5G: ma sono davvero sicuri?

di Nicola Limardo. Il sistema 5G sarà una rivoluzione nella nostra vita per le sue prestazioni innovative: ma quali pericoli comporta per la nostra salute?

Nicola Limardo, architetto e scienziato, medaglia d’Oro nel ’17 al Salone Internazionale delle Invenzioni a Ginevra

Il sistema di trasmissione denominato 5G (ossia di quinta generazione, rappresenta una innovazione che andrà a rivoluzionare la vita di tutti gli abitanti della Terra nel prossimo futuro.

La nuova rete di trasmissione infatti dovrebbe fornire agli utenti migliori prestazioni: la possibilità di navigare su Internet con una velocità 100 volte superiore a quella attuale, di consentire la guida autonoma alle automobili del futuro grazie ai tempi di reazione estremamente brevi, di elaborare più rapidamente enormi quantità di dati nel settore industriale e non solo.

Reti ultraveloci per la telefonia in fase sperimentale
Già in molte città italiane i gestori di telefonia cellulare (TIM, Vodafone, Wind, ecc.) stanno introducendo in via sperimentale queste reti ultra veloci, anticipando il lancio ufficiale che è previsto per il 2020.

Attualmente le reti esistenti di terza e quarta generazione (3G e 4G) trasmettono in una gamma di frequenze che non supera i 2,6 Giga Hertz e che, secondo la normativa attuale, non deve superare i 6 V/m di campo elettrico (calcolato sulla media di emissione nelle 24 ore e con un picco massimo che non può superare i 20 V/m negli ambienti dove si stazione per almeno 4 ore).

Affinché in futuro il 5G sia in grado di gestire nel più breve tempo possibile le enormi quantità di dati previsti dall’“Internet delle cose” (in cui  quasi tutto sia sempre connesso, persino gli elettrodomestici di casa, i contatori, i sensori dei sistemi di allarme, i  contabilizzatori del calore posti su ogni termosifone, ecc.),  occorre necessariamente utilizzare frequenze più elevate.
Ecco perché il Governo italiano ha dato in concessione ai gestori l’utilizzo di frequenze a 3,7 GHz e a 26 GHz e si prevede un’estensione futura delle concessioni  fino a 100 GHz, frequenze denominate anche “onde millimetriche”.

Un’emissione elettromagnetica continua e costante
Le onde estremamente piccole, come appunto quelle millimetriche, si propagano con maggior difficoltà e vengono quindi fermate più facilmente da edifici, alberi e altre barriere naturali o artificiali.
Per ovviare a tale inconveniente occorre creare una fitta rete di celle di trasmissione (microcelle) che possano continuamente essere collegate tra loro, generando così un’emissione elettromagnetica continua e costante che possiamo definire “a nebbia”.

Nei luoghi dove non è possibile superare la presenza di barriere naturali, come nel caso di alberi ad alto fusto, la soluzione consiste nel loro abbattimento, come già sta accadendo in Italia e in tutti i Paesi futuri utilizzatori del 5G! L’effetto “a nebbia” è generato da celle di trasmissione rivoluzionarie rispetto alle precedenti in 3G e 4G che sono prodotte principalmente da due multinazionali: la Ericsson e la Huawei.

Queste aziende di produzione forniscono ai gestori degli impianti mini antenne che vengono inserite su lampioni, nei tombini e su qualunque altro supporto esistente che si presti all’installazione e che dia la possibilità di posizionare tali dispositivi  a distanze non superiori a 100 metri l’uno dall’altro.
Ogni mini antenna è estremamente potente  rispetto a quelle che operano in 4G dato che deve elaborare milioni di dati al secondo, pertanto deve sprigionare contemporaneamente in ogni direzione mediamente 64 raggi elettromagnetici.

Aumento dell’elettromagnetismo nell’ambiente
Tutte queste emissioni determinano non solo l’effetto “a nebbia”, ma anche un considerevole aumento di elettromagnetismo nell’ambiente. Da misure effettuate in aree già attive sono state registrate, a distanza di 25 metri dalla micro cella, valori di campo elettrico di 61 V/m, ossia ben 10 volte superiori ai limiti consigliati con l’attuale 4G; a 10 metri dall’emettitore sono stati rilevati valori enormi di campo elettrico (sono stati raggiunti facilmente anche i 120 V/m).

Gli stessi gestori degli impianti hanno così infatti dovuto definire tali zone “aree rosse”, per cui diventa estremamente pericoloso passare ad esempio vicino a tombini dove sono stati inserite le celle che trasmettono in 5G.

A complicare ulteriormente il problema è l’ICNIRP (Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni non Ionizzanti).

Si tratta di un’associazione privata di esperti in materia, alcuni dei quali in evidente conflitto di interessi, in quanto hanno rapporti privilegiati con i produttori e i gestori del sistema 5G che, non si sa come, delibera sui nuovi valori limite di esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici emessi dal 5G.

