di Renata Pompas. Al Museo del Novecento, fino al 28 agosto 2019, Milano rende omaggio a un’artista sperimentale che ha anticipato molte ricerche video, lavorando con luce, colore e movimento.
A dieci anni dalla scomparsa il museo dedica a Marinella Pirelli un ricca mostra ricca, che in 10 sale raccoglie in ordine tematico e cronologico le opere sperimentali realizzate tra il 1961 e il 1974, lavori in cui l’artista ha sostituito colori e pennelli con la luce.

Nata a Verona (1925 – 2009) Marinella Pirelli segue la famiglia a Belluno e a Milano, dove lavora come vetrinista e illustratrice.
Pittrice autodidatta, negli anni Cinquanta si trasferisce a Roma dove si inserisce nell’ambiente artistico e del cinema e inizia a lavorare per una casa cinematografica, apprendendo le tecniche di ripresa e di montaggio tra cui il “passo uno”.
Dopo il matrimonio va ad abitare a Varese e per un breve periodo collabora con lo studio cinematografico di Monteolimpino fondato da Bruno Munari e da Marcello Piccardo. Si registra anche una sua partecipazione a una mostra del gruppo Arte Programmata.
Dal 1974 interrompe la sua attività espositiva.
Animazioni

Marinella Pirelli utilizza la tecnica a “passo uno” imparata alla Filmeco in alcuni divertenti filmati figurativi, come nelle divertenti animazioni Gioco di dama (1961) e Pinca e Palonca (1964).
Nel primo la danzatrice che muove i suoi passi su una scacchiera ha la testa formata da una pallina da ping pong, il tutù da un batuffolo di ovatta, mentre le gambe sono di pongo.
Riflessioni sul femminile

La ricerca concettuale del senso dell’immagine e del fare arte è vissuta dall’artista intorno alla metà degli anni Sessanta con etica femminista: come in Narciso (1966-67), in cui riflette sul ruolo multiplo di donna, madre e artista, mostrando dettagli del proprio corpo.
O come in Indumenti (1966-67), in cui mostra un’azione artistica di Luciano Fabro mentre realizza il calco dei seni della nota teorica femminista Carla Lonzi.
Molte opere sono accompagnate da effetti sonori creati da Pietro Pirelli.
Geometrie ottiche

Poi gradualmente luce e colore si sostituiscono alla figurazione, per dipingere opere astratte. Marinella Pirelli aderisce a quei principi che gli artisti del periodo, influenzati dalla diffusione della teoria della Gestalt (Teoria della forma) e raggruppati in diversi movimenti che nascevano e si scioglievano con frequenza – con il nome di Arte programmata, Arte oggettiva, Arte cinetica, ecc… – proclamando nei loro manifesti teorici la distanza da ogni manifestazione emotiva a favore dei principi costruttivi dell’opera, e delle sue qualità percettive: segno, forma, colore.
“Consideriamo la realtà come divenire dei fenomeni che noi percepiamo nella variazione […] – (Gruppo T) – Quindi è necessario che l’opera stessa sia in continua variazione”.


Alcune opere realizzavano queste variazioni percettive adoperano dei meccanismi tecnologici: dei piccoli motori che imprimevano il moto per di volta in volta far girare il pannello, rotolare la limatura di ferro verso calamite, roteare le strutture metalliche.
Marinella Pirelli nelle opere di quegli anni si appropria di questa tecnologia e la utilizza nelle sue variazioni cromatico-luminose, inserendola all’interno di pannelli trasparenti sintetici.
Geometrie trascoloranti

Nella sezione dedicata agli studi delle variazioni del segno, ai disegni sulla natura e alle riflessioni sulla teoria dei colori si possono ammirare queste opere, realizzate inserendo un motorino elettrico tra una lastra quadrata di acciaio e un pannello di plexiglass, in modo da modulare la percezione di una fonte luminosa che si irradia dall’interno e creare morbidi movimenti percettivi nelle semplici geometrie che le compongono.
L’originalità di Marinella Pirelli sta nell’aver creato il movimento non per contrasto di opposizioni visive o strutturali, ma per trascolorazioni programmate di luce e colore.
Come in Meteora n.10 – Spazio in movimento (1970-71), in cui un sole bianco è sospeso in un lattiginoso e mutevole color metallo che cambia lentamente la sua luminosità dall’alto al basso e viceversa. O in Meteora trasparente – Doppio arcobaleno (1970-71), in cui un sole nero è attraversato da fasce orizzontali di colori in movimento, all’alto al basso e viceversa.
Il cinema, come strumento per creare immagini

Ha detto Marinella Pirelli intervistata da Gisella Gellini: «Mi sono avvicinata al cinema – mi interessava moltissimo – però l’ho visto non tanto e solo come strumento per raccontare, quanto come strumento che può creare immagini. Per me il primo impatto è la luce che si muove e poi … ecco! …
Le immagini che non sono racconto di qualcosa, ma frutto della nostra fantasia, rappresentano semplicemente se stesse».
(intervista in: www.lightingnow.net/).
Un ambiente immersivo
L’ultima sala ospita l’opera clou della mostra, Film Ambiente (1968-69, ricostruito nel 2004).

L’artista ha creato una struttura spaziale modulare, composta da ondeggianti fasceverticali fissate solo nella parte alta, attraversabile dallo spettatore, sulla quale viene proiettato il film Luce e Movimento tratto dalle sculture Nuovo Paradiso di Gino Marotta, accompagnate da un sonoro.
I colori luminosi formano immagini astratte e si frammentano sulle bande trasparenti che compongono la costruzione cubica, con un dinamismo luminoso e ritmico che il movimento dello spettatore modifica secondo il suo percorso: una rottura dello schermo unico che anticipa molte ricerche artistiche successive.
Per saperne di più
Catalogo Luce e movimento, a cura di Lucia Aspesi e Iolanda Ratti. Electa, Mi, Euro 28,00
Leave a Reply