di Stefania Bonomi. Come potrebbe vivere una persona sapendo che il suo percorso umano ha una data di scadenza? Parte da questo concetto il nuovo romanzo di Simona Sparaco, che intervistiamo.
Simona Sparaco è un’autrice eclettica, che ho seguito fin dal suo strepitoso esordio letterario Nessuno sa di noi che nel 2013 vinse il Premio Roma e arrivò finalista al Premio Strega.
In tutti i suoi romanzi è sempre emersa una tormentata ricerca del senso della vita, tanto da arrivare, dopo diverse altre pubblicazioni di successo, a scrivere quello che lei stessa definisce “un percorso di crescita interiore per tentare di dare delle risposte a domande che mi pongo quotidianamente.”
La protagonista del romanzo, scritto in prima persona, è Amanda, una giovane donna cresciuta con madre ingombrante e borderline separata da un marito perseguitato dai debiti, il cui desiderio è quello di trovare una strada che possa regalarle un minimo di serenità.
Ma come tanti bambini hanno un “immaginario amico segreto” a cui affidano la propria anima, Amanda ha un groviglio di immagini numeriche che le indicano la strada. I numeri sono per lei un medicinale ansiolitico con cui riesce ad proteggere la propria esistenza da continue delusioni.
Una vita diretta e determinata dai numeri

Ha così imparato non solo a leggerli, ma a ascoltarli con l’assoluta convinzione che questi non possano mai sbagliare. Non solo le sue azioni quotidiane vengono dirette dai numeri che le appaiono ovunque (orologi, scontrini, calendari, cartelloni pubblicitari, eventi), ma ogni persona che incontra è caratterizzata da un numero che ne evidenzia la personalità.
Samuele, un bimbo orfano di madre a cui lei inizierà a fare da baby sitter, è per Amanda un 1, numero dell’assoluta indipendenza, a cui Amanda si lega visceralmente, rivivendo nella solitudine di questa piccola anima, quella che ha caratterizzato anche la sua infanzia. Il destino le riserba però una spiacevole sorpresa, ossia quella di scoprire che Davide, il padre di Samuele, era un suo compagno di scuola, con il quale non aveva mai avuto alcun tipo di legame e con il quale desidererebbe continuare a non averne.
Per un lettore poco attento al cuore del romanzo, nulla di particolare potrebbe caratterizzare la storia (di per sé anche un po’ banale) di questo nuovo lavoro letterario di Simona Sparaco, ma per chi ha la capacità di entrare nell’anima di Amanda, la chiave di lettura si addentra in un territorio altamente spirituale, dove la numerologia e l’universo matematico diventano una vera e propria equazione che porta il lettore al desiderio di giungere alla sua soluzione.
Ho voluto incontrare Simona Sparaco per approfondire alcune tematiche legate ai profondi concetti spirituali espressi in questo romanzo.
Cosa ha risvegliato in te questa creatività matematica, inserendola in una storia che, sembrerebbe soprattutto puntare sul suo risvolto romantico?
La mia idea iniziale non era quello di affrontare una narrazione con risvolti psicologici importanti, ma di riuscire a raccontare la profondità del pensiero umano. Mi sono quindi concentrata sulle date di scadenza, quando quindi una certa situazione della nostra vita finirà, e quanto questa fine potrebbe farci soffrire e, conseguentemente, come potremmo reagire al dolore.
Tutto ciò potrebbe diventare una scusa per non affrontare gli eventi della vita e, conseguentemente, la sofferenza. Inizialmente avevo pensato di scrivere un fantasy, ma questo tipo di creatività non mi appartiene, se non nel considerare la magia qualcosa di unicamente psicologico. Poco prima di iniziare la stesura del romanzo avevo letto un libro sulla numerologia, pensando che una persona competente in questo argomento potrebbe basare il proprio percorso di vita sull’osservazione quotidiana dei numeri che incontra. Parallelamente ho costruito il personaggio di Amanda mentre io stessa mi appassionavo a questa disciplina.
Ecco che con i numeri arrivi a quella famosa data di scadenza, che indica il passaggio dall’altra parte, il termine della vita fisica e l’inizio di quella energetica e spirituale. Come vivi questo termine ultimo?

