Storia di Marco il Ruvido

Il dolore di chi resta per la morte di una persona cara e come superarlo

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di Tiziana Etna. Marco era un ragazzo geniale, che mise fine tragicamente alla sua vita. I suoi messaggi dall’aldilà.

Le storie vere si muovono all’interno di cicli ed hanno ritmi che s’intrecciano creando distorsioni, assonanze, melodie con altri vissuti, raramente si tratta di un episodio singolo. Ma ogni volta che la mia vita è tragicamente o meravigliosamente cambiata si è verificato un fatto strano, paranormale, incredibile o inaspettato.

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La giornalista Tiziana Etna.

Sono tante le esperienze personali straordinarie di cui sono il risultato: e  questa è la sede giusta per tentare la narrazione di un’esperienza. Una vita ordinaria? Non l’ho mai vissuta, tutto è andato avanti come spinto da una forza superiore.

Anche se parlerò di trapassati, di uno in particolare: “Marco per gli amici il Ruvido” non è a loro che mi riferisco, e neanche a Dio, mi riferisco all’intera matriosca universale, all’insieme dei gironi danteschi, insomma, al famoso disegno più grande che sfugge alla vista e alla limitatezza dei sensi, anche dei sensi sottili. Ma non scegliamo noi in quale contesto venire al mondo?

Alcune premesse sono doverose quanto necessarie a chiarire come ci sono arrivata lì.
Se mi guardo indietro scorgo tre macro-giri di ruota: ascesa e discesa, una sorta di tre iniziazioni o momenti di passaggio, dove non ho mai realmente deciso io a cosa interessarmi; ci sono arrivata e mi sono salvata.

Un suicidio inaspettato
Era novembre 2003 quando un amico del cuore decise di mettersi una corda al collo e suicidarsi, tra l’altro nello stesso chiodo che un anno prima aveva utilizzato suo padre. Mio figlio, allora tredicenne aveva un rapporto speciale con questo amico, poco più che trentacinquenne, ci spendeva tempo e discorsi filosofici.

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Foto di unsplash.

Il suicidio arrivò inaspettato. Sembrava arrabbiato per ciò che aveva fatto suo papà, o almeno noi amici questo sapevamo, nessuno aveva notato niente, eccetto Mauro dotato di una particolare sensibilità, lui solo aveva capito la sera prima che era passato a salutarci.

Certo, era insolitamente vestito con abiti colorati e questo avrebbe dovuto indurre in noi un pensiero, ma Marco era per gli amici “il Ruvido” proprio perché era senza regole, non-sense e al contempo intelligente e brillante e sempre, sempre, vestito di nero con catene e moschettoni pendenti sui calzoni.

Mauro incupito quella sera esclamò: «Non è che il Ruvido fa qualche cazzata?».
E la fece. La mattina più o meno all’ora presunta della morte, un orecchino che indossavo mi cadde sul tavolo.

In quel momento non pensai minimamente a quanto aveva detto Mauro, ma ricordai il messaggio di un figlio trapassato che mi aveva colpita qualche anno prima da Laura Paradiso, che diceva: “Sai mamma quando ti si sgancia il bracciale sono io”  e la mamma scoppiò in lacrime poiché le accadeva.

Per la prima volta nella vita mi trovavo nella condizione di dover gestire la mia sofferenza, l’incredulità per il gesto ed il dolore di mio figlio.

Multitasking emozionale
Ora, tutti abbiamo perso persone care e superato sofferenze. Fa sempre tanto male quando ci lasciano. Tuttavia ci sono trapassi che è veramente difficile accettare, innaturali quando coinvolgono i giovani e ci lasciano solo immaginare lo strazio di un genitore che perde un figlio/a, così come quello di un ragazzo/a che resta solo al mondo dopo aver visto padre e fratello penzolare. È per chi rimane a conviverci il dolore immenso.

