di Donatella Galletti.
Continua l’intervista su Skype che ho fatto a Brien Foerster, il maggiore esperto mondiale sui teschi allungati, di cui abbiamo parlato nella puntata precedente.
Da dove arrivano i teschi allungati del Perù?
«Ancora non sappiamo, non si è fatto il test di DNA mitocondriale; ma su 21 teschi esaminati, 2 sono nativi americani, gli altri collegati a teschi ritrovati sul Mar Nero e sul Mar Caspio e 4 casi sconosciuti, quindi non si poteva collegare il DNA a nulla di conosciuto», continua Foerster. C’è quindi un filo conduttore con quanto sostiene Maria Wheathley. In qualche modo il popolo in questione è arrivato in Perù, dove c’è un’alta concentrazione di teschi allungati.
Quindi a un certo punto il DNA si è mischiato con quello di altre popolazioni?

«C’è un DNA padre (father DNA), che mostrerebbe risultati; è molto più piccolo, ma occorre considerare che sono morti duemila anni fa, quindi il DNA si decompone molto rapidamente e non si riesce ad analizzarlo.
La storia standard dice che la gente Paracas (dal 100 a.C. al 100 d.C.) si è mischiata coi Nazca. Ma io penso a un genocidio al tempo dei Paracas, perché sono stati trovati crani deformati – e non allungati – di 50 individui seppelliti insieme e forse uccisi in massa.
In seguito è sopravvenuta la gente di Nazca che ha preso la terra, uccidendo le persone che ormai avevano i crani allungati per deformazione da piccoli».
Secondo Foerster c’è stata una prima razza con i teschi allungati per DNA e per nascita, una classe dominante. A un certo punto, come sempre succede nel susseguirsi delle razze e di coloro al potere, una razza diversa si è in parte mischiata geneticamente e in parte ha ucciso la classe dominante. Visto che nella tradizione chi dominava aveva il teschio allungato, si è continuato a cercare di mantenere questa caratteristica modificando artificialmente il cranio dei piccoli, in modo che potessero dimostrare la loro ascendenza “nobile”.
Ma nel nostro DNA potrebbero esserci tracce tracce di quello dei teschi allungati?
«Gli scienziati dicono che una parte del nostro DNA non è attivata (DNA spazzatura)», ride. «Ma è una risposta assurda, semplicemente non sanno darne una spiegazione».
Le energie di determinati monumenti sono correlate ad antichi popoli?

«A Puma Pumku e a Tiwanaku, in Perù, magnetometri e bussole trovano anomalie a volte di 270 gradi di rotazione.
Non è ancora stata trovata una spiegazione scientifica convincente: secondo i geologi si tratta di magnetite che si è raffreddata in una direzione quando la roccia è stata creata, sciolta e raffreddata.
Ma in questo caso non è così, perché l’ago si muove in ogni direzione e si tratta di una redsand stone, senza magnetite. L’ago della bussola poi torna dov’era, non si sa perché: le variazioni dovrebbero essere costanti e non lo sono. In molti siti megalitici in Perù e Bolivia le batterie di cellulari e telecamere si scaricano in 5 minuti, a causa delle alte energie».
Maria Wheathley parla di Silbury Hill, vicino a Kenneth Long Barrow, una collina costruita in tempi antichissimi fatta a strati come un orgone, ovvero un emettitore di energie, composto da materia organica ed inorganica.
Vicino a questi luoghi sono spesso stati trovati teschi allungati. Potrebbe quindi esserci una correlazione tra antiche tecnologie a noi sconosciute e una popolazione di cui si sa poco o della quale è rimasta traccia in leggende e miti, come quello di Viranocha in Perù e dei giganti, con elementi simili in diverse parti del globo.
Quali potevano essere le antiche tecnologie?
Alla fine dell’intervista, Foerster mi risponde in modo più esplicito, dicendo che le anomalie elettromagnetiche a suo parere sono resti di antichi macchinari. Sui modi di costruzione dice:

«Nei siti megalitici del Perù, dove sono andato più di 100 volte, sulla parte più antica delle mura non ci sono segni di macchine, quindi i costruttori potevano manipolare le pietre come marshmallows (morbide caramelle di zucchero).
Sembra che l’estrazione dalle cave sia stata fatta in modo energetico e il trasporto attraverso l’aria, mettendo le pietre a posto ancora morbide: poi si incastravano – per quello non ci sono segni – e si indurivano assemblandosi.
È l’unico modo in cui si possa spiegare, per strano che possa sembrare. 20 tonnellate sono troppo grandi e pesanti per essere spostate in luoghi ripidi e a 3000 metri di altitudine; e non ci sono alberi così grandi da usare, ci sono cespugli. Gli eucalipti sono stati portati dall’Australia solo 40 anni fa».
Mi sembra appropriato finire con due versi da Amleto: “Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante tu ne possa sognare nella tua filosofia”.
(Seconda puntata – Fine)
Per saperne di più:
Il sito di Brien Foerster.
I 27 libri pubblicati da Brien sui teschi e i misteri dei monoliti
L.A. Marzulli On the trail of the Nephilim – ed. L.A. Marzulli
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