Vivere per un mondo migliore

Quante sono, in Italia e nel mondo, le persone che praticano yoga, meditazione o altre vie per la consapevolezza e la crescita personale? Quante desiderano una società più etica e una umanità più consapevole che si ispiri ai valori della pace, dei diritti umani, dello sviluppo ecosostenibile, della qualità della vita, delle relazioni consapevoli e costruttive, dell’’economia etica? Si tratta di una esigua minoranza o di una parte rilevante della popolazione, tale da innescare un cambiamento positivo della società?
L’opinione finora prevalente è che si trattasse di gruppuscoli minoritari, ma alcune ricerche sociologiche effettuate in vari paesi del mondo, Italia inclusa, sfatano clamorosamente tale opinione e delineano un quadro della situazione assai incoraggiante per tutti coloro che hanno a cuore l’evoluzione dell’umanità e le sorti del pianeta.

copertina CC 10Tali ricerche, illustrate nel libro di Enrico Cheli e Nitamo Montecucco I Creativi Culturali. Persone nuove e nuove idee per un mondo migliore (Xenia edizioni), mostrano che ben il 35% della popolazione adulta aderisce ai valori emergenti della pace, della crescita personale e spirituale, della ecosostenibilità, dell’economia etica, del benessere e qualità della vita, delle relazioni consapevoli e cooperative, delle medicine olistiche e dell’alimentazione biologica. Questi individui non si limitano ad una adesione formale a tali valori ma cercano di applicarli nella propria vita quotidiana, e per questo sono stati definiti Creativi Culturali, cioè i “creatori attivi di una nuova cultura”.
Oltre a promuovere i suddetti valori, essi si pongono in modo critico nei confronti di tutta una serie di vecchi valori, responsabili dei gravi dissesti ambientali e socioeconomici della nostra epoca; tra questi: il materialismo, la tecnocrazia, lo sviluppo economico illimitato, lo sfruttamento indiscriminato della natura, l’individualismo egoistico, la logica del profitto a breve termine senza curarsi delle conseguenze a lungo termine.
Pur comprendendo individui e gruppi sociali diversificati, i creativi culturali presentano numerosi e significativi tratti comuni quali: sensibilità ecologica; attenzione alla pace e alla qualità delle relazioni interpersonali; interesse verso la crescita personale e/o spirituale; disinteresse per l’esibizione della posizione sociale; parità di diritti tra maschi e femmine; fiducia nella possibilità di una evoluzione positiva dell’individuo e della collettività. Inoltre, essi hanno la tendenza a prendere le distanze dall’edonismo, dal materialismo, dal cinismo mentre danno molto peso ai valori della autenticità e della integrità. Per questa ragione, molti disdegnano la cultura del business, i media, il consumismo.

Paul Ray
Il sociologo americano Paul Ray.

Come osserva il sociologo americano Paul Ray, pioniere delle ricerche sui creativi culturali, essi sono disincantati dall’idea di “avere più cose”, mentre mettono una grande enfasi nell’avere “nuove ed uniche esperienze” e rappresentano pertanto il mercato centrale per le terapie e medicine alternative, i cibi naturali, la psicoterapia e il counseling, i corsi e seminari di crescita personale, le nuove forme di spiritualità. Prediligono il consumo critico e si orientano all’acquisto e fruizione di prodotti culturali più che materiali, producendo in molti casi loro stessi cultura.
Per riconoscersi in questa avanguardia culturale non è necessario corrispondere a tutti gli aspetti sopra elencati, e una sintonia su una certa parte di essi è più che sufficiente; del resto il fatto che stiate leggendo questo giornale è già di per sé un indicatore molto attendibile sulla vostra identità di creativi culturali. Se poi non siete ancora convinti potete andare sul sito www.creativiculturali.it e compilare l’apposito questionario che vi troverete e che vi fornirà in tempo reale il vostro profilo e il vostro grado di vicinanza ai creativi culturali.

