La saggezza dei bambini

Una mamma racconta come ci aiutano ad aprire la mente

Foto di Bessi da

di Silvia Alonso. La scoperta inaspettata della maturità infantile e della coscienza ecologica nata dall’amore per la Natura.

Non amo particolarmente gli scambi di confidenze tra mamme, forse perché mi considero piuttosto a corto di cultura in fatto di pappe e pannolini, e dopo un po’ le rendicontazioni del primo dentino perso, oppure il Toto maestra, tendono ad annoiarmi. Per non rimanere a corto di argomenti sono dunque solita buttarla sui libri, magari anche sugli ultimi successi cinematografici, ma con le sale ultimamente chiuse per “voi sapete cosa” non butta così bene in quanto a materie di conversazione.

Chi ha paura di Babbo Natale?
La scrittrice Silvia Alonso.

Cercavo quindi di evitare di far finta di essere in ascensore, obbligata a parlare dei cambiamenti meteorologici circondata da una nuvola di palloncini colorati in procinto di scoppiare in un uragano di botti, quando alla fine ho tentato la carta vincente dei viaggi: progetti e ricordi sono sempre il pezzo forte per animare ogni conversazione. E mentre raccontavo di quanto sarebbe stato bello portare, in un futuro prossimo e possibile, il mio pargolo a Parigi per il classico giro ad Euro Disney, ecco che mi si è aperto un mondo.

«Pensa che io non potrei mai proporlo a Miky», ha replicato una delle mamme particolarmente simpatiche con cui stavo iniziando a legare.
«Perché? Soffre le vertigini sulle montagne russe?”, ho rilanciato cercando di indovinare la prima causa che mi sembrava probabile.

«Io, ad esempio, da piccola non sopportavo l’odore dello zucchero filato: mi dava così nausea che più di una volta sono dovuta tornare a casa rinunciando al Luna Park», ho azzardato, pescando negli archivi della memoria un reperto che io stessa mi ero scordata, ma costringere a fare un atterraggio di emergenza a quella bella conversazione appena decollata mi sembrava proprio un peccato.

«No, non sono le vertigini, il problema. È che ha paura di vedere Topolino e Minnie. Loro fanno parte del suo mondo dei sogni e dunque ci tiene che come tali restino, incontaminati, in una sorta di iper-uranio magico. Tu saresti felice di incontrare un extraterrestre?».

Chi ha paura di Babbo Natale?
Foto di Clker-Free-Vector-Images da Pixabay.

La domanda suonava strana, eppure aveva dei punti. Dovevo ricordarmi di segnarmela nel taccuino delle cose a cui pensare seriamente nei giorni a venire (supponevo comunque di sì, purché non fossero rettiliani). Si poneva in particolare sintonia, ad esempio, con il fatto che il mio Luchino si rifiutava di fare la foto a Natale con i Santa Claus di strada di cui sono zeppi i grandi magazzini in tempo di festa. La cosa lo indispettisce non poco.

«Ma come?». È solito spiegarmi infastidito, col sottotitolo in sovrimpressione: inaudito che gli adulti non capiscano cose così elementari. «Babbo Natale è magico, vive in Lapponia e arriva volando sulla slitta solamente la notte della Vigilia. Come può comparire ogni sabato mattina parcheggiato ai supermercati, senza nemmeno accanto a sé una renna?».
Era una porta spalancata su come i bambini prendano sul serio le cose veramente serie, come i sogni, la magia e il mistero. E che su certe cose, non sia giusto giocare come siamo soliti fare noialtri adulti.

Ma a questo punto, incoraggiata da questa confidenza estemporanea, è intervenuta una terza mamma.
«Sono bambini particolarmente sensibili, che nascono così. Come se qualcuno avesse loro spiegato cose che nemmeno noi genitori sappiamo. Ad esempio: il mio non c’è nessun verso di fargli mangiare il pesce!».

«Beh: che i bimbi non amino il gusto dell’ittico non mi sembra una grande novità», ho cercato di buttarla sull’ironia, ma a quel punto mi sono accorta troppo tardi di aver fatto cilecca.
«E invece lo è, perché il mio Lory non lo fa per una questione di gusto, ma per una scelta che tra l’altro non deriva nemmeno dalle abitudini alimentari di noi genitori. L’ultima volta che gli ho proposto una sogliola, mi ha risposto così: “Mamma, ma tu se fossi un pesce che nuota nel mare, come ci rimarresti se ti mettessero un amo in bocca per poterti mangiare?”» Touché. Sono rimasta senza parole.
«La mia Gemma detesta le pellicce», si è lanciata a questo punto una quarta mamma attirata dalla portata magnetica, e certamente rivoluzionaria, dei nostri discorsi. «Mi ha costretta a disfarmi delle mie dicendo che non vuole che la sua mamma vada in giro con addosso un cadavere!».  A giudicare dalla sobrietà dei vestiti, le ho creduto sulla fiducia.

Chi ha paura di Babbo Natale?
Foto di beate bachmann da Pixabay.

E così, solo allora, mi è venuto in mente un articolo molto particolare che dovevo aver letto tempo prima su una rivista di settore. Si intitolava I bambini arcobaleno e i bambini diamante e parlava delle ultime generazioni dei nostri cuccioli d’uomo, come le giuste evoluzioni dei più noti bambini indaco.

Se questi ultimi erano arrivati a cavallo degli anni ‘70 e ‘80 per rompere vecchi stereotipi generazionali, preparando la rivoluzione spirituale della Nuova Era, i bambini arcobaleno e quelli diamante avrebbero proseguito la missione nell’innalzare la sensibilità media del Pianeta a tematiche nuove.

Una lenta, graduale ma potente rivoluzione pacifica che sta per essere messa in atto da coscienze più evolute di noi. Perché, come qualcuno di molto illuminato un tempo disse, non siamo solo nani sulle spalle di giganti, ma anche (e soprattutto) figli dei nostri stessi figli.

La natura ha leggi invisibili più intelligenti di noi uomini. L’evoluzione farà il suo corso. E allora forse ci sarà speranza. Che i nostri figli siano migliori di noi. Che abbiano la forza, loro, di credere avverabili anche i sogni che a noi, oggi, sembrano impossibili.
Lasciate allora che i nostri figli siano le frecce scagliate dal nostro arco.

Foto di copertina di Bessi da Pixabay

Avvocato milanese, specializzata in diritto civile e internazionale, ha lasciato la professione forense con l'arrivo del primo figlio per dedicarsi alla scrittura e ad approfondire studio e insegnamento della danza orientale e del flamenco, sue passioni, insieme alla pole dance, la mitologia e l’esoterismo. A dicembre 2019 pubblica “I love Mammy in Montecarlo – come sopravvivere a una vita glitter” (Genesis Publishing). Con “L’angelo veste Sado” entra in finale al premio Nabokov 2020 per la sezione romanzi inediti. Altri racconti: "Avventure al volante","Sulle ali della primavera","Racconti di Halloween","Tenebrae: verso un mondo oscuro e ammaliante","Natale Horror 2020". Sito web: https://silviaalonsowriter.com/