di Cristina Penco. La proposta ddl Zan punta a inserire l’orientamento sessuale e l’identità di genere all’interno dell’impianto giuridico relativo a reati e discorsi d’odio.
Da Roma a Milano, da Torino a Rimini fino a Firenze, ma anche a Bari e a Cagliari, in tantissimi sono scesi in piazza per sventolare le bandiere arcobaleno, chiedendo il via libera definitivo al Ddl Zan. E in molti comuni tra cui, di recente, Lavagna(in provincia di Genova) nonché lo stesso capoluogo ligure, continuano a spuntare panchine rainbow, sempre a sostegno del disegno di legge.
La proposta di legge, che prende il nome dal suo relatore, il deputato Pd Alessandro Zan, dopo essere stata approvata alla Camera il 4 novembre 2020, è stata calendarizzata in Senato, ma attualmente è ancora bloccata.
In piazza per difendere la dignità personale

Alla manifestazione principale che ha avuto luogo nella Capitale è intervenuto lo stesso Zan, che ha commentato: «Questa piazza sta dicendo in modo gioioso che non è più possibile fare passi indietro. Stiamo parlando di dignità delle persone. Il Senato deve fare in fretta, siamo al terzo tentativo in Parlamento e non è possibile fallire di nuovo».
Sui social il dibattito ha preso slancio, in particolare, questa primavera quando imprenditori, creativi, artisti, personaggi famosi dello spettacolo e della musica e influencer hanno fatto proprio l’hashtag #diamociunamano lanciato dal settimanale Vanity Fair.
Un invito in copertina, con una mano alzata con la scritta “Ddl Zan” della giovane attrice Alice Pagani (vista nella serie di Netflix Baby).
Un’iniziativa nata per creare dibattito e coinvolgere molteplici community, ma soprattutto per promuovere azioni concrete, in particolare dopo la vicenda di Malika Chalhy, la ragazza di Castelfiorentino cacciata di casa dopo aver rivelato ai suoi di essere omosessuale.

«Non ho più contatti con la mia famiglia, ma adesso ne ho un’altra virtuale», ha dichiarato Malika salendo sul palco a Firenze, con riferimento alla grande solidarietà che ha ricevuto, online e offline, da diverse parti d’Italia, anche attraverso una raccolta fondi.
Una legge dall’iter complicato
Qual è l’obiettivo di fondo della legge Zan contro l’omofobia?
Quello di proteggere dai cosiddetti reati d’odio, ovvero l’istigazione a commettere atti violenti o discriminatori nei loro confronti, persone omosessuali, ma anche donne e disabili.
È un provvedimento trasversale che solo dopo diversi anni è riuscito ad arrivare in Parlamento: la prima proposta di legge risale al 2013. Il testo Zan ha cominciato il suo iter in commissione Giustizia della Camera solo nell’autunno del 2019.
Le principali novità da introdurre, punto per punto
♣ Reclusione fino 18 mesi o multa fino a 6.000 euro per chi istiga a commettere o commette atti di discriminazione fondati “sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere o sulla disabilità”; carcere da 6 mesi a 4 anni per chi istiga a commettere o commette violenza per gli stessi motivi; reclusione da 6 mesi a 4 anni per chi partecipa o aiuta organizzazioni aventi tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per gli stessi motivi.
♣ “Sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”.
♣ Il 17 maggio è stata la Giornata Nazionale contro l’Omofobia dedicata alla promozione della cultura del rispetto e dell’inclusione e al contrasto dei pregiudizi e delle discriminazioni.
In quel giorno, nel 1990, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha rimosso l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali, stabilendo che l’orientamento sessuale è parte dell’identità delle persone, non una forma di patologia o di devianza.