La morte è qualcosa che mi terrorizza da quando ero bambina. Questa paura la esorcizzo raccontandola spesso nei miei romanzi, tanto che ha trovato la sua massima espressione in Equazione di un amore, pubblicato da Giunti nel 2016.
Fino a qualche anno fa ciò che davvero mi spaventava di questo ineluttabile passaggio era la paura che dall’altra parte potesse esserci una sorta di purgatorio dantesco, un timore dato dal senso di colpa che ha sempre governato gran parte dei miei pensieri. Oggi riesco ad affrontare questo concetto con meno presunzione, nella convinzione che ciò che resterà della nostra anima andrà a confluire in un’armonia universale.
Cosa faresti quindi tu se avessi una data di scadenza per ogni evento della vita?
Fino a poco tempo fa ti avrei risposto che non l’avrei voluta sapere per evitare il dolore della fine, oggi l’accetterei.
Interessante nel romanzo la descrizione che fai del carattere dei tuoi personaggi utilizzando la numerologia.
Amanda inizialmente è un 4. Nella visione alchemica il 4 è il Destino, ossia il percorso di vita, ciò che dovremmo realizzare. Questo numero accrescerà la sua importanza nella sua vita, sia inconsapevolmente, attraverso circostanze apparentemente non decise da lei, sia consapevolmente attraverso l’azione della sua volontà, sensibilità, pensiero ed azione.
Samuele è un 1, come lo sono tutti i bambini al momento della nascita in quanto ancora non conoscono quelli che saranno i loro bisogni futuri e nel loro mondo riescono sempre a inventarsi qualunque cosa. L’infanzia è quel paradiso dove tu sei creatore del mondo intorno a te, poi crescendo, cominci ad aver bisogno di qualcuno che ti aiuti.
Il rapporto genitore figlio emerge in tutti i tuoi romanzi.
Sono stata sempre figlia e poco madre. Oggi, con due bambini, combatto per invertire il ruolo. Sono stata una figlia amatissima e potrebbe essere che i rapporti dolorosi e tormentati che ritornano puntuali nei miei romanzi arrivino da un bagaglio karmico che riesco a rivivere solo attraverso la scrittura. Un’altra spiegazione a livello psicologico potrebbe essere data proprio dalla necessità di prendere le distanze dal rapporto morboso che ho con i miei genitori.
Nel romanzo arriva chiaro il concetto di destino e coincidenza. Puoi raccontarci un evento che ti ha portato a capire che le coincidenze non esistono?
Ho scoperto di essere incinta del mio primo figlio il giorno di Natale. Purtroppo per me il Natale è legato a una grande sofferenza, tanto che per anni sono fuggita da questa ricorrenza. Nel fare il calcolo del giorno di nascita ho scoperto che era stato concepito il giorno del mio compleanno e sarebbe nato lo stesso giorno in cui era nato di suo padre.
Una coincidenza simile c’è stata anche nel concepimento del mio secondo figlio, la cui data di nascita coincideva con quella di scadenza del bando del premio Dea Planeta, che poi ho vinto lo scorso anno con il romanzo Nel silenzio delle nostre parole. Ecco perché i numeri nella mia vita sono così importanti da essere divenuti protagonisti di un romanzo.
In tutti i tuoi romanzi e in modo particolare in Dimmi che non può finire il tema dell’infanzia, vissuto sia dalla parte di genitore che di figlio, viene trattato in modo molto emozionale e profondo.
Anche questo deriva dal trauma di aver perso il mio primo figlio in una gravidanza molto avanzata.
Diventare madre era uno dei miei più grandi desideri espressi fin da bambina e, se dopo questo trauma non avessi avuto altri figli, per me sarebbe stata una mancanza di vita difficile da sopportare. Il dolore subito mi ha fatto diventare la madre che desideravo essere.
Concludo con questa frase tratta da questo tuo ultimo romanzo: “Il 10, la perfezione che contiene la globalità dei principi universali”. Quali sono per te questi principi universali?
Senza dubbio le emozioni, la gioia e l’amore.
Titolo: Dimmi che non può finire
Autore: Simona Sparaco
Editore: Einaudi. Stile Libero Big
ISBN 978-88-06-24498-9
Prezzo: 18,00 €
Prezzo eBook: 9,99 €
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