Di Vittorio Paola. Da dove provengono l’ansia e l’angoscia? L’autore cerca di rispondere a questa domanda che si era posto nella 1a puntata.
L’ansia, l’angoscia, il panico, non sono malattie bensì espressioni naturali dell’essere umano nel momento in cui si trova in una forma di disagio con se stesso, quando ha difficoltà nel gestire la propria vita.
Il disagio derivante dal panico e dall’ansia è dunque un sistema di comunicazione emotiva che richiede attenzione, esplorazione profonda, accoglimento amorevole e dialogo con l’inconscio.
Se a queste importanti comunicazioni emotive non vengono affiancati i giusti e necessari atteggiamenti risolutivi, il livello dello scontro salirà, passando anche alla insorgenza di malattie vere e proprio con ampi riflessi somatici: tutto avrà remissione solo quando il messaggio inconscio sarà compreso e adeguatamente trattato.
Dialogo con l’inconscio
Il dialogo con l’inconscio presuppone una conoscenza, un’esplorazione preventiva, una consapevolezza delle strutture da illuminare.
L’esplorazione dell’inconscio è paragonabile all’esplorazione di un cosmo o di una galassia che, pur di dimensioni enormi, risultano sempre limitati e quasi insignificanti rispetto all’Universo a cui appartengono.
Inizio con una considerazione che sta emergendo sempre di più in ambito terapeutico, che coraggiosamente sta venendo fuori anche perché c’è già pronta la corrispondente evoluzione/soluzione: nelle terapie l’approccio verbale mostra dei limiti.
Molti aspetti traumatici risiedono nella parte inconscia perché sono stati rimossi o censurati e dunque devono essere raggiunti e rinegoziati con un contatto diretto con l’Inconscio.
Non c’è progresso nella soluzione dei disagi psicologici e dell’infelicità senza un dialogo diretto con il proprio inconscio emotivo: questo dialogo costituisce la caratteristica esclusiva di negoziazione delle emozioni conflittuali. Sempre più si vanno sviluppando tecniche simboliche e visive per la risoluzione dei traumi anche se stratificati.
RD: il sogno al contrario o immaginazione dinamica
Una delle tecniche più adoperate nello scenario recente, ma antica come concezione, addirittura di evidenza junghiana, è quella dell’immaginazione dinamica. Questa tecnica consiste nel creare un sogno al contrario RD (reverse dream), utilizzando la potenziale immaginazione che ciascun essere umano possiede fin dall’infanzia: ci si concentra su di una azione desiderata, su un evento mai accaduto ma atteso e si costruisce un vero e proprio film mentale con tutte le scene che rappresentano la trama desiderata.
Durante la fase di scorrimento dei fotogrammi, trovandoci nel mondo sensoriale isolato dalla realtà visiva, possiamo creare e visualizzare ogni cosa che desideriamo, anche non appartenente alla nostra realtà. In questo modo possiamo seguire emotivamente lo svolgimento dei fatti come avremmo voluto che andassero, anche se nella realtà queste cose non sono mai accadute.
I modelli dell’inconscio, molto diversi da quelli mentali
L’inconscio ha modelli gestionali e cognitivi molto diversi da quelli mentali: ad esempio non considera la evoluzione cronologica degli eventi e non sa distinguere tra un RD soltanto immaginato e un evento realmente accaduto; pertanto questa condizione può essere utilizzata a nostro favore nell’ambito di questa tecnica.
Un esempio è nella gestione della rabbia repressa e stratificata, laddove abbiamo maturato e conservato in un preciso spazio psichico il desiderio di espressione della personalità zoologica (necessità confinata per l’azione del campo etico residente nel SuperIO che ha, giustamente, scoraggiato azioni cruente a carico del soggetto che ha originato l’istinto rabbioso).
Bene, nello spazio RD possiamo costruire lo scorrere d’immagini che rappresentano proprio la reazione cruente attesa come risposta alla offesa primaria e registrare in questo modo la sensazione di sollievo che si produce e si avverte chiaramente.
Un lavoro accurato di traduzione
I processi di esplorazione dell’inconscio, che hanno origine dalla coscienza, richiedono la conoscenza di un approccio metodologico che traduca i contenuti dello spazio simbolico dell’RD in contenuti gestibili dalla mente conscia; in altre parole bisogna tradurre i contenuti emotivi e archetipici in realtà consapevoli con ampie risonanze nel mondo reale i cui archetipi rappresentano l porte attraverso le quali comunicare.
A tal fine è utile conoscere per esperienza, attraverso l’analisi personale e la pratica indipendente, con l’attivazione di registri sensoriale, emotivo, sensuale, sessuale, fantastico, onirico, razionale e riflessivo, per stabilire le interrelazioni simboliche che attraverso gli archetipi si confrontano con la realtà.
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