Le Signore dell’Arte a Milano

Un omaggio al talento femminile troppo spesso discriminato

di Donatella Galletti. Una mostra a Palazzo Reale dedicata alle donne pittrici del ‘500 e ‘600, cui era proibito accedere alle Accademie per pittori e alla cultura in genere.

La mostra: Le Signore dell’Arte. Storie di donne tra ‘500 e ‘600.
I curatori: Anna Maria Bava, Gioia Mori e Alain Tapié
Data:
dal 2 marzo al 25 luglio 2021
Visita virtuale:
Art.Live! Le Signore dell’Arte

Le Signore dell'Arte a Milano
Elisabetta Siriani. Venere e Amore.

La mostra, un dovuto omaggio alle donne pittrici – 34 diverse artiste mediante 130 opere, provenienti dalle più svariate collezioni – è aperta al pubblico fino al 25 luglio.
Il percorso che io ho seguito in virtuale – in tempi di lockdown – è stato a cura dello storico dell’arte Leonardo Catalano, che ha accompagnato gli iscritti al tour virtuale collegandosi con Zoom.

È interessante il taglio dato alla mostra e la scelta dell’argomento: in un mondo quasi esclusivamente di uomini e per uomini, dove alle donne era proibito accedere alle Accademie per pittori e alla cultura in genere, alcune eroine sono riuscite nell’intento di realizzare la propria creatività e di trarre profitto dalla propria bravura.

A parte alcune opere create da monache, il motivo conduttore è che dietro ogni pittrice c’era comunque un uomo, che si trattasse del padre pittore che segretamente insegnava l’arte e mandava la figlia a bottega, appunto perché non era possibile mandarla all’Accademia in quanto donna, oppure il marito.

Artemisia Gentileschi… e le altre

Le Signore dell'Arte a Milano
Artemisia Gentileschi. “Maria Maddalena”.

Delle pittrici presentate forse l’unica nota ai più è Artemisia Gentileschi, di cui è presente anche una Cleopatra discinta, probabilmente un autoritratto, proveniente dalla collezione Sgarbi.

Artemisia Gentileschi ebbe le vicissitudini ormai note a tutti per aver subito violenza da un pittore amico del padre, il Tassi.

Al processo nel quale lo denunciava subì la rottura delle dita per la tortura inflitta, visto che i giudici volevano capire se si fosse esposta a quel modo al pubblico ludibrio inventandosi tutto.

L’accusato, uomo e pittore per il Papa, non fu sottoposto a tortura e alla fine la passò liscia, anche se Artemisia non aveva ritrattato. Artemisia trovò in seguito un marito che le fece anche da agente e lavorò ricercata da nobili e potenti.

Lavinia Fontana, figlia di un pittore, si sposò solo a condizione di poter continuare a dipingere.
Il marito era anche lui pittore, evidentemente all’epoca non c’era nessuna ovvietà nel fatto che la moglie potesse continuare ad essere un’artista.

Lavinia Fontana. “Galatea e amorini cavalcano le onde della tempesta su un mostro marino”.

Michelangelo, ormai anziano, ricevette per lettera da un amico i disegni di una brava pittrice cremonese, Sofonisba Anguissola, e la sfidò a disegnare un bambino che piangeva, cosa che lei puntualmente fece, prendendo a modello il fratellino.
Sofonisba si meritò per questo il commento di essere un’artista dalle grandi capacità, da parte di Michelangelo.

Anche qui due uomini: prima l’amico, poi Michelangelo, per valorizzare la bravura di Sofonisba ancora al giorno d’oggi, come se le opere da sole non bastassero.

Una Maddalena di Elisabetta Sirani, illuminata da luci caravaggesche, presenta a mio parere una serie di richiami simbolici che giocano molto sui doppi sensi.

Una lettura della mostra su tre livelli
Visitare una mostra in virtuale, come ho detto, è stata un’esperienza positiva, ma appena c’è stata la riapertura, mi son recata a Palazzo Reale e ho potuto apprezzare i dipinti con un mio percorso. La lettura della mostra è stata così su tre livelli: quella del curatore, quella dello storico dell’arte che ha condotto la visita virtuale e la mia.