Durante le celebrazioni del 2021, svoltesi da poco, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella l’ha definita «l’occasione per ribadire il rifiuto assoluto di ogni forma di discriminazione e di intolleranza e, dunque, per riaffermare la centralità del principio di uguaglianza sancito dalla nostra Costituzione e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea»
E ha sottolineato: «Le attitudini personali e l’orientamento sessuale non possono costituire motivo per aggredire, schernire, negare il rispetto dovuto alla dignità umana, perché laddove ciò accade vengono minacciati i valori morali su cui si fonda la stessa convivenza democratica».
♣ È previsto che le scuole di ogni ordine e grado debbano inserire nella propria offerta formativa programmi di sensibilizzazione a questo tipo di discriminazioni.
♣ Quattro milioni di euro l’anno saranno stanziati per centri contro le discriminazioni motivate da orientamento sessuale e identità di genere, per prestare assistenza legale, sanitaria, psicologica, e per fornire alloggio e vitto alle vittime dei reati di odio e discriminazione.
Ddl Zan: le ragioni a favore…
L’Italia è maglia nera in Europa per accettazione sociale nei confronti delle persone LGBT: risulta, infatti, al 35esimo posto nel Vecchio Continente relativamente a questo aspetto secondo il monitoraggio Rainbow Europe.
Con la legge Zan il nostro Paese si allineerebbe a Paesi europei che hanno già attuato un simile provvedimento: Spagna, Francia, Germania, Belgio, per non dimenticare Montenegro e Cipro. Non sarebbero tutelate solo le minoranze, ma – ha spiegato il proponente – sarebbero protetti tutti i cittadini da episodi di violenza che riguardano disabilità, sesso, genere, identità di genere e orientamento sessuale. Il crimine d’odio colpisce qualcuno esclusivamente per la sua condizione personale, ovvero semplicemente perché esiste. Questo non è accettabile in un Paese civile.
La Costituzione italiana impone alle istituzioni di tutelare i cittadini più esposti a discriminazioni, per rispettare a pieno il principio di uguaglianza. Oltre alle sanzioni, nel Ddl sono previste azioni positive, come la creazione dei centri antidiscriminazione e le case rifugio, strutture volte all’assistenza e alla protezione delle vittime di violenza.
Tra i detrattori c’è chi sostiene che limiti la libertà di espressione e di pensiero: in realtà, ha sottolineato Zan, vengono applicati gli stessi criteri della legge Reale-Mancino codificata nel codice penale e che contrasta i crimini d’odio razziale, religioso, etnico.
La proposta legislativa intende tutelare sia la libertà di opinione, sia la dignità dell’essere umano. Altro punto rilevante (e oggetto di controversia, come si vedrà anche in seguito) è che in ambito scolastico siano promossi programmi volti a sensibilizzare i più giovani rispetto a questo tema, insegnando il rispetto verso tutte le persone a prescindere dalla loro etnia, dalla loro religione e dunque anche dalle loro condizioni personali, in favore di una società più democratica, plurale e inclusiva.
…e i motivi di chi si oppone

Una serie di ragioni da parte di chi contrasta il Ddl Zan è riassunta nel volume edito da Cantagalli Legge omofobia. Perché non va a firma di Alfredo Mantovano, vicepresidente del Centro studi Rosario Livatino.
Intervistato dal Giornale.it, l’esperto ha definito la proposta di legge come “la conclusione di un percorso di già compiuto scivolamento” in seguito a una serie di norme, una su tutte la Cirinnà – ha affermato Mantovano – che hanno riconosciuto alle unioni fra persone dello stesso sesso facoltà e diritti nella sostanza pari a quelli derivanti dal matrimonio e all’adozione delle coppie same sex, legittimata, quest’ultima, anche dalla decisione delle Sezioni Unite della Cassazione depositata il 31 marzo (“L’orientamento sessuale non incide sulla genitorialità”).
I detrattori del ddl Zan lo considerano come la “chiusura di un cerchio” nell’operazione di demolizione dell’istituto familiare. Un aspetto che rimarcano gli oppositori è questo: chi, senza offendere nessuno, osi sollevare dubbi su singoli aspetti di questa deriva, o sull’insieme di essi, rischierebbe sanzioni pesanti o quantomeno si ritroverebbe con l’avvio di un procedimento penale a suo carico in seguito al quale potrebbe essere sottoposto a intercettazioni, o persino a misure cautelari personali.
Arricciano il naso, i “nemici” del ddl Zan, anche per quanto riguarda i programmi di formazione e sensibilizzazione nelle scuole: “strumento, quest’ultimo, per saltare il consenso dei genitori alla propaganda gender fin dalle classi della scuola primaria”, ha commentato Mantovano al Giornale.it.
E ancora, ha aggiunto il vicepresidente del Livatino, alcuni non sarebbero convinti di questo: “Il reato è costruito sulla individuazione più che di una condotta lesiva, del motivo discriminatorio, e quest’ultimo fa riferimento a categorie – identità di genere e orientamento sessuale – che sono controverse anche all’interno del mondo Lgbt+. L’assoluta mancanza di chiarezza e la genericità definitoria avranno come esito che ciascun magistrato darà la sua personale estensione a quelle categorie, con applicazioni disomogenee e arbitrarie”.

Ha fatto pensare il fatto che, proprio a ridosso della Giornata Mondiale contro l’omofobia, si sia espresso al riguardo anche il Presidente della Cei, Cardinale Gualtiero Bassetti, parlando del Disegno di legge Zan nell’omelia durante la messa per gli operatori dell’informazione e della comunicazione.
«Noi siamo per la difesa e la dignità di tutti, di qualunque uomo o donna, bisogna difendere sempre i diritti della persona. Mai omologare», ha dichiarato il Cardinale Bassetti, secondo il quale la legge contro l’omotransfobia “andrebbe più corretta che affossata”.
Ha chiosato il Presidente Cei: «Io penso che la legge potrebbe essere fatta meglio perché la legge dovrebbe essere chiara in tutti i suoi aspetti senza sottintesi. Chiedo solo chiarezza».
Non una chiusura totale, dunque, ma un significativo spiraglio di apertura.
Per saperne di più:
https://www.ilgiornale.it/news/politica/tutti-i-perch-no-legge-zan-contro-lomofobia-1935828.html
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