Tra le morti innaturali il suicidio è quella che lascia più basiti, impotenti e divisi su due correnti di pensiero: vigliaccheria o coraggio? E non se ne esce. Ti lascia arrabbiato per non aver fatto niente e al contempo in contraddittorio di non essere stato sufficientemente importante, lo trovi egoista e t’investe un sentimento contorto, difficile da metabolizzare perché quella persona ti manca.

Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma

Henry Vignaud
Il medium Henry Vignaud.

L’esperienza che sto per raccontare in qualche modo preparava mio figlio a non vedere la fine nella morte, gli insegnava a percepire in futuro il nonno ed un ultimo saluto dell’amore adolescenziale: una ragazzina vitale ed allegra, musa e compagna dei primi tumulti del cuore.

A questo punto della vita avevo più o meno 35 anni e credevo di aver vinto la guerra e tutte le battaglie, ero convinta di possedere la verità, troppo centrata su me stessa, sui miei obbiettivi, tuttavia, non stando nel flusso mi perdevo di nuovo. Ad ogni modo avevo già fatto tutto un mio lungo e difficile percorso ed iniziavo ignara la discesa del secondo macro-giro di ruota.

Da oltre dieci anni aspettavo con gioia un convegno che aveva luogo a Riccione, dove mi accadevano cose spiritualmente gratificanti. Anche se non ero interessata alla medianità, là s’incontravano personalità come Renato Del Favero, grafologo e membro del Cerchio Firenze 77, Medrado (pittore medianico) e medium come Henry Vignaud e Laura Paradiso.

Andiamo al convegno di Riccione
Per qualche anno consecutivo l’intervento top fu quello di Cristina Contini, così leggera, dolce e lontana dallo stereotipo della medium: ci affascinava.

Mio figlio a 10/11 anni, aveva avuto occasione di assistere già un paio di volte alle sue conferenze dimostrative.
All’epoca gestivo una teeria e Marco il Ruvido scherzosamente mi chiamava “la gran signora del tè”; con enfasi sulla “gr” di gran.

Non c’era nessuna attrazione tra noi, eravamo animicamente uniti da altre vite, c’era qualcosa di magico in lui, si credeva oscuro, però io sapevo che luce ed ombra coesistono e lo trovavo geniale. Eravamo liberi di essere noi.

A Natale iniziano i messaggi

Storia di Marco il Ruvido
Foto di Beverly Buckley da Pixabay.

Venne Natale, comprai a Lorenzo una renna giocattolo che spingendole la pancia cantava un motivetto natalizio. Era accaduto da poco e non facevamo che parlare del Ruvido, quando proprio durante uno di questi momenti e per l’unica volta in ormai quasi venti anni, quella renna parlò, disse un semplice Oh Oh Oh Merry Christamas, ma lo fece parlando.

A quel momento si aggiunsero numerosi sogni di Lorenzo, mio figlio, tra i quali uno in particolare.
«Sai mamma ho fatto un sogno strano, era diverso dai soliti, ho sognato Marco che m’indicava una ragazza dal viso familiare» e aggiunse: «Marco vuole dirmi qualcosa». Continuò a ripeterlo, fin quando non arrivò l’invito al convegno e vedendo che la Contini era tra i relatori mi chiese di portarlo.

Preoccupata, perché non saremmo potuti andare prima del venerdì ed il convegno si apriva il martedì e Cristina era la più gettonata, chiunque arrivava prima si poteva prenotare. L’unica speranza era assistere ad un incontro serale pubblico.
Partimmo solo io e Lorenzo per il convegno quell’anno e per tutto il viaggio non feci che ripetergli che se Marco doveva dirgli qualcosa, qualcosa sarebbe accaduto. Arrivammo e come previsto Cristina Contini aveva esaurito tutto lo spazio disponibile già dal giorno prima.

Dinamiche inaspettate e incredibili
Amareggiati, ci dirigiamo verso la sala mentre parla il carismatico Fabio Marchesi, affascinante anche per un adolescente, ma obbiettivamente quanto può resistere un ragazzino ad una carrellata di scrittori che presentano libri?

