di Giorgio Cozzi. Attraverso gli stati modificati di coscienza si possono migliorare le proprie risorse nello sport e nella vita.

La famosa canzone di Cenerentola che ha fatto sognare i bambini di diverse generazioni (ricordate? “I sogni son desideri / Chiusi in fondo al cuor (…) /Ma credi fermamente / E il sogno realtà diverrà”) ci dice che i sogni sono sì frutto di fantasia, tuttavia sono una metafora delle potenzialità umane quando si attivano circuiti neurali integrati e orientati verso ciò che si vuole davvero raggiungere nella vita.
È altrettanto vero che, parafrasando la famosa canzone di Gianni Morandi Uno su mille ce la fa bisogna riconoscere che non sempre tutto funziona come vorremmo e non tutti ottengono ciò che vogliono.
Gli studi sulle potenzialità della mente nello sport
Dunque il processo appare un po’ più complesso. In effetti studi e sperimentazioni sulle potenzialità della mente in vari campi hanno dimostrato che esistono correlazioni fra le intenzioni e i risultati, spesso adottando tecniche speciali per trasformare appunto gli obiettivi che uno si pone in successi affermati.

Ad esempio negli anni ’80, in occasione di una Olimpiade, la squadra russa di atletica effettuò un esperimento particolare: allenò gli atleti che avrebbero partecipato alle Olimpiadi in modi diversi, alcuni solo fisicamente, altri fisicamente e mentalmente, altri solo mentalmente.
Attraverso il rilassamento progressivo e la visualizzazione, gli atleti allenati solo mentalmente ottennero incrementi di performance superiori agli altri due gruppi, mentre chi aveva fatto un allenamento misto migliorò di più di chi si era allenato solo fisicamente. Da quel momento in tutto il mondo l’allenamento fisico viene accoppiato a quello mentale.
Fu la squadra svedese di sci, tra gli altri, che adottò questo metodo, diventando fortissima. E oggi si può dire che ogni atleta high performer utilizzi tecniche mentali per eccellere. Naturalmente senza talenti speciali non si vince; tuttavia le tecniche di visualizzazione, la meditazione, il rilassamento progressivo, il Training autogeno, lo yoga ed altre discipline sono leve che aumentano le possibilità di successo.
Realizzare un’idea visionaria
Gli stati modificati di coscienza, opportunamente gestiti, rappresentano un mezzo di grande potenza per sviluppare consapevolezza, concentrazione, identificazione e utilizzo delle migliori risorse possedute.
Questo è vero non solo per i grandi atleti o per quelle persone “che ce la fanno”, ma si può estendere a qualunque campo, non solo in quello sportivo.
Ad esempio, nel mondo manageriale imprenditori visionari hanno avuto un’idea, spesso fuori del comune, impegnando ogni loro energia per trasformarla in una realizzazione concreta, superando mille ostacoli e credendoci fino in fondo, sacrificando talvolta tutto pur di riuscirsi. Avevano un sogno e l’hanno concretizzato nella vita reale.
Altrettanto accade in vari ambiti, la musica, la danza, l’arte, la scrittura, la scienza, dove la creatività, la capacità di pensare in modo diverso, fuori dagli schemi, ha generato capolavori o scoperte.
Sognare l’impossibile

Se ricostruissimo il processo che ha portato molti al successo, scopriremmo che alla base c’era sicuramente un sogno, qualcosa di impossibile che diventa possibile.
La stessa parola sogno – che in realtà è un pensiero, un insieme di neuroni che si allineano e alleano in un certo modo che prevale su ogni altra cosa – è ambigua, perché per sognare non serve addormentarsi, si può sognare ad occhi aperti.
Tra l’illusione e la potenzialità mentale c’è comunque una grande distanza. La differenza la fa quella parte della coscienza che diventa tutt’uno con l’obiettivo che ci si pone e questo non è da tutti.
L’esempio classico è quello di Beniamino Franklin, autore di moltissimi brevetti, il quale ogni volta che falliva nell’inventare la lampadina diceva che quel tentativo altro non era che la scoperta di un altro modo per NON realizzare la lampadina, e alla fine ce la fece.
Se analizziamo il sogno da un altro punto di vista scopriamo un’immensa letteratura che afferma come durante i sogni si vivono spettacolari scoperte (ad esempio la formula del benzene che Kerkulè vide in sogno attraverso la metafora di un uroboro che si mangia la coda) come se, fermata la coscienza ordinaria, le informazioni interne vengano ricomposte per trarne una conclusione che nello stato ordinario di veglia non appariva.
I sogni sono anche precognitivi e addirittura telepatici, come riportato in un articolo precedente, tuttavia qui desideriamo mettere in luce un altro aspetto che caratterizza il sogno che da desiderio si trasforma in realtà (pensate a Don Mazzi e Don Ciotti che hanno realizzato opere incredibili nel recupero sociale dei giovani). In questa sede vogliamo richiamare l’attenzione proprio sulle possibilità della mente.
Una mia esperienza personale

