È stato approvato in via definitiva al Senato il decreto contro il femminicidio. Un provvedimento diventato sempre più urgente anche in seguito alla crescita esponenziale del fenomeno: nel nostro Paese, nel 2012, si sono registrati 124 casi e 74 se ne sono contati dall’inizio di quest’anno. Diventano finalmente legge diverse misure cautelari e restrittive contro la violenza di genere. In particolare, sono introdotti tre nuovi tipi di aggravanti: quando il reato è consumato ai danni del coniuge, anche divorziato o separato, o del partner pure se non convivente; quando maltrattamenti, abusi sessuali e atti persecutori sono commessi su donne incinte; e infine quando il fatto è consumato alla presenza di minori di 18 anni. Viene poi disposto l’allontanamento urgente dalla casa familiare con il divieto di avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati dalla vittima, nei confronti di chi è colto in flagranza. Ora gli stalker potranno essere anche intercettati e sottoposti all’uso del braccialetto elettronico in caso di allontanamento dalle pareti domestiche.
La strage delle donne ha radici profonde, quasi ancestrali. È un problema che ha origini soprattutto culturali ed è bene che si agisca sempre più proprio su questo aspetto, con un’intensa opera di sensibilizzazione
Aspetto non secondario, le donne potranno avvalersi del gratuito patrocinio dello Stato. E sono garantite loro più tutele, almeno sulla carta: le segnalazioni non potranno essere coperte da anonimato, ma i dati delle denuncianti saranno protetti per quanto riguarda la prima fase del procedimento, al fine di evitare ritorsioni. Contro le intimidazioni è previsto che la querela sia irrevocabile per le minacce gravi e reiterate, revocabile per i reati meno gravi di stalking. Sono state pensate anche alcune misure di prevenzione e recupero: si potranno indirizzare gli stalker anche ai consultori familiari, ai servizi di salute mentale e ai Sert (i servizi per le dipendenze). È infine in arrivo un piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere che sarà finanziato con un incremento di 10 milioni di euro del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità per il 2013.
Manifestazioni di denuncia in tutto il mondo
Mentre si aspettava che il decreto varato ad agosto dal Governo diventasse urgentemente legge – dopo essere rimasto zavorrato alla Camera fino a pochi giorni fa con oltre 400 proposte di modifiche da discutere – il mondo della cultura e del sociale non è rimasto a guardare. Ma ha programmato fin dai mesi scorsi diverse iniziative per smuovere l’opinione pubblica e per infondere un rinnovato coraggio a chi subisce continue violenze psicologiche e/o fisiche, spesso da chi è loro più vicino. Per esempio un silenzio collettivo in segno di protesta, pensando alle vittime delle cronache, specie recenti. E numerose manifestazioni di denuncia in tutto il mondo, sui palcoscenici così come nelle strade, con flash mob e sit-in organizzati ovunque. Accadrà il 25 novembre, durante la Giornata contro la violenza sulle donne proclamata dalle Nazioni Unite.
La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne fu istituita il 17 dicembre 1999 dall’Assemblea Generale dell’ONU. La data del 25 novembre fa riferimento al brutale assassinio avvenuto nel ‘60 per ordine di Trujillo delle tre sorelle Mirabal, attiviste politiche della Repubblica Dominicana.
In previsione dell’evento, a giugno, due giornaliste freelance italiane, Barbara Romagnoli e Adriana Terzo, insieme ad Adriana Terza (presidente dell’associazione interculturale Trama di Mezzo), hanno lanciato un appello per raccogliere adesioni ad alcune iniziative (vedi on line, http://scioperodonne.wordpress.com); a un solo mese dal lancio via Web, avevano superato le mille unità. Barbara e Adriana propongono qualcosa di semplice, ma dal forte valore simbolico: stop alle attività lavorative, senza parlare, per quindici minuti. E alle finestre, sventolanti sui balconi, drappi e pezzi di stoffa rossi. Rossi come il sangue che continua a scorrere tra molte pareti domestiche, non solo al di fuori di esse, continuando a macchiare anche pagine di giornali, telecamere e social network con continui episodi di femminicidio.
Sempre il 25 novembre Serena Dandini (nella foto), autrice dello spettacolo teatrale Ferite a morte (diventato nel frattempo anche un libro edito da Rizzoli), presenterà a New York, in inglese e con cast internazionale, la sua opera-rivelazione dedicata a questo dramma sempre più attuale della nostra società. Informando, ma contemporaneamente parlando alle coscienze del pubblico, proprio dal palazzo del quartier generale dell’Onu. Ulteriore tappa di una tournée che da fine 2012 la vede impegnata nel nostro Paese e che ora si prepara a sbarcare Oltremanica e Oltreoceano.
Il femminicidio è un fenomeno trasversale e trans-nazionale: attraversa confini geografici, classi sociali, credi religiosi, basi culturali… Esaminando le tragiche storie delle vittime, scopriamo che nella morte per mano di un uomo (purtroppo sempre più spesso lo stalking, già di per sé una terribile e logorante forma di “violenza invisibile”, sfocia in atti fisici distruttivi) hanno trovato la loro fine agiate professioniste come modeste casalinghe, ragazze giovani e donne mature, italiane e straniere. Senza pietà, senza alcuna esclusione di colpi. Senza eccezioni.
La strage delle donne ha radici profonde, quasi ancestrali. La considerazione della femmina vista come essere inferiore, debole, oggetto di proprietà, di cui se ne può disporre a proprio piacimento, quando e come si vuole… È un problema che ha origini soprattutto culturali ed è bene che si agisca sempre più proprio su questo aspetto, con un’intensa opera di sensibilizzazione.
Rivolgendosi agli uomini, certo, ma anche alle nostre simili: ricordandoci – e forse non è ancora abbastanza, va ripetuto e sottolineato fino allo sfinimento – che dobbiamo mettere noi stesse al centro del nostro universo relazionale, senza finire per attribuire ad altri un potere malsano e perverso, che potrebbe finire per distruggerci. In grado di dilaniare innanzitutto la nostra mente, per poi, purtroppo, scatenarsi sul nostro corpo. Non giustifichiamo nessun atto che dentro di noi – sappiamo bene – è una profonda offesa alla nostra dignità: qualsiasi abuso e qualsiasi eccesso di invadenza nelle nostre sfere, familiari, amicali e lavorative, isolandoci sempre di più in una dinamica da cortocircuito dove vittima e carnefice non possono più fare a meno l’una dell’altro.
Il coraggio di chiudere un rapporto malato
Chi davvero ci ama non si permetterebbe mai di mancarci di rispetto, in nessun modo e nessuna forma. E guai ad accettare di ingoiare bocconi troppo amari, spesso solo per paura. A volte anche per timore di restare sole, non avendo abbastanza fiducia in noi stesse. “Ce la farò senza un uomo accanto?”, ci domandiamo. “Troverò un modo per mantenermi?”. “La mia famiglia, gli amici, i colleghi capiranno se lo lascio? Mi daranno la loro approvazione?”. Siamo noi che dobbiamo darcela per prime, l’approvazione. Come passo fondamentale verso la libertà, dritte alla salvezza.
Aprendo una porta e lasciando andare via un rapporto malato, mgari con l’aiuta di una (un) psicoterapeuta, ci diamo finalmente l’opportunità di lavorare su noi stesse, scoprendo ferite rimaste insanate dalle origini della nostra storia personale. Consentendoci di guarire da esse, ascoltando il nostro Io interiore senza scappare ulteriormente, impariamo a comprendere che certe catene psicologiche logoranti sono innanzitutto quelle che ci stringono dentro, con tanta forza da arrivare a soffocare la nostra vera essenza e i nostri reali desideri. E, intraprendendo un simile percorso, possiamo così spalancare un portone accogliendo innanzitutto l’amore per noi stesse. Un legame – quello sì – intimo, profondo, intenso, dolce, ma soprattutto inviolabile e inestimabile.
Uniti per dire stop alla violenza sulle donne: a Firenze 50 giorni di cinema internazionale, fino al 30 ottobre. Oltre ai film sono stati organizzati tanti eventi che ribadiscono con forza l’esigenza del rispetto verso la donna, in un momento nel quale si verificano in modo sempre più preoccupante casi di violenza che sembrano annullare anni di lotte, rivendicazioni, affermazioni di diritti di parità e uguaglianza. 50giornidicinema2013.it
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