di Donatella Galletti. Dopo aver vissuto in un’altra dimensione, in cui Amy viene istruita da una sciamana, la vita ricomincia

Amy era in volo, guardava il cielo azzurro dal finestrino e ripensava agli anni appena trascorsi. Erano così in alto che non si vedevano neanche le nubi. “Vedi com’è la vita”, si disse tra sé. “Un giorno ti sembra che sia finita e non ci sia un futuro, poi parti, ti trovi un un posto fisico e mentale nel quale non vedi che cielo sereno e puoi solo immaginare il mondo sotto di te, con gli esseri umani come formiche; neanche, come atomi.
Da qui non si vede nulla, sai che hanno le loro pene, i loro dolori, le gioie, e poi? Cambi prospettiva e ti sembra che sia tutto un grande dramma, una rappresentazione che serve solo a muovere gli animi. Quello che hai passato e sembrava non avere fine, perde importanza, diventa minuscolo, invisibile”.
La signora seduta vicino a lei era sicuramente in sovrappeso e le dava un certo senso di costrizione, impedendole la vista verso il corridoio e usando per intero il bracciolo che andava diviso tra loro in parti uguali. Così andava il mondo, belle la diversità e l’accettazione.
Gli anni passati erano stati bui, quasi dieci. Era iniziata con la notizia di una malattia che non si sapeva bene cosa fosse, forse nulla di importante, qualcuno diceva. Arrivava dall’Oriente, prima in sordina, nessuno diceva nulla, poi sempre più imponente. A un certo punto la gente moriva e non si sapeva come si sarebbe potuto evitare. Quasi tutti conoscevano qualcuno che se ne era andato così.
Amy aveva perso parenti e amici, la gente guardava le notizie e vedeva solo morti e bare, e appelli a non uscire. Un po’ alla volta tutti erano stati costretti a chiudersi in casa e a fermare le attività. Si chiudevano in casa e respiravano paura di qualcosa di indefinibile che non si poteva affrontare.
Quello che c’era da affrontare spesso erano mariti o mogli ormai sconosciuti e messi a nudo in uno spazio ristretto, figli dagli aspetti imprevisti e non gradevoli, tutti costretti alla convivenza senza più amore o comprensione, complici solo di tv.
Neanche la Peste Nera era stata così. Molti avevano iniziato a mostrare squilibri mentali.

La situazione con gli anni era peggiorata, la gente non aveva più lacrime per piangere, né di gioia né di tristezza. Non c’erano più neanche motivi di farlo, perché tutti i motivi di gioia precedenti sembravano essere stati annullati.
Le notizie si erano sostituite, insinuandosi a poco a poco, alle anime delle persone. Qualcuno si era ribellato con molta fatica: il sistema non ammetteva eccezioni.
Amy si era resa conto solo allora di essere ribelle per natura: non era docile come lei e altri avevano sempre pensato. Aveva provato a sopravvivere conservando la serenità e positività verso la vita che aveva prima.
Attorno a lei la violenza era aumentata, c’era chi aveva iniziato a litigare in virtuale, poi era venuto alle mani insieme alla minacce e intere famiglie si erano divise.
L’aereo rollava, c’erano delle turbolenze. La signora imponente di fianco a lei sudava e si asciugava la fronte con un fazzoletto.Si era accesa la luce che indicava di allacciare le cinture, mentre una hostess poco convinta diceva che ne sarebbero usciti molto presto. Ecco, era stato così. Dieci anni di “molto presto”. Un po’ alla volta chi non si conformava era stato isolato sempre di più e messo in condizioni di non poter quasi vivere, inteso come comprarsi cibo o lavorare o vedere altri esseri umani.
Amy era arrivata a un punto di non ritorno, non sapeva cosa sarebbe stato della sua vita futura e cosa il destino le tenesse in serbo.

