di Massimo Biecher. Anche se la vera mission aziendale è “fare soldi”, occorre trasmettere entusiasmo e passione ai collaboratori.
Negli ultimi due anni abbiamo analizzato (qui) i miti dell’antica Grecia ed abbiamo appreso, come essi non rappresentino soltanto gli dei di una religione politeista ma che, in accordo con il modello della psicologia archetipica, interpretino i sentimenti e le emozioni di ciascuno di noi.
Per quanto riguarda le organizzazioni – c’è chi le chiama imprese, chi aziende, chi ditte, altri società – sono a disposizione innumerevoli libri che le analizzano proponendo soluzioni per renderle più redditizie ed efficienti e che forniscono consiglio ai dirigenti su come trasmettere entusiasmo e passione ai loro collaboratori.
Il nostro scopo allora, è quello di superare la visione che pone l’individuo al centro delle compagnie, come del resto anche noi abbiamo fatto a suo tempo negli articoli pubblicati sulla rivista edita dal Coni Nuova Atletica riservata agli allenatori di atletica leggera (vedi bibliografia), in quanto siamo dell’opinione che sia arrivato il momento di fare un ulteriore salto di qualità e di comprendere che i luoghi di lavoro servano anche a conoscere se stessi.
Perché se da un lato è vero che si va a lavorare per poter conseguire una certa tranquillità economica o per vedere realizzati i propri sogni, lo è altrettanto il fatto che la fabbrica, l’ufficio o lo studio professionale sono spazi dove persone di diversa origine, cultura ed sensibilità si incontrano ed interagiscono.
Le leggi che regolano la psiche umana
Questo nuovo approccio farebbe sì che l’investimento emotivo venga spostato dall’attività pratica e materiale, che talvolta ci appare come un “mostro da temere”, mostri di cui abbiamo parlato in occasione della rilettura degli antichi miti, all’apprendimento giorno dopo giorno, delle leggi che regolano la psiche umana.
È interagendo con l’Ombra, nel senso junghiano del termine, del collega, del collaboratore o del superiore che si fa quello che gli antichi greci, chiamavano la «γνῶθι σαυτόν- gnothi seayton» ovvero, «la conoscenza di sé». D’altro canto proprio Carl Jung, il nonno della psicologia archetipica, soleva dire: “Non si diventa illuminati perché si immagina qualcosa di chiaro, ma perché si rende cosciente l’oscuro”.
Ma per riconoscere questo materiale inconscio che domina e condiziona le nostre emozioni, interferendo con il modo con cui interpretiamo la realtà, troviamo un alleato nella psicologia archetipica. Essa ci insegna che rileggendo la realtà che ci circonda, gli avvenimenti che ci turbano ed il modo con cui ci rapportiamo agli altri, attraverso le storie dei miti dell’antica Grecia, siamo in grado di riconoscere le dinamiche che condizionano il nostro umore e che influenzano il modo con cui lavoriamo.
Grazie a questa chiave di lettura, le otto o più ore trascorse gomito a gomito con i colleghi assumono un significato inedito, ovvero diventano l’occasione per perseguire il nostro percorso di individuazione e quindi di riconoscere i nostri talenti, o meglio, dato che quest’ultima affermazione è un po’ troppo inflazionata, scoprire quali sono i miti che popolano la nostra anima e che incarnano i nostri desideri, le nostre ambizioni ed aspirazioni.
Il mito della mission aziendale come chiave della motivazione
Prima di scoprire quali sono quelli che agiscono dentro di noi, cominciamo a svelare alcuni falsi miti che permeano inconsciamente le organizzazioni e che ne condizionano le performance.
Solitamente si cerca di dare un senso profondo all’esistenza di un’impresa tramite la cosiddetta «mission aziendale» (se si usasse il temine missione si correrebbe il rischio di svelare la verità, ovvero che si pretende dai collaboratori la medesima cieca ed incondizionata obbedienza che vige nelle congregazioni ecclesiali), ma che guarda caso, “freudianamente” questo testo ricco di buoni proposti e principi guida, viene appeso all’ingresso delle mense o dei bagni delle ditte quasi a voler sottintendere che essa è destinata a restare nel “Tartaro”, ovvero nei luoghi oscuri, profondi e quindi inconsci dell’ ”Anima collettiva aziendale”.
La missione aziendale diventa così quella che lo psicoanalista britannico Donald Winnicot chiamerebbe “il falso sé dell’organizzazione”, che in questo specifico caso, si identificherebbe con il tentativo di rimuovere il vero scopo che di solito non viene esplicitato. Ovvero, “Noi esistiamo per fare soldi”.
Non contestiamo questo assunto che anzi, riteniamo legittimo, ma il non ammetterlo lo trasforma in un contenuto inconscio, i cui effetti si manifestano sotto forma di sintomi quali malcontento “qui dentro fanno tutti soldi tranne me”, oppure “con tutti i soldi che fanno non ci regalano nemmeno un panettone a Natale”, oppure “questi qui fanno soldi sulle mie spalle”.
Il meccanismo della rimozione

Noi siamo i primi a ritenere che questi esempi siano basati per lo più su sensazioni e non estrapolati da dati oggettivi, ma ciò non toglie che questo genere di recriminazioni intaccano la motivazione dei collaboratori, proprio quella che si cerca di tenere viva per ottenere i migliori risultati a parità di risorse impiegate.
Il meccanismo di rimozione, ci fa venire in mente dal punto di vista mitologico, la figura di Urano, il padre dei Titani, il quale ogni volta che nasceva un figlio, lo ricacciava nelle viscere della moglie Gaia-Terra, il cosiddetto Tartaro.
Il sotterrare i prodotti della psiche, rappresentati allegoricamente in questo caso dai Titani, consiste in un meccanismo di difesa che fa sì che i contenuti ritenuti inaccettabili dalla propria psiche vengano rimossi.
Purtroppo questo materiale inconscio, finisce per diventare mostruoso come i Titani che come sappiamo, si sono ribellati due volte. La prima quando hanno spodestato il padre, la seconda quando hanno combattuto contro i figli/nipoti nella guerra battezzata la Titanomachia.
Il significato allegorico sarebbe che il materiale inconscio torna sempre prepotentemente a galla e quando lo fa, lo fa in maniera destabilizzante, portando agitazione anche tra i colleghi che ci stanno vicino e che implica inefficienze, demotivazione e disorganizzazione.
Il mito dell’organizzazione
Un altro mito da sfatare è quello di credere che esista una sorta di creatura che trae il senso della propria esistenza solo nel produrre o trasformare un bene od un servizio in qualcos’altro, mentre secondo il modello da noi proposto, essa è come una sorta di Anima popolata da sentimenti, paure ed emozioni collettive che parafrasando il filosofo rinascimentale Marsilio Ficino, potremmo definire l’Anima Mundi dell’organizzazione.
Ed è all’interno di questo contenitore psichico che si trova il materiale che permettere alle persone di fare un cammino di introspezione. Cammino che verrebbe agevolato se riuscissimo a riconoscere gli archetipi che la popolano sotto forma di miti.
Il mito della tecnica e della ragione
Un altro mito che pervade le aziende è ritenere che per poter superare le crisi e le difficoltà, per essere vincenti sul mercato e primeggiare sui concorrenti, bisogna operare sempre in modo logico e razionale, investire in strumenti che permettono di migliorare sia l’efficienza produttiva che l’organizzazione.
In realtà anche questo mito è figlio della repressione e della negazione dell’ansia causata dalla paura di perdere il posto del lavoro, che è lo strumento per procacciarsi il sostentamento (gli utili nel caso degli azionisti) e che nel nome della fiducia incrollabile nella ragione, finisce per mietere la cosa più preziosa e autentica delle persone che sono le emozioni, i loro sentimenti ed il rispetto della loro dignità.
Il mito del controllo
Un altro mito, o come la definisce la psicoanalisi prevalente, la formazione reattiva, causata dalla paura negata e/o repressa che l’azienda possa fallire, consiste nel controllo. Ogni compagnia, ogni istituzione o associazione ha la doverosa necessità di istituire dei sistemi di controllo finalizzati alla verifica che non vi siano dispersioni, furti, sprechi di tempo o di denaro.
Talvolta, questo processo, da mezzo finalizzato ad una corretta ed oculata gestione ad ogni livello e funzione, sfugge di mano e diventa il fine. Purtroppo l’effetto collaterale, che coinvolge i collaboratori, consiste nel trasmettere loro il messaggio sottinteso, che quindi viene percepito a livello inconscio, in un modo che suona come «Io non mi fido di te».
Ciascuno di noi avrà probabilmente, almeno una volta nella vita sperimentato quanto possa essersi rivelata distruttiva, soprattutto durante la fase di crescita e sviluppo, la sfiducia da parte di una figura di riferimento, genitore o insegnante che sia e riuscirà pertanto ad immaginare facilmente gli effetti che questo mito non riconosciuto ha sulla motivazione.
Sul prossimo numero proseguiremo con la disamina di altri falsi miti che popolano l’inconscio collettivo aziendale e che contribuiscono a formare quel convitato di pietra, che seppur silenziosamente, condiziona la vita di coloro che la vivono, ostacolando il perseguimento dei tanto agognati risultati economici.
Per saperne di più
- Daniel Goleman – “Intelligenza emotiva” – Rizzoli
- Daniel Goleman – “Lavorare con intelligenza emotiva”Rizzoli
- Gian Piero Quaglino: Leadership [2005] ed. Cortina.
- Gian Piero Quaglino: Psicodinamica della vita organizzativa [1996] ed. Cortina
- James Hillman – Articolo di presentazione della Psicologia Archetipica sul sito Treccani:
- James Hillman – Re-visione della psicologia Edizione Adelphi 1983
- James Hillman – Il codice dell’anima Adelphi 1996
- Jean Sinoda Bolen : Gli dei dentro la donna (1993) Casa editrice Astrolabio
- Jean Sinoda Bolen. Gli dei dentro l’uomo. Casa editrice Astrolabio. 1995
- Jean-Pierre Vernant – Mito e religione in Grecia antica 2009
- Manfred Kets de Vries – Danny Miller (1992) “L’organizzazione nevrotica: una diagnosi in profondità dei disturbi e delle patologie del comportamento organizzativo” Raffaello Cortina”
- Manfred Kets de Vries – Leader, giullari e impostori [1996] – Raffaello Cortina editore
- Manfred Kets de Vries – Successi e fallimento della Leadership – Ferrari e Sinibaldi 2017
- Massimo Biecher : Evoluzione del concetto di leadership nel mondo delle aziende italiane e statunitensi – Cosa rende un leader una persona di valore che ha impatto sulle persone? – Nuova Atletica ricerca in Scienze dello Sport – ANNO XLII – N. 244-245 ripubblicato sul sito edu
- Massimo Biecher : L’altra faccia della leadership. Saper guidare le persone verso gli obiettivi Nuova Atletica ricerca in Scienze dello Sport – ANNO XLII – N. 246 ripubblicato sul sito edu
- Massimo Biecher : La responsabilità degli obiettivi – Nuova Atletica ricerca in Scienze dello Sport- ANNO XLII – N. 247-248 ripubblicato sul sito edu
- Massimo Biecher : Emozioni e Leadership Nuova Atletica ricerca in Scienze dello Sport – Nuova Atletica ricerca in Scienze dello Sport – ANNO XLII – N. 249 – ripubblicato sul sito edu
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