Decrescita Felice, per un futuro migliore

Parlare al tempo stesso di decrescita e di felicità può sembrare a prima vista strano e antitetico, ma è davvero interessante approfondire questa divergenza. Quindi analizzeremo insieme che cosa s’intende per decrescita felice, chi sono i suoi creatori, quali sono gli obiettivi che si propongono e, soprattutto, quali sono le nostre credenze sul vero concetto di crescita e benessere economico e sociale.

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Maurizio Pallante, esperto di risparmio energetico.

Per “decrescita felice” s’intende una corrente di pensiero italiana, chiamata “Movimento per la Decrescita Felice”, nata e cresciuta dagli inizi degli anni 2000 per affrontare il delicato tema dello sviluppo fine a se stesso e sfociato in un secondo tempo in una vera e propria Associazione fondata da Maurizio Pallante, esperto di risparmio energetico (ospite insieme a Latouche all’Aurora Festival, a Pienza).
Questo Movimento si ispira alle teorie della decrescita teorizzate da Georgescu-Roegen, fondatore della bioeoconomia e si allinea perfettamente con il pensiero di Serge Latouche. Esso parte dal principio che crescita economica e benessere non vadano necessariamente nella stessa direzione, ma che si verifichino spesso condizioni in cui, ad un aumento del Prodotto Interno Lordo di un Paese (PIL), corrisponda una diminuzione della qualità della vita dei suoi abitanti. Successivamente, il Movimento per la Decrescita Felice (per semplicità d’ora in poi lo riassumerò con la sigla MDF), si è costituito formalmente come Associazione di promozione sociale e ha assunto una forma federale con Circoli Territoriali attivi su tutto il territorio nazionale.

Che cosa si propone questo Movimento?
Ma di cosa si occupa il MDF e cosa si propone di ottenere ? Il MDF opera secondo quattro filoni principali ben definiti: 1) stili di vita, 2) tecnologie, 3) politica e 4) cultura e ha come scopo, quello di promuovere e favorire lo sviluppo di tutte le innovazioni tecniche e organizzative che permettano di raggiungere il progresso economico e sociale, senza dover necessariamente passare per il mercato e per lo scambio di denaro. Ciò richiede una presa di coscienza a livello collettivo, in modo che ciascun soggetto, a partire dalle istituzioni, realizzi dei cambiamenti di abitudini e comportamenti che conducano la società ad un utilizzo più sano e intelligente delle proprie risorse, all’eliminazione degli sprechi e ad un miglioramento generale dell’ambiente in cui viviamo. Per fare un esempio, se viene utilizzato un sistema più efficiente di consumo negli impianti di riscaldamento delle case di una città, come risultato si avrà un beneficio di risparmio economico per ciascuna famiglia, si otterrà una riduzione del livello d’inquinamento nell’ambiente della città stessa e, infine, un miglioramento della qualità della vita per ciascun cittadino.
L’attuale sistema economico che conosciamo e in cui viviamo, purtroppo, fonda tutto sulla crescita della produzione delle merci e sul sempre più elevato scambio di denaro ad essa collegato e indica, in modo alquanto riduttivo, il maggiore o minore stato di benessere di un Paese sulla base del valore del PIL. Ciò comporta un distorcersi della realtà, perchè la crescita quantitativa di un Paese viene assunta come indicatore di un accresciuto benessere anche dal punto di vista qualitativo. Dev’essere assolutamente chiaro che il concetto di “decrescita” non ha come scopo la riduzione quantitativa del Prodotto Interno Lordo; ciò rappresenterebbe ovviamente una regressione e quindi, significherebbe recessione.

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Un’immagine simbolica del consumismo.

La “decrescita” è semplicemente il rifiuto razionale di ciò che non serve e si propone di ridurre il consumo delle merci che non rispondono ad alcun bisogno individuale o sociale. Il suo obiettivo non è ridurre ad ogni costo, ma ridurre quando conviene e quando è socialmente utile. Per arrivare a questo risultato ottimale, ovviamente, occorre un diverso sistema di valori, una maggiore cooperazione e una politica che valorizzi i beni comuni. Obiettivo sicuramente tutt’altro che facile, ma allo stesso tempo possibile. E’ opportuno avere sempre maggiore consapevolezza che ormai la società e l’ambiente stanno cambiando ad una velocità mai vista prima e che il sistema economico necessita di nuove regole e nuovi comportamenti, se vogliamo salvaguardare il futuro del mondo in cui viviamo e quello dei nostri discendenti. Dobbiamo capire che l’era industriale ormai sta finendo e che stiamo entrando in una nuova era dell’umanità, basata su principi e comportamenti completamente nuovi. La risposta positiva a queste delicate tematiche nasce da un esigenza crescente di fermare un processo irreversibile che non possiamo e non dobbiamo ignorare. La domanda è sempre più sostenuta dal debito, per cui, se si opera per diminuire quest’ultimo, si deprime la domanda stessa e si aggrava la crisi del sistema, ma se si prova a rilanciarla stimolando la crescita dei consumi, ecco che il debito cresce a sua volta e a dismisura. Un pericoloso circolo vizioso da cui ciascun Paese e, in ultima analisi ciascun individuo, può sottrarsi.
L’unica strada percorribile, secondo i sostenitori del MDF è lo sviluppo di tecnologie che riducono gli sprechi delle risorse naturali, aumentando l’efficienza con cui queste ultime vengono utilizzate. Si pensi all’enorme e crescente impatto ambientale dei rifiuti sul nostro pianeta e all’aumentata esigenza di trovare soluzioni per il loro smaltimento. Lo sapevate che nei Paesi industriali avanzati gli utilizzi finali dell’energia sono costituiti al 70% da sprechi?

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Serge Latouche, economista e filosofo francese.

Serge Latouche, economista e filosofo francese e uno dei principali ispiratori dell’ideologia del MDF, critica il concetto di sviluppo e le nozioni di efficacia economica, così come sono intese nei principali paesi industrializzati e sostiene che è necessario “far uscire il martello economico dalla testa”, denunciando il cosiddetto “Sviluppo Economico Sostenibile”. Egli dimostra che i maggiori problemi ambientali e sociali che viviamo attualmente dipendono proprio dalla crescita e dai suoi effetti associati; ecco una valida ragione per elaborare e mettere in pratica una “strategia di decrescita”, focalizzata sul “necessario” e sul senso del limite, per rispondere adeguatamente alle gravi emergenze presenti. Latouche rivendica la liberazione della società occidentale dalla visione globale economicista.
E’ venuto il momento di mettere in discussione una volta per tutte il “Dio PIL” e cambiare l’orientamento politico generale, che basa tutte le proprie attività economiche sulla scarsità in rapporto a “bisogni” e non alle effettive “necessità” sociali ed individuali. L’insaziabilità è una debolezza umana ed è stata strumentalizzata dal capitalismo, stimolando la competizione e manipolando i bisogni attraverso la pubblicità, creando e diffondendo uno “status” sociale in cui ciascun individuo desidera riconoscersi e incoraggiando l’deologia per cui “migliorare sempre e avere di più è un bene”. L’obiettivo finale è quello di “monetizzare” l’economia e avere una quantità crescente di merci valutate con moneta di scambio, a prescindere dalla loro effettiva utilità sociale.
Converrete con me che, con una visione di questo tipo, ogni forma di autodisciplina e controllo dello spreco risulta fuorviante e inadeguata, in antitesi con il progresso economico moderno e priva di significato. Ecco perché il MDF ha incontrato e incontra tuttora oppositori e critiche: si espone in prima linea e ha il coraggio di dire la verità, facendosi paladino di un nuovo modo di concepire il progresso e sforzandosi di incoraggiare le istituzioni e la società a prendere l’iniziativa per far fronte alle ormai pressanti necessità che l’ambiente e il sistema economico stanno rivelando, con il desiderio e il sogno di poter condurre gli individui e la collettività verso un futuro migliore.

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