Intelligenza artificiale e coscienza

Intelligenza artificiale

di William Giroldini. Gli ingegneri informatici creano macchine sempre più perfezionate che emulano il cervello umano: ma potranno avere anche una coscienza?

Intelligenza artificiale e coscienza
Foto di Geralt da Pixabay.

Compaiono sempre più  spesso nei siti di informazioni scientifiche articoli riguardanti i prodigiosi progressi della cosiddetta Intelligenza Artificiale (I.A.).

I cinesi ad esempio hanno sviluppato ora quello che viene definito come il più grande computer simile a un cervello in termini di numero di neuroni.
Questo nuovo computer simile al cervello è basato su 792 chip Darwin, per un totale di 120 milioni di neuroni  e quasi 100 miliardi di sinapsi.

Parliamo di caratteristiche, considerando il numero dei neuroni e delle sinapsi, paragonabili a quelle del cervello di un topo. Ancora poco, ma i progressi sono veloci.

Un’area emergente dell’ingegneria informatica
Un computer simile al cervello (brain-like computer) funziona con una struttura di chip simile alla struttura dei neuroni che si collegano tra loro tramite le sinapsi. In sostanza è un computer che cerca di imitare la modalità di lavoro del cervello stesso, un’area emergente dell’ingegneria informatica nata da qualche anno.
L’obiettivo è quello di arrivare ad un nuovo modello di elaborazione dei dati per ribaltare del tutto l’architettura informatica tradizionale.

I ricercatori cinesi hanno creato anche un apposito sistema operativo, denominato DarwinOS, che dovrebbe consentire una gestione e una programmazione più efficaci per i computer simili al cervello.

Un miliardo di calcoli al secondo
Intelligenza artificiale e coscienzaMa non è finita qui. Un gruppo internazionali di ricercatori dichiara di aver realizzato un nuovo, potente algoritmo per sfruttare al meglio i futuri supercomputer capaci di effettuare un  exaFLOPS, ovvero un miliardo di miliardi di calcoli al secondo.

La ricerca, pubblicata su Frontiers in Neuroinformatics, parla di un algoritmo pensato principalmente per accelerare in maniera significativa anche le simulazioni cerebrali realizzate attualmente.

Come si sa, simulare al computer un cervello umano rappresenta una cosa così complessa che, almeno per il momento, si rivela ancora una chimera nonostante il progresso della potenza dei supercomputer continui ad andare avanti.
Si prevede che con nuovi supercomputer di fascia alta, i già succitati supercomputer di classe exascale potranno superare i supercomputer odierni da 10 a 100 volte, e sarà forse possibile effettuare una simulazione computerizzata del cervello umano.

Algoritmi per scrivere testi intelligenti…
Un terzo esempio mostra che con la I.A. è già possibile creare testi su quasi qualsiasi argomento che possono risultare indistinguibili da testi scritti da un essere umano.
I testi sfornati risultano molto coerenti e corretti, non solo sotto l’aspetto grammaticale ma anche per quanto riguarda i concetti espressi, meglio di qualsiasi altro algoritmo simile precedente.
A proposito: questo testo chi l’ha scritto? io William o un supercomputer? ai lettori l’ardua sentenza..

Naturalmente l’algoritmo funziona bene con gli argomenti più trattati sul Web, come ad esempio la Brexit o altri argomenti di attualità, mentre arranca un po’ per quanto riguarda gli argomenti di nicchia. Tuttavia tutto lascia pensare che è sostanzialmente una questione di quantità di testo che l’algoritmo può analizzare e che più testo gli si dà in pasto, migliori saranno i risultati.

Una volta che si immette manualmente una frase qualsiasi, l’algoritmo continua il racconto/l’articolo producendo altre frasi di senso compiuto collegate alla prima tanto che sostanzialmente diventa impossibile dire che questi paragrafi siano stati scritti da una macchina e non da un essere umano.

…e per vincere a scacchi

Intelligenza artificiale e coscienza
Nel ’97 il campione mondiale di scacchi Garry Kasparov fu sconfitto da un supercomputer.

La prima volta che un computer (o meglio: un programma per computer) battè a scacchi un campione del mondo di scacchi, fu nel 1996 e la notizia fece il giro del mondo.

Deep Blue è stato il primo calcolatore sviluppato dall’IBM a vincere una partita a scacchi contro il campione mondiale Garry Kasparov, con cadenza di tempo da torneo.

Questa prima vittoria, Deep Blue-Kasparov, 1996, preannunciava quella che sarebbe diventata sempre più una possibilità concreta e reale: emulare in tutto e per tutto l’intelligenza umana.  Ancora non ci siamo, ma ritengo che entro 10-15 anni sarà del tutto possibile.

Il problema della Coscienza e  il Test di Turing
Ma emulare la intelligenza umana significa creare una “coscienza” in una macchina?
Nessuno pensa seriamente che il computer Deep Blue o quelli che scrivono testi di oggi, siano dotati di vera coscienza. Semmai la macchina ed i relativi software esprimono la coscienza (e la intelligenza e la finalità creativa) dei loro progettisti. Io per lo meno, la penso in questo modo.

Tuttavia il problema di definire un modo per decidere se siamo di fronte ad un essere umano (che ipotizziamo è dotato di coscienza) oppure  una macchina, complessa quanto si vuole, ma priva di vera coscienza, è un problema che fu affrontato già nel 1950  dal grande matematico inglese Alan Turing.

alan turing imitation 150116130859
Benedict Cumberbatch è Alan Turing in “The imitation Game”

A dire il vero, nella sua formulazione originale,  il test di Turing è uno dei primi tentativi dell’uomo di misurare il grado di intelligenza artificiale di un computer.  Il test è simile a un gioco anche se le sue applicazioni sono estremamente serie.

Nella sua forma più semplice ed essenziale consiste in un essere umano che pone domande (di qualsiasi tipo) ad un “qualcosa” (Mister X) che è chiuso in una stanza, e che comunica con l’interrogante  solo mediante fogli stampati o qualsiasi altro metodo che non permetta di sapere se nella stanza ci sta un’altro essere umano o un computer.

Dopo un certo numero di domande e risposte, l’interrogante deve decidere se dentro quella stanza ci sta un’altra persona o un dannato computer di metallo, silicio…e software. Il Test di Turing si ritiene superato se l’interrogante decide di trovarsi di fronte un’altra persona mentre invece ci sta il computer. Allo stato attuale, il test di Turing non verrebbe probabilmente superato da nessun computer (se le domande fossero veramente libere, incluse domande del tipo “cosa ne pensi della tale cosa…, quale è la tua opinione circa questo o quest’altro”…etc).

Il computer riceva comportamenti intelligenti?
Ma fra 10 o 15 o 20 anni?  Temo fortemente che già fra una decina d’anni sarà possibile per i supercomputer di esibire comportamenti intelligenti ed emulativi di una coscienza, in grado di ingannare anche esseri umani molto intelligenti.

A quel punto dovremo decidere se attribuire a quelle macchine una “coscienza”, nel pieno significato che noi attribuiamo a questa parola: coscienza significa autocoscienza di sè, capacità di formulare domande, pensieri, creare nuove idee, concetti,  porsi obiettivi, agire per lunghi periodi di tempo inseguendo un sogno, un obiettivo creativo di qualsiasi genere.

Ritenete forse che tutto ciò una macchina non lo potrà mai “emulare”?
Temo fortemente che sarà possibile creare macchine con queste capacità e non so se esserne conteno o preoccuparmi, ma come lettore dei romanzi di fantascienza di Asimov, comincerei a preoccuparmi…

Il test di Turing riformulato secondo William
Intelligenza artificiale e coscienzaIl test di Turing nel corso degli anni è stato riformulato secondo molte varianti (basta leggere la voce test di Turing su Wikipedia) allo scopo di renderlo sempre più difficile da superare da parte di un computer ottimamente progettato e potente.

Ma comunque sono convinto che verrà superato, anche con una qualsiasi delle varianti che sono state proposte.

Il vero problema è comprendere la natura profonda ed essenziale del fenomeno della coscienza. Questo problema (che in questo articolo non può essere trattato in profondità)  è uno dei più importanti ed essenziali della ricerca scientifica attuale. E qui entra in gioco la Parapsicologia, ovvero la ricerca psichica (come io preferisco definirla).

Questo perchè secondo la teoria più moderrna di cui io sono un sostenitore,  la coscienza implica anche le capacità  chiamate telepatia e psicocinesi. A mio parere (e non solo: vedi Tressoldi e molti altri, fra cui Dean Radin) i fenomeni mentali legati alla coscienza possiedono un insieme di proprietà che includono (seppure in misura molto variabile da soggetto a soggetto) tutta la gamma delle facoltà psi.

Nel nostro modello, la coscienza equivale ad un Campo Quantistico dotato di proprietà “non-locali” (entanglement quantistico) che rendono possibili i suddetti fenomeni. Nella visione più restrittiva che oggi va ancora per la maggiore in ambito scientifico, i fenomeni psi non esistono e la faccenda finisce qui.

Ma se i fenomeni psi esistono, come penso in effetti -e sarà possibile dimostrarli scientificamente in un prossimo futuro – allora da ciò mi nasce l’idea di una variante al test di Turing che propongo ai lettori.

Il test di Turing-Giroldini

Willy.Giroldini
Il ricercatore scientifico Willy Giroldini.

Oltre alle consuete domande a ruota libera a cui “Mister X” nella stanza deve rispondere a tono, aggiungiamo anche due serie di test di telepatia e psicocinesi (opportunamente formulati per le esigenze del test di Turing-Giroldini stesso).

Se Mister X supererà i test diciamo con P<0.01 (ovvero con meno di una probabilità su 100 di avere indovinato per caso), allora potremo pressochè sicuramente dire che nella stanza ci sta un essere umano (per giunta bravino come facoltà psi).

Questa variante si basa sulla ipotesi che le facoltà psi siano possedute (eventualmente) solo da “qualcosa” che possiede una vera coscienza. Se pensiamo che le macchine non possano avere una coscienza, allora i test psi li possono superare solo gli esseri coscienti tipo l’uomo.
Certo, avremo anche molti casi di esseri umani (dentro la stanza) che non superano i test psi, ma qui stiamo parlando in termini molto teorici,  con l’obiettivo di non farci fregare da una macchina nascosta dentro la stanza.

Una macchina avrà mai una coscienza?
Infine, resta tuttavia ancora aperta la possibilità che una macchina possa arrivare a possedere una “vera coscienza”: se così fosse  il test di Turing-Giroldini non servirebbe più, ma almeno dovremmo cominciare a preoccuparci dei nascenti comitati per il “diritto di voto ai robot e computer”. Come previsto da Asimov.

Ed infine, per chiudere, avete deciso se questo articolo è stato scritto da me o da un supercomputer?  Vi voglio dare un indizio: mi si stanno scaricando le batterie.

Per saperne di più:
Sulle ricerche cinesi sul computer simile al cervello
Sui supercomputer

Laureato in Chimica, sviluppatore software ed elettronica, da almeno 30 anni si interessa di Ricerca Psichica con particolare attenzione allo studio della Telepatia e Psicocinesi utilizzando tecniche Elettro-Encefalografiche. Autore di numerose ricerche pubblicate anche su riviste scientifiche internazionali. Direttore Scientifico di AISM (Ass. Italiana Scientifica di Metapsichica).