di Alida Mazzaro. Il 70% del nostro corpo è acqua, la stessa percentuale che ricopre la Terra: senza di lei non potremmo vivere.
L’acqua è l’elemento che più degli altri abita la Terra: senza di lei non potremmo vivere. Inoltre il nostro corpo è composto al 70% di acqua, la stessa percentuale che ricopre la superficie terrestre. Quindi, noi siamo più acqua che terra.

E a questo proposito mi viene in mente un’ipotesi molto interessante dell’americano, Neil Shubin, paleontologo e biologo evoluzionista, che con due colleghi (Ted Daeshler e Farish Jenkins) ha portato alla luce nei sedimenti dell’Artico canadese un pesce fossile che risale a 375 milioni di anni fa.
Questo animale, il Tiktaalik roseae, possedeva un collo e delle pinne con ossa interne, che gli permettevano di usare i suoi arti come supporto, come fanno la maggior parte degli animali a quattro zampe.
Quindi esso potrebbe coatituire l’anello di congiunzione tra i pesci e la fauna terrestre vertebrata.
Da questo ritrovamento all’ipotesi che la nostra evoluzione venisse dal mondo dei pesci il passo è stato breve.
Anche perché questa ipotesi appartiene alla storia dell’umanità, visto che “pesce” è un acronimo usato dai primi cristiani per indicare “Gesù Cristo”. E, andando a ritroso nel tempo, vediamo che la nostra mitologia è piena di storie di strani esseri ricchi di conoscenza che uscivano dalle acque.
Ci furono i Sumeri, con il Dio delle Acque Ea che aveva come simbolo il pesce, poi Vishnu in India e Nettuno in Grecia. Lo scrittore greco-babilonese Beroso, narra di un essere, mezzo pesce e mezzo umano di nome Oannes, che insegnò agli uomini i rudimenti della civiltà, quale la scrittura, le arti, la geometria, la semina e la raccolta. Durante il giorno Oannes dimorava sulla Terra e durante la notte dormiva nel mare.
Nel ventre materno il bambino vive nell’acqua
Potrebbe essere questo il motivo per cui l’acqua scatena così tante emozioni in noi? Certamente i nove mesi trascorsi nel ventre pieno di liquido amniotico di nostra madre sono stati assai importanti. L’acqua di nostra madre ci proteggeva e ci nutriva.
Ci isolava dal mondo esterno permettendoci il contatto con il nostro mondo interno. Respiravamo dentro l’acqua, come i pesci.
Raccontano che il primo respiro del neonato è pieno di dolore, l’urlo acuto perché non sappiamo cosa è l’aria, ma conosciamo solamente l’acqua. Il primo respiro è il primo dolore.
Acqua protagonista assoluta
Mi viene in mente altro, parlando di acqua. L’acqua per lavarsi, per pulire quello che pensiamo sporco, l’acqua che pulisce la Terra e la nutre, l’acqua del mare e delle maree, l’acqua che ci disseta.
L’acqua che in questi giorni di siccità è diventata protagonista, perché ci siamo resi conto che senza di lei muore il nostro mondo, muoiono le piante e gli alberi.
Muore non solamente il mondo esterno ma anche il nostro mondo interiore.
Nella medicina cinese l’acqua è legata al meridiano del rene e della vescica. L’emozione di questo meridiano è la paura. Paura di vivere e di morire, di vedersi e di vedere.
La valenza esoterica dell’acqua

L’acqua ha una grande valenza esoterica: è la sorgente della vita, la matrice che sotto forma di liquido amniotico e delle acque primordiali preserva e dona la vita.
Rappresenta il femminile in quanto è estremamente adattabile, passiva e ricettiva, è flessibile e cambia la sua forma. Si adatta alle circostanze, aggirando gli ostacoli che incontra nel suo cammino.
Vive un processo di continua trasformazione scorrendo nelle profondità della Terra.
Nella forma di pioggia rende fertile e feconda la terra. Ha come virtù la calma e la temperanza.
L’aspetto magico dell’acqua è riconducibile a tutto ciò che sta accadendo ora, in un mondo occidentale scarso di emotività di valenze sacre e di introspezione. Siamo nel mondo del transumanesimo, che ha come obiettivo la trasformazione dell’umanità in un esercito obbediente gestito dall’intelligenza artificiale, una umanità in cui il denaro è l’unico referente e la nostra anima viene seppellita sotto una quantità enorme di finti desideri; tutto porta ad una aridità che si riflette anche nella nostra Madre Terra.
L’aridità esteriore – di cui una grande nostra responsabilità è la pessima gestione delle risorse naturali della terra – porta ad una aridità interiore, ad un caldo interno pieno di tossine.
Cambiamento climatico e siccità

