Psicocinesi: mito, realtà e potenzialità

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di William Giroldini. La straordinaria capacità della mente di agire sulla materia: con la concentrazione, può piegare i metalli, spostare le lancette dell’orologio, sollevare oggetti  

Willy.Giroldini
Lo studioso William Giroldini, autore di questo racconto.

Un giorno, mentre ero nella sede della mia associazione (AISM) a Rozzano, ho trovato fra i nostri libri un vecchio testo sulle ricerche sulla medianità di un grande scienziato inglese, Sir. William Crookes, (1832-1919),  noto per diverse scoperte scientifiche, che nel 1898 divenne presidente della British Association for the Advancement of Science.

Si interessò anche di medianità ed ebbe modo di studiare i medium più famosi del tempo, come Kate Fox, Florence Cook e Daniel D. Home.
Crookes giunse alla conclusione (non senza molte critiche) che questi medium ad effetti fisici avessero prodotto impressionanti fenomeni di materializzazione di fantasmi e anche movimenti inspiegabili di oggetti anche molto pesanti (in particolare con Home).

Purtroppo l’epoca di questi grandi medium, che io definisco l’epoca d’oro e mitica della Ricerca Psichica, è finita e da parecchio tempo non ce n’è più traccia. Oggi non ci sono più medium come Home o Cook, in grado di produrre i presunti effetti psicocinetici di grande intensità (la psicocinesi , o PK, è l’azione diretta della mente sulla materia).

Ogni tanto ci sono resoconti (di solito di seconda o terza mano) di casi di poltergeist (case infestate e simili) con effetti fisici da film dell’orrore. Quasi impossibile studiare nei dettagli queste manifestazioni: troppo imprevedibili e spesso inquinate dai media che accorrono come fameliche cavallette prima dei ricercatori.

La Psicocinesi entra in laboratorio
Tuttavia la Parapsicologia ha continuato a studiare la Psicocinesi, ma in condizioni cosiddette “di laboratorio” ovvero in condizioni controllate, ed utilizzando volontari che potremmo definire persone del tutto normali.

Questa è stata l’epoca della prima fase degli studi scientifici sulle facoltà psi, dagli anni ’20 fino alla fine del secolo scorso, portati avanti da ricercatori quali Rhine, Jahn, Dunne, Schmidt e molti altri.
Io personalmente ho iniziato a occuparmi di questi esperimenti ostici e spesso frustranti all’inizio degli anni ’80 e ho condotto diverse sperimentazioni in cui ho trovato in genere deboli effetti PK statisticamente significativi.

Le ricerche sperimentali

Joseph Rhine
N.Y. – Joseph Rhine organizzò uno dei primi laboratori di parapsicologia.

Vediamo più da vicino cosa significa tutto questo. Innanzi tutto, anche i ricercatori che ho appena citato, hanno trovato che la PK in laboratorio si manifesta con effetti assai deboli e rilevabili solo per via statistica.
Dal 1980 ad oggi non ho mai visto un solo oggetto macroscopico muoversi spontaneamente anche di poco, sotto l’azione mentale di qualcuno e sotto i miei occhi. Tuttavia ho trovato risultati significativi in almeno tre ricerche sperimentali.

Come viene studiata la PK in laboratorio? Rhine per esempio ha molto lavorato coi dadi, quelli normalissimi con 6 facce. Chiedeva al giocatore (volontario) di fare apparire più spesso una certa faccia del dado piuttosto che un’altra. Ed effettivamente otteneva che una certa faccia compariva più spesso di quanto atteso dal caso (la probabilità casuale è pari a 1/6).

Altri ricercatori, in particolare Schmidt, hanno utilizzato dei Random Number Generator (RNG), dei dispositivi elettronici il cui esito può essere il numero “1” oppure “0”. Ed in questo caso il volontario doveva cercare di fare comparire sul display più spesso il numero 1 piuttosto che lo zero. Anche in questo caso sono state ottenute differenze significative rispetto all’attesa casuale.

