza di una preghiera, di un raccoglimento interiore, di dire: «Ma io non voglio cedere a questo. Signore, dammi tu la forza, rinnova in me l’amore». Questo modo di reagire è una muraglia insormontabile contro tutti i condizionamenti di chi non ha ancora ben capito fino in fondo cos’è la coscienza e cos’è la mente. Perciò, non temete: quando sentite l’onda così alta, alzate la vostra barriera con una preghiera e sentirete sorgere fiducia e pace. Questo è il mio consiglio, quello della preghiera, del raccogliersi in se stessi e dire: «È un’opportunità. Voglio viverla con serenità, con fiducia, perché io sono quel principio divino, sono quell’essere di Luce, sono quell’anima che è scesa qua per fare un’esperienza. Navigo sull’onda, non sprofondo». Pace e bene.

La firma di queste pagine è quella di un cerchio medianico, creatosi nel 2017 tramite comunicazioni del medium romano Demofilo Fidani (1914-1994) e della moglie Mila, inizialmente guida del medium che scrive su queste pagine e che chiede l’anonimato.