di Franco Bianchi. Rileggiamo alcuni brani della Bibbia in chiave simbolica. Cosa rappesentano per esempio Adamo ed Eva, il serpente e la figura dell’androgino?

Un brano della Genesi tra i più conosciuti della Bibbia, forse perché ci tocca molto da vicino, è rappresentato dalla cacciata dall’Eden di Adamo ed Eva, i nostri progenitori. Le parole utilizzate sono impresse nella mente di ognuno di noi.
16 Alla donna disse: «Io moltiplicherò grandemente le tue pene e i dolori della tua gravidanza; con dolore partorirai figli; i tuoi desideri si volgeranno verso tuo marito ed egli dominerà su di te».
17 Ad Adamo disse: «Poiché hai dato ascolto alla voce di tua moglie e hai mangiato del frutto dall’albero circa il quale io ti avevo ordinato di non mangiarne, il suolo sarà maledetto per causa tua; ne mangerai il frutto con affanno, tutti i giorni della tua vita.
18 Esso ti produrrà spine e rovi, e tu mangerai l’erba dei campi; 19 mangerai il pane con il sudore del tuo volto, finché tu ritorni nella terra da cui fosti tratto; perché sei polvere e in polvere ritornerai» (C.E.I. edizione riveduta).
Gli attori dell’episodio qui sembrerebbero quattro soggetti evidenti: una coppia di umani, in relazione stretta con il Signore/Dio, ovvero un rapporto col Trascendente basato su regole e sulla conoscenza, il Serpente appunto, che è il quarto esponente.
Una lettura in chiave metaforica
Tuttavia sappiamo che questa storiella non va letta in modo letterale, tant’è vero che sulla discendenza della coppia originaria il testo evidenzia situazioni poco chiare. Caino, nell’ultima versione della C.E.I., dopo aver ucciso Abele, si unì in matrimonio con una donna di cui non si cita il nome, ma la cosa è bizzarra visto che sarebbero dovuti essere i primi esseri umani e di donne, Eva a parte, non si fa alcun cenno.
Infatti l’ebraico antico poteva essere letto su differenti livelli e Adamo potrebbe anche essere inteso come il genere umano mentre Eva sarebbe la sua intelligenza, come scrive Igor Sibaldi nel suo libro Il mondo dell’invisibile.
Se dovessimo leggerlo in chiave metaforica potrebbe uscirne un messaggio interessante.
Come dice il Quinto Vangelo apocrifo di Tommaso: “Quando farete dei due uno, e quando farete l’interno come l’esterno e l’esterno come l’interno, e il sopra come il sotto, e quando farete di uomo e donna una cosa sola, così che l’uomo non sia uomo e la donna non sia donna, quando avrete occhi al posto degli occhi, mani al posto delle mani, piedi al posto dei piedi, e figure al posto delle figure, allora entrerete nel Regno.”
In questo caso l’uomo e la donna, Adamo ed Eva, potrebbero essere intesi come due parti della stessa cosa, come le due energie yin e yang del Tao e di cui siamo costituiti. L’equilibrio lo si raggiunge solo attraverso la riunificazione e l’armonizzazione delle due metà con lo scopo di far emergere le grandi energie in noi contenute. Una volta effettuata tale riunione che potrebbe accadere?
Essendo fatti a immagine e somiglianza dell’Assoluto, in quel momento potremmo consapevolmente far emergere la scintilla divina: forse lo scopo primario della nostra vita, di tutti gli esseri umani, è mostrarla, viverla visto che è già in noi, sebbene ben celata.
Il frutto della conoscenza
La mela, oggetto del contendere, rappresenta il frutto della conoscenza, il fare esperienza in questa dimensione di vita per poter acquisire quelle informazioni che altrimenti ci sarebbero precluse: esperire l’inizio e la fine, la dualità, le umane limitazioni.
Attraverso l’implementazione di queste ulteriori informazioni, ecco che l’essere androgino uomo/donna può accorgersi di essere parte del Divino da cui è stato generato. E il serpente rappresenterebbe in questo caso il ponte di comunicazione tra i due, quello Spirito Santo che, rappresentato solitamente come una colomba, volando porta informazioni.
In un’ulteriore traduzione, sempre secondo Sibaldi, il serpente rappresenta il percorso iniziatico, ma si tratta pur sempre di una comunicazione verso l’interezza. Complessivamente sarebbe un messaggio di elevato livello spirituale.
Il serpente simbolo iniziatico o del peccato?
Certamente questa chiave di lettura potrebbe sembrare un azzardo: il serpente, infatti, viene visto come il simbolo del demonio tentatore, del peccato, del male per eccellenza, ma questo riguarda solo il cattolicesimo.
Di fatto presentando Adamo ed Eva come peccatori dopo un atto di arroganza, hanno subito l’opportunità di imparare la differenza tra il bene ed il male e si sentono nudi, scoprendo il sesso come una cosa di cui vergognarsi, con il serpente che richiama una chiara forma fallica, osserverebbe Freud.
Tutto ciò fa solo nascere un grande senso di colpa col quale costruire una comoda gestione delle masse. L’atteggiamento di Yahweh che scaccia con forza e punisce la coppia fedifraga ne è l’emblema.
La dualità energetica nelle diverse tradizioni
Eppure la dualità energetica non è nuova, ma attinge a piene mani dalla tradizione: due parti molto vicine, addirittura gemelle, diverse nell’uguaglianza. Come i Dioscuri (a sin.), Castore e Polluce, due gemelli figli di Zeus e che avevano entrambi una propria specificità: Castore era domatore di cavalli, Polluce si distingueva ottimamente nel pugilato i cui corrispondenti romani erano Romolo e Remo, figli di Rea Silvia, discendente del semidio troiano Enea e di Marte, Dio della guerra, che furono allattati dalla lupa.
Nei Veda i gemelli sono gli Ashvin, nella mitologia baltica sono i Dieva ed in quella germanica diventano gli Alcis, tutti quanti di stirpe divina.
Giano bifronte, un simbolo… taoista
Non ultimo presso i romani Giano bifronte che viene rappresentato come una divinità bicefala, come due gemelli, ma già riuniti in una sola entità e rappresentato con una testa composta da due volti opposti, simili ed entrambi barbuti e che secondo la leggenda consentono al Dio di vedere il futuro e il passato.
Giano era considerato il Dio degli Dei, padre dell’umanità, della Natura e di tutto l’Universo e incarnava il simbolo dell’inizio, come lo era la divinità solare. Giano bifronte sta a significare la doppiezza complementare, una cosa e il suo opposto in perfetto stile taoista.
Stesso messaggio pur in contesti diversi, come dire che questo è un percorso evolutivo obbligato non importa con quale religione o filosofia venga praticato.
La relazione di coppia non vive e non si nutre di energie complementari atte a colmare eventuali disagi o disequilibri individuali, come tessere di un puzzle; bensì prospera attraverso due identità che crescono e si reggono individualmente e che a quel punto moltiplicano energie e spinte evolutive attraverso un sano scambio reciproco.
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