462-meditation-on-swaroop-true-selfGrazie alle ricerche qui accennate e al libro che ne riporta più estesamente i risultati, le persone che si riconoscono appartenenti alla categoria dei creativi culturali potranno smettere di sentirsi “mosche bianche” e comprenderanno meglio il ruolo che possono svolgere per contribuire in senso positivo al mutamento epocale in corso. A tal fine è però indispensabile che i Creativi Culturali superino alcuni lati d’ombra che finora ne hanno limitato la capacità di influenzare in positivo la società. Il principale è la loro elevata frammentazione interna: ad esempio, coloro che sono più orientati verso la ricerca interiore o spirituale credono che il cambiamento possa avvenire solo a livello individuale e nutrono poca fiducia nell’attività politica dei pacifisti, degli ecologisti, e degli attivisti per i diritti umani; questi ultimi a loro volta considerano le attività di crescita personale e spirituale poco incisive per risolvere i gravi problemi ambientali e sociali esistenti e vedono le persone che si dedicano a tali attività come poco responsabili e troppo incentrate su dimensioni individualistiche. Vi sono poi ulteriori divisioni interne anche in questi due macrogruppi: ad esempio chi pratica zen si sente diverso da chi segue una disciplina yogica e viceversa; chi segue un certo sentiero spirituale o psicologico conosce poco o niente degli altri sentieri e spesso diffida di essi; lo stesso avviene tra pacifisti e ecologisti, tra ecologisti e attivisti per i diritti umani: ognuno si focalizza sul proprio orticello e perde di vista il grande e meraviglioso parco planetario che solo assieme sarà possibile creare. Le ricerche svolte suggeriscono che le suddette posizioni non vanno considerate antagonistiche ma anzi complementari: per cambiare il mondo occorre sia un lavoro su piani collettivi, socioculturali e politici, sia un lavoro su piani più individuali, interiori e interpersonali.

Firenze. Enrico Cheli.
Firenze. Il sociologo Enrico Cheli.

Il merito forse più originale e importante delle ricerche sui creativi culturali è di aver preso in esame in un unico progetto valori e stili di vita finora studiati separatamente, considerandoli invece come sfaccettature diverse di un unico paradigma culturale emergente. I creativi culturali vengono definiti tali proprio in quanto mostrano atteggiamenti e valori comuni di chiara matrice olistica. È ad esempio olistica la visione degli ecologisti e dei pacifisti secondo cui ciò che avviene nelle diverse zone del pianeta – dalla deforestazione dell’Amazzonia allo scioglimento dei ghiacci polari, dalle guerre in Medio Oriente ai conflitti in Afghanistan – non è separato e isolato dal resto del pianeta ma può avere gravi ripercussioni anche in luoghi fisicamente lontani e su livelli anche molto diversi da quello di partenza. Analogamente, è olistico il concetto di «qualità della vita» in quanto considera la felicità non come mero prodotto dell’avere economico ma come risultante dell’equilibrio globale tra i diversi bisogni dell’essere umano. È altresì olistica la visione delle medicine alternative, che considerano l’essere umano come sistema interdipendente, in cui la salute corporea non è separata – né separabile – da quella mentale, emozionale, esistenziale e coscienziale (o, secondo alcuni, spirituale). Per i motivi suddetti i creativi culturali sono considerabili una forza potenzialmente unificante a livello politico e sociale; una forza che non solo rappresenta una quota importante della popolazione occidentale, ma che è anche in rapida crescita. Occorre però che i creativi culturali si impegnino di più per superare le reciproche diffidenze e per collaborare tra loro, poiché solo così potranno realizzare il sogno di un mondo migliore, ispirato a valori etici, pacifici, ecologici e spirituali.

Sito web: www.enricocheli.com

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Enrico Cheli, sociologo, psicologo e docente all’università di Siena ha progettato e diretto la ricerca italiana sui Creativi Culturali. È da anni è impegnato a coniugare scienza, etica e spiritualità ed è stato fondatore e direttore del centro interuniversitario di ricerca per la pace (CIRPAC) e della Fondazione Holiversity per lo studio e lo sviluppo delle scienze olistiche. Sito: www.enricocheli.com