Quello che percepiamo della realtà in generale e dell’arte è correlato al nostro modo di essere e alle nostre conoscenze: vi sarà sicuramente capitato di visitare un luogo a distanza di anni e percepirlo in modo assolutamente diverso, magari di rimproverarvi per non aver colto qualche aspetto che adesso vi sembra assolutamente degno di nota.

Sofonisba Anguissola. “Madonna dell’Itria”

Vedere un quadro presuppone entrare in sintonia, in uno stato simile alla meditazione, e cogliere aspetti che probabilmente l’autore voleva indicare e ci colpiscono nell’animo, ma non è fattibile in una mostra virtuale o guidata, che ha i tempi predefiniti.

Sofonisba Anguissola
Il primo quadro esposto è la Madonna dell’Itria di Sofonisba Anguissola. Il volto della Madonna è quello di Sofonisba e sullo sfondo c’è il naufragio nel quale suo marito morì, dopo soli cinque anni di matrimonio.
Sofonisba aveva lasciato la Corte di Spagna, dove era dama di corte e insegnante di pittura dei reali, per la Sicilia, per sposarsi e rimanere vedova in così breve tempo. Destini.

La storia personale si legge velata dalla storia del miracolo. L’altare sul quale è seduta la Madonna è sorretto da due anziani frati, con fatica, aiutati da angioletti leggiadri. La Madonna è con bambino e due angeli le cingono il capo di una preziosa corona, mentre sullo sfondo si vede il paesaggio e il disastro che con probabilità le ha cambiato la vita. I frati simboleggiano l’archetipo della saggezza, ma anche della fatica del vivere, gli angeli sono chiaramente l’aiuto che ci sostiene nelle difficoltà.

Le donne e la cura dei dettagli

Caterina Cantoni, particolare di un telo ricamato.

Si nota in tutti i quadri di artiste la cura del dettaglio nel ritrarre i ricchi vestiti, i ricami e i gioielli, che è a mio parere superiore rispetto a quanto dipingevano uomini. Le donne vedono in modo diverso.
Nei pannelli esplicativi della mostra si può leggere come le donne fossero avviate alla pittura con attività propedeutiche quali il ricamo, soprattutto nei monasteri.

Caterina Leuco, sposata Cantoni, inventò un punto raso senza rovescio a ricamo che simulava le pennellate. È esposto un suo telo ricamato con le sette divinità planetarie (Giove, Saturno ecc), uccelli, fiori e soprattutto temi simbolici che potrebbero essere simboli alchemici.

C’è ad esempio una piramide posta tra un’incudine e un martello, e sotto l’incudine una sfera. Accanto ad esse un serpente avvinto ad un tralcio, ad una seconda occhiata è un drago con le fauci spalancate.

Lavinia Fontana. “S. Francesco riceve le stigmate”

Molte pittrici sembrano avere una sensualità trattenuta a malapena, come Lavinia Fontana, che nel suo dipinto raffigurante Galatea che cavalca un mostro marino, con la postura di lei e le fattezze lisce e cilindriche del corpo del mostro sembrano suggerire ben altro. Erano opere su commissione che dovevano necessariamente interessare.

Di Elisabetta Sirani è esposto un quadro dalla spiritualità accesa: San Francesco che riceve le stimmate. È da leggere come un romanzo:la luce appare a lui e non al fratello che alle sue spalle ne è accecato senza poter capire, il monte con l’eremo delle Carceri si svela come il luogo per passare dall’oscurità alla luce, con una natura avvolgente.

Interessante anche il quadro rappresentante San Carlo durante la processione contro la peste a Milano, dove sullo sfondo si vede il Duomo com’era all’epoca.

foto in copertina: Sofonisba Anguissola: “Partita a scacchi”

Per saperne di più:
Link alla mostra https://www.palazzorealemilano.it/mostr

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Laureata in Lingue e Letterature Straniere, diplomata in chitarra classica e in chitarra ad indirizzo liutistico, si interessa da sempre a tutte le discipline che possono aiutare a definire la conoscenza della persona e il miglioramento dei rapporti sociali e dello stile di vita di ciascuno, nonché alle arti in generale. Le piacciono la storia, i castelli ma anche i monumenti del Neolitico, i misteri irrisolti e tutto quanto può arricchire il patrimonio interiore.