di Massimo Biecher. Oggi si parla tanto di etica, anche nel mondo del lavoro. Vediamo qual è il suo significato etimologico e la sua applicazione

Passiamo almeno un terzo della nostra giornata lavorando. Durante questo tempo siamo in contatto con colleghi, clienti, superiori e dobbiamo anche fare i conti con noi stessi, le nostre paure, le nostre solitudini ed i nostri problemi, sia familiari che personali.
Il lavoro può essere l’ambiente dove ci possiamo affermare, fare carriera, grazie al quale diventare ricchi, oppure é il luogo che di più di ogni altro può assomigliare all’inferno.
Raramente regna la serenità e l’armonia tra colleghi, il più delle volte ci sono attriti, aggressività, invidia, ansia per il futuro dell’azienda e della salvaguardia del proprio posto di lavoro. Non mancano le prepotenze inflitte gli uni agli altri, anche da parte dei dirigenti.
In ufficio si recita a soggetto
Per non parlare del fatto che nei luoghi migliori, l’organizzazione é quel teatro dove si inscena uno spettacolo simile a quello delle rappresentazioni teatrali dell’antica Grecia.
Persone che recitano una parte, spersonalizzano se stesse nel nome del gruppo e quando si percepisce un certo senso di comunità è più di facciata che di sostanza.
E si percepisce così bene, che solitamente ci si fida molto poco dei compagni di lavoro tanto che si creano “correnti” o “cordate”.
È da almeno una ventina di anni che alcuni studi di management e di organizzazione aziendale si sono accorti che il dolore che pervade le organizzazioni non può essere ignorato, in quanto esso influenza in maniera determinante proprio quelle prestazioni che con tanta determinazione l’efficientismo razionale vuole perseguire.
Studi sulla leadership e sul rapporto ottimale
In particolare a partire dagli anni ’90 fioriscono una serie di studi che sottolineano una serie di punti:
♣ l’importanza di fare gruppo
♣ la leadership deve rispettare il collaboratore
♣ bisogna creare un ambiente positivo per fare il salto di qualità.
Nasce anche una riflessione intorno a tematiche come i valori, la missione aziendale e l’etica al lavoro. Qui ci occuperemo di quest’ultima.
Viviamo in un mondo evoluto in cui al collaboratore non si può più dire come una volta «Fai il tuo lavoro, ti pago per farlo», «Questo è un ordine, eseguilo e basta”, oppure “Se ti dico che devi farlo, devi farlo e basta”.
Oggi siamo tutti consapevoli di essere individui, sentiamo di possedere una dignità e per prima cosa, pretendiamo di essere riconosciuti.
Ma per creare un ambiente di lavoro sereno, dove vige il rispetto per la persona non bastano più le leggi. Occorre altro.
La fonte che ci ispira ad andare oltre i regolamenti vigenti è l’etica. Ebbene, se ne parla tanto nel lavoro, negli affari, nell’economia: ma come possiamo definirla?
Che cos’è l’etica? Partiamo dall’etimologia.
Etica deriva dalla parola greca ἠθική (ethiké) che ha altri significati oltre a quello più scontato. Come ἠθικός (ethikos) esprime “ciò che individua il carattere di qualcuno”, “ciò che lo rende distintivo” ma anche la “morale” che lo supporta, mentre nell’accezione di ἦθος (ethos) vuol dire “consuetudine”, “modo di parlare e di agire”.
Ethos a sua volta ci richiama alla mente la parola αἰθήρ (aither), un sostantivo dal quale proviene il termine italiano “etere”, il quale significa “l’aria pura – quella più elevata”, “il cielo degli dei”.
Ma quale divinità greca è il prototipo, la fonte simbolica che fornisce gli archetipi alla morale?

Ebbene ce ne sono due. La prima é Δίκη (Dike), la dea della giustizia, delle leggi umane, ovvero di quell’insieme di precetti che uno stato si impone per garantire ordine e giustizia.
Ma se osserviamo la storia delle divinità greche osserviamo che Dike é figlia di Θέμις (Temi), che significa anche “legge divina”. Infatti il sostantivo che deriva dal nome proprio, ovvero θέμις, significa “legge”, “diritto”, “giudizio”, “pena”, ma anche “oracoli”.
Ma temi ci ricorda anche il sostantivo θεσμός (tesmos), il quale ci aiuta a comprendere meglio le sue qualità ed attitudini. Tesmos significa infatti rito, legge, prescrizione, precetto, istituzione, ordinamento e canto.
Riassumendo, mentre Dike è la legge dell’uomo, che fornisce gli archetipi delle norme che regolano la convivenza civile, Temi è la legge divina, quella che viene dall’alto, direttamente dagli Dei, la legge eterna, la legge morale o di natura, quella che se “percepita” o “ascoltata”, dall’uomo lo conduce all’armonia del creato.
Come portare armonia e serenità nelle aziende?

Tornando a noi, viviamo grazie al cielo in un mondo dove le aziende sono discepoli nella stragrande maggioranza dei casi di Dike, cioè il diritto del lavoro, del pagamento degli stipendi e dei contributi dovuti, delle normative riguardanti la sicurezza sul lavoro.
Ma onorare la dea Dike non é sufficiente. Non basta seguire le leggi per eliminare dalle aziende l’invidia, l’ingiustizia, la prevaricazione e per portarvi armonia e serenità.
Ecco che c’è bisogno di un’altra legge, di una legge divina, che risuoni all’interno degli individui, una legge che faccia riconoscere agli uomini che in ciascuno di essi brilla “la scintilla divina”, ovvero che ogni individuo é dotato di dignità.
Non c’è norma o legge che ce lo possa spiegare
Stiamo parlando di idee che si attivano solo grazie all’intuizione che proviene dall’alto, quando non addirittura ad un’illuminazione vera e propria.
L’etica, la legge morale, è un’epifania, cioè una manifestazione che viene dall’alto, che non si può insegnare a nessuno né tantomeno imporre per legge. È qualcosa di più di non rubare, pagare regolarmente le tasse, riconoscere i diritti sindacali dei lavoratori.
Etica nel lavoro vuol dire consapevolezza interiore dell’esistenza di un’anima e di una coscienza divina presenti in ciascun individuo, dove ognuno possiede una propria missione da compiere su questa terra.
Dentro ciascuno brilla una scintilla divina. Anche in ufficio
Dietro ad un collaboratore c’è una persona con la sua dignità perché è una creatura creata ad immagine e somiglianza del Demiurgo e dentro a ciascun individuo brilla la scintilla divina.
Ecco perché il rispetto per l’individuo è un insegnamento che ci proviene dall’alto, da Themis appunto.
L’elaborazione e la messa per iscritto della cosiddetta “missione aziendale” appesa nelle bacheche relegata talvolta all’ingresso dei bagni o delle mense aziendali è un ottimo punto di partenza.
È necessario avere a mente ogni giorno il motivo per cui una data azienda è nata, con quale scopo (non solo per fare soldi, ovviamente), per fare cosa, per soddisfare quale bisogno e verso quale direzione si deve andare.
Purtroppo nella quasi totalità dei casi diventa un esercizio sterile fine a se stesso, resta nient’altro che una descrizione molto ambiziosa e piena di buoni propositi, ma di valori che platealmente restano disattesi.
Come realizzare la missione aziendale
Quante volte abbiamo letto nella missione aziendale che i collaboratori sono la risorsa più importante dell’azienda ma poi i comportamenti prevalenti contraddicevano palesemente questo assunto? Ma allora, che cosa manca alla missione aziendale perché non resti lettera morta ?
È qui, secondo noi, che nel mondo del lavoro manca la consapevolezza che l’etica è qualcosa al di là dei principi, qualcosa che è ben di più di una lista compilata diligentemente o, come talvolta ci è capitato di leggere, un esibizionistico inventario dei buoni propositi.
L’etica, un’illuminazione che viene dall’alto
L’etica dovrebbe essere come un faro nella notte che illumina il rapporto tra le persone all’interno dell’organizzazione, che suggerisce il senso più profondo del fare business, in grado di far decifrare come al di là di quello che appare un banale atto di trasformazione della materia o di idee, ma che in realtà sia anche un’esperienza spirituale.
Questa illuminazione non può che venire “dall’alto” (ricordiamo qui che l’etica ha una certa assonanza con la parola etere, che ha tra i suoi significati “il cielo degli dei”), altrimenti essa é destinata a rimanere l’ennesimo slogan efficace dal punto di vista comunicativo, ma incapace di essere efficace sul piano pratico.
L’organizzazione “impregnata” da questa presa di coscienza, non é più un luogo spersonalizzante, dove le persone indossano una maschera vuoi per essere accettate, vuoi per mimetizzarsi, per fare carriera o per non perdere il proprio lavoro, ma il luogo dove conoscere veramente se stessi, quindi dove si compie anche un missione spirituale.
La funzione dei due emisferi, destro e sinistro
Il lavoro assume così un altro significato, poiché diventa il luogo della crescita morale e spirituale e dello sviluppo personale, al di là del valore economico che esso banalmente crea.
L’etica ha poco a che fare con la cultura, con il mondo ideologico od il pensiero razionale.
Infatti non si impara nelle accademie dove si coltiva il sapere razionale, quello dell’emisfero sinistro del cervello, quello della logica.
È vero, l’accademia è indispensabile per conoscere le leggi della fisica e creare strumenti che sfruttandoli ci aiutano nel lavoro rendendolo meno faticoso, più efficiente o meno incerto dal punto di vista del ritorno dell’investimento economico.
L’etica invece, ha a che fare con l’emisfero destro del cervello, quello che prima di tutto ascolta il mondo interiore, quello delle proprie emozioni prima e poi quelle degli altri, ma apre anche il cuore ad una visione che va ben al di là del mondo immanente o fenomenico.
L’etica agisce come uno spirito vivificatore.
(1a puntata-continua)
Per saperne di più:
Gian Piero Quaglino. Psicodinamica della vita organizzativa” – Raffaello Cortina Editore
Articolo Leadership ed obiettivi, pubblicato sulla Rivista Nuova Atletica.
Articolo Emozioni e leadership pubblicato sulla rivista “Nuova Atletica”
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