Una notte sognò di essere in un grande appartamento luminoso, con tante stanze, all’ultimo piano di un edificio di più o meno tre piani. Incontrò una donna sorridente con tratti che sembravano Inuit, con un grande fazzoletto a fiori in testa, che le copriva i capelli, che si intravedevano sulla fronte divisi da una scriminatura, del colore del miele. La donna non parlava molto, ma aveva una luminosità e un equilibrio interno intenso, e le fece cenno di seguirla.
Amy era stata prescelta. Nelle varie stanze Antinua, questo il nome della sciamana, perché tale era, istruì Amy nelle arti sciamaniche. Erano così segrete che al risveglio si era ricordata solo dell’incontro e del viso ben impresso, largo e ovale, dalla pelle abbronzata e segnata dal sole e dal freddo, e di quel senso di serenità, saggezza e fiducia nel futuro.
Ogni notte incontrava la donna, mentre la vita durante il giorno si svolgeva senza nessuna svolta particolare, ma con fatti che come per magia agevolavano la vita e la sopravvivenza. Un gruppo di gente come lei aveva scoperto dei tunnel sotterranei, che partivano da Göbekli Tepe, in Armenia, e si era radunata lì.
I tunnel erano talmente ampi e lunghi da collegare luoghi per migliaia di chilometri. Erano stati creati in tempi antichissimi, prima di quanto si pensasse l’uomo fosse stato capace di scavarli. Le pareti erano lisce e squadrate, c’erano sale e pareti che si aprivano, una volta trovato il suono giusto (era una cantilena), lasciando spazio a coltivazioni di frutta e verdura simili a volte a quelle che si erano sempre mangiate e altre volte diversissime, ma squisite e rinvigorenti.

Non c’era segnale per i cellulari, non c’era elettricità, ma non ce ne era bisogno, perché la luce del sole filtrava, soprattutto da profonde vasche simili a cenotes, nelle quali l’acqua rimaneva al suo posto e non invadeva le gallerie, ma rimandava luce, pur essendo profonda. Era una luce turchese e azzurra o verdina che dava un senso di rilassamento e di benessere, di pace.Le persone non litigavano, ma collaboravano ed esposte a quella luce e a quei cibi si erano accorte ben presto di poter comunicare anche a distanza senza parlare. Se uno pensava a un concetto, quello appariva nella mente di chi lo doveva ricevere.
Amy aveva scoperto che la sciamana e altre come lei avevano dato istruzioni a più persone: c’era chi aveva saputo quale fosse la melodia da cantare e in quale modo per aprire le porte, chi aveva poi istruito gli altri al pensiero trasmettitore e anche chi aveva accesso a delle sale speciali dove c’erano esseri che curavano. Amy aveva accesso e poteva portare gli altri, se ne avevano bisogno.
Gli esseri erano amichevoli e apparivano come sagome, comunicavano col suono nella mente altrui, ma era molto chiaro, come un discorso e coi colori.
Esisteva anche una scuola, dove le persone venivano istruite su come spostarsi di chilometri nei tunnel in poco tempo: bastava concentrarsi in un certo modo e cantare una nota, vedendo una certa tonalità di blu, e si poteva fare. Anche il tempo non era più un ostacolo, ma quello rimaneva un gradino che non era permesso salire, perché l’evoluzione sua e degli altri non lo avrebbe permesso, si sarebbero bruciati nei corpi.
Gli anni erano passati così, si erano creati amori ed amicizie e un modo di vivere per il quale chi era lì in realtà non sapeva se fosse in un sogno o un una realtà parallela, ma la cosa importante è che sapeva di vivere e viveva bene la propria vita, usando tutti i talenti. C’era chi dipingeva, chi curava, chi inventava aggeggi utili agli altri, chi insegnava. Lo sfruttamento dell’essere umano non esisteva, solo la cura e l’amore per gli altri.

A un certo punto era arrivato un essere blu, semitrasparente, e aveva comunicato che tutti potevano finalmente uscire e vedere il mondo di prima.
All’inizio era stato un trauma, perché la vita com’era stata prima non esisteva più, le città erano grigie e distrutte, una patina grigia e oleosa sembrava aver coperto ogni cosa. Venne loro detto che la bontà e la creatività avrebbero ripristinato e creato una nuova Terra e così fecero.
Ora volava su un aereo perché erano rimasti nostalgici dei mezzi di una volta, anche se avrebbe potuto raggiungere Maui in un batter d’occhio (ovvero di ciglia!). Aspettava di atterrare e di raggiungere Iao Valley, il luogo dove Lemuria aveva avuto inizio, per andare a vedere il grande cristallo che era stato spezzato, all’interno della montagna, e ridargli vita. L’essere blu aveva loro mostrato cosa fare e dove andare perché la vita rifiorisse.
Ora i tempi erano maturi, la Nuova Terra poteva iniziare e risorgere dalle ceneri, come la Fenice. Ne era valsa la pena.
Foto di copertina di Lukas Baumert da Pixabay
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