L’azienda del domani

di Laura Teruzzi. «L’azienda del futuro ha una chiara missione», ci dice il coach Fabio Zancanella «esprimere un valore e creare il senso di appartenenza».

Fabio Zancanella

Per il ciclo di inchieste sulle aziende etiche, incontro Fabio Zancanella, imprenditore, formatore e coach per lo sviluppo dei talenti.
Quest’uomo crede fortemente che l’energia dell’azienda e il posizionamento sul mercato siano fatti dalle persone che la compongono; persone che esprimono dei valori, la loro energia, le loro passioni che si trasformano in valori aziendali e parlano attraverso il logo aziendale, un simbolo quasi religioso che rappresenta l’azienda.

La sua esperienza prima di imprenditore e poi di formatore gli ha permesso di sperimentare sul campo quanto l’azienda piramidale oggi non funzioni più, dalla piramide è necessario passare al cerchio, il dovere va trasformato in appartenenza. L’azienda per rimanere sul mercato deve rispettare l’essenza delle persone che con la loro passione creano e muovono energia, espressa poi in risultati concreti.

Come si può essere felici in azienda?
Sempre più gli imprenditori si chiedono che aria respirano i loro dipendenti e capiscono che per raggiungere gli obiettivi è fondamentale la felicità di chi lavora per loro. È imprescindibile capire chi siamo, dove andiamo e che valori portiamo.
Quanto è importante che le persone siano felici in azienda? Com’è possibile raggiungere la felicità delle singole persone e che benefici questo porta a tutta l’azienda?

«Ho maturato il mio punto di vista in 30 anni di esperienza come imprenditore ed ora, come formatore voglio portare alle aziende i benefici di ciò che io stesso ho scoperto e sperimentato nella mia vita», ci racconta. «Non dico sia la verità assoluta, ma è frutto di ricerche non solo scientifiche ma anche interiori. Quando si riesce ad ottenere la felicità sostanzialmente? Quando le persone che lavorano, qualunque ruolo esse abbiano, l’imprenditore, il dirigente, l’impiegato, l’operaio, possono esprimere il loro talento interiore.

Esprimere il talento interiore
Per poter esprimere il talento interiore non basta più pensare di formare le persone – lasciatemi dire – sull’aspetto del fare, perché nel momento in cui loro fanno le cose possono farle bene anche se non è nella loro natura, perché hanno il senso del dovere e dell’impegno, che sono anche dei valori rispettabili ma non stanno esprimendo loro stessi.

Pochi hanno compreso che è importante lavorare sullo stato dell’essere della persona, perché questo impatta sull’intera azienda. Lavorare sul singolo implica una sfida più globale, dell’intera azienda che da piramidale deve diventare circolare, le responsabilità sono condivise, non è più l’alto che dice e il basso che obbedisce.

Da piramidale, l’azienda deve diventare circolare
L’imprenditore deve saper comunicare bene i motivi del perché un’impresa è nata, di quale sia la sua visione. I dipendenti respirano questa visione, ne sentono l’aria e restituiscono all’imprenditore, attraverso risultati e comportamenti, come si potrebbe migliorare ancora la vita aziendale. È un dialogo costante.
Tuttavia normalmente l’impresa è separata dall’azienda, la visione dell’imprenditore arriva solo formalmente ai dipendenti che non ne sono irradiati e non ne respirano l’importanza.

C’è una scissione tra l’imprenditore e l’azienda, tra chi vede, ha la visione e che invece deve agire e portare risultati. Chi deve essere pratico non è sostenuto dalla visione e chi ha la visione deve saperla trasmettere a chi la trasforma poi in azione, in risultati di mercato; senza di loro rimarrebbe sterile. Capiamo dunque come sia importante non solo formare le persone ma trasmettere loro il senso di appartenenza all’azienda».

Domanda. Con quali strumenti l’azienda riesce ad agire la visione?
Risposta. «Attraverso un organigramma dinamico, dove le persone sono viste secondo il loro talento, la loro evoluzione,  il loro movimento. Movimento che poi sarà quello dell’azienda stessa, che è fatta dalle persone che la compongono e la agiscono».

