di Giorgio Cozzi. Oggi ritroviamo approcci convergenti da vie diverse verso la spiritualità. Il “mondo unico” di Antonio Manzalini e la “parola unica” di Deepak Chopra
I tempi che stiamo vivendo spingono alla ricerca di un senso della vita più profondo e meno attaccato alla materialità.
L’evoluzione degli studi e delle ricerche scientifiche rendono più ragionevole il porsi nuove domande e più accettabili certe risposte che provengono dal mondo spirituale, non più così in contraddizione con le leggi definite dalle convenzioni scientifiche.
Prendiamo in considerazione due esempi per una riflessione rinnovata sull’argomento: Deepak Chopra espone il concetto di One Word, mentre Antonio Manzalini su “Neuroscienze” richiama l’Unus Mundus di Carl Gustav Jung in chiave moderna.Il percorso esposto da Chopra prende le mosse dal concetto di spazio, storicamente la parola chiave che risponde a tutte le domande. Una volta era la fede che spiegava con una sola parola il tutto (Dio), oggi lo fa la scienza.
Deepak Chopra e le parole chiave
La mente umana cerca infatti di mettere tutte le uova nel paniere per spiegare la realtà: una sola parola che contiene la realtà. Certo esistono – sostiene Chopra – altre parole chiave: la più diffusa è amore, così come i vari orientamenti scientifici propongono la loro e sembra essere la matematica. La parola spazio sembra comunque racchiudere ogni altra spiegazione in quanto dà significato alle altre.
Tuttavia ricorda Chopra occorre anche definire uno spazio esterno differente dallo spazio interno, solo così si collega il tutto. I confini fra i due mondi (la pelle del mondo interiore) segnano la separazione tra il “là fuori” e il “qui dentro”. I pensieri, l’illuminazione coprono lo spazio interstiziale, denotando più una fonte di possibilità che un’idea o un’opera specifica, come del resto in antico sanscrito era indicato Chit Akash (spazio e consapevolezza) .

Chopra fa un salto logico sostenendo che lo spazio vuoto è in realtà pieno di tutte le possibilità, apparendo metafisico come concetto; tuttavia dal punto di vista biologico il corpo umano non è costituito solo di cellule impacchettate fra loro. Esistono vuoti tra le cellule, veri spazi interstiziali, come mostrano le tecnologie microscopiche attuali, consentendo di rilevare interconnessioni articolate fra i vari organi.
Così come il vuoto del mondo esteriore appare tutt’altro che vuoto, bensì pieno di energia, altrettanto accadrebbe nel mondo interiore. Le esperienze di samadi aiutano a comprendere come anche i pensieri non sono vuoti, esibendo una forma energetica simile a quella esteriore.
Per Chopra lo spazio è simultaneamente nulla e ogni cosa, parallelamente a quanto rilevato dalla meccanica quantistica. Conclude il suo appassionato contributo con la frase “io sono consapevole, dunque sono”, suggerendo che spazio, pur non apparendo forse il termine ideale, è comunque l’indicazione di uno stato di coscienza che solo così ci autodefinisce. Quindi un mondo unico ricco di ogni possibilità.
La teoria del mondo unico
Antonio Manzalini nello stesso periodo rilancia una teorizzazione del mondo unico, rifacendosi ai concetti sostenuti da Carl Gustav Jung e parametrandoli con le più recenti esperienze scientifiche della Fisica Subatomica. In effetti pensieri, sentimenti ed emozioni appaiono incontenibili nei parametri della Fisica Classica, muovendosi a velocità che vanno ben oltre detti limiti.
Ne deriva che bisogna andare oltre i concetti di dentro e fuori e pensare ad una dimensione fondamentale non-locale, un campo di informazioni che dà forma e geometria alla materia. Salterebbe l’approccio classico che vede l’uomo come osservatore di quello cha accade fuori, distaccato dalla Natura. Nell’Unus mundus di Jung le variabili esterne si fondono con quelle interne formando un tutto unico.

A sostegno di questo approccio, Manzalini riporta la coerenza di fase del cervello, così come individuata e definita dal fMRI (risonanza magnetica funzionale), EEG, MEG (magnetoencelografia), che rilevano un’attività neurale della neo corteccia dove miliardi di neuroni si accoppiano in configurazioni specifiche.
Fatto che risulta anche tra cervelli di persone affettivamente legate fra loro, di cui ci sono esempi sperimentali anche in Italia (vedi Giroldini, Tressoldi, Pederzoli in particolare). Si evidenzierebbe così una sorte di “risonanza neuropsichica”, il che apre le porte alla conseguente possibilità della telepatia.
Jacobo Grinberg sostiene infatti l’esistenza di un reticolo olografico non-locale che permea la realtà e lo segnala come il contenuto del vuoto della Teoria Quantistica dei Campi, continuo ribollire di particelle quantistiche virtuali. Ne consegue una possibile spiegazione della visione remota, della trasmissione da mente a mente, della telepatia. Le teorie di Grinberg hanno ottenuto conferme sperimentali.
I nuovi approcci qui riportati sono un segnale potente che è in corso una forte evoluzione dei concetti che stanno al di sopra e al di là di paradigmi che si trovano sempre più in difficoltà, a mano a mano che le conoscenze spirituali trovano risposte coerenti nell’ambito scientifico, particolarmente nelle ricerche multidisciplinari che gravitano intorno all’uomo e alla dimensione potenziale che lo caratterizza.
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