L’ICNIRP ha intenzione di stabilire valori limite di 200 V/m per gli ambienti di lavoro e di 90 V/m per gli ambienti domestici, allontanandosi in modo preoccupante dai limiti finora accettati nel nostro Paese e sottoponendo le persone a esposizioni secondo me molto pericolose per la salute umana.

Ci si chiede a questo punto: cosa possiamo fare?
Dato che la quasi totalità del mondo politico italiano è restia ad affrontare l’argomento, oggi solo il Sindaco nella sua funzione di “ufficiale sanitario” può  chiedere ai gestori/produttori del nuovo sistema 5G se esso è sicuro per la salute dei propri cittadini.

Con l’associazione Unione Tutela Consumatori di Novara abbiamo chiesto audizione il 20 giugno 2019 alla commissione delle telecomunicazioni della Camera dei Deputati per mostrare gli effetti del 5G: ma non siamo mai stati ricevuti.

Cosa possiamo fare? È una domanda lecita che ha bisogno di una risposta scritta, meglio se asseverata. È quindi consigliabile che il Sindaco, fino a quando non ottenga una risposta scritta confortante da parte dei gestori, sospenda la pratica di autorizzazione per l’installazione del 5G sul proprio territorio.

Se invece il Sindaco volesse dare un diniego alla pratica, potrebbe rischiare di subire dei danni a livello economico: sicuramente l’azienda che gestisce il 5G potrebbe far ricorso al TAR e, nel caso in cui il TAR desse ragione ai gestori, il Sindaco e i suoi concittadini si troverebbero a sborsare un risarcimento al gestore per il ritardo accumulato nell’esecuzione dell’impianto.

Perciò il migliore consiglio per un Sindaco è: mai dare diniego ma sospendere la pratica fino alla risposta da parte dei gestori!

Nanoprocessori che annullano l’effetto nocivo
Il Sindaco deve inoltre sapere che esistono in commercio dei nanoprocessori di mia invenzione che, se applicati sulle micro celle, annullano l’effetto nocivo emesso dai campi elettromagnetici, come attesta una recente pubblicazione scientifica che ne dimostra l’efficacia.

Se il gestore dovesse tentennare o non avesse alcuna intenzione di inviare una dichiarazione che testimoni la sicurezza dell’emissione elettromagnetica del 5G per la salute dei cittadini, allora il Sindaco potrebbe consigliargli di dotarsi di tali nanoprocessori che possono garantirne la sicurezza per la salute!

Quali sono gli effetti di disturbo immediati?

Attrezzature per individuare il rilevamento di gas radon, radiazioni naturali tipo gamma, campi elettromagnetici).

Durante le mie conferenze sottopongo il pubblico ad un esperimento significativo: tramite un generatore di frequenze, invio nel teatro o altro luogo dove siamo radunati alcuni segnali che simulano l’emissione del sistema 5G e in pochi minuti è possibile verificare in ogni individuo una costrizione della pupilla ed una drastica riduzione del tono muscolare.

Tali fenomeni scompaiono immediatamente sospendendo tale emissione oppure applicando sul generatore di frequenze in funzione uno dei nanoprocessori prima citati.

Personalmente non credo che il nuovo sistema di trasmissione 5G verrà fermato in attesa di ulteriori studi sulla sua influenza sulla salute ed ho forti dubbi sul fatto che i gestori/produttori decidano di utilizzare il nanoprocessore per eliminare il disturbo nocivo di tali emissioni:  accettare questa soluzione sarebbe come ammettere che le apparecchiature del sistema 5G non sono sicure per la popolazione.

Geoprotex: un team di ricerca scientifica
Forte di questa mia convinzione, è da tempo che assieme al mio team di ricerca scientifica ho messo a punto dei sistemi di difesa passivi che vanno a compensare gli effetti di disturbo del sistema 5G.

Tali sistemi, la cui efficacia è testimoniata da  numerose certificazioni e anche da un’importante pubblicazione scientifica, sono già disponibili in commercio: per informazioni basta visitare il sito www.geoprotex.com, sul quale è possibile inoltre trovare suggerimenti per evitare di incappare in venditori di prodotti truffaldini senza valore scientifico.

Attualmente non ci risulta che siano in commercio prodotti  validi come i miei,  per cui anche l’Ente Pubblico potrà dotarsi di tali dispositivi senza dover, almeno per ora, effettuare  Gare di Appalto. In Italia esistono organismi di controllo competenti e quindi nel caso in cui ci si imbatta in prodotti apparentemente simili ai miei e si volesse verificarne l’efficacia e la serietà, è sufficiente inviarne la scheda tecnica a tali Enti e attendere il loro autorevole giudizio.

Per saperne di più:
Sul sito www.geoprotex.com o sulla pagina Facebook “Nicola Limardo personaggio pubblico” è possibile vedere numerosi filmati sull’argomento che abbiamo trattato.

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Architetto e scienziato novarese, già docente ai Corsi di Alta Formazione nel settore sanitario presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Medaglia d’Oro 2017 al Salone Internazionale delle Invenzioni di Ginevra. Il suo sito personale è: www.geoprotex.com.