di Ester Patricia Ceresa. Saper giocare è fondamentale sia per i piccoli che per gli adulti: il gioco aiuta infatti la crescita personale, la consapevolezza e l’evoluzione, oltre a sviluppare dei talenti
Giocando si impara. Quante volte lo abbiamo sentito ripetere? Le intuizioni della saggezza popolare ancora una volta hanno trovato riscontro in studi e ricerche neuroscientifiche che, impiegando tecniche come quella del Neuro Imaging (1), dimostrano il ruolo chiave costituito dal gioco nello sviluppo armonico della persona. Si tratta di metodi di visualizzazione funzionale: servono ad investigare quali aree cerebrali svolgono una determinata funzione, la sequenza di attivazione delle aree coinvolte in un compito.
I giochi attivano la chimica cerebrale e generano una serie di scariche ormonali benefiche che influiscono sul cervello sia a livello psicofisico che sociale.
Le neuroscienze rivelano, quindi, anche i meccanismi delle dipendenze da gioco, conseguenza di una ricerca spasmodica di ricreare proprio quella ricarica di benessere che ne deriva. Allo stesso modo le tecniche di Neuro Imaging, decretato che giocare fa bene e in eccesso può fare male, scoprono anche i doni portati da qualsiasi attività ludica, dall’infanzia alla senescenza.
Il gioco insegna a relazionarci, a imparare le regole e rispettarle, a saper sia vincere che perdere, a migliorare le strategie, a fantasticare, ad aver pazienza, ad annoiarsi, a fissare e raggiungere obiettivi, a perseverare, superare i nostri limiti (basti pensare all’accesso al livello successivo di moltissimi giochi al quale si accede solo dopo aver superato certe prove), a confrontarci persino con l’idea della morte e della fine (Game over), in sostanza ad esplorare il mondo.
In un certo senso permette di fare in ambito protetto (perché virtuale) una serie di esperienze che diventano “bagaglio di esperienze” vero e proprio, quelle alle quali attingiamo per prendere decisioni, avere opinioni, in generale per vivere meglio.
Le capacità cerebrali sviluppate dal gioco

Studiando il cervello dei giocatori, gli studiosi hanno scoperto che sviluppano capacità e competenze intellettuali quali il problem solving (risoluzione problemi), decision making (2) (prendere decisioni), clear thinking (mente libera). Ecco spiegato perché quando si gioca si è spensierati e ci si sente leggeri.
Sempre attraverso il gioco è possibile sviluppare anche capacità fisiche, come ad esempio la danza (3), la resistenza, l’elasticità.
Chi gioca invecchia anche meglio, rallenta l’intorpidimento cerebrale, l’obnubilamento e la regressione di moltissime capacità che consideriamo naturale venire meno con l’età. La diffusione dei giochi enigmistici nella fascia della terza età ha contribuito a mantenere lucide e sveglie molte menti, semplici sciarade, indovinelli e rebus allenano la mente proprio come una palestra farebbe con il nostro fisico.
Per molti potrebbe essere stimolante sapere che anche fare l’amore è un gioco, uno di quelli che si impara giocando in maniera partecipativa (4). Una regola valida in generale per quasi tutti i giochi che richiedono coinvolgimento in prima persona, la mancata partecipazione e solo visione o contemplazione del gioco senza coinvolgimento risulta sterile.
Implicazioni neuronali, esistenziali e filosofiche

Le neuroscienze hanno dimostrato che a livello cerebrale si verifica un fenomeno curioso di inganno della mente, ovvero per il nostro cervello risulta indistinguibile un’esperienza reale da una simulata. La stessa esperienza sia vissuta dal vivo che in simulazione invia al sistema cerebrale e nervoso gli stessi identici impulsi, contribuisce a sviluppare uguali sinapsi e a provocare le medesime risposte fisiologiche.
Il gioco ha anche delle implicazioni esistenziali e filosofiche, come metafora della nostra vita. Giocare richiama la vitalità, l’essere vivi. Perché, in un certo senso la vita stessa è un gioco e le relazioni pensabili come giochi di ruolo. Giochiamo costantemente con noi stessi e con gli altri (5).
E quando la vita “gioca sporco”? Di nuovo i luoghi comuni e i detti popolari contengono semi di sapienza, perché se potessero rispondere direbbero che basta “mettersi in gioco”!
Un nuovo gioco-esperimento

È proprio questa l’idea alla radice di un esperimento ludico esperienziale formativo (6) che sta incuriosendo sempre più persone, dove, alla fine del gioco, ciascuno dei giocatori può scoprire di più sulle proprie dinamiche interiori e di relazione.
Obiettivo: conoscersi e capirsi divertendosi. Immaginate le sconfinate applicazioni e l’interesse che sta suscitando, anche in ambiti aziendali.
“Si può scoprire di più su una persona in un’ora di gioco che in un anno di conversazione” (Platone).
Senza bisogno di essere esperti possiamo usare questo interessante spunto per fare lo stesso con noi, ovvero sfruttare al massimo la nostra immaginazione per conoscerci meglio, divertirci a farci semplici domande del tipo: “Se fossi un frutto quale sarei?” o “ Se fossi un oggetto quale sarebbe?”. Come suggerisce il filosofo greco, tornare a giocare per capire meglio sè stessi e gli altri.
Per saperne di più:
1) Making MR imaging child’s play – pediatric neuroimaging protocol, guidelines and procedure – Nora M Raschle Michelle Lee, Roman Buechler, Joanna A Christodoulou, Maria Chang, Monica Vakil, Patrice L Stering, Nadine Gaab Nih 2018
2) Social Decision Making in Adolescents and Young Adults: Evidence From the Ultimatum Game and Cognitive Biases Antonella Marchetti, Francesca Baglio , Ilaria Castelli , Ludovica Griffanti, Raffaello Nemni , Federica Rossetto , Annalisa Valle , Michela Zanette , Davide Massaro
3) Dance and the brain: A review – Falisha J. Karpati Chiara Giacosa Nicholas Foster Virginia B. Penhune March 2015 Annals of the New York Academy of Sciences 1337
4) Eric Berne, Fare l’amore (Sex in Human Loving, Simon and Schuster, 1970), Milano, Bompiani, 1971.
5) Eric Berne, La struttura e le dinamiche delle organizzazioni e dei gruppi (The Structures and Dynamics of Organizations and Groups, Ballantine Books, 1961), Collana Psicoterapie n. 291, Milano, Angeli, 2018
6) Il Té è Servito: su Facebook e su YouTube
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