Ma stiamo sempre parlano di differenze molto piccole rispetto alla attesa casuale, differenze dell’ordine di meno dell’ 1%. Nulla in confronto ai grandi effetti PK dell’Epoca d’oro e mitica, ma col vantaggio di poter certificare che non c’erano trucchi e che sostanzialmente questi esperimenti si possono ripetere in vari laboratori del mondo. Mentre un medium come Home resta morto e sepolto per sempre e non si può più sottoporre a sperimentazione.

La statistica al servizio della Parapsicologia

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Il ricercatore William Giroldini durante un esperimento.

La scienza ha bisogno di “esperimenti ripetibili” altrimenti si esce dal campo scientifico e si entra nella mitologia e nel racconto aneddotico. Certo, in laboratorio si ottengono effetti molto deboli, cosa che i critici criticano (è il loro mestiere), ma dal punto di vista scientifico un effetto debole è qualcosa di valido e molto differente da un effetto nullo.

I dati sono quindi analizzati per mezzo della Statistica, una scienza derivata dalla matematica, che ci permette di calcolare la probabilità che un certo effetto sia dovuto solo al caso piuttosto che a un quid di definito, cioè a una causa specifica.

Di solito si considera “significativo” un risultato che abbia meno di una probabilità su 20 di essere dovuta solo al caso e si scrive P <0.05. Certo, tutti i parapsicologi preferirebbero vedere effetti PK macroscopici, visibili a occhio nudo, come sedie che ballano o oggetti che si spostano a comando col pensiero, ma siccome io – come la stragrande maggioranza delle persone e degli scienziati – non ha mai visto cose del genere, dobbiamo accontentarci della statistica per dire che la PK esiste realmente. Anche se gli effetti sono molto piccoli e richiedono moltissimo lavoro per essere scovati.

Un nuovo tipo di Random Signal Generator 
Vorrei provare a descrivere il mio ultimo lavoro di ricerca, per dare un’idea cosa c’è dietro un risultato finale espresso da un certo numero P.
Più o meno un anno fa ho iniziato a progettare un nuovo tipo di Random Signal Generator (RSG), una variante dei RNG che ho già detto e descritto.

Lo studio e la realizzazione del circuito elettronico ha richiesto circa due mesi. Poi ho iniziato a scrivere il software necessario per gestire la acquisizione dei dati, insieme alla possibilità di registrare contemporaneamente 14 canali EEG (Elettro-encefalogramma).
Altri due mesi, con prove e test di funzionamento, e a ottobre 2019 ho iniziato a convocare i volontari (soci e conoscenti AISM) a Rozzano, nel nostro ufficio-laboratorio dove ho iniziato a registrare ogni esperimento.

In ogni esperimento, un soggetto era collegato allo strumento EEG (per registrare le onde cerebrali) e contemporaneamente doveva cercare di influenzare mentalmente il RSG.
Ogni volta che il RSG generava un dato superiore a una certa soglia, il soggetto sentiva in cuffia un suono “Beep”. Questo beep (chiamato feedback) avvisa il soggetto che sta agendo sul RSG. Ogni esperimento durava circa 16 minuti.

Fra una cosa e l’altra, in un pomeriggio intero si potevano realizzare un massimo di due esperimenti. Oltre al tempo per andare e tornare da Rozzano. Come assistenza per reperire i soggetti e assistenza durante gli esperimenti, debbo ringraziare moltissimo il segretario AISM, il signor Giorgio Bertini.

Aspettando la musica dei beep

Nna Kulagina
Nina Kulagina, una delle più grandi sensitive russe, capace di spostare gli oggetti con lo sguardo.

Fra ottobre e febbraio ho raccolto 38 esperimenti, poi è scoppiata la pandemia e tutti gli incontri all’AISM sono terminati. Abbiamo fatto appena in tempo a realizzare un bel convegno a Milano il 23 Febbraio 2020, con molto successo, prima del lockdown. Poi da marzo a tutto giugno, tre lunghi mesi di analisi dati, utilizzando spesso due computer contemporaneamente, per circa 6 ore al giorno, spesso anche di notte, per trovare nei dati tracce degli effetti PK.

