Inaspettata, una vacanza quantica

Concediamoci la libertà di cambiare, scoprendo nuovi confini geografici e psicologici

di Silvia Alonso. Per S. Agostino il mondo è un libro e chi non viaggia ne conosce solo una pagina. Allora, coraggio, cercate nuove mete.

Monitor dell’aeroporto di Siviglia. Fly: UA9270. Company: Ryanair. Destination: Milano. Ready to board.
La fila d’attesa si snoda davanti a me in un movimento anarchico, mentre la foresta umana che si erge in verticale, ostruendomi la vista dal punto focale, sembra non diramarsi mai. Raggiungere il desk per l’ultimo controllo prima dello snodo che mi condurrà all’aereo pare una scommessa col destino.

Inaspettata, una vacanza quantica
Foto di Jan Vašek da Pixabay.

Decido di mettere tra parentesi la sindrome da prima della classe, ansia inclusa, e abdico per la sedia più vicina, in attesa che le acque si plachino. Se gli ultimi saranno i primi, ne varrà bene la ricompensa.

È un attimo. Il mio sguardo non può fare a meno di posarsi sul monitor generale che al mio fianco sta mostrando le favolose destinazioni vacanziere dove, a breve, s’imbarcheranno i sogni di altri passeggeri. Senza che quasi me ne accorga, mi infilo in una di quelle finestre del tempo che con gli anni ho imparato a riconoscere come un tunnel magico.

Le lancette del mio orologio interno fanno corto circuito facendomi ritornare indietro di una settimana, all’aeroporto di Milano, mentre attendevo di decollare per le vacanze. Contemplavo lo schermo dinanzi a me pensando che tante erano le destinazioni appetibili, ma una sola era quella che avevo scelto a priori per le mie vacanze, in base a desideri preconfezionati che in quel momento, nel fissare il monitor, si trovavano a vacillare.

Era come se come le mie presunte certezze, di fronte a quella specie di specchio dei desideri che moltiplicava i sogni, si trovassero di colpo disintegrate una volta immesse nel frullatore del “tutto è possibile”.
Mi sono sentita come una specie di Mattia Pascal del contemporaneo, per la prima volta al cospetto del proprio naso. La reazione a catena è stata ugualmente fulminea: se per il personaggio letterario ne era conseguita la messa in scena di una second life, quale impatto stava innescando in me  la presa di coscienza del fenomeno quantico dell’entanglement?

Inaspettata, una vacanza quantica
Foto di MauroPérez da Pixabay.

Ero proprio sicura di aver scelto la destinazione giusta delle mie vacanze? Quali altri Avatar stava invece generando la contemplazione consapevole di quel monitor e di tutte le alternative possibili?

Mentre una parte di me continuava ad accarezzare l’ipotesi di rinchiudermi in un rassicurante vacanzificio della Riviera, tra giochi aperitivo e balli a bordo piscina, iniziavo a focalizzare una nuova ragazza che mi sedeva accanto, che invece aveva voglia di darci un taglio con le solite abitudini.

Ed ecco che un Piano B è riuscito improvvisamente a emergere a sorpresa. Sembrava il Jolly del mazzo di riserva, ma ho capito che era qualcosa che il mio inconscio progettava da tempo, un desiderio inespresso che non osavo portare allo scoperto, perché assuefatta dalle mie stesse consuetudini.
Si fa una cosa, ci si trova complessivamente bene, gli amici che hai intorno fanno lo stesso, ed ecco che in un attimo ci si costruisce da soli la propria gabbia mentale, perché il cambiamento suscita timore.
Ma io non volevo la solita spiaggia. Quella nuova ragazza che mi fissava fiduciosa dalla sedia accanto desiderava partire all’avventura, completamente tabula rasa, per una nuova entusiasmante meta.

Ho ascoltato quella vocina e tutto è avvenuto da solo. Avevo ricevuto, tempo prima, un messaggio che parlava di un gruppo di viaggio, una meta esotica dove avrei potuto anche approfondire i miei interessi. In quel momento, il monitor mostrava il volo che da lì a poco sarebbe decollato proprio per quella meta e ho capito che non era una semplice coincidenza.

Inaspettata, una vacanza quantica
Foto di Hilary Clark da Pixabay.

Ho chiesto informazioni al desk, scoprendo che c’erano ancora posti disponibili. Da lì, tutto si è svolto con estrema naturalezza, come se fossi stata una barca che viene cullata dalle onde e guidata dal giusto vento.
Ho visitato posti nuovi incontrando persone magnifiche, e tutto sembrava essere lì, ad aspettarmi da tempo, persino i colori accoglienti delle case, i cibi dai sapori speziati, le musiche che ascoltavo nei locali.

Le mie nuove amiche erano donne come me, che hanno sofferto e si sono rialzate, che non si vergognavano di mostrare le proprie ferite, felici di combatter fianco a fianco come preziose alleate sul palcoscenico della vita.
Mentre un buon bicchiere di vino rosso accompagnava le nostre tapas, la musica di una chitarra intonava della Bossa Nova, ho pensato che fermare il tempo era possibile, fotografando nella mia memoria come un quadro indelebile quell’attimo di perfezione.