Dopo tanti anni di allenamenti e gare di corsa, tra cui anche alcune veramente impegnative, ho avuto problemi cardiaci che mi hanno ridotto le performances. Peraltro essendo un grande appassionato, ho continuato a fare Maratone per anni. Poi ho avuto una ricaduta che ha inciso più pesantemente sui tempi e i ritmi di corsa, sulla frequenza degli allenamenti e sulle distanze.
Con pazienza sono ritornato alle mezze Maratone (21 km) e approfittando di una disponibilità a Madrid di un appartamento (mio genero lavorava là) ho corso quella mezza. L’anno dopo mi sono messo in mente di riprendere la Maratona intera (42 km) e ho incrementato un po’ gli allenamenti; tuttavia sapevo che sarebbe stata molto dura, così ho adottato le tecniche per trasformare un sogno in realtà. In quel modo avrei anche potuto verificare se in effetti la tecnica funzionava davvero.
Racconto il metodo perché possa essere uno stimolo per applicarlo a quanti vogliono trasformare i desideri in realtà. Mi sono disteso e mi sono rilassato completamente (con le tecniche di rilassamento che conoscevo). Quindi ho visualizzato il percorso da fare (avevo già fatto la Maratona di Madrid in passato e l’anno prima avevo corso la mezza), direi metro per metro, con le varie tappe, i ristori, i momenti critici, il passaggio alla mezza, il muro dei 30 Km, la salita finale che rende dura quella corsa. L’ho prefigurata nella mente in modo preciso, sino all’incontro con mia figlia e mio genero che mi aspettavano all’ingresso del parco dove c’era l’arrivo e fino al traguardo dove campeggiava l’orologio digitale che indicava il tempo.

Essendo ragionevole e conscio delle mie possibilità, cercavo di vedere 4 ore e 58 minuti (un tempo ero ben sotto alle 4 ore), ma continuava ad apparirmi 4 ore e 56 minuti, non c’era verso. Ripetei l’esperimento mentale un paio di volte e poi mi affidai alla natura. Eravamo in 50.000 per cui prima di passare dalla linea di partenza passò un bel po’ di tempo; dopo di che tutto si svolse esattamente come l’avevo immaginato (o programmato mentalmente?) lungo tutto il percorso sino alla salita che avevo pensato di affrontare con stop & go (qualche metro di camminata e poi ripresa della corsa), che si verificò puntualmente al km. 34.
Arrivai al Parco dove mi salutarono la figlia e il genero, esultanti, e mi fiondai sul traguardo che segnava esattamente 4 ore e 56 minuti, proprio il tempo che mi appariva nella mente nonostante tentassi di vedere 4 e 58. Ma il più bello doveva venire poco dopo l’arrivo. Sul cell mi arrivò un messaggio: Real Time 4 ore e 49 minuti, quindi ben meno del tempo dell’orologio che segnava il tempo dallo sparo e non dal mio inizio corsa (e questa era la mia segreta speranza).
Era la prima Maratona dopo qualche anno di stop. La mente aveva influito positivamente sulla performance, trasformando quello che mi sembrava un sogno in un fatto reale.
Il metodo, step by step
Il metodo è costituito da una formulazione precisa, specifica, positiva, dell’obiettivo, indicando il riscontro in termini sensoriali (cosa avrei visto, cosa avrei udito da altri o cosa mi sarei detto da me stesso, cosa avrei provato, sentimenti, emozioni, addirittura che profumi avrei sentito e che gusti avrei avvertito); precisazione del tempo dal giorno della corsa all’indietro, sino al momento in cui ho concepito il desiderio, con tutte le tappe intermedie di avvicinamento all’evento; rilevazione delle risorse possedute per poter fare quel risultato e di quelle accessibili presso terzi ed anche di quelle antiche sepolte in qualche cassetto della memoria (vale a dire che nel passato ognuno ha utilizzato determinate risorse per un certo obiettivo che voleva raggiungere, in qualunque campo, e che può richiamare come talento per ottenere ciò che vuole).
Infine rilevazione di possibili conseguenze negative per il fatto di conseguire l’obiettivo (se non ce ne sono, tutto ok; se ce ne sono, allora adottare un piano B oppure ridefinire meglio gli obiettivi). Sinteticamente questa procedura, se ben attuata, può portare ognuno a realizzare il suo sogno, certo alla sua portata, magari sfidante e comunque accessibile.
Il punto chiave sono le “credenze”: se uno pensa che non ce la può fare ha ragione, non ce la farà (lo diceva già Henry Ford: «Che tu pensi di farcela o meno, hai ragione»). Le credenze sono potenzianti quando sono allineate con l’obiettivo, sono sabotanti quando si frappongono al suo raggiungimento.
Restiamo sull’esempio di cui sopra, la resistenza e la tenacia erano qualità che ho sempre avuto in buona misura e dunque ero certo, convinto, che comunque ce l’avrei fatta, tutto il resto era contorno. Sapevo anche che potevo contare su una credenza utile: avevo praticamente sempre ipotizzato obiettivi di corsa rispettando i tempi che mi davo, dunque potevo avere fiducia di ripetere un’operazione che anche sul lavoro mi ha sempre accompagnato con successo.
Se utilizziamo la metafora di questa piccola esperienza personale e soprattutto la procedura suggerita, ecco che possiamo disporre di uno strumento pratico per utilizzare al meglio quelle potenzialità che sono in noi e che possono essere applicate sul lavoro, negli hobby, nelle relazioni, nella salute, nella vita.
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