di Giorgio Cozzi. Vi sono persone, come Gianni Golfera, che ricordano con precisione tutto ciò che hanno vissuto, compresi i primi mesi di vita, senza poter dimenticare
Le ricerche riportano che esistono almeno otto persone in Italia che ricordano con precisione ogni dettaglio della loro vita. Sanno cosa hanno mangiato il 15 maggio del 1992 o come erano vestiti il 18 settembre del 2008. Insomma, una memoria prodigiosa.
Si è rilevato che svolgono attività normali: ingegneri, medici, consulenti, giornalisti. Sono persone apparentemente come tutti noi, ma hanno una dote speciale: l’ipertimesia, vale a dire una super memoria autobiografica.
Un cervello che funziona in modo differente


Dal 2015 al 2018 il dottor Valerio Santangelo e la dottoressa Patrizia Campolongo della fondazione Santa Lucia hanno studiato le loro menti particolari e quelle di un gruppo di controllo di persone dotate di una memoria “normale” rispetto ai canoni tradizionali.
Dopo tre anni hanno scoperto che la corteccia prefrontale e l’ippocampo delle menti di questi otto (ma forse ben di più in Italia) funzionano in maniera diversa rispetto alla media e permettono a loro di accedere più facilmente a tracce di memoria, irraggiungibili dalle persone comuni.
Una memoria autobiografica molto sviluppata
Si tratterebbe dunque di una conformazione specifica del cervello che rende possibile una “memoria di ferro”. L’ipertimesia è una rara condizione caratterizzata proprio da una memoria autobiografica fortemente sviluppata, che consente di ricordare quasi ogni dettaglio della propria vita di un giorno qualsiasi del passato.
Gli eventi ritornano alla mente del soggetto ipertimesico in modo inconsapevole e senza produrre alcuno sforzo, trasformando ogni ricordo in una puntuale e vivida rappresentazione dell’esperienza vissuta.
In realtà si riconoscono solo pochi casi interessati da questa condizione, apparentemente un talento, tuttavia per molti aspetti si tratta anche di una condanna, dato che talvolta, se non viene controllata, spinge a vivere costantemente nel passato a causa di ricordi continui e spontanei, un peso con un impatto sulle funzioni cognitive.
Inoltre, poiché il processo è involontario, tendono a tornare alla mente anche i brutti ricordi che in realtà si vorrebbero cancellare. In pratica se si dà una data qualsiasi a un soggetto ipertimesico, egli può ricordare perfettamente non solo in quale giorno della settimana è caduta, ma anche cosa indossava, cosa stava facendo e cosa ha mangiato per cena.

Paradossalmente, chi ha questa sindrome può ricordare l’abbigliamento di un amico col quale ha parlato anni prima in uno specifico giorno, ma non l’oggetto del discorso.
Gli otto italiani identificati hanno saputo comunque convivere con questa anomalia, accettandola e semmai utilizzandola positivamente, anche se ammettono l’esistenza di difficoltà oggettive.
Su un altro piano quando si parla di memoria di ferro, si tende a concentrare l’attenzione sui grandi memorizzatori, tra cui il più noto è sicuramente Pico della Mirandola, umanista e filosofo italiano.
Fin da giovanissimo manifestò grandi capacità di apprendimento, sia nelle lingue che nella matematica e si distinse per le sue capacità mnemoniche.
Ad esempio recitava a memoria la Divina Commedia, anche al contrario, cosa che gli riusciva con qualunque poema.
Gianni Golfera, l’erede di Pico della Mirandola
L’erede di Pico della Mirandola ai giorni nostri è Gianni Golfera, che fin da bambino aveva, come il padre e il nonno, una memoria prodigiosa. A 12 anni aveva fatto tradurre il De umbris idearum di Giordano Bruno (che poi da adulto tradurrà lui stesso) per studiarlo e applicarlo.

