Relazionarsi in armonia

Relazionarsi è sempre stato difficile, ma oggi lo è in modo particolare, perché sono radicalmente cambiate le aspettative e le modalità di relazione degli individui, sia nella vita privata sia in quella lavorativa e pubblica. A differenza dei nostri antenati, noi possiamo vivere a nostro modo la sessualità, l’intimità e gli affetti senza subire riprovazioni sociali; possiamo discutere con i nostri genitori, insegnanti, superiori e anche contestarli, senza essere messi al bando; possiamo uscire dalle consuetudini e dai canoni sociali e inventarci un nostro stile relazionale; possiamo decidere da soli con chi entrare in relazione e con quali modalità farlo, negoziando gli scopi e le regole di tale relazione direttamente con le persone in essa coinvolte senza dover chiedere permessi ad autorità superiori.

couple-love-wallpaper-51Di fronte a questo cambiamento epocale le persone sono però totalmente impreparate e affrontano le nuove situazioni con gli stessi vecchi e ormai inadeguati schemi e strumenti dei loro genitori e nonni; a causa di ciò questa nuova libertà – che potrebbe condurci verso rapporti umani più gratificanti, costruttivi e consapevoli – rischia invece di innalzare sempre più i livelli della conflittualità, dell’incomprensione e della frustrazione.
Sulla base di tali considerazioni, oltre venti anni or sono, ho messo a punto un metodo educativo per sviluppare modi più consapevoli e costruttivi di interagire. Ho chiamato tale metodo coremotional assertiveness, in quanto punta a sviluppare vari tipi di competenze: le abilità comunicative e relazionali, l’intelligenza emotiva e infine la consapevolezza, di se stessi, dell’altro e della relazione. In primo luogo il metodo punta a informare gli allievi in merito ai fattori socioculturali, psicologici e comunicazionali che complicano il relazionarsi e che lo rendono, nell’epoca attuale, ancora più difficile che in passato, seppure al contempo molto più ricco di possibilità). A partire da questa premessa, il metodo punta ad acuire la consapevolezza di sé, poiché solo rendendosi conto coscientemente dei propri bisogni si sapranno poi riconoscere e accettare quelli altrui.

Spesso ci si parla senza veramente comunicare.
Spesso ci si parla senza veramente comunicare.

Solo comprendendo le proprie reazioni emotive e conflitti interiori si potranno davvero comprendere quelli degli altri; solo prendendo coscienza delle proprie maschere si potranno aiutare gli altri a liberarsi dalle loro. La consapevolezza di sé costituisce un punto fondamentale per ogni percorso di crescita, ma per ben relazionarsi occorre acuire anche la consapevolezza dell’altro, poiché io e l’altro costituiamo due mondi distinti e spesso molto distanti: anche se parliamo la stessa lingua e sembriamo condividere gli stessi valori e la stessa visione del mondo vi sono tra noi molte più differenze di quante sospettiamo e lì si annidano moltissimi potenziali malintesi. Per ovviare a tale problema procediamo quindi ad affinare capacità quali l’ascolto (passivo e attivo), la chiarezza e semplicità espressiva, l’intelligenza emotiva, l’empatia. È altresì importante prendere consapevolezza dei propri stili e modalità comunicativo-relazionali abituali, così da individuarne i limiti e disidentificarsene. Grazie all’acuita consapevolezza di sé e dell’altro, le persone iniziano a capire che i modi finora adottati per comunicare con gli altri non sono né gli unici né i migliori; diviene allora possibile relativizzarli e distaccarsene, imparandone di nuovi, più efficaci e costruttivi, basati sul contemporaneo rispetto dei propri e degli altrui bisogni e sul riconoscimento non giudicante delle rispettive peculiarità e differenze.

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Imparare a lavorare in gruppo, accettando critiche e suggerimenti.

In tale fase gli allievi devono imparare ad applicare alcune tecniche specifiche della coremotional assertiveness, come ad esempio fare critiche senza ferire l’altro, dire di no senza indurirsi e senza sentirsi in colpa, comunicare all’altro – senza alcun tono accusatorio né lamentoso – che qualcosa che ha fatto (o che ha mancato di fare) ci ha fatti sentire infastiditi, addolorati o non rispettati. Infine, come ultimo aspetto si affrontano i metodi per gestire i conflitti senza litigare, giungendo a soluzioni condivise che soddisfano entrambi. Nel libro Le relazioni interpersonali (Xenia) ho illustrato più estesamente tali tecniche e come fare per applicarle, anche se un libro da solo non è sufficiente a cambiare il proprio modo di relazionarsi ed è consigliabile frequentare uno dei numerosi corsi o seminari che organizzo periodicamente assieme alla mia equipe e che sono riportati sul sito web www.enricocheli.com. So bene che molti adulti di fronte all’idea di “tornare a scuola” per imparare a relazionarsi hanno all’inizio reazioni di sufficienza (“queste non sono cose che si imparano a scuola ma dalla vita, e io le so già”) o anche di diffidenza (“perché dovrei guardarmi dentro e mettermi in discussione?”). Tuttavia, se si pondera razionalmente la questione, non si potrà non ammettere che le relazioni sono il succo della vita e che, se questo succo non è così dolce come si desidera, anzi magari un po’ amaro, forse c’è qualcosa da cambiare, da migliorare, e che vale la pena di investire un po’ del proprio tempo per imparare conoscenze e abilità come quelle comunicativo-emotivo-relazionali, così utili e importanti per il nostro benessere personale e professionale.

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Enrico Cheli, sociologo, psicologo e docente all’università di Siena ha progettato e diretto la ricerca italiana sui Creativi Culturali. È da anni è impegnato a coniugare scienza, etica e spiritualità ed è stato fondatore e direttore del centro interuniversitario di ricerca per la pace (CIRPAC) e della Fondazione Holiversity per lo studio e lo sviluppo delle scienze olistiche. Sito: www.enricocheli.com