Fabio Zancanella in aula.

D. Cosa tiene insieme azienda ed impresa?
R. A tenere insieme azienda e impresa sono proprio i valori, sia quelli dell’impresa sia quelli che l’azienda sente veramente vissuti e percepisce come veri. Potremmo definire l’azienda uguale al DNA, che due spirali. Così ci dovrebbe essere una spirale – che è l’azienda – che sale ed una – l’impresa – che scende. Questo DNA dell’impresa è incorruttibile se c’è un linguaggio costante tra i due. Il messaggero che li tiene uniti è come nelle cellule l’RNA messaggero che ha un filamento solo. Quindi la visione è una ed unica, mentre i valori sono “mezzo” per agire giù in basso e sono “fine” in alto al fine di sapere che l’impresa si è modificata».

D. Com’è una vera visione dell’azienda?
R.
Quando il collaboratore di un’impresa sa qual è la visione e la sente vera allora la accoglie, perché l’imprenditore gliel’ha trasferita con passione e verità.
Nella mia esperienza diventa potente, perché si passa dal senso di apparenza, apparire bravi, apparire capaci, apparire bravi al capo, apparire per avere un vantaggio di natura solo economica, al senso di appartenenza.

Nel momento in cui appartieni ad una visione non fai più le cose per apparire ma per condividere un sogno e sentire che qualunque risultato l’azienda sta acquisendo tu ne sei veramente parte.

Un altro momento in aula.

D. Cosa manca per realizzarlo nelle aziende?
R. Oggi manca ancora chi tiene insieme queste due parti distinte; come dire: in una pila cosa tiene in piedi il più e il meno? L’energia che questi due si danno comunicando. A volte questa comunicazione è gestita dalle risorse umane interne all’azienda, che sono capaci di prendersi la responsabilità di questa connessione costante, oppure a volte delle società esterne che si sono formate ad aiutare questo linguaggio più dell’essere oltre che del fare. Non stiamo dicendo che il fare non vale più, ma che viene dopo l’essere.

D Che cos’è il Mistery Shop?
R. Ho sperimentato questo concetto del fare e dell’essere facendo il Mistery Shop in una grande azienda internazionale. Secondo la legge bisogna sapere che è in corso una Mistery Shopping, ossia osservare i propri collaboratori nelle sedi dove avvengono le negoziazioni stiano facendo esattamente quello che gli è stato insegnato di fare.
Quando sanno che è in corso questa azione senza sapere chi li guarderà prendono voti che vanno dall’8 al 9, quando si fa senza avvisare, prendono dal 4 al 5.

D. Cos’è questo gap?
R. È la mancanza del senso di appartenenza, perché sanno lavorare, hanno magari fatto corsi di vendita, di marketing, ma non agiscono in modo corretto se non sono obbligati, non esprimono la loro essenza, oppure non ricevono informazioni e motivazione dall’imprenditore. A volte le informazioni non sono condivise tra dirigenza e dipendenti.
È un paradosso del 2019, molte persone tengono le loro competenze, le loro idee, le loro conoscenze nel cassetto perché ritengono che se non condividono hanno più potere, perché sanno più cose degli altri.

“Happy Goals”, di Zancanellla.

È il contrario, l’informazione è potere quando è condivisa perché fluisce ovunque come il DNA, il DNA fluisce in tutte le cellule, io lì ho notato che c’è felicità. Mi sono permesso di creare anche un libro, “Happy Goal” con all’interno dei metodi molto semplici che sono dei processi per cercare di attivare questa chimica favorevole tra l’imprenditore e l’azienda, i dirigenti e gli impiegati.

