di Vittorio Paola. Rivisitazione della teoria dell’inconscio di Freud, il suo ruolo e la sua influenza nella nostra vita, cui si integra la visione junghiana, che ipotizza anche un inconscio collettivo
La conoscenza dell’inconscio nasce da una necessità che deriva da una consapevolezza. Il riconoscimento di un ruolo attivo dell’Inconscio nella vita di tutti i giorni ha origini lontane.
Si comincia con Freud che intuisce la necessità dell’esistenza di una componente dell’apparato psichico che ha una grande influenza sullo svolgimento della quotidianità, anche sulle scelte cosiddette automatiche o quelle forme di gradimento o repulsione che mostriamo senza un vero perché. La scelta di un colore per un vestito o per le pareti di casa, la simpatia o antipatia nei rapporti personali e persino le regole di costruzione del network sociale emergono da questo abisso non consapevole dell’Inconscio.
L’ inconscio freudiano

Freud ha anche legato l’origine di molte psicopatie al conflitto nevrotico tra conscio e inconscio. Durante le sue ricerche capisce che è necessario assegnare alle strutture dell’apparato psichico umano appena percepite una collocazione spaziale, una organizzazione. Se ogni organo del corpo ha una sua collocazione e può essere visionato e se ne può trovare in anatomia una rappresentazione tridimensionale e in sezione, per le strutture psichiche ciò non può essere fatto.
Qui nasce la famosa rappresentazione freudiana dell’iceberg, dove la parte emersa, piccola e vulnerabile rappresenta la mente cosciente, la sede dell’IO mentre la parte sommersa, molto più grande e densa simboleggia l’Inconscio.
Dalla rappresentazione simbolica si evince facilmente confrontando le dimensioni delle parti emerse e sommerse che l’inconscio ha molto più potere del conscio.
Io, Es e SuperIo
A questa rappresentazione segue la Topica Freudiana dove il conscio diventa l’IO e l’inconscio l’ES e si profila una nuova struttura intermedia di garanzia denominata SuperIO.
Il SuperIO contiene le definizioni di cosa è giusto e di cosa è sbagliato in relazione ad un preciso orientamento generato in massima parte della matrice genitoriale; altresì contiene il “campo etico” visto come un insieme di regole, più o meno negoziabili, che determinano l’azione e i comportamenti individuali e sociali. Per semplicità possiamo affermare che l’IO è sempre compresso tra l’Inconscio e il SuperIO e dunque la personalità che ne deriva è sempre una risultante tra tante interazioni.
Visione junghiana

Jung rispetto a Freud introduce alcune considerazioni più profonde, diciamo meno topiche, ma più intrise di contenuti emotivi e inserisce una variante dell’inconscio che a un livello molto profondo accomuna tutti gli esseri viventi: l’inconscio collettivo.
Dunque c’è un inconscio collettivo che si esprime negli archetipi, oltre a un inconscio individuale che si esprime emotivamente ed istintivamente. La vita dell’individuo è vista come un percorso, chiamato processo di individuazione, di realizzazione del Sé personale a confronto con l’inconscio individuale e collettivo. Nel processo d’individuazione e realizzazione del Sé, l’inconscio può assumere il ruolo di regista inconsapevole oppure essere compreso, decodificato e utilizzato per rendere migliore la vita. La famosa frase attribuita a Jung, riassume bene quest’ultimo concetto: “Rendi cosciente l’inconscio, altrimenti lui guiderà la tua vita e tu lo chiamerai destino”.
Come si manifesta l’inconscio
L’inconscio contiene diversi programmi operativi nella parte profonda della sua struttura: si tratta di automatismi introitati con il tempo e di messaggi genitoriali e parentali registrati come veri e propri modelli comportamentali ai quali adeguarsi senza, spesso, esserne nemmeno consapevoli. Possiamo definirli come un pilota automatico delle emozioni, dei sentimenti e del successo o meno della struttura pensiero – volontà – azione.
Credo si cominci a comprendere come sia importante avere un buon rapporto con l’inconscio ma soprattutto un buon dialogo. Quante volte ci siamo rimproverati perché facciamo sempre gli stessi errori, oppure perché non riusciamo a seguire una dieta o anche perché dopo ampie decisioni prese facciamo tutto il contrario di quello che volevamo fare, con profondi sensi di colpa e calo di autostima.
Perché scelgo sempre il partner sbagliato e perché le mie relazioni sociali sono sempre uguali e con il medesimo esito, insomma perché siete all’interno di una coazione a ripetere.
Vi siete mai chiesti perché soffrite di ansia, di angoscia o di disturbo da attacco di panico DAP? il motivo è sempre lo stesso e risiede nella rappresentazione dell’iceberg di Freud: la parte emersa desidera qualcosa e la parte sommersa, infinitamente più possente, si dichiara per la stessa cosa, opponente e si capisce come non esista nessuna partita e come l’esito sia scontato.
Vedremo nella prossima puntata com’è possibile capire e dialogare con l’inconscio.
(1a puntata – continua)
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