di Manuela Pompas. Momento drammatico per le aziende bloccate da Covid 19 e per l’editoria, che già viveva momenti difficili. La lettera accorata di un direttore editoriale

In questo periodo di coronavirus molte aziende sono chiuse e l’economia è parzialmente – e pericolosamente – bloccata.
Tra queste, c’è un settore che mi riguarda personalmente, quello dei libri, quindi delle case editrici e delle librerie.
In un periodo in cui le persone avrebbero molto tempo per leggere, non possono comprare le novità, libri che attirano la loro attenzione o altri che rileggerebbero.
Dario Franceschini, ministro dei Beni culturali, raccogliendo gli appelli di giornalisti, scrittori e editori (che in questi mesi hanno perso 25 milioni di euro) è riuscito a far aprire librerie e cartolibrerie da martedì 14 aprile come un messaggio di ottimismo. No immediato dei governatori di Lombardia e Piemonte, più Piacenza e Rimini, e tanta confusione nell’attuazione. Aperte invece a Roma e oltre il 60% delle librerie indipendenti in 13 regioni in cui è stata permessa la riapertura.
L’appello accorato di un editore
Qualche giorno fa ho ricevuto l’appello accorato, ma dai toni molto pacati, di un editore. Lo pubblico, insieme a alcuni dati che mi ha trasmesso personalmente, perché penso che rappresenti una situazione globale; la sua voce potrebbe essere quella di qualunque responsabile di Case editrici o di altro tipo aziende.
Scrive Ezio Quarantini, direttore editoriale delle edizioni Età dell’Acquario
“Un paio di giorni fa – il cielo era azzurro, l’aria insolitamente pulita, la temperatura decisamente primaverile – ho scaricato l’estratto conto del nostro distributore, al cui lavoro dobbiamo l’80% per cento del nostro fatturato. L’ultima riga, quella del totale, era praticamente a zero. Proprio così, a zero.
Non solo, poi ci sono le rese, i libri già prenotati che sono fermi e bloccano le uscite dei prossimi. E se tutto va bene ricominceremo alla metà di maggio.
L’altro ieri il governo ha licenziato un decreto che dovrebbe immettere nel sistema una grande quantità di denaro, in parte destinato alle aziende. È stato pubblicato questa notte, ma perché diventi davvero operativo bisognerà attendere il visto dell’Unione Europea e i tempi imprevedibili di molte burocrazie. Senza contare il fatto che già immagino complicate istruttorie condotte da funzionari invisibili, che nulla sanno di noi e del nostro lavoro.
Che fare, allora? In queste settimane non ho mai davvero smesso di lavorare. Ho rivisto e ripensato (più di una volta) il piano editoriale, ho dialogato – a distanza – con autori, traduttori, redattori, ho ragionato su nuovi progetti da realizzare in un futuro ancora imprecisato. E ho fatto e rifatto i conti.
È ovvio, non mi perdo d’animo. Nei 30 e più anni di lavoro che ho alle spalle ho vissuto molti periodi difficili in cui i soldi non bastavano neppure per la bolletta della luce e del telefono (qualche volta siamo rimasti al buio e potevamo soltanto ricevere le chiamate).
Questa volta, però, è diverso, perché anche l’ottimismo più ostinato, o la speranza più insensata si scontrano contro un muro invalicabile: l’assoluta incertezza riguardo a quanto avverrà nelle prossime settimane e nei prossimi mesi.
Un grande senso di impotenza
Persino Amazon, che al’inizio della pandemia aveva aumentato le vendite dei libri, a marzo le ha sospese, per dare priorità ad altri settori.
Non ho mai provato un tale sentimento di impotenza, anche perchè non dipende da me.
Chi mi legge non si stupirà se chiedo aiuto a tutti i nostri lettori, un aiuto morale e uno economico. Lo chiedo nella forma più semplice: per favore, comprate un nostro libro, possibilmente dal nostro sito. Ce ne sono per tutte le tasche e (quasi) per tutti i gusti. Per me, e per noi tutti, sarà un segnale importante e un sostegno forse decisivo.
Vorrei continuare a fare questo lavoro ancora a lungo. Vorrei continuare a offrire uno spazio di riflessione, di dibattito e di ricerca completamente libero. Vorrei continuare a servire chi ci legge facendo ancora scelte difficili, spesso controcorrente.
Posso contare su di voi?”.
Rivedere le scelte del passato
Anche se la sua posizione riflette quella dell’editoria, ho deciso di aggiungere altri interventi, come quello molto esaustivo di Giuseppe Sartori, vice presidente di Amrita ed.
«Ovviamente in questo momento le entrate e i progetti sono ridotti, siamo condizionati dai prossimi decreti e dalla riapertura delle librerie, per cui la ripresa sarà lenta. E non sappiamo quando potranno riaprire. Inoltre quando succederà in libreria ci sarà un intasamento di offerte editoriali.

In questo periodo, in cui le vendite sono basse e gli eventi gratuiti (quindi non ci sono entrare neanche per scrittori e operatori), abbiamo attivato i social media, inclusi dei video-incontri degli autori con il pubblico.
I libri si vendono abbastanza bene su canali come il Giardino dei libri e Macrolibrarsi.
Noi nel frattempo continuiamo alcune attività promozionali online, con un fatturato a marzo del 30%, una cifra ridicola (quindi un calo del 70%).
In questo periodo di crisi dobbiamo riorganizzarci e rivedere le scelte del passato: questo vale ovviamente per tutte le attività. In questo momento si usano molto strumenti che permettono la comunicazione, come Zoom, opportunità che manterremo anche dopo. E dobbiamo tutti essere aperti a condividere il know-how, le nostre conoscenze, per arricchirci reciprocamente».
E i librai? Una catastrofe
Mentre sto scrivendo questo articolo stanno riaprendo molte librerie Mondadori, due anche a Milano. Nello stesso tempo è uscita la notizia che i grandi editori stanno pensando di mettere in cassa integrazione il 70% del personle.
100 librerie indipendenti continuano a lavorare con le serrande abbassate, consegnando i libri sulla porta senza far entrare i clienti. Tuttavia in molte province (come Bergamo e Brescia) i corrieri – senza guanti e mascherine – non sono attivi, per cui non consegnano i libri ordinati, creando così un disservizio.
«Noi a Milano stiamo consegnando gratuitamente i libri a domicilio, mentre nelle altre località li spediamo», mi dice Timoteo Falcone, che ha fondato con il padre la libreria Esoterica ed è anche editore di “Il libraio”. «Grazie alla crisi abbiamo attivato le video chiamate con il cellulare, che usiamo come una telecamera e giriamo in negozio per far vedere al cliente cosa gli proponiamo. Facciamo anche delle dirette su Facebook e ogni due giorni alle 18 proponiamo dei libri.
È un sistema che funziona, ma certo non basta questo e neppure le vendite online tramite il Giardino dei libri. Posso dire che la perdita è totale e considero la mia attività chiusa, non posso recuperare quello che ho perso. Sono tornato indietro di 26 anni. Quando riaprirò sarà come una nuova iniziativa. Con i fornitori ci stiamo aiutando vicendevolmente: per riprendere devono accettare un piano di rientro con delle dilazioni, altrimenti dovrei dichiarare il fallimento».
La risorsa dei social
«I primi libri torneranno a uscire a metà maggio», aggiunge Maria Giulia Castagnone, editor delle edizioni Sem. «Noi pubblichiamo soprattutto narrativa e avevamo il programma pronto per tutto l’anno e ovviamente dobbiamo modificarlo.
Come abbiamo affrontato questo momento? In questi mesi abbiamo privilegiato i social, sia pubblicando dei video che organizzando un rapporto vis-à-vis tra autori e lettori: e abbiamo avuto un ottimo feed-back».

Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore
In questo stato di crisi, sono nate alcune iniziative per rilanciare i libri. Ad esempio, il Comune di Milano mette a disposizione una serie di libri digitali, cliccando sul suo sito.
In occasione della Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore (23 aprile) Tecniche Nuove propone una selezione dei suoi libri più amati con un prezzo speciale per il formato digitale.
Piemme ha lanciato una nuova collana di instant ebook, “Molecole”, ad opera di protagonisti ed esperti del settore, che riflette sulla pandemia che ci ha colpito così duramente in ogni aspetto della nostra quotidianità. Anche Longanesi, Nottetempo e la Nave di Teseo hanno creato nuove collane digitali, mettendo a disposizione dei titoli gratuiamente.
«In questo momento di grande crisi, dove promotori, distributori e editori sono bloccati, le librerie chiuse (mi chiedono cosà succederà quando riapriranno, facendo passare due persone per volta…) e un futuro che vedo complicato, occorre avere nuove idee e soprattutto usare i social», dice Maurizio Gatti, direttore editoriale di “O barra O” (Oriente – Occidente), una casa editrice specializzata nell’incontro tra culture occidentali e orientali.
«Come editore medio, abbiamo deciso di mettere online gratuitamente alcune letture brevi di autori (che tra l’altro ho tradotto io), come Charles Baudelaire, Brossard de Corbigny e Jules Pierre Loti. Inoltre, in attesa di stampare, a maggio faremo partire degli eBook di narrativa e narrativa di viaggi».
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