Mio figlio vuole uscire e io lo accompagno. Quando arriviamo alla reception, dopo neanche un’ora dal nostro arrivo al convegno, la porta dell’ascensore si apre e chi esce? Cristina Contini.
Ci sorride come se ci conoscesse da sempre e noi increduli le diciamo: «Siamo venuti per te!». E lei, guardando Lorenzo: «Lo so, un amico? »,  domanda. «Suicida?», domanda ancora. Pelle d’oca ed emozione. La Contini parla con mio figlio e lo conforta invitandoci all’incontro serale.

L’incontro serale

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La medium Cristina Contini.

All’incontro serale avevano già preso posto una settantina di persone. Non appena arriviamo sulla soglia della porta e senza foto, lei si volta di scatto come se qualcuno l’avesse avvisata del nostro arrivo, e ci fa cenno di entrare.

«Comincio subito da voi che lui è un po’ insistente (dice, riferendosi a Marco). Sembra un folletto, non sta un attimo fermo». Lo descrive fisicamente: è lui!  «Tutto vestito di nero con qualcosa che pende ai fianchi. Saltella di qua e di là, si siede ovunque», era proprio il Ruvido.

Henry Vignaud anni prima aveva detto che mio figlio era un’anima antica e che avrebbe fatto il musicista, al tempo non capivo bene il concetto ma era bastato ad accogliere la sua esigenza di andare a Riccione. La Contini, guardando Lorenzo ribadisce: «Tu sei un’anima antica», si interrompe sorridendo: «Va bene lo dico come vuole lui: tu non sei pazzo, ok? Non sei pazzo e non lo sono stato neanche io».

È evidente però che era proprio quello che credeva volesse dirgli Marco, perché l’emozione era palpabile e i pianti naturali e liberatori. Cristina Contini in pubblico disse tante altre cose suggerite da Marco e tutte a Lorenzo, molto girava su questo concetto della pazzia, lo rassicurava, anche sul futuro sostenendo che avrebbe fatto “tanta strada perché capace con l’elettronica e l’informatica”.

I toni che usava ed i termini erano quelli di Marco. «Anche tu», disse rivolgendosi a me “gran signora” con la stessa enfasi sulla gr di Marco «Farai tanta strada, nel senso di chilometri». Tipico di lui! E tornò su Lorenzo ribadendo: «Non sei pazzo e nemmeno io, capito? Io sto bene ora, ho una cosa da fare qui, accolgo e aiuto chi trapassa», parlò di una ragazza che ci abitava di fronte, a posteriori pensammo alla sorella di Francesca mancata poco dopo.

Marco ci parla dall’aldilà
Storia di Marco il RuvidoDisse attraverso Cristina che ci sarebbe sempre stato per mio figlio ed un altro bambino che doveva ancora venire al mondo, tuttavia, per quel compito non poteva più restare nella nostra dimensione. Ci fu molto di più, sono passati tanti anni ed è difficile ricordare ogni dettaglio.

Due anni più tardi, per la ricorrenza della morte del Ruvido andai al cimitero. Marco non era sotto quella terra, lì era sepolto solo il vestito terrestre di carne ed ossa, come gli abiti insoliti che aveva scelto per andarsene. Tante e tante volte negli anni con Lorenzo ci siamo chiesti se fosse stato Marco a parlare per voce della Contini e la risposta non è mai cambiata, “decisamente si”.

Credo che la morte sia un passaggio ulteriore ad una vita, un altro ciclo con tappe in un’altra dimensione che avrà leggi sue proprie, come la carne che resta diventa nutrimento per la terra grazie a leggi biologiche, geologiche e fisiche sue proprie. L’anima immortale nasce in una nuova vita e probabilmente non sarà neanche l’unico passaggio che farà, prima di tornare a vivere di nuovo.

Foto di copertina di Gerd Altmann da Pixabay

Livornese, ha studiato all'Università di Pisa. Giornalista pubblicista presso "Polo Artistico Vinile", redattrice www.fiofamagazine.com presso "Diamo Voce Alla Musica"