D. Qual’è la tua metodologia per portare felicità all’interno dell’azienda?
R.
È un metodo in 8 passi, quello di creare degli obiettivi felici. E’ stato creato seguendo sia evidenze neuroscientifiche a cui ho dato credito, sia dalla mia esperienza quotidiana sul campo. Applicando quotidianamente diverse attività di marketing, soprattutto il marketing guerriglia, ho capito la forza dei processi. Poi il contenuto dei processi cambia perché ogni soggetto è diverso, ogni azienda è diversa.

Il metodo ha lo scopo di chiarire perché stiamo facendo una determinata cosa.
Al primo punto identifichiamo cosa stiamo facendo e cosa dobbiamo ottenere attraverso quello che stiamo facendo. Definiamo l’obiettivo utilizzando un linguaggio studiato, neurologico che favorisce il registrarlo dentro di sé come fosse un mantra.

A volte le persone non hanno chiari gli obiettivi.

“I codici della Logogenesi”, il libro di Zancanella e Sergio Bianco.

Nel momento in cui l’azienda decide di lavorare in comunione con i propri collaboratori l’obiettivo va scritto in modo cristallino e direi è necessario diventi cristallizzato al fine che diventi energia. Al punto 1 è la mente che cerca di dare l’orientamento, di definire bene le condizioni, di pianificare.
È proprio attività principale della mente quella di pianificare, ma è poi fondamentale sentire quello che hai pianificato, ciò che hai messo in gioco.

Il sentire è dominio del cuore, quanto lo senti da 0 a 10 nel tuo cuore?
Perché se non lo senti alto nel tuo cuore è difficile e faticoso realizzarlo. Come la scienza ha dimostrato, il cuore ha un ampiezza energetica 60 volte superiore a quella della mente. Ci serve perché dobbiamo inondare noi stessi e chi ci sta vicino di questo obiettivo, di questa voglia di raggiungerlo.
Poi il metodo procede, definendo le date di inizio e di fine dell’obiettivo e soprattutto andando a vedere già in anticipo quali potrebbero essere gli ostacoli che incontri.

È fondamentale prevedere gli ostacoli in anticipo per lavorare sul nemico che ti aspetta al varco in modo da arrivare pronti a questa eventuale sfida. Nel punto successivo si vanno a vedere quali talenti servono, quali risorse i collaboratori avrebbero bisogno per raggiungere gli obiettivi. Questi dati servono anche per creare un piano formativo per l’anno successivo.

Fabio Zancanella con Bruna Ferrarese, teacher dello yoga della risata.

È fondamentale per raggiungere l’obiettivo che la persona rimanga al centro di sé stessa per emanare la maggior energia per sé e per gli altri.
Ecco perché nel libro Happy Goal ci sono tecniche che lavorano sulla propria centratura e il proprio benessere. Lo scopo è riprogrammare la mente mettendo in memoria come sarebbe dovuta andare, in modo che com’è andata non influisca il prossimo obiettivo.

Ultimo elemento è tenere un diario.
È importante perché la ripetizione cosciente di una cosa è in grado di renderci consapevoli di quella cosa in maniera sempre crescente e crea una traccia neurologica, un’abitudine.
La coscienza ci dice ciò che è una cosa, la consapevolezza ci dice ciò che sappiamo di quella cosa. A volte non sfruttiamo tutta l’essenza che potremmo avere perché siamo consapevoli solo di una parte. Più lavoriamo in ripetizione su quella cosa, più conosciamo e diventiamo consapevoli. Per essere ripetitivi, è utile tenere un diario che giornalmente controlli, dove scrivi se hai fatto o meno le cose che hai promesso a te stesso di fare per raggiungere quell’obiettivo. Le cose che hai scelto che ti guidano ad essere te stesso.

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Franchisee del metodo Maria Rosa Fimmanò®, basato sulla fisica quantistica e le antiche discipline orientali, svolge la sua attività a Monza e a Milano, come consulente per lo sviluppo personale ed aziendale. Organizza gruppi e incontri individuali per esplorare e valorizzare il potenziale umano. Mail: laurafrancesca.teruzzi@jolieterre.com - Website: www.jolieterre.com