Il cambiamento climatico rende più grave il fenomeno siccità, che poi è uno dei motori dell’aridità dei suoli, della fragilità ecosistemica, dell’instabilità sociale.
Ciò che questa siccità causerà è stato predetto ormai da decine di anni, ma i nostri governi privilegiano la distruzione e la produzione di oggetti sempre più inutili.
Potremmo farcela, proteggendo gli ecosistemi con la cura dei bacini idrici, migliorando i sistemi colturali e con un altro modello alimentare. Risparmio, riparazione, recupero delle acque negli usi civili. Raccolta dell’acqua piovana. Insomma, una virata importante nelle abitudini suicide dell’umanità.
Il diritto minimo fissato dall’Onu di consumo di 40-50 litri pro-capite è chiaramente un obiettivo fantasmagorico per i Paesi che sognano i 10 litri di acqua pulita al giorno, mentre qui in Italia la media è di oltre 200 litri al giorno, spesso usati sconsideratamente per piscine e giardini all’inglese.
Ma quello che pochi sanno è che il consumo di acqua dolce si nasconde in ogni prodotto.
Ad esempio: un kg di carne bovina richiede fino a 15.000-20.000 litri di acqua, soprattutto per produrre i mangimi, un kg di carne di maiale 6.000, un kg di grano 1.000, un kg di zucchero 1.700, un kg di mele 822, un kg di formaggio 3.000, un kg di cioccolato 17.000, tazzina di caffè 130.
E i tessili? Per produrre un jeans di cotone occorrono circa 11.000 litri di acqua, una maglietta di pochi ettogrammi ne richiede 2.700. Una tonnellata di pelli conciate, poi, beve 800.000 litri di acqua.
Possiamo salvare l’acqua?

Per salvare l’acqua, 3 termini: riusare, risparmiare, recuperare. Quindi uscire dai monouso e risparmiare energia.
Altre vittime di questo cambiamento climatico di cui siamo responsabili è la biodiversità.
«Il prosciugamento di molte piccole e grandi zone umide ha impedito o ridotto drasticamente la riproduzione di diverse specie di anfibi, alcune delle quali in uno stato di conservazione già critico», afferma Andrea Agapito, responsabile Rete e Oasi del WWF Italia.
Ancor peggio per chi vive sott’acqua: «Non li vediamo, ma scompaiono. Il trend di estinzione delle specie di acqua dolce è quattro volte superiore a quello delle specie terrestri o marine; ogni decennio se ne va un buon 4%. Ci sono state morie di pesci in tratti fluviali e zone umide rimaste completamente a secco».
Occorre agire, perché non abbiamo più tempo

In realtà ci sono moltissime persone che si muovono per trovare soluzioni, come l’indiano Anil Agarwal che auspicava “un agglomerato di democrazie ecologiche raccoglitrici di acqua piovana”.
Nell’arido Rajasthan, nel nord dell’India, da anni il Barefoot College, specializzato in energia solare, ha piazzato sistemi di stoccaggio delle acque piovane sui tetti di oltre mille scuole.
In questo momento esistono parecchi progetti geniali e stimolanti che potrebbero cambiare la vita di milioni di persone in tutto il mondo. L’architetta Abeer Seikaly ha ideato una tenda utile a raccogliere l’acqua piovana ed a immagazzinare l’energia solare. Altresì, un architetto italiano ha realizzato una struttura per raccogliere la rugiada e trasformarla in acqua.
Cosa possiamo fare, noi formichine umane per salvare il mondo? Non solamente usare l’acqua con parsimonia, ma fare attenzione a tutto ciò che facciamo, rendendoci conto della preziosità di tutto quello che amiamo, del tempo per sorridere e per giocare, del tempo che va usato per vivere, delle gocce di acqua che contengono l’essenza del mondo.
Per saperne di più:
Di Alida Mazzaro: Noi siamo la Terra
Vedi video sulla Warka Tower
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