Discosto gli occhi dallo schermo. La fila davanti a mesi è finalmente diradata, le ultime persone si affrettano a imboccare il braccio che conduce all’aereo prima che il Gate chiuda i battenti.
Mi riaggancio il marsupio, infilandomi a tracolla il bagaglio a mano. Mentre accartoccio il bicchiere dello Starbuck per gettarlo nel cestino, mi sorprendo guardarmi nel suo fondo, dove lo specchio dell’ultimo sorso di caffè mi rimanda l’immagine di un viso sorridente.

Ora, sul monitor, il caleidoscopio delle destinazioni vacanziere sta girando come i numeri di una Roulette. Lo guardo come si strizzerebbe l’occhio ad un vecchio amico per mantenere un segreto, consapevole che mentre la “me” fatta di carne e ossa sta tornando a Milano, molte altre “me” invisibili sono ancora in giro per il mondo, in quelle stesse città che appaiono sullo schermo e forse pure in altre. Una di loro, ne sono certa, è in orbita su Marte.

Oltre le colonne d’Ercole

Inaspettata, una vacanza quantica
Foto di Stefan Schweihofer da Pixabay.

Chi non ha amato il rassicurante tormentone estivo “stessa spiaggia stesso mare” caro alle nostre mamme e irrinunciabile come il loro sugo? Eppure, anche in vacanza, solo chi ha il coraggio di fare un salto “quantico” uscendo dalla propria zona di comfort, verso nuovi orizzonti, può conquistare la propria Terra Promessa.
Ce lo insegnano le nostre radici più profonde, come anche la storia. Guerrieri, filosofi, esploratori: gli uomini che hanno cambiato il mondo sono coloro che hanno avuto il coraggio di fare un salto nel vuoto, andando oltre le note Colonne d’Ercole.

Allora la scommessa per i viaggiatori quantici, anche in una semplice vacanza, è quella di mettere alla prova l’intrinseco archetipo di Ulisse, esplorando nuovi confini geografici e psicologici, perché il dentro e il fuori sono tra loro correlati,  rispecchiandosi.
Se il primo viaggio da compiere è quello all’interno di noi stessi, ogni volta che scegliamo una meta, la nostra destinazione diventerà lo specchio di quello che siamo dentro e del viaggio che stiamo diventando.

Mettiamoci dunque alla prova compiendo un vero atto di fede.
Per una volta, rinunciamo alla solita spiaggia in auge, alla fila interminabile per aggiudicarci l’ombrellone migliore, all’aperitivo musicale o allo spritz nel chioschetto alla moda.

E diamo carta bianca al nostro istinto. Cambiando musica, e scegliendo la canzone di Jannacci “ci vuole orecchio”, anzi una buona dose di fiuto. Si tratta infatti di affinare il nostro innato istinto per l’avventura e la fiducia in un piano invisibile che, comunque vada, ci guiderà dritti alla meta. Un punto di arrivo che ci sorprenderà a livello razionale, ma che il nostro inconscio aveva in serbo per noi già da tempo, tenendolo nascosto come un Jolly nel mazzo delle carte “speciali”.

Foto di Dorothe da Pixabay.

La verità, infatti, è che ogni attimo del nostro vivere abbiamo il potere di scegliere, andando a raggiungere quell’altra noi che anziché disporsi a mettere il suo sedere sotto la scrivania come ogni dannato lunedì mattina, si è presa un volo per Parigi, dove nel frattempo ha incontrato un biologo marino e ora è in qualche parte del Pacifico a prendersi cura delle balene.
Spetta a noi la scelta di vivere la nostra vita come un sano susseguirsi di attimi di ribellione, altrimenti chiamato “libertà”, oppure di seguire la solita, apparente, linea immutabile delle abitudini.

Il passaggio al cambio di volumetrie, da una prospettiva unidirezionale senza uscite a una parabola tridimensionale, è una pura questione di volontà. Se avremo il coraggio di farlo, potremmo scoprire che la vita non è altro che una meravigliosa serra ricolma di ogni genere di fiori che in ogni istante attendono di sorprenderci con la varietà dei loro colori e dei loro profumi, mentre per paura di entrare, spesso ce ne stiamo a guardare dall’altra parte del vetro, senza nemmeno avere il coraggio di coglierne uno.

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Avvocato milanese, specializzata in diritto civile e internazionale, ha lasciato la professione forense con l'arrivo del primo figlio per dedicarsi alla scrittura e ad approfondire studio e insegnamento della danza orientale e del flamenco, sue passioni, insieme alla pole dance, la mitologia e l’esoterismo. A dicembre 2019 pubblica “I love Mammy in Montecarlo – come sopravvivere a una vita glitter” (Genesis Publishing). Con “L’angelo veste Sado” entra in finale al premio Nabokov 2020 per la sezione romanzi inediti. Altri racconti: "Avventure al volante","Sulle ali della primavera","Racconti di Halloween","Tenebrae: verso un mondo oscuro e ammaliante","Natale Horror 2020". Sito web: https://silviaalonsowriter.com/