Le capacità di Golfera sono state attestate dopo sperimentazioni riconosciute anche da vari enti nel mondo dai neurologi che l’hanno studiato. Tra questi, il professor Antonio Malgaroli del San Raffaele di Milano – il quale aveva dichiarato a suo tempo che Golfera potrebbe essere il più grande mnemonista vivente – o l’équipe del professor Ubaldo Banucelli dell’università di Pisa.
Golfera, il cui ultimo libro è Più memoria, ha memorizzato oltre 300 libri e oggi organizza corsi per potenziare la memoria in molti Paesi del mondo.
«Il metodo Golfera», dice «una volta si basava sull’associazione tra parole e immagini, adesso tra parole ed emozioni».
Sta di fatto che nella storia degli esseri umani dotati di particolare memoria si è sempre enfatizzata la capacità di ricordare con precisione come una qualità specifica e importante.
Le proteine dei ricordi
Gli scienziati del cervello avrebbero anche identificato il processo della memoria speciale, rilevando due proteine, l’una facilitatrice e l’altra inibitrice dei ricordi. Durante intensi momenti di studio, dove si tratta di sviluppare la memoria, la produzione di proteine facilitatrici consentirebbe di ricordare meglio dati, numeri, teorie, nomi, termini.
Le discussioni sulla possibilità che la super memoria appaia per via genetica non riscuote troppi successi, anche se viene considerata. Accanto al puro discorso sui campioni della memoria possiamo accostare le capacità di certi sensitivi di ricordare con precisione fatti ed eventi del loro passato, talvolta in modo straordinario.
Memoria e sensitività
È un fatto che ho personalmente riscontrato in alcuni sensitivi che ricordavano per filo e per segno situazioni che avevo vissuto con loro e che mi hanno fatto riflettere. In particolare la sensitiva Venia aveva proprio una memoria prodigiosa, potremmo dire una “memoria di ferro”. In parte apparteneva al suo carattere, precisa, pignola, accurata.
Nelle discussioni su situazioni del passato, fatti di 20 o 30 anni prima, era categorica e portava prove sino a quando tutti eravamo concordi su quanto era esattamente accaduto in quel tempo.
Questa memoria si manifestava soprattutto su fatti che riguardavano l’infanzia e la gioventù che in parte abbiamo potuto ricostruire e confermare.
I ricordi “impossibili” di Venia…

Ad esempio, durante l’adolescenza Venia si trovò con delle amichette a chiamare una signora dalla strada, lei si affacciò e le ragazze le chiesero di aprire, ma lei si rifiutò. Allora Venia le disse che se non avesse aperto avrebbe raccontato a tutti del suo affetto per un militare prima che lei si sposasse, quando lui le donò una rosa.
Con grande sorpresa e con molto timore la signora scese ad aprire e le chiese lei chi era e come faceva a sapere quella storia. Candidamente Venia le ricordò che la signora ne aveva parlato con sua madre un giorno che era stata a casa sua per un rammendo.
Il fatto è che allora Venia aveva 14 mesi, ma ricordava parola per parola e come era vestita quel giorno. Si direbbe proprio che sia un caso di ipertimesia.
Un altro caso eclatante accadde a Senigallia, dove da bambina andava con la madre al mare e dove tanti anni dopo, ormai sposata, tornò con la mamma. Lì incontrarono una signora che si presentò con il nome come se fosse un’amica di famiglia. La mamma di Venia non la riconobbe e restò sconcertata e allora Venia intervenne dicendo chi era, quando si erano viste, come era partita per l’America per sposare un tale chiamato Maciste (perché molto robusto).
… della prima infanzia e del periodo prenatale
E raccontò talmente tanti particolari da sorprendere entrambe per la precisione e la memoria. Ancora una volta il fatto importante è che Venia aveva 18 mesi quando era stata a Senigallia dove sua madre aveva conosciuto quella signora. Del resto in famiglia Venia aveva ricordato molte volte alla madre e al padre episodi del passato che loro non ricordavano.
Ad esempio a riguardo di un buchetto sulla coscia, Venia ricostruì come era stato provocato dal padre per togliere un ascesso con la spilla d’oro della cravatta, descrivendo nel dettaglio tutta la scena, fatto che avvenne all’età di un anno circa e che lei venticinque anni dopo ricordava perfettamente.
Un altro caso clamoroso fu il ricordo di un nastrino sulla camicia da notte che il papà di Venia strappò alla mamma, che ci rimase male e fece sorgere una discussione. I genitori allibiti chiesero a Venia come facesse a saperlo, visto che non ne avevano mai parlato con nessuno e che il fatto era avvenuto quando era appena rimasta incinta. «Tu non c’eri ancora», disse la madre. «Io c’ero», rispose la figlia.
La memoria del passato, precisa, è coscienza cellulare, bisogna supporre.
Tuttavia anche la memoria del futuro. Durante le elementari Venia si trovò come sempre a fianco della sua amichetta del cuore. Era l’ora del cucito e del ricamo. Un’attività che non le piaceva molto ed essendo una bambina attiva e irrequieta, senza volere, ferì la compagna con un ferro da calza.
L’amica, risentita, le disse «Se stessi ferma un pochino!» e cercò di strapparle il ferro. Al che Venia piegò il ferro e disse: «Tu pensi che questo filo di ferro non serva a niente, ma un domani questo filo di ferro messo sopra a una casa servirà per vedere le persone a New York o Parigi a seconda di come lo si piega». «Ma questa è tutta matta!», si contrappose l’amica. Eppure sappiamo come sono andate poi le cose.
La memoria, per certi sensitivi, è come una linea retta su cui porre la coscienza per leggere quello che c’è come fosse adesso, sia nel passato che nel futuro.
Per saperne di più:
Giorgio Cozzi: Viaggio nella memoria
Manuela Pompas: Gianni Golfera: l’arte della memoria
Lucia Carleshi: Memoria, istruzioni per l’uso
Roberto Brancati: Sogni lucidi e memoria
Il sito di Gianni Golfera: www.metodogolfera.com
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