Noi siamo la Terra

Abbiamo dimenticato che siamo tutti UNO: se la Terra si ammala ci ammaliamo anche noi

di Alida Mazzaro. Paradossalmente, se l’umanità sparisse il “nostro” pianeta tirerebbe un sospiro di sollievo!

Foto di James Wheeler da Pixabay.

Noi siamo Terra. Noi siamo acqua, zolfo, metallo, aria, noi siamo una strana mescolanza di tanti elementi che a fatica riconosciamo. Senza la Terra non possiamo vivere. Non ne siamo in grado.

Abbiamo bisogno del verde degli alberi e dei prati, dei rami secchi e della roccia, dell’acqua dei torrenti e del mare, delle foglie dei sassi e di quella terra morbida e grassa, scura, che si scalda in mano quando la prendi, che odora di un profumo strano, che se non lo riconosci devi chiederti perché da così tanto tempo ti sei dimenticato di te.

Quella Terra che non ha bisogno di noi.

Abbiamo bisogno degli animali, delle oche e dei pesci, degli insetti e dei cavalli, dei passerotti e dei vermi, delle cornacchie e dei cervi, abbiamo bisogno di sapere che esistono, che ci guardano, che sono una parte di noi. Anche loro, con i loro occhi ed i loro movimenti e la loro armonia.
Quegli animali che non hanno bisogno di noi. Perché noi umani siamo utili a nulla.

Se l’uomo sparisse dalla Terra…

Foto di jplenio da Pixabay.

Immaginiamo, in uno dei tanti film distopici che stanno affollando le nostre serate davanti allo schermo, la completa sparizione della nostra genìa umana.
Sicuramente la Terra ne sarebbe grata, riempiendo di gioia la propria essenza vitale scarnificata, libera da questa umanità fatta di bimbi capricciosi, problematici e irrispettosi del luogo in cui vivono, della loro casa-terra.

Le abbiamo dedicato un giorno – il 22 aprile – ma cosa abbiamo fatto per festeggiarla? Nulla.
Il mondo, che noi abbiamo diviso in minerale,  vegetale e animale – in più metterei anche quello estremamente complesso dei miceti – sta faticosamente sopravvivendo ai nostri numerosi attacchi che la insultano e la infangano.

Per noi gli animali sono solo carne, la terra è solo un bene, il lavoro si compra e si vende, gli umani sono solo una risorsa e tutto è produzione e prodotto. Da qui l’autorizzazione ad usare Lei ed i suoi abitanti non umani come se fossero possesso dell’umanità.

Stiamo distruggendo il pianeta: come non accorgersene?

Deforestazione. Foto di jplenio da Pixabay.

Diamo enormi vantaggi a noi stessi pur sapendo di  danneggiare gli altri esseri viventi, piante ed animali, che sono diventati oggetti a nostro uso e consumo. Né dobbiamo scordare che, con lo schiavismo e il colonialismo, abbiamo danneggiato anche i nostri consimili, dando loro una vita di povertà e di mancanze, per poter godere noi, di enormi privilegi.

Possiamo solamente confermare le ipotesi relative ai collegamenti tra i processi di trasformazione con quelli di danneggiamento del pianeta. In particolare (è una lunga lista) la distruzione delle foreste, l’inquinamento delle acque, l’invasione della plastica e delle sostanze tossiche, lo scioglimento dei ghiacciai, la diffusione delle culture intensive, gli allevamenti intensivi in luoghi ristretti.

La malattia della Terra sta diventando sempre più importante, l’infiammazione che regna scioglie i ghiacciai, brucia le foreste, prosciuga i fiumi. Immaginiamo la Terra ammalata di un cancro e noi uomini siamo la malattia. Non siamo consapevoli però che la sua malattia è anche la nostra. Tutto ciò che le abbiamo fatto l’abbiamo trasmesso al nostro corpo, sia fisicamente che a livello di connessione energetica.
Il  progresso  – orgoglio dell’umanità  – è  prettamente tecnico, siamo i dittatori all’interno del nostro sistema e non siamo capaci di condividere ciò che ci viene dato con grande generosità da madre natura.

Come è potuto accadere tutto ciò?

Foto di Markus Kammermann da Pixabay.

Un’ipotesi legata al nostro comportamento criminoso e alla mancanza di consapevolezza è legata alla “crescita” del nostro cervello, che è mutato fino ad elaborare pensieri ed azioni che l’hanno portato in questi ultimi 150 anni alla rivoluzione industriale, al computer, ad internet.

Sono in molti oggi a considerare l’essere umano come un parassita dannoso e inutile, che potrebbe essere eliminato.

Per chi non fosse in sintonia con questa idea che l’uomo sia la malattia mortale del pianeta Terra, possono illuminare alcuni esempi sulla totale nostra responsabilità:

  1. dalla metà del secolo scorso, centinaia di virus patogeni sono apparsi o riapparsi in aree in cui non si erano mai visti prima. Il problema nasce quando la deforestazione, l’urbanizzazione e l’industrializzazione permette a questi microbi di arrivare al corpo umano e di adattarvisi.
  2. Per soddisfare i loro appetiti carnivori gli esseri umani hanno disboscato un’area equivalente al continente africano, e questo per nutrire e allevare animali destinati al macello.
  3. Gli allevamenti producono montagne di deiezioni che ammucchiate in fosse o disperse nelle acque diventano un paradiso per l’Escherichiacoli, che causa diarree sanguinose e vari altri danni negli esseri umani. Processi di questo tipo hanno caratterizzato tutto il periodo coloniale e continuano nei territori dove maggiore è lo sfruttamento delle minoranze.

Dov’è finito il paradiso terrestre che ci è stato affidato?

Foto di Gerd Altmann da Pixabay.

Non è solo il cibo che mangiamo e la vita piena di competizione e di stimoli consumistici, di desideri da soddisfare e di gare interne da vincere, che ci rendono la vita  faticosa e infelice. È anche la inconscia consapevolezza che stiamo distruggendo il paradiso terrestre che ci è stato dato in custodia.

Non vogliamo renderci conto che siamo tutti interconnessi, facciamo parte di una rete non solo materiale, ma anche e soprattutto di frequenze. Siamo frequenza, siamo vibrazione come la terra. Se la Terra è ammalata lo siamo anche noi e ciò che possiamo fare per Lei è consumare quello che con generosità ci regala, con parsimonia, rispetto e gratitudine.

Del resto, poichè abbiamo modificato gli equilibri della natura costruendo un impero basato sul dominio della tecnica, iniziano le avvisaglie  che  questa folle storia sta finendo. Esiste anche la possibilità, che come le cellule cancerogene di un tumore maligno, il “tumore uomo” sia destinato a morire. Alla fine di tutto il pianeta lentamente si riprenderà, senza di noi.

Per saperne di più:
B. Sebastiani “Il cancro del Pianeta”  ed. Armando Editore
R.Marya R.Patel  “Infiammazione Medicina, conflitto e disuguaglianza” ed.Feltrinelli

 

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Naturopata, indirizzo psicosomatico. Counselor Trainer. Insegnante di floriterapia presso l’Accademia delle Arti Erboristiche di Roma. Certificata Kundalini Yoga - Restorative Yoga. Collabora con “Progetto Natura e Salute” portando lo yoga nelle scuole. Lavora con il Comune di Lucca e di Capannori, insegnando nelle scuole primarie, dopo aver seguito la formazione di A.I.Y.B. Vivo a Roma. website: www.alidamazzaro.it mail: alidamazzaro@hotmail.com