Mi ricordo ancora quando al termine di ogni prova all’AISM, il volontario di turno voleva subito sapere: «Come sono andato?». Solo ora potrei dire a livello individuale come è andata ogni prova. Alla fine ho trovato che durante il tentativo di azione mentale dei soggetti sul RSG, si manifesta un leggero aumento della probabilità di sentire dei beep, più esattamente questo aumento è stato del 1.6% (uno virgola 6 percento!) rispetto a prove di controllo senza i soggetti, ed infine, con un altro calcolo statico, questo risultato ho stimato abbia P < 0.025 ovvero   una sola probabilità su 40 di essere dovuto al caso. Un risultato significativo ma neppure eccezionale.

Invece, per quanto riguarda la analisi dei segnali EEG (onde cerebrali), ho trovato che i soggetti che avevano ottenuto i risultati migliori avevano anche mostrato una minore “sincronia cerebrale”, vale a dire che il loro cervello mostrava le caratteristiche di chi “si impegna di più a fare un compito mentale”. Infatti, se un soggetto (normalmente) si impegna in un compito mentale che richiede attenzione ed impegno, causa una desincronizzazione fra alcune aree cerebrali.

Quando la montagna partorisce un topolino
Chi invece resta più rilassato (senza sforzarsi) resta con onde EEG più sincrone. Però per trovare questa piccola ma significativa differenza ho dovuto macinare centinaia di ore di computazione matematica dei dati. Così funziona la scienza, e la cosa può risultare sorprendente per chi non sa nulla di scienza e dei suoi metodi.

Ora, può sembrare che la montagna abbia partorito il classico topolino.
Tuttavia, una volta comunicato questi risultati in ambito scientifico, si offre la possibilità ad altri gruppi di ricerca di replicare questi esperimenti che, se confermati,  non restano un fatto aneddotico fine a se stesso, quindi del tutto  inutile, ma costituiscono un progresso reale.

La scienza, che io considero la strada maestra per arrivare ad una conoscenza reale di com’è fatto il mondo, funziona così: moltissimo lavoro alle spalle, progressi spesso lenti, ma reali, e concorso di molti ricercatori, ognuno con un contributo magari piccolo ma importante per conseguire progressi reali e non effimeri. Per questo mi piace la scienza e la divulgo quando mi è possibile. E se possibile, cerco di formare in AISM degli allievi in grado di portare avanti ricerche a base scientifica fatte bene. Se qualche lettore si ritrova in questo ideale, si faccia vivo.

Studiare il cervello per attivare le nostre facoltà
human.mind .brainPosso concludere illustrando una possibilità che oggi come oggi può sembrare solo fantascienza, ma che è la conseguenza di potenzialità emerse da ricerche cui io stesso ho partecipato, e che magari fra 50 anni sarà diventata realtà.

In linea di principio, se si riesce a progettare un circuito RSG più sensibile di quello attuale e a individuare con più precisione quali aree cerebrali si attivano e con quali modalità durante una azione mentale PK, potremmo immaginare di poter “comandare” col puro pensiero un dispositivo del tipo “accensione” o “spegnimento” a distanza.

Può sembrare un obiettivo di scarsa importanza (non abbiamo già forse il telecomando a infrarossi per la TV?) ma sarebbe qualcosa di rivoluzionario, per lo meno dal punto di vista teorico e scientifico riguardante la conoscenza di come funziona la nostra mente.
In realtà il principale ostacolo verso questi progressi è attualmente costituito dalla completa mancanza di fondi per queste avveniristiche ricerche.

Per saperne di più:
Vedi anche la voce Psicocinesi su Wikipedia
Un esperimento di Giroldini con Giorgio Cozzi: Telepatia per due

Laureato in Chimica, sviluppatore software ed elettronica, da almeno 30 anni si interessa di Ricerca Psichica con particolare attenzione allo studio della Telepatia e Psicocinesi utilizzando tecniche Elettro-Encefalografiche. Autore di numerose ricerche pubblicate anche su riviste scientifiche internazionali. Direttore Scientifico di AISM (Ass. Italiana